1988 EMIRATI ARABI UNITI

La magia del petrolio

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Moschea di Sharjah

L’ 11 di Dicembre, con un volo partente da Linate raggiungiamo Roma Fiumicino per imbarcarci alle 13.00 sull’Airbus dell’Alitalia, destinazione Dubai negli Emirati Arabi Uniti. Questo paese, non ha ancora conosciuto il fenomeno del turismo di massa anzi, è abbastanza sconosciuto ma siamo convinti che ci possa regalare emozioni a profusione in completa tranquillità facendoci entrare, attraverso una porta maestra, in quello che per noi è un modo completamente nuovo, quello islamico. Dopo una sosta tecnica a Dharham in Arabia Saudita eccoci a calpestare il suolo degli Emirati!. Al nostro arrivo siamo attesi dalla corrispondente dei Grandi Viaggi  che ci aiuta nelle formalità aeroportuali e subito dopo ci vengono consegnate le chiavi dell’auto che abbiamo prenotato per la nostra prima settimana, una Mazda 323. E’ mezzanotte ed il nostro unico intento è di raggiungere prima possibile il nostro albergo,  il Grand Hotel di Sharjah. L’indomani sveglia alle 8.30 e dopo una abbondante colazione partiamo verso la città. Attraversato un bel cavalcavia ammiriamo la locale moschea ed il souk. Usciamo da Sharjah con direzione l’emirato di Ajman, uno dei sette che si sono costituiti stato nel 1971 data in cui lo sceicco Zayed di Abu Dhabi e Al Maktoum di Dubai si incontrarono segretamente nel deserto gettando le basi di questa nuovissima nazione che in poco tempo divenne uno dei paesi più ricchi del mondo. E’ incredibile come tutti i paesi del Golfo Persico(Qatar, Kuwait, Barhein, Emirati ed Oman) abbiano conosciuto in circa 25 anni un boom economico senza precedenti per via del famoso oro nero. La maggior parte di questi paesi, compresa l’Arabia Saudita solo poco tempo fa erano dei tavolati desertici con vita prevalentemente nella fascia costiera. I pescatori di perle erano gli unici ad alzare un reddito che era a livelli africani. Persino i beduini del deserto vi ci si dedicavano in primavera durante la stagione favorevole. Con l’entrata sul mercato delle più convenienti perle coltivate giapponesi questi paesi conobbero di nuovo tempi bui finché lo sfruttamento delle risorse petrolifere portò loro una ricchezza insperata. Insieme questi paesi posseggono il 60% delle riserve petrolifere mondiali e hanno potuto dare il benessere ai loro abitanti. L’emirato di Ajman è a pochissimi chilometri da Sharjah infatti eccoci ad Ajman city. La attraversiamo fino alla spiaggia dove sostiamo per un paio d’ore. Intorno nessun turista. Quei pochi presenti sono rinchiusi nelle spiagge degli alberghi. Gli arabi non vanno al mare e se questo fatto potrebbe essere comprensibile per le donne, costrette a costumi opprimenti, non si spiega perché gli uomini non sappiano godere di qualcosa come 500 chilometri di litorale incontaminato. Il clima è ideale ed il sole non scotta troppo con circa 25 °C. Dopo questo relax balneare si prosegue lungo la bella strada costiera che, attraversando altri due emirati, porta sino al confine col sultanato di Oman e quindi al famoso stretto di Hormuz. E’ chiaro che non ci limitiamo a percorrere la strada costiera ma ci addentriamo in stradine secondarie che ci portano a conoscere realtà più arcaiche e tradizionali come un borgo di pescatori e poi il simpatico villaggio di Al Hamriya dove siamo spettatori delle scene che si svolgono intorno alla moschea locale. Siamo molto impressionati dal profondo sentimento religioso della gente. Nell’Islam infatti tutto è regolato dalla Sharia, la legge coranica che impone le regole della vita sociale e religiosa insieme. Nel Corano sono contenuti i codici comportamentali che i Muslim debbono assolutamente osservare. L’arabo è un popolo particolare rispetto a molti altri proprio per via di questa rettitudine morale e della rigida osservanza a principi incancellabili. Paese dopo paese arriviamo anche ad Umm al Quain, un’altro emirato. La città è costruita da case basse sempre circondate da un alto muro lungo tutta la proprietà. Sostiamo un po’ per mangiare qualcosa e siamo colpiti da una residenza enorme con un muro perimetrale che sembra non terminare. E’ la residenza dell’emiro locale e dall’interno provengono le note del Corano. Sulla strada del ritorno, quando ormai le luci del giorno hanno consegnato il testimone al buio della sera, siamo rapiti da strani fuochi che provengono da una zona desertica. E’ un giacimento petrolifero dell’Amoco. Ritornati a Sharjah sostando in una panetteria locale che sta sfornando dei pani stranissimi a forma rotonda cotti in forni sotterranei. Ne mangeremo e saremo soddisfatti dell’esperienza assolutamente nuova per noi. Passeggiamo poi lungo le vie piene di negozietti per cenare infine con un panino al kebab. In seguito raggiungiamo l’albergo dove il sonno non fa difficoltà ad impadronirsi di noi. L’indomani ci rechiamo a Dubai posteggiando l’auto nei pressi del vecchio fortino oggi trasformato in museo. Al suo interno ci sono fotografie molto curiose di cosa era Dubai fino a 25 anni fa: nient’altro che poche casupole di pescatori. Ora Dubai ha cancellato tutto il suo passato ed al posto delle vecchie case ci sono lussuosi palazzi. Dentro il museo ci sono anche reperti archeologici e testimonianze della tradizione beduina. Completata la visita si decide per una puntatina al mare ma in città non esistono spiagge e così usciamo in direzione del Jebel Ali hotel. Guidare qui è un piacere perché le carreggiate sono spaziose ed il traffico minimo. Lungo la strada notiamo il celebre Golf Club di Dubai divenuto uno dei più famosi del medio Oriente. Nei pressi del Jebel Ali raggiungiamo il mare che ci appare splendido, limpido dove trascorriamo una piacevolissima parentesi di due ore solo sole e mare per poi tornare a Dubai, in prossimità del souk dell’oro, una moltitudine di negozietti che espongono gioielli realizzati col prezioso metallo. Di sera torniamo a Sharjah per cenare in locale non meritevole di citazione. Il giorno seguente partiamo  per la costa del golfo di Oman nell’oceano Indiano. Usciti da Sharjah percorriamo una ampia strada ben pavimentata che taglia un deserto pietroso arrivando all’oasi di Dhaid, un villaggio dove possiamo constatare gli sforzi che vengono fatti per rubare all’aridità lembi di terra da coltivare. Proseguiamo sino a Masafi proprio ai piedi del complesso montagnoso dall’Hajar, aspre montagne di questa parte del paese. La vegetazione manca completamente. Qua e là qualche wadi che non sono altro che letti di fiumi prosciugati che si riempiono però improvvisamente dopo qualche potente pioggia. Attraversata questa catena montuosa si arriva a Dibba, cittadina sul Golfo di Oman. Ci è venuta voglia di una nuotata e perciò sostiamo lungo una bella spiaggia completamente desertica trascorrendo qualche ora in assoluto relax. Proseguiamo poi lungo la costa visitando alcuni piccoli villaggi fino a raggiungere Khor Fakkan, capoluogo dell’emirato omonimo. La prima costruzione che ci colpisce è il bel souk anche se di stile moderno. Ci inoltriamo poi fino al piccolo porto dei pescatori dove siamo spettatori di una realtà tanto usuale per loro quanto originale per due cittadini come noi. Il rito è la vendita del pesce da parte dei pescatori appena tornati con le loro barche. Dopo questa felice esperienza sostiamo in un bar per mangiare qualcosa e dopo una foto alla bella fontana della città si prende la direzione di Fujairah che però non visiteremo appieno perché già scuro. Il sole scende alla 17.30 - 18.00 perciò non ci resta che proseguire per Masafi e poi Dhaid dove sostiamo a cenare in un localino davvero ruspante dove tutti mangiano con le mani, aiutandosi con il pane che viene servito ben caldo in un cestino. All’uscita, dalla moschea del villaggio risuonano le nenie coraniche che richiamano i fedeli alla preghiera e assistiamo alla scena seguente davvero estasiati. Alla moschea arrivano  a piedi, su fuoristrada o auto lussuose. Tutti sono uguali davanti alla fede ed alla religione. E’ un esperienza profonda che coinvolge anche l’estraneo in una sorta di improvviso misticismo. Siamo soddisfatti della giornata trascorsa anche perché in giro non abbiamo visto nessun italiano, ne turista e tutto ciò che abbiamo ammirato è stato assolutamente vero, autentico. Arriviamo a Sharjah a tarda sera giusto in tempo per una breve passeggiata prima di ritirarci in albergo dove abbiamo deciso di restare per tutta la giornata di domani godendo della magnifica spiaggia a nostra disposizione non prima però di aver fatto un po’ di shopping al souk della città. Il mare è di un azzurro cristallino e pare di star in piscina per quanto è piatto. Alle 18.00 saliamo in camera sistemandoci per la serata che vogliamo spendere a Dubai. Ceneremo al Boom su un caratteristico dhow(vecchia imbarcazione araba) dove hanno ricavato un bellissimo ristorante. E’ forse il più famoso di Dubai e dopo un buffet di salse raggiungiamo un bancone vicino al  barbecue dove indichiamo le nostre preferenze che poi verranno grigliate dai cuochi. Estasiati dalla cena in questo ambiente non sappiamo poi negarci anche una suggestiva passeggiata nel centro cittadino tornando quindi a Sharjah dove sono appena terminati i fasti di un ricco matrimonio arabo. Secondo la tradizione lo sposo deve versare alla famiglia della sposa una somma, metà della quale viene accantonata e consegnata a lei un giorno, in caso di ripudio da parte del marito. Il viaggio finora ci ha regalato momenti di piacevoli esperienze balneare condite con la giusta dose di iniezioni culturali e perciò siamo ampiamente soddisfatti dei giorni trascorsi in questo paese. Domani è Venerdì, giorno di festa per i muslim. Partiamo lungo la stessa strada che ci conduce a Dhaid. Anche oggi è una splendida giornata di sole. Ai lati della carreggiata, nel deserto  a fianco, dei cammellieri di tanto in tanto fanno la loro comparsa. Non sono certo dei beduini nomadi ma semplici commercianti o allevatori ma l’immagine rievoca realtà antiche  che creano fascino. Si prosegue per Masafi dopodiché imbocchiamo una stradina laterale che ci conduce dopo svariati chilometri ad un abitato sperduto nella landa desolata. Qualche tentativo di coltivazioni e nulla più. Ritorniamo sui nostri passi puntando verso Fujairah dove arriviamo mezzora più tardi dopo aver superato un simpatico villaggio di nome Bithnah, sede di un antico fortino in buono stato di conservazione. All’entrata della città c’è una bella fontana, segno distintivo di questo paese che proprio con  monumenti di questo genere ha dimostrato di essere riuscita a risolvere il più serio tra i problemi che lo affliggevano, quello idrico. Fujairah è una cittadina semplice e dato che anche le spiagge non ci fanno impazzire decidiamo di uscire in direzione di Khor Fakkan e sarà una bella spiaggia di questo emirato ad ospitarci per un paio di ore. In seguito proseguiamo lungo la statale costiera fin quasi alla frontiera con l’Oman che solo da pochi anni è riuscito ad uscire da un arretratezza spaventosa dove il locale sultano, padre padrone, faceva sparire nelle sue tasche bucate enormi quantità di petrodollari. Sta iniziando a far scuro perciò si torna alla nostra Sharjah concludendo la serata al Bella restaurant dove proveremo un fish tikka alquanto speziato. La settima giornata di viaggio si consegna presto di mattina alle nostre giuste aspettative e la partenza sarà alle 8.30 verso la celeberrima Abu Dhabi. Nominare questa città crea notevoli sbalzi emozionali e dopo aver superato Dubai ed il Jebel Ali hotel, attraverso un paesaggio desertico eccoci alla sua periferia. La capitale di questo stato si trova su di una sorta di penisola. Sapevamo che era una città moderna ma non fino a questo punto. Palazzi realizzati con architettura quasi avveniristica, ampie strade, giardini, fontane ed una pulizia estrema che ne fa  un esempio di quello che dovrebbe essere una città vivibile. Alberi e verde ovunque, curato in modo maniacale da decine di giardinieri. Solo vent’anni fa era un caratteristico villaggio di pescatori privo di luce elettrica ed oggi è una delle città più belle del Golfo Persico. Conserva solo un edificio storico: il Palazzo degli Emiri, ora sede di una biblioteca. C’è anche un bel fortino edificato sull’unica sorgente d’acqua della zona. Percorriamo in lungo ed in largo questo miracolo urbano ammirando piacevolmente la strada sul lungomare, il corniche fino a parcheggiare e goderci i paraggi passeggiando. L’atmosfera è serena e risulta piacevolissimo trascorrervi il tempo. Lungo il corniche arriviamo ad una costruzione a forma conica che di sera, come molte altre, si riempie di luci e diventa una bellissima fontana colorata. Da qui sopra si ha un bel colpo d’occhio sul litorale ed è incredibile notare come l’acqua del mare sia trasparentissima. Riprendiamo l’auto sostando più avanti ne pressi di una spiaggia bianca stupenda. Non c’è anima viva anche se a pochi centinaia di metri è la città e godiamo per due ore un esperienza balneare da sogno fra lingue di sabbia che talvolta si sopraelevano dall’acqua. Continuando in seguito il tour cittadino raggiungendo il  porticciolo dei pescatori a Batin. In essa siamo testimoni del lavoro di alcuni uomini intenti alla realizzazione delle loro caratteristiche imbarcazioni, i dhow e vicino, lussuosissime Mercedes. Che contraddizioni!. Girovaghiamo ancora visitando quasi tutte le belle fontane presenti e siamo sorpresi in particolar modo da una di esse, semovibile a forma di brocca. Ogni volta che l’oggetto  si trova sotto una delle cinque tazze si piega e fa scendere l’acqua. Ci spostiamo ora verso l’estremo nord della città ammirando altre spiagge oltre a quella da noi visitata in precedenza. Sostiamo nei pressi di una grande costruzione vigilata da guardie armate. E’ la residenza dello sceicco Zayed, capo dello stato. Torniamo al corniche con l’intenzione di visitare il museo del petrolio con all’interno manifesti, scritti e fotografie che cercano di spiegare ai visitatori il miracolo dell’oro nero dalla sua scoperta alla sua utilizzazione. In una delle sale viene proiettato un film e le immagine riescono a darci meglio l’idea del quadro della situazione. Dopo una prima parte introduttiva su quello che era Abu Dhabi prima dello sfruttamento petrolifero si passa alle immagine dello sceicco, osannato da tutto il paese come un Dio ed ai vari passi che hanno portato la città ad essere quello che è attualmente. E’ stata una fantastica giornata che finirà con una cena consumata in un localino tipicamente arabo. L’indomani opereremo la sostituzione della nostra Mazda con una Daihatzu a quattro ruote motrici già prenotata dall’Italia e poi torniamo nel nostro albergo  dedicandoci all’attività balneare. Nel tardo pomeriggio, quando la temperatura comincia a diventar fresca si parte verso il corniche di Sharjah, città con zone moderne e altre meno e con un porto commerciale situato vicino a quello dei pescatori sempre intenti a sistemare le loro reti. Qui vicino è presente il mercato del pesce ed è curioso passeggiare in questo vociare continuo fra enormi pesci di cui non riesco a dare nome. Il vecchio souk possiede all’interno alcuni negozi ma non può competere col nuovo, ricco in ogni mercanzia e di oggetti di artigianato. Dopo una cena minimale torniamo in albergo dato che domani è in programma una levataccia alle 4.00. E’ nostra intenzione raggiungere una sperduta oasi nel deserto vicino all’Arabia Saudita e sono 400 i chilometri che dovremo percorrere. Si parte in direzione di Abu Dhabi e fino a Tarif, dopo 300 chilometri non c’ è nulla da segnalare ma ora stiamo deviando nella zona più interessante del paese ed il deserto si mostra già ai nostri occhi delineando sempre più il vero paesaggio arabico. E’ la prima volta che guido un auto di questo livello. E’ un fuoristrada a passo lungo(non ne avevano altre e ci hanno consegnato allo stesso prezzo questo transatlantico) e vorrei tanto rompere il ghiaccio entrando nel deserto ma ho timore di non essere all’altezza della situazione. Finalmente entro, seguendo le tracce di una altro fuoristrada. Manovro il mezzo fra le dune abbastanza bene e l’esperienza è assolutamente straordinaria per me   che mi lancio ora in traiettorie sempre nuove. Fermo la vettura e scorrazziamo felici nel deserto finché ritorniamo sulla strada asfaltata che è lontana circa 200 metri. Più avanti ecco un magnifico paesaggio di dune e dei segni di un'altra jepp. Rientro nel deserto  scorrazzando per chilometri all’interno per poi fermare come in precedenza. C’è un po’ di vento che però sta coprendo le tracce del nostro fuoristrada  e questo, insieme alla mia poca esperienza causerà l’ insabbiamento che non riusciremo in alcun modo a risolvere se non dopo l’intervento di un'altro fuoristrada che ho fatto entrare in nostro soccorso dopo aver percorso un paio di chilometri nel deserto ed essermi appostato sulla strada principale ad aspettare l’arrivo di qualche salvatore. Sarebbe stato molto più furbo abbassare la pressione dei pneumatici ma non mi è stato possibile così ho rischiato e pagato. Eravamo entrati nel deserto per almeno due chilometri senza avere in dotazione nemmeno una pala per scavare un uscita alle gomme. Grazie a queste persone, dipendenti di un azienda vicina, siamo di nuovo sull’asfalto in direzione di Liwa che non è una località ben precisa ma una zona dalla quale partono due percorsi che terminano proprio nel deserto dove poi si spengono. Raggiungiamo la guest house da noi prenotata per poi dedicarci al deserto che godremo per tutto il resto del giorno. Siano a poche decine di chilometri dall’Arabia Saudita e tutto intorno a noi talvolta avremo dune alte anche decine di metri. E’ un esperienza che ricorderemo con piacere per sempre. Ci saranno dei momenti nei quali la simbiosi tra noi ed il deserto sarà così profonda da regalarci orgasmi emozionali. Il pranzo in pensione consisterà in carne di montone con della verdura e riso giallo. Ripartiamo, inoltrandoci dalla parte opposta di questa mattina fino ad incontrare una famigliola di locali con una donna che calza la burqa, una maschera che gli copre gran parte del viso. Trascorriamo alcuni minuti in loro compagnia e poi ripartono sparendo nel deserto. Negli Emirati non ci sono più beduini, che una volta transitavano senza problemi da una nazione all’altra liberi nel deserto, ma anche loro, pur conservando tradizioni secolari si sono sedentarizzati. In Arabia invece, nel vasto tavolato desertico, non è infrequente incontrarli. La stanchezza ci ha regalato una notte di sonno profondo che però nulla può alle 5.30 contro le nenie delle preghiere arabe diffuse ad alto volume da qualche minareto chissà dove. I dintorni di questa località li abbiamo visitati discretamente bene cosicché decidiamo di ritornare ad Abu Dhabi per godere ancora una volta del suo stupendo mare. Che città incredibilmente pulita!. Non ho mai visto viali così ordinati, parchi e giardini curati così meticolosamente!. Da ogni parte si vede qualche giardiniere sistemare aiuole o potare siepi con un cura quasi maniacale. Abu Dhabi è una città di 400.000 abitanti ma credo che la superficie dedicata al verde superi di gran lunga quella presente a Milano. Trascorriamo in spiaggia tre ore favolose per poi far ritorno al nostro Grand Hotel di Sharjah e cenare ad un ristorante libanese del centro. L’indomani, sveglia ad ora più consona al periodo vacanziero e via per il souk principale dove è nostra intenzione acquistare qualche prodotto dell’artigianato e poi via a Dubai a visitare la città. Torniamo in albergo a riposare un po’ e di sera ceniamo al Murjan dove gustiamo due buone aragoste. Dopo una giornata condotta all’insegna del riposo domani siamo pronti a recarci alla lontana Al Ain e fermarci la un giorno per visitare i luoghi archeologici  vicini come Hili. Qui sono stati trovati reperti molto antichi che testimoniano la presenza di popolazioni anche prima della nostra era. Al Ain è un oasi che ebbe in passato importanza notevole perché situata sulla via carovaniera che dall’Oman portava in Arabia Saudita e quindi al bacino del Mediterraneo. Dopo Dubai svoltiamo lungo una arteria che taglia il deserto mentre notiamo un beduino che si allena  col suo falcone. Qui è uno sport nazionale  ed il falcone sta proprio sul braccio del suo padrone prima di spiccare il volo. Per ripararsi dai suoi artigli  calza una sorta di copri avambraccio variamente decorato. Eccoci ad Al Ain, oasi davvero grande e sparsa. Seguiamo la direzione per una guest house ma ci viene l’idea forse di ritornare in albergo a tarda sera, vedremo!. Nei dintorni c’è un curioso parco dei divertimenti ma quando lo raggiungiamo è chiuso. Non precisamente è chiuso a tutti dato che,  a seconda dei giorni, è aperto agli studenti maschi, un'altra alle femmine e poi due giorni agli adulti. Ci rechiamo perciò al famoso mercato dei cammelli del centro dove tra un via vai di mercanti e di animali restiamo affascinati da questa tradizione locale, antichissima che risale ai tempi delle vie carovaniere. Gli allevatori giungono fin qui con i loro camioncini dalle loro fattorie nel deserto e animano questo mercato interessantissimo. Usciamo dall’oasi prendendo la direzione delle montagne di Jebel Hafit dove è stata scoperta una necropoli di 4.000 anni fa. La salita è affascinante ed il paesaggio aspro e crudo. La strada è eccezionale e regala dei colpo d’occhio superbi. Pare un arteria che sale elegante sulle Alpi svizzere. Ritorniamo ad Al Ain per visitare il fortino museo. Qui visse il padre dell’attuale presidente Zayed ed all’interno, oltre alle testimonianze dell’antichità della cultura beduina ed il loro artigianato, si possono ammirare anche i regali che vari capi di stato stranieri hanno offerto agli Emirati. Sono tutti doni molto preziosi che rappresentano il top dei vari artigianati. All’uscita imbocchiamo la strada del ritorno verso Dubai attraversando il villaggio di Buraimi che è come Campione d’Italia in Svizzera, un possedimento del Sultanato di Oman in territorio di Al Ain. Da quando la luna è cambiata il mare è diventato più mosso e la marea si è invertita perciò domani decidiamo di non stare in albergo come previsto ma contiamo di raggiungere forse l’ultima zona interessante di tutti gli Emirati e perciò via verso nord in direzione di Ajman  e Umm al Quain. La nostra meta finale è l’emirato di Ra’s al Khaimah ma prima di raggiungere questa località svoltiamo  verso l’interno in questo che è considerato l’Emirato giardino. Nostro scopo è di ammirare le sorgenti calde dell’abitato di Khatt. Attraversiamo un gruppo montagnoso aspro e crudo che delimita l’inizio della punta di terra che termina nello stretto di Hormuz e quindi siamo all’entrata di queste sorgenti che però non ci entusiasmano troppo e perciò raggiungiamo la periferia di Ra’s al Khaimah senza però entrarvi ma deviando verso sud con l’intenzione di visitare l’estremo meridionale del paese. Mano a mano che il confine omanita si avvicina i piccoli villaggi si fanno più severi e dopo Rams siamo attirati da un abitato sulla destra che termina alle pendici della montagna. Non possiamo fare a meno di sostare inoltrandoci nel villaggio che sembra quasi collocato in un'altra dimensione temporale. Proseguiamo in auto verso sud fin dove possibile fra strade sterrate ed abitati ai limiti della civiltà. Sentiamo improvvisamente montare una voglia di mare e dopo Rams notiamo una lingua di sabbia interessante cosicché, passato un piccolo ponte ci troviamo nei suoi pressi. Trascorriamo un’oretta di svago balneare e poi torniamo a Ra’s al Khaimah visitando la parte vecchia dove davvero sembra che il tempio si sia fermato con i suoi bei mercati e la giocosità dei bambini che corrono sulla sabbia. Sono queste le cornici che difficilmente si dimenticano!. Di sera, una volta tornati a Sharjah, si cena al Arous al Bahar, bel ristorante nella Khalid lagoon. Con una vista suggestiva sulla laguna gustiamo un ottimo chateubriand. Il giorno seguente sarà di completo relax dato che dopodomani è in programma il nostro rientro in Italia ma la sera ci rechiamo in un tipico locale iraniano per la cena. Pollo, montone e pesce la fanno da padrone ma la nostra attenzione è quasi rubata dall’entrata di una famiglia araba composta da un uomo, la moglie con la maschera(burqa) e tre figli. Non posso fare a meno di osservare il martirio della donna costretta a portare le posate alla bocca quasi toccando il lato inferiore della burqa che gli appoggia sul labbro. Ogni considerazione la lascio diplomaticamente nel cassetto delle inevase. L’ultimo giorno  arriva ed è anche Natale!. Dopo una mattinata consumata in spiaggia si torna in albergo a sistemare le nostre cose Da quando siamo arrivati in questo paese abbiamo potuto godere quasi sempre di spazi estesi, quasi infiniti, con poca gente, spiagge completamente libere e tutto ciò crea nell’animo una situazione di simbiosi con l’ambiente circostante che seppur per poco fanno spaziare la mente nell’universo. L’esperienza del viaggio è l’unica a cui calza a pennello l’aggettivo di “ straordinaria ! ”.

 Proprietà letteraria riservata. Copyright © 2004 Daniele Mazzardi
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