1987 CANARIE

Magica ... Fuerteventura

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Spazi a Fuerteventura

Questo alla Canarie è stato un viaggio breve ma ci ha calato in dimensioni particolari, sempre a contatto con grandi spazi che tanto riescono a regalare in termini di sensazioni, emozioni. E’ il giorno di Pasqua quando partiamo con un volo charter dell’Air Europe verso l’arcipelago delle Canarie e precisamente Fuerteventura, l’isola della pace. Atterriamo dapprima ad Arrecife, capitale dell’isola di Lanzarote per poi ripartire dopo dieci minuti  direzione l’aeroporto Gran Tarajal di Fuerteventura a circa quattro chilometri dalla capitale Puerto del Rosario. Le Canarie sono un arcipelago  situato poco sopra il tropico del Cancro e vicino alla costa occidentale africana. Composto da sette isole più alcuni isolotti fa parte della Macaronesia, come le Azzorre, l’isola di Madeira e l’arcipelago di Capo Verde. La nostra scelta è caduta su Fuerteventura perché risulta essere la meno battuta dal turismo di massa. Grande 1.700 km/q. ha una popolazione di 20.000 abitanti. Noi abbiamo prenotato un pacchetto villaggio, auto ed infatti ecco in aeroporto un addetto della Hertz che ci consegna le chiavi di una Panda rosso fuoco. Via verso il villaggio a otto chilometri da qui, un grosso complesso di 90 appartamenti a schiera con tutti i servizi. Dopo aver preso possesso dell’alloggio si parte immediatamente per la capitale e porto principale. E’ una cittadina anonima di case bianche in stile africano per poi proseguire lungo la strada che va verso Corralejo a nord in mezzo ad un paesaggio desertico. Tutto intorno terra e pietre laviche che dimostrano l’origine dell’isola. Ad una decina di chilometri dalla cittadina si entra in ambiente sahariano e alla nostra destra ci sono grandi dune di sabbia che corrono fino al mare. E’ favoloso!. La serata la consumiamo al Marquesinha di Corralejo, un grazioso ristorante vicino al mare con un buon Vina sol bianco, una sopa canaria(brodo, ceci, pasta, sedano) e lenguado(sogliola). Ritorniamo al nostro Castillo ed il giorno seguente di nuovo verso nord e Puerto del Rosario per poi imboccare una strada che ci porta all’interno dove, dopo Titor, si arrampica in un ambiente spettrale. Intorno a noi solo silenzio, niente di niente. Ogni tanto un gruppo di case e qualche palma fino a raggiungere   La Oliva, vera oasi di tranquillità. Uscendo dal paese la strada si movimenta un po’ fino a Corralejo dove deviano percorrendo la carretera che costeggia il mare. L’ambiente è stupendo e la strada corre con il deserto da una parte e spiagge dall’altra. Lasciamo l’auto poco distanti da Oliva beach e dopo 200 metri di dune arriviamo al mare. Trascorriamo in beatitudine qualche ora in un mare limpidissimo, ornato da una spiaggia di 10 chilometri. Di fronte a noi ci sono le coste del Marocco(a 90 km.) e questa sabbia proviene appunto dal Sahara. Fatto il pieno di sole, decidiamo di fare ritorno al villaggio percorrendo la medesima strada dell’andata su e giù fra le dune. In casa l’acqua ha sapore salino causa di una desalinizzazione non a regola d’arte ma chi se ne frega. La sera usciamo per recarci al ristorante del Castillo, forse uno dei migliori dell’isola. Qua e là oggetti marinari di origine antica come binocoli, mappe ed alcune testimonianze dell’epoca in cui Jean de Bethencourt la scoperse. Cena con gazpacho, tipico piatto andaluso che consiste in un brodo ristretto freddo nel quale a scelta si possono introdurre pezzi di cetriolo o pane tostato sminuzzato.  Poi una paella valenciana fatta con carne di pollo e maiale, frutti di mare, piselli .I vini alle Canarie sono assenti tranne che a Lanzarote perciò quelli che si gustano sono della madre patria Spagna. Il nostro terzo giorno coprirà un itinerario molto interessante lungo l’interno dell’isola, la vera anima di Fuerteventura. Attraverso il deserto pietroso raggiungiamo il villaggio di Antigua. Ogni tanto qualche palma e gregge di capre bruca qualche sterpe rinsecchita e di tanto in tanto mulini a vento, la vera caratteristica di questi posti. Servono a pompare in superficie quella poca acqua presente nel sottosuolo e strappare al deserto qualche fetta di terreno da dedicare alla coltivazione dell’agave. E’ una vita dura per i Majoreros, gli abitanti dell’isola, dalle pelle leggermente scura i quali ottengono quasi tutto dalle capre, unico animale che riesce a sopravvivere in queste lande. Il formaggio che si ottiene dal loro latte è assai gustoso ed è componente quotidiano della loro dieta  ricca anche di pesce. Antigua è un grappolo di case di calce bianca e qualche negozio. Da qui la strada si inerpica in una visione di totale nullità. Solo deserto pietroso!. L’unico rumore che si sente è quello del vento. Ecco finalmente altre case, è Betancuria, l’antica capitale dell’isola. E’ un villaggio bianco che si direbbe disabitato con un piccolo museo che contiene antichi oggetti guanci (antichi abitanti dell’isola). Si prosegue in un ambiente intatto di una purezza che arricchisce lo spirito e dopo aver passato Vega e Cordon raggiungiamo la cittadina di Pajara da dove dovrebbe partire una pista fino a La Pared dove si dice sia una bella spiaggia sulla costa ovest. Pajara è sede di un alcade, una specie di organo dove si decidono le cose dell’isola. Non sarà facile raggiungere la spiaggia e dovremo anche scendere una pista ghiaiosa poco adatta alla Panda che alla fine si rivelerà una cattiva idea ma per fortuna riuscirò a correggere l’errore iniziale. La bellezza della spiaggia mi ripaga del grosso rischio che abbiamo corso. La sabbia è bella e trascorriamo un pomeriggio in serenità e gioia. Questa isola misura 56 km. di spiagge una più bella dell’altra e l’unico inconveniente è il vento che da un po’ fastidio. Stanchi di sole  torniamo attraverso la stretta fascia di terra che qui collega una costa all’altra  e sbuchiamo  a Corralejo risalendo poi lungo la costa con a fianco uno stupendo mare che si infrange su un tratto di costa frastagliata. Ritorniamo al villaggio per poi ripartire alla volta di Corralejo  dove visiteremo il Chato, un locale invitante con alcune specialità come l’ottimo antipasto di formaggio di capra e una vieja(labro)a la plancia con insalata mista nelle quale spiccano pomodori e cetrioli e le ottime patatine novelle che qui usano servirle senza pelarle. Una bella passeggiata e gelato. Durante la nostra quarta giornata di permanenza si decide di riposare alle vicine spiagge di Corralejo cosi risaliamo verso Puerto del Rosario e oltre nella zona denominata delle dune dove trascorriamo una giornata di piacevole relax per poi tornare al villaggio e ripartire di sera verso il nord ovest diretti ad un ristorantino familiare nella cittadina costiera del Cotillo. Passato Puerto del Rosario ci dirigiamo verso La Oliva, piccola oasi di case bianche sede della casa de los coroneles che fu fino alla metà del secolo scorso la residenza dell’autorità militare dell’isola. Da qui si va verso la cittadina di Lajares, attraverso uno deserto pietroso che termina alla periferia di questo simpatico villaggio caratterizzato da un curioso mulino. Proseguendo, eccoci in breve al Cotillo, simpatico paese di pescatori. Anche qui molti turisti tedeschi, frequentatori abituali di questa isola. Il borgo è composto da poche case e sembra un villaggio del far west. Prima di cenare ci rechiamo verso una costruzione antica che attira la nostra attenzione. Da li si ammira anche uno splendido panorama sulle tre spiagge sottostanti. Il luogo in cui siamo è affascinante e al calar della sera si arricchisce di effetti di luce straordinari. Entriamo in un localino dove tutto è estremamente familiare e per questo intrigante. La padrona ci porta persino in cucina a farci toccare con mano la consistenza del menù. In una grossa pentola ecco la sopa puchero, praticamente il loro cibo quotidiano, una sorta di minestrone proteinizzato con un po’ di carne lessa. Dopo, una cernia alla plancha con ottimo Vina sol bianco. Al ritorno siamo con la predisposizione adatta per godere dell’intrigante silenzio del deserto. L’indomani, quinto giorno di viaggio, rimarrà impresso nella nostra memoria. Ci dirigiamo verso sud con l’intenzione di raggiungere la penisola di Jandia, ammirando paesaggi bellissimi, impareggiabili. La penisola è sotto la giurisdizione dell’alcade di Pajara che si dice abbia elargito a mani larghe licenze di costruzione anche in luoghi dove non se ne sarebbe dovuto. Ogni tanto si scoprono autentici angoli di paradiso. Unico inconveniente il vento che oggi è piuttosto forte ma i panorami che si aprono ai nostri occhi sono vere opere d’arte naturali. A Jandia  ci sono 20 km di spiaggia di una bellezza inaudita con lingue di sabbia che entrano nel mare.. Attraverso un sentiero che parte dalla strada scendiamo giù verso la riva. Ogni tanto dei cespuglietti che ci servono per ripararci un po’  dal vento in assenza del quale questo luogo sarebbe stato un paradiso terrestre. Alle 16.00 si decide di andare alla Punta del Matorral verso l’estremo sud ma mano mano che scendiamo si fanno sempre più numerosi i complessi turistici tedeschi. Giunti al bivio per la Pared vorremmo cenare da Vicente, un ristorantino popolare di Betancuria, che però risulta chiuso per giorno di riposo così finiamo al più turistico Los Angeles vicino al nostro villaggio. Buon riposo notturno e alle 9.30   optiamo di raggiungere ancora le spiagge del Cotillo ma una volta la il vento è troppo fastidioso così direzioniamo verso le spiagge di Corralejo dove resteremo fino al pomeriggio.  Di sera raggiungeremo Gran Tarajal, un grazioso porticciolo dove ceneremo in un locale sul lungomare con un ottimo queso majorero(formaggio di capra), pesce grigliato e un buon bianco locale. La serata la concludiamo alla discoteca S.O.S. del villaggio. Anche il settimo giorno sarà caratterizzato dal mare e fortunatamente il vento oggi è quasi assente. A Corralejo sarà un vero piacere godere del sole e della sabbia. Di sera una puntata ancora al ristorante Los Angeles deliziati da un ottimo vino bianco Torres gran Vina Sol reserva 83 che innaffierà un cocktail di gambas (gambaretti) e un filetto di pesce. Un orchestrina ci rallegrerà la serata. Domani sarà giorno di partenza perciò, sistemate le cose nella stanza ci rechiamo in aeroporto per le 13.45. Purtroppo il nostro volo di ritorno subirà un ritardo di tre ore ma questo non riuscirà ad incrinare neppure parzialmente un viaggio che ci ha regalato momenti davvero impareggiabili.

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