1986 BRASILE

Saudade

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Spiaggia di Grumarì sulla Costa verde ( sud di Rio )

Anche quest’anno è il Brasile la nostra destinazione!. Avevamo fatto una promessa alla nostra famiglia carioca e così sarà anche se la nostra idea questa volta sarà di visitare almeno in parte questo enorme paese. Allo scopo abbiamo acquistato già dall’Italia dei pass che ci consentiranno di effettuare due voli interni. L’inizio non è dei migliori a causa di ritardi del volo Tap ed inconvenienti sulle tratte Linate – Lisbona, Lisbona - Recife e Recife - Rio. Alla fine saranno 24 le ore durante le quali saremo sballottati di qua e di là ma finalmente eccoci al Galeao dove ci attendono Conceicao e Luciano. Non ci sono Toninho e Francisco perché sono impegnati col lavoro perciò non sono potuti venire. Si va a casa loro al Meier dove ci viene a trovare anche Rita e poi veniamo accompagnati da Teofilo, il proprietario dell’appartamento che abbiamo occupato anche l’anno scorso a Copacabana. Noleggio una WW Gol e si decide di andare subito a visitare le spiagge più isolate  raggiungendo cosi prima Sao Conrado e poi la Barra. La vita è molto cambiata dall’anno scorso ed il cruzeiro è stato soppiantato dal crusado. I prezzi sono stati bloccati e l’inflazione è diminuita  al 3 - 4 % al mese invece che il 20 % dell’anno scorso ma  il risultato però è che ora i brasiliani non possono comprare nulla ed anche le file fuori dai negozi di generi alimentari sono molto lunghe. Il traffico carioca è un esperienza da fare almeno una volta nella vita  ma mi integro bene. Proseguiamo oltrepassando anche la spiaggia della Barra da Tijuca  scendendo verso i bei litorali selvaggi del sud fino a  sostare a Grumarì  dove resteremo due ore  per poi riprendere ancora verso sud fino alla Restinga do Marambaia, un grande banco di sabbia che racchiude parte dell’immensa Baia di Sepetiba. Questa baia si sviluppa su 1.000 km di costa ed è sede di circa trecento isole tropicali. In alcuni periodi dell’anno qui è possibile vedere razze giganti che nuotano in superficie per deporre le uova nelle acque calde e poco profonde. Più avanti è la spiaggia di Recreio dove sostiamo divertendoci moltissimo. Alle 17.00 si fa ritorno, concludendo la serata al ristorante Cabral con crema di asparagi e un filetto di Badejo con salsa di gamberetti.  Dopo cena è nostra intenzione andare al Cristo do Corcovado. Guidare di sera non è molto salutare, tanto meno attraversare quartieri come Cosme Velho e Laranjeiras e se ci mettiamo anche la perdita di orientamento che ci fa vagare nella foresta della Tijuca, questo basta e avanza. Oltretutto quando recuperiamo la retta via scopriamo che la strada per il Cristo di sera è chiusa perciò decidiamo di ritornare. L’indomani ripercorriamo la stessa strada proseguendo  ancora più a Sud fino ad Angra dos Reis attraversando molti villaggi di pescatori. A 170 km però un auto della polizia ci sorpassa poco prima di una curva  e subito dopo una ragazza sbuca dai campi invadendo la sede stradale. L’impatto è inevitabile e vedo chiaramente mentre viene colpita dal cofano oltrepassando successivamente il tetto e ricadendo poi pesantemente quasi davanti a noi. Riesco a sterzare all’ultimo momento evitando di schiacciarla. Gli amici della ragazza accorrano ma lei era morta. La polizia si ferma e non vorrei essere nei loro panni!. La giornata era già minacciosa di pioggia ma questo fatto l’ha rovinata irrimediabilmente così, dopo un giro di Angra dos Reis decidiamo di ritornare a Rio. Un altro inconveniente si sta per materializzare infatti foreremo poco più avanti.   Lungo la strada ci sono molti “borracheiros” ma noi abbiamo un appuntamento con i Cava per la cena quindi decidiamo di riparare la foratura domattina e sostituiamo solo la gomma se non che vicino al Maracanà succede l’impensabile. Un altra foratura e sta anche piovendo. Di sera non è salutare un esperienza del genere cosi lasciamo l’auto su un marciapiede ed andiamo dai Cava col taxi dato che ci siamo dimenticati il loro telefono a casa. Con Luciano si torna poi sul posto e riescirà a trovare un gommista aperto anche la sera grazie al quale si risolve il problema. Raccontiamo l’aneddoto dell’incidente  occorso nel pomeriggio ma lui non fa una piega. Sono cose che capitano giornalmente nella giungla di Rio. Il ritorno di sera tardi con tutti quegli sbandati per le strade sarà piena di tensione. Un guasto alla macchina e ci avrebbero mangiato. In giro non c’è polizia ma solo emarginati. La giornata di domani sarà occupata di mattina a risolvere il problema dei voli interni e definirne le date e poi ad un escursione al Cristo che data la giornata alquanto nebbiosa si vedrà a malapena. Un ulteriore visita alla foresta della Tijuca e quindi una cena nel quartiere di Madureira con un churrasco saporitissimo. L’indomani, finalmente è una bella giornata e puntiamo l’auto verso nord e la costa del sol. Superiamo il famoso ponte Rio - Niteroi, uno dei più lunghi del mondo con i suoi 14 km e sostiamo alla spiaggia di Aruarama dove il mare nella laguna è piatto come una tavola. Un pasto frugale e poi   raggiungiamo la meta finale di Cabo Frio, la stazione balneare più rinomata della Rio e Brasile mondani. Raggiungiamo la locale spiaggia che definirei paradisiaca. Larga una trentina di metri e lunga 1.500 colpisce per la sua sabbia simile al borotalco. Il mare è limpido e pulito e il fondale basso consente di toccare anche a 60 metri circa. Ci divertiamo con le onde e trascorriamo il proseguimento della giornata davvero in serenità.  Sarà senza dubbio una delle più belle giornate della mia vita. Di sera una cena straordinaria al Terraco Atlantico sulla Avenida Atlantica di Copacabana gustando un Tornedos atlantico(filetto alto 5 centimetri). Domattina ritorneremo alla spiaggia di Recreio appena dopo la Barra da Tijuca  e trascorreremo una felice giornata di mare e sole. Di sera ci rechiamo alla Scala 1 che dicono essere il maggior teatro di tutta l’America latina. Il tavolo che abbiamo prenotato non è molto lontano dal palco ed assisteremo ad un bel spettacolo della cantante Simone molto in voga in questo periodo e le performances dei ballerini della scuola di samba “la caprichosa” a cui lei appartiene. Questa prima parte della vacanza è molto improntata sull’aspetto balneare ed anche domani trascorriamo molto tempo alla stupenda Barra da Tijuca dove il divertimento con le onde è davvero superlativo. La serata è trascorsa dai Cava  dove conosceremo anche un ragazzo romano venuto fin qui per apprendere l’arte della chirurgia plastica niente meno che da Pitanji, il maestro di questa disciplina medica. Conceicao si è data da fare per soddisfare la nostra voglia di Amazzonia ed è riuscita a trovarci due posti sul volo di dopodomani  con la Transbrasil e Rita sta organizzando per il nostro soggiorno. Il nono giorno di Brasile lo consumiamo ancora fra la spiaggia della Barra e Recreio regalandoci ancora emozioni a profusione con le onde e poi di sera via al Pao de Azucar. Lasciamo l’auto alla praia da Urca dove parte  la funivia che ci porta  al Morro da Urca da cui si gode u panorama affascinante  di Rio e della Baia di Guanabara. Prima di salire fino alla stazione finale del Pao de Azucar ci concediamo la cena nel bellissimo ristorante con la vista su Rio. Cenare con un panorama cosi stupefacente è un esperienza che sublima lo spirito e la successiva vista dall’alto completa una situazione emozionale già superlativa elevandola al massimo sopportabile da un essere umano. Scendiamo, e dove una rimpinzata di succhi tropicali ad un lanchonete di Copa ci ritiriamo nel nostro appartamento. Dopodomani si partirà per Manaus. Alle 13 prendiamo un taxi fino al Galeao e decolliamo alla volta della capitale dello stato di Amazonas. Dall’alto la distesa verde è impressionante come lo sono i fiumi che la tagliano continuamente formando immensi mosaici verde blu. Il bacino amazzonico si estende per 4 milioni di Km/q  su gran parte di Brasile, Perù, Colombia, Bolivia, Guyana, Suriname e Venezuela. E’ una regione unica al mondo con 80.000 km di fiumi navigabili tra i quali il maggiore è il Rio delle Amazzoni. Oltre 1.100 affluenti portano le loro acque  a questo enorme fiume  e 17 di questi superano i 1.600 km. Si atterra dopo tre ore all’aeroporto Gomez di Manaus dove ad attenderci c’è un amico di Umberto, il marito di Rita,colonnello dell’aeronautica. L’uomo di nome Godoy è in borghese ma si nota subito che è un militare e ci sta aspettando con sua moglie, una india bellissima ed una delle figlie. E’ una accoglienza commovente e sembriamo davvero dei personaggi importanti specie quando ci porta all’hotel di transito dei militari gestito dal tenente Carlos col quale faccio subito amicizia. Il giorno seguente ha inizio la scoperta della città e con un taxi raggiungiamo il centro ed il porto. Qui regna un caos inaudito, nulla a che vedere con quello che avevano immaginato di trovare. In realtà Manaus è una città vera e propria con un milioni di abitanti ed una varietà di umanità che stupisce ad ogni passo. E’ una città di frontiera fra il mondo civilizzato e la selvaggia selva amazzonica. Su indicazioni che recuperò in giro pare che all’hotel Amazonas si possa sapere di qualche escursione interessante. Si deve per prima cosa pensare che noi siamo ancora dei novelli viaggiatori e non sappiamo ancora bene muoverci. Tutto per noi assume una difficoltà che con il proseguo dei nostri viaggi sarà ricordato con tenerezza.  Tramite l’agenzia Selvatours ci rechiamo poi dal curioso Signor Cristovao, un trafficone che porta turisti per più giorni nella foresta. Gosia non è molto convinta ma alla fine scegliamo una escursione di tre giorni che partirà domani. Ci mettiamo d’accordo e poi riprendiamo la visita della città gustando anche due succhi di guaranà e copuacù. Di sera apprezzeremo un buonissimo pesce amazzonico: il pirarucù dalle carni molto sode e saporite.  Ci ritireremo quindi in albergo ad attendere con ansia la giornata di domani. Alle 6 sveglia e dopo colazione lasciamo a Carlos uno scritto per il colonnello Godoy allo scopo di informarlo circa la  nostra escursione e non farlo stare in pensiero Raggiungiamo l’imbarcadero dove ci attende la guida che arriva con i nostri due compagni di viaggio, due svizzeri a cui si aggiungerà una biologa americana del Colorado. Joao, questo è il nome della nostra guida conosce molto bene la selva vicino a Manaus e dopo esserci imbarcati su di una lancia si da il via all’esperienza. Dapprincipio scenderemo lungo il versante sinistro orografico del Rio Negro  per una decina di chilometri fino a raggiungere il punto di confluenza con il Rio Solimoes. Solo da questa punto in poi il fiume diventerà Rio Amazonas. Già ai limiti di Manaus  si notano palafitte sull’acqua costruite dagli indios e sono costruite per contenere le piene rovinose del fiume. Il bacino amazzonico è così vasto che si alternano le stagioni delle piogge. A nord, verso l’altopiano delle Guyane si sviluppa l’estate boreale con le sue torrenziali piogge che vanno da Marzo a Giugno mentre a sud, verso il centro del Brasile c’è l’estate australe con piogge da Ottobre a Gennaio. Il risultato è che questo bacino pulsa di vita ogni mese dell’anno. Proseguendo nel nostro navigare ogni tanto si incontrano piattaforme per il rifornimento di carburante in fatti da Belem, sull’Oceano Atlantico, quotidianamente partono  mercantili, petroliere e transatlantici da turismo. La città più grande del bacino amazzonico è Manaus e subito dopo Santarem, Boa Vista ed Iquitos in Perù mentre le altre sono medio piccole  o villaggi. Manaus nel 1.900 conobbe un boom notevole con il famoso ciclo del caucciù e affluirono qui genti da tutto il paese. Fu costruita la transamazzonica ma poi Manaus cadde in declino fino ad ora quando è riuscita a diventare zona franca. Intanto siamo arrivati al punto di confluenza fra le acque rosse del Solimoes e quelle nere del Rio Negro. Tra le due acque c’è persino una differenza di temperatura. I due fiumi corrono paralleli con i loro due colori per circa 15 km. E’ un fenomeno unico e spettacolare. Più avanti saremo fortunati spettatori di un show alquanto raro offerto dai delfini di acqua dolce. Entriamo ora nel Solimoes e quindi in un suo affluente, il rio Iranduba che ci  consente di ammirare da più vicino la foresta. Il fiume che stiamo navigando è largo circa venti metri e sulle sue rive dei simpaticissimi garcas, uccelli simili agli aironi. Ogni tanto compare sulla riva qualche capanna di indios ma raramente in numero superiore a due – tre e  talvolta donne che lavano i panni nel fiume e uomini intenti a pagaiare in equilibrio instabile. Nel frattempo siamo approdati sulla riva in prossimità di una di queste capanne dove è programmato il pranzo. Mentre aspettiamo l’ora del pasto ci danno delle canne da pesca con i quali alcuni di noi pescheranno i temutissimi piranhas. Mettendogli  poi un rametto in bocca notiamo come la chiudano in modo poderoso rompendo i piccolo bastoncini. Qui farò un’esperienza che non avrei ma immaginato di fare infatti, comunicando in portoghese con la guida, chiedo se si può nuotare e con mio grande stupore mi risponde di si. Ripeto ancora una volta e sarà la stessa risposta perciò mi spogli in costume  dando l’idea di entrare in acqua. Fritz, uno dei due svizzeri mi guarda con orrore ma la mia decisione è presa e sotto gli occhi tranquilli di Joao mi tuffo. Non dimenticherò mai il momento in cui ho toccato col corpo la superficie del fiume perché anche se sono certo che non mi avrebbero per scherzo fatto mangiare dai piranha non ne ero poi sicuro al 100% così sto ascoltando il mio corpo come non ho mai fatto in vita mia. Qui sotto ci sono piranha anche di 30 centimetri e possono mangiarsi un bue in un quarto d’ora. Con sollievo realizzo che nulla di raccapricciante è accaduto e a questo punto anche lo svizzero ne approfitterà per concedersi un buon bagno. Che incredibile esperienza!. Il motivo del fatto che mi trovo ora a parlarne invece di non essere entrato a far parte del loro ciclo alimentare è che il piranha non mangia altro che pesce normalmente e solo quando non ha altro  accetta di diversificare la sua dieta. Questo capita quando ad esempio nella stagione secca si creano delle zone dove sono come intrappolati. Quando si trovano senza nulla da mangiare ecco allora che scatta il rischio che attacchino animali o anche esseri umani. Dopo pranzo  proseguiamo lungo il corso d’acqua superando alcun i tratti di vegetacao rasteira, sorta di pianticine acquatiche  staccatesi dai margini che invadono talvolta la superficie dell’acqua. Con noi ora è anche Augusto, il padrone della capanna dove abbiamo pranzato che ci farà da guida in questa sezione della foresta. Talvolta individuiamo macacos che saltano da un ramo all’altro della selva . Ci infiltreremo in alcuni igarapè(piccoli affluenti)ammirando da più vicino la selva e poi ritorneremo alla capanna ma dopo cena faremo un'altra grossa esperienza. Augusto infatti è pescatore di coccodrilli e alla luce delle torce ne individueremo alcuni anche se piccoli. Sono i Jacaré. Quando li  scorge Augusto lo dice a Joao che si avvicina con l’imbarcazione lentamente. Successivamente Augusto con un gesto felino li cattura. Sono semplice rettili di mezzo metro ma una mossa sbagliata e potrebbero portarsi via una mano. L’attimo più pericoloso e quando li libera con possibilità che si possano rivoltare. Questi predatori escono solo di notte e durante le ore del giorni rimangono nel mato(boscaglia). Gli esemplari più grossi sono lunghi due metri. Un’esemplare di forse un metro si è inabissato poco prima che Augusto tentasse di catturarlo. L’emozione è stata forte, gli occhi del coccodrillo sono visibilissimi quando vengono colpiti dalla luce della torcia. Ognuno di noi, tranne le donne, ne ha tenuto in mano uno. Altra straordinaria esperienza la nottata in amaca, trascorsa  con il contorno musicale dei suoni della foresta. Nella giornata successiva si ritornerà alla confluenza delle acque, sostando su alcune palafitte di indios e su una di queste ammireremo una anaconda da poco catturata di almeno 2 metri. Vivono in prossimità delle rive e si nutrono di piccoli animali che ivi trova.  A tarda mattinata visitiamo un luogo dove si ammira la famosa victoria regia per poi riprendere la navigazione fino ad una piccola baia dove è prevista una sosta da un vecchio indio per consumare il pasto e stavolta sarà un ottimo tambaquì il pesce che gusteremo. Mi soffermo a parlare in portoghese con il nonnetto della capanna. Gli indios sono notoriamente dei fabbricatori di favole e miti e tra le altre cose riporto alcune informazioni che avrò da lui come il racconto dei Capanahua nella selva vicina a Puerto Maldonado in Perù  dove per motivi religiosi si dice che loro mangino il corpo dei nemici per impadronirsi della loro forza e il cervello dei bianchi per immagazzinare la loro sapienza. Che dire poi del serpente shushupi, un velenosissimo serpente che può colpire sia con i denti che con la coda e che avanza a salti ed ondulazioni verticali attaccando di spontanea volontà e cioè non provocato prima dagli esseri umani.  Si ripassa da Manaus risalendo un tratto del rio Negro. A questo punto Joao decide di portarsi sull’altro lato del fiume e solo ora si costata praticamente la incredibile distanza fra le due rive. Sostiamo ad un’altra capanna dove trascorreremo la notte, ma prima facciamo il bagno ed un  giro in canoa. La mattina seguente si prosegue lungo il Rio Negro fino ad attraccare nei pressi di un altra capanna. L’indio che vi abita ci farà da guida nella foresta e subito avvertiamo la notevole umidità che ci inzuppa i vestiti. Comincio a tempestare la guida con domande alle quali lui risponde volentieri mostrandomi tra gli altri l’albero del caucciù. Più avanti un ‘altra pianta da cui si estrae un lattice che serve, trasformato in pastiglie a curare i reumatismi. Gli chiedo dei ragni, ma risponde che di giorno dormono, come i serpenti, ma se scorgerà una tana me lo dirà. Ci mostra come gli indios usano le foglie delle palme per costruire i tetti delle loro case. L’indio si blocca improvvisamente e fa segno di tenersi lontano. Ha notato la tana di un ragno. A me sembra impossibile perché ha il diametro di 17 - 18 centimetri  ed un ragno non può fare certe cose. Niente di più sbagliato,  infatti dopo che si è dotato di un sottile rametto  lo infila mantenendosi a debita distanza. Non esce nulla ma lui sente che qualcosa tocca la punta del ramo e dopo cinque minuti di tentativi eccolo che esce. E’ l’aracnide più spaventoso che abbia mai visto in vita mia e non nego di provare un po’ di tensione. E’ un’enorme caranguejeira nera  che ora immobile ci guarda. E’ u ragno impressionante per grandezza. Il suo corpo è grosso 4 - 5 cm e con le zampe fa 15 - 16 cm. E’ pelosissima ma non velenosa. Il suo morso risulta molto doloroso e talvolta espelle i suoi peli che possono risultare molto urticanti. Più avanti la guida scorge un'altra tana ma qui c’è senza dubbio un surucuru, un serpente molto velenoso e non lo disturberà. Più avanti ci fa notare l‘albero del latte da cui fuoriesce un nettare che assomiglia appunto al latte ed è persino zuccherato. Dopo il pranzo a base di tambaquì si ritorna a Manaus e siamo molto felici di aver potuto soddisfare questa nostra desiderio amazzonico. Tutto è andato come nelle previsioni e domani ripartiremo per Rio alle 8.30. Anche stavolta dovremo sopportare un ritardo e nemmeno modesto dato che saranno tre ore di attesa. Una volta arrivati a Rio trasferimento a Copacabana e niente di particolare da raccontare. Ormai non abbiamo più l’auto a noleggio così decidiamo di recarci nella vicina spiaggia di Copacabana e nel pomeriggio al locale cinema dove assistiamo alla prima del film Alien. Altra puntata in spiaggia e di sera dopo una cena al Cabral ci rechiamo in uno dei più famosi night di Copa.  Domani sarà una giornata spesa in spiaggia in tutta tranquillità dato che dopodomani è in programma il volo per le celeberrime Cataratas de Iguacù. Di buon mattino prendiamo un taxi fino al Galeao dove ci imbarchiamo su un boeing della Transbrasil e dopo uno scalo a San Paolo e Londrina atterriamo a Foz de Iguacù. Il paesaggio sottostante è completamente rosso ed anche i fiume assumono questa colorazione dovuta all’argilla del terreno. Prima dell’atterraggio si ha già un idea di quello che ci aspetterà. Con un taxi raggiungiamo l’albergo che abbiamo prenotato per una notte: l’hotel das Cataratas, proprio di fronte alle cascate più belle del mondo.  Rimaniamo abbagliati dalla grandezza dell’albergo e certamente è il più bello in cui sia mai stato ma per una notte ne valeva la pena. E’ un luogo incantevole. Appena il tempo di rinfrescarsi e via verso le cascate.  Appena fuori l’albergo c’è un sentierino percorrendo il quale  si ammira tutto lo sviluppo delle cataratas e con scorci suggestivi continui si arriva fino all’imboccatura della passerella  che porta a vedere seppur in lontananza la Garganta do diablo. E’ uno spettacolo di rara bellezza, praticamente indescrivibile  dove 250 cascate piccole e grandi cadono da un anfiteatro naturale di straordinaria bellezza. Il Rio Iguacù infatti si apre improvvisamente in un ventaglio scaricando giù tutto il suo carico d’acqua. Il rio proseguirà poi per altri 25 km fino a sfociare nel Rio Paranà in direzione Bueneos Aires. Ritorniamo in fretta verso l’albergo perché abbiamo prenotato per le 16.30 un volo in elicottero sopra le cascate. Sorvolare questo panorama è un esperienza paralizzate. Appena dopo essersi alzati in volo il pilota si getta in picchiata ed il cuore mi va in gola. Sono momenti che rimangono scolpiti, marchiati a fuoco per tutta la vita e ringraziamo Dio di aver potuto fare un esperienza così. Sorvoliamo le cascate da tutti i lati e non posso trovare parole adatte per descrivere la magnificenza dello spettacolo. Sono orgasmi di felicità!. Siamo anche fortunati perché il cielo è sgombro da nuvole e questo conferisce al quadro colori indimenticabili.  Abbiamo poi il tempo di concederci un bagno in piscina prima che arrivi il pulmino con il quale supereremo la frontiera Brasile - Paraguay visitando la cittadina di Presidente Strossner, nome dell’attuale presidente dittatore del Paraguay. E’ un luogo abbastanza anonimo ma con una miriade di venditori di oggetti in cuoio  e di artigianato locale. Qui si può comprare di tutto a prezzi inferiori che in Brasile. Il Paraguay è un paese poverissimo, senza risorse, industrie e nemmeno uno sbocco al mare. Il suo mare è costituito dal Rio Paraguay che lo taglia praticamente a metà. Si riparte, e dopo poco veniamo ancora scaricati questa volta al casino di Aracay. E’ inevitabile fare qualche puntata ed in un ora vinceremo un po’ di denaro, non molto ma abbastanza per assaporare il gusto della vittoria. Cambiamo i guaranies vinti in cruzados e poi si riparte per l’albergo.  Di mattina si guadagna l’aeroporto facendo ritorno a Rio  giusto in tempo per prendere un taxi fino a casa di Rita dato che oggi è Natale e siamo invitati a trascorrerlo da loro. Ci scambiamo i regali e terminata la festa veniamo accompagnati a Copacabana dai Cava. Manca solo qualche misero giorno al termine del viaggio così lo dedichiamo al mare ed al riposo assoluto. Grande commozione nel momento del commiato con quella che considero la mia famiglia carioca e ci imbarchiamo per il volo che dopo uno scalo ad Oporto atterrerà in una infreddolita Milano. Bel viaggio, grandi esperienze che per noi comuni mortali sono importanti inserzioni di conoscenza utili per arricchire la nostra biblioteca di ricordi. Nei giorni successivi sarà solo una grande “saudade”.

 Proprietà letteraria riservata. Copyright © 2004 Daniele Mazzardi
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