2004 EGITTO - MAR ROSSO
El Quseir
Per essere stata una vacanza recuperata all’ultimo istante davvero non gli si poteva chiedere di più. Gennaio è un mese rischioso per partire e lo spettro di Capo Verde ha di frequente incrinato il nostro ottimismo ma alla fine siamo stati ripagati e a El Quseir in Egitto anche il vento si è parzialmente eclissato per regalarci una riposante settimana tutto mare e coralli. Il litorale che da Hurgada si spinge fino ai confini col Sudan nei pressi di Berenice è notoriamente ventoso e la nostra preoccupazione era che questa condizione meteo potesse abbassare la temperatura già di per se ai limiti di una esperienza balneare. Questo non è capitato e siamo riusciti poi ad impreziosire il viaggio anche con due chicche come Luxor e la Dolphin House, al largo di Marsa Alam. Si parte il 4 di Gennaio per la Malpensa nel primissimo pomeriggio e anche stavolta l’aereo è in ritardo di ben tre ore. Si decollerà alle 21.30 atterrando ad Hurgada tre ore dopo. Con un pulmann un po’ ridicolo raggiungiamo il nostro villaggio nei pressi della cittadina di El Quseir. Fa freddino ma sono solo le 6.00 del mattino. Le stanze che ci hanno assegnato sono due e attigue. Ci si concede un po’ di riposo fino alle 11.30 per poi pranzare all’Orangerie del nostro Movenpick resort. Successivamente ci dirigiamo in spiaggia alla quale si accede scendendo una breve scalinata. Ci sono degli ombrelloni di paglia e dei paravento ma non ce ne sarà bisogno. La spiaggia è ampia ma si può entrare in mare solo da una porzione di essa per proteggere la barriera corallina presente fino a riva. A un lato della spiaggia c’è anche un lungo pontile che la supera portando direttamente all’esterno del reef. L’acqua è freddina ma una volta dentro sopportabile, almeno per me. Nuoto verso la zona sud ammirando una discreta vita sottomarina. Prendo poi un po’ di sole fino a quando è possibile perché già alle 16,30 non è più piacevole restare in sdraio e quindi si fa ritorno alle camere. Ci si ritrova quindi con il corrispondente che spiega ai nuovi arrivati le eventuali escursioni che si possono fare. Parla molto bene della Dolphin house, sito riaperto al turismo da poco dove in una specie di laguna corallina al largo di Marsa Alam è spesso presente un gruppo numeroso di delfini con i quali sembra si possa anche nuotare in un ambiente vergine meraviglioso. Quindi cena e a nanna. Grande dormita ma la mattina seguente il tempo è brutto anche se questo non ci impedisce, dopo colazione, di recarci in spiaggia. Aspetto un po’ e poi, tramite il portile entro in acqua. Davanti ai miei occhi oggi si apre un mondo corallino straordinario con un ampia varietà di coralli molli, a ventaglio. E’ un vero acquario con tutta la gamma dei pesci corallini, dai pesci farfalla ai pappagallo, ai balestra, ai trombetta e anche quattro razze. Pranzo e poi torniamo in spiaggia anche se la famiglia vi entrerà saltuariamente. Persino con la muta sembra che la temperatura sia poco sopportabile. Ma io che sono, un marziano che vi entro senza?. Il tempo è migliorato e dopo pranzo nuoto anche con loro. Dopo cena andiamo a dormire presto perché domani è in programma l’escursione a Luxor con sveglia alle 4.45 del mattino. Si parte alle 5.45 costeggiando col pulmann il Mar Rosso verso Safaga. Noto con ammirazione che la barriera corallina corre pressoché costantemente lungo tutta la costa a poca distanza dalla riva. E’ una cosa spettacolare e se non fossimo in Egitto sarebbe una fortuna assolutamente da sfruttare. Qui invece, al di fuori delle strutture turistiche, il patrimonio marino è controllato in modo quasi maniacale e risulta pressoché impossibile sfruttare le risorse del mare in modo indipendente. Siamo con una guida parlante italiano che fa di mestiere l’egittologo e come può essere diversamente in un paese così ricco di testimonianze storiche!. Si dorme quasi tutti fino ai pressi di Safaga dove ci si incontra con altri mezzi formando una autentica carovana lunga quasi un chilometro. Pare che in Egitto infatti le escursioni individuali siano sconsigliate specie nei tratti desertici dove si potrebbe fare incontri poco raccomandabili con banditi. Per me esagerano però non posso esserne certo. Si sosta prima ad un autogrill dove noi Fantozzi possiamo scendere a rifocillarci un po’. Sembriamo una greggie di pecoroni. Si riparte verso la città di Qena sul Nilo. Il grande fiume non si vede ancora ma la strada ora lo costeggia fino a Luxor. Eccoci finalmente arrivati!. Luxor è una città moderna, con un gran numero di negozi. Conta 250.000 abitanti ed è inutile evidenziare quanto sia il suo indotto turistico. Dobbiamo seguire la nostra guida nel caos cittadino fino al famosissimo tempio di Karnak, celeberrimo sito dell’antica città di Tebe, capitale dell’impero egiziano. Fu un piccolo villaggio in epoca di Menfi capitale ma a partire dalla X dinastia la sua importanza aumentò fino a diventare la capitale dell’impero. Vi si venerava il dio Amon e per ogni vittoria si erigevano al dio nuovi templi gloriosi fino a che, con il saccheggio del 672 a.c. Assurbanipal le diede il colpo di grazia tanto che ai tempi dei romani Tebe era già un cumulo di macerie. La vecchia capitale imperiale rimase divisa in due da un canale. A sud venne edificata la città di Luxor e a nord si sviluppò il villaggio di Karnak. Unico esempio del grandioso passato il tempio, che gli egiziani chiamano “Harem meridionale di Amon”. Lungo 260 metri questo enorme complesso fu iniziato da Amen-Ofis II, ingrandito poi da Thot-Mosis III ed infine terminato da Ramsete II. E’ alto 65 metri e fregiato da bassorilievi che testimoniano scene della campagna militare contro gli Ittiti. Davanti al pilone si trovano due obelischi di 25 metri ma ora ne rimane solo quello di sinistra. L’altro troneggia in Francia a Parigi, a Place de la Concorde. Fiancheggiano l’ingresso due colossi di granito rappresentanti Ramsete II seduto. Oltrepassato l’ingresso si entra nella corte di Ramsete II con una doppia fila di colonne con capitello a papiro chiuso e statue osiriache negli intercolumni. Un imponente colonnato lungo 25 metri introduce infine nella corte di Amon-Ofis III circondata su tre lati da due doppie file di colonne a papiro chiuso. Anche l’esterno del tempio offre aspetti interessanti e nella cinta muraria si aprono le numerose porte che immettono alle cappelle laterali. Fuori ammiriamo uno dei quattro obelischi che erano presenti nel tempio. Un altro sta nel grande viale di Istambul che porta alla chiesa di Santa Sofia. La visita è stata interessante ma stressante. Troppa gente, troppe guide, troppo rumore, troppe persone!. Ben frollati ci dirigiamo tutti al più famoso albergo della città, il Meridien che si poggia imponente sulla riva orientale del grande fiume. Anche qui, mentre si pranza a buffet è come se tutti fossero presi da una frenesia ingiustificata. Le escursioni con gruppo sono davvero una calamità che bisognerebbe evitare come la peste!. Si raggiunge quindi una barca, in attesa di essere rimbalzati sull’altra riva del Nilo e continuare il programma delle visite. Veniamo scaricati come avveniva ad Aushwitz e Treblinka e risaliti su pulmann fino ai colossi di Memnon dove di nuovo giù per fotografare(clic,clic,clic). Questi colossi sono stati costruiti nella vasta pianura fra il Nilo e la Valle dei Re Qui c’era una monumentale strada che conduceva al tempio di Amon-Ofis III. Il tempio è completamente scomparso e ora ciò che rimane è comunemente conosciuto come i colossi di Memnon che sono due gigantesche statue alte venti metri tagliate in blocchi megalitici di arenaria rappresentanti il faraone seduto sul trono. IL colosso di sud anche se molto rovinato sembra aver sofferto meno dell’altro che pare aver subito gravi danneggiamenti dalle barbarie del re Cambise(persiano). Richiamati sul pulmann dal capo branco riprendiamo il tour in direzione di Medinet Habu, un complesso monumentale che comprendeva il tempio di Ramsete III davanti a cui si trovano il tempietto di Thot-Mosis I. Questo luogo è uno degli edifici stilisticamente più perfetti che l’arte egiziana ci abbia lasciato. Dopo un pilone alto 63 metri si entra in un cortile il cui lato est è formato da una galleria con pilastri osiriaci. Attraverso altri piloni si giunge fino all’ultima sala dove troneggia un gruppo statuario raffigurante Ramsete III.. Rimbalziamo ancora sul pulmann in direzione della celeberrima Valle dei morti ma prima bisogna pagare la tassa sotto forma di una sosta forzata ad una bottega del villaggio dove comunque vengono prodotti manufatti di pregio ma che in questo contesto di mandria perde completamente valore. Oltretutto questa pausa pregiudica parte della prossima ben più importante visita alla Valle. Nella montagna che si alza dietro Tebe si aprono numerose vallate e la Valle dei Re è quella più celebre. All’inizio della sua storia ci fu l’imprevedibile decisione del faraone Thot-Mosis I di separare la sua tomba dal tempio funebre e di dare sepoltura al suo corpo non più in un sfarzoso monumento ma in un luogo segreto. Con la sua decisione si rompeva una tradizione di 1.700 anni. Il suo architetto scavò una tomba a pozzo nel solitario vallone tagliandovi nella roccia una scalinata e collocandovi in fondo il sepolcro, cosa che in seguito fecero tutti gli altri faraoni. Il riposi di Thot-Mosis I durò poco, come quello dei successivi sovrani a causa dei ripetuti saccheggi da parte di ladri ma anche di religiosi che pensandolo non al sicuro li trasferirono altrove. Ramsete III per esempio fu sepolto tre volte. Del commercio di oggetti antichi trafugati dalle tombe vivevano quasi tutti gli abitanti del villaggio di Gurnah. Qui la famiglia di Abdul Rasul era l’unica a custodire il segreto dei sarcofagi di 36 faraoni riuniti insieme in un unico anonimo sepolcro. Nel 1881 il segreto si spezzò dopo un lungo interrogatorio e il vicedirettore del museo del Cairo fu portato all’ingresso del pozzo. Davanti a lui furono i resti dei grandi faraoni come Amon-Ofis I, Ramsete I, Thot-Mosis III etc. Una settimana più tardi 200 uomini imballavano le mummie e le trasportarono giù a valle dove una nave le avrebbe portate al museo del Cairo. Il tempo rimasto è quello che è ma abbiamo avuto almeno possibilità di capire come erano architettate con decorazioni pittoriche più o meno conservate durante la discesa del sepolcro posto giù in basso. Visiteremo le interessanti tombe di Ramsete IX, VI, IV. Alla 17.00 il sito, nel periodo invernale chiude. Col pulmann attraversiamo il Nilo da un pittoresco ponte e poi via verso gli altri mezzi riformando la fila per il ritorno a Safaga e quindi al nostro Movempick. Il giorno seguente ci regaliamo un bel bagno risanatore ma con poche emozioni coralline. Dopo pranzo si decide di gratificare anche un po’ i bambini andando in piscina che risulta essere riscaldata e poi organizziamo per l’escursione di domani al Dolphin house. Questo è un momento che aspettavo da anni, da quando ho saputo di questa possibilità ed ora ecco che partiamo per Marsa Alam con altre tre persone. Il Dolphin house è uno dei pochi luoghi al mondo dove si può notare davvero liberamente coi delfini e ho ancora sotto gli occhi le magnifiche foto di un amico che ha potuto godere di questa straordinaria esperienza. Al porticciolo di Marsa Alam ci imbarchiamo e dopo 30 minuti di navigazione raggiungiamo, a quattro miglia nautiche dalla costa il sito che si chiama Somadin Dolphin house. E’ una laguna quasi a forma di ferro di cavallo. Solitamente i delfini vi entrano evidentemente perché si trovano al riparo dagli squali e vi trovano molto cibo. Dicono che la loro presenza è frequente intorno a mezzogiorno. Noi arriviamo ai bordi della laguna alle 11.00 e saliamo con la guida sul gommone(Giorgio e Paolo rimarranno in barca con i marinai) raggiungendo la laguna e poi tutti in acque in fila indiana. Fa freddo e non è proprio un esperienza piacevole ma va sfruttata ugualmente fino in fondo. Io solo l’unico senza muta ma anche gli altri sono come intirizziti dal freddo. L’ambiente corallino che si ammira è più vergine che alla baia delle Sirene del nostro villaggio ma pur essendo affascinante non giustifica tutta la fatica per venirci se non fosse per i delfini. Per colpa del freddo a cadenza regolare gli altri vogliono ritornare al gommone e così mi tocca adeguarmi, mio malgrado. Dei delfini però nemmeno l’ombra ma potrebbero venire più tardi. Nel frattempo pranziamo in barca in attesa della buona novella che però non vorrà e così facciamo ritorno mestamente al porto e quindi al Movimpick. La presenza dei delfini non è ovviamente garantita anche se molti alla fine li vedono. Purtroppo noi siamo stati fra quelli meno fortunati. E’ già ora di cena e perciò ci rechiamo al ristorante. La vacanza sta finendo e domani sarà il nostro penultimo giorno. E’ nostra intenzione perciò trascorrerlo in tranquillità sulla spiaggia godendo appieno della vita sottomarina con tutti i suoi coralli multicolori. Di mattina il tempo sarà molto bello come il pomeriggio quando decido di entrare nuovamente in acqua determinato a scoprire qualche pesce particolare. La fortuna oggi mi arriderà e subito vicino al pontile ecco una bella razza e fermo sul fondo un pesce coccodrillo. Prendo la direzione nord costeggiando un bel po’ di barriera e ammirando un straordinaria vita sottomarina con coralli multiformi, tridacne dai colori cangianti ma a circa 10 metri dalla riva mi sta venendo contro un banco di pesci argentati. Sembrano trasparenti e non ricordo di averli mai visti prima. Quasi risplendono con la luce del sole e stanno spessissimo con la bocca spalancata. Sono i pesci vetro, bellissimi con le loro mascelle volitive. Vorrei condividere l’esperienza con Giorgio ma quando lo chiamo e scende dal pontile vede un pesce leone proprio sotto di se. Prende paura e sale di nuovo fuori dall’acqua. Posso capirlo!. Proseguo verso riva bordeggiando la barriera e sarò ancora fortunato perché ammirerò seguendola per un tratto una bella razza e poi due pesci leone. Sono proprio soddisfatto di come è trascorso questo pomeriggio e lo concludiamo trasferendoci in piscina per un altra oretta e poi a casa. Per essere stato Gennaio non possiamo davvero lamentarci!. Domani ci sveglieremo alle 7.00 con l’intenzione di sfruttare fino in fondo il nostro ultimo giorno in Egitto. Spiaggia, sole e alle 10 si entra in acqua. Come spesse volte è capitato è proprio nell’ultima giornata che faccio le scoperte migliori e spero in cuor mio che anche in questa occasione si possa verificare la stessa coincidenza. Subito ammiro una bella razza ma mentre nuoto sulla piattaforma di corallo ecco di fronte a me una stupenda murena grigia. Mi segue per qualche minuto con la bocca aperta. Me la osservo estasiato. Sento che sarà una gran mattinata. Nuoto con calma seguendo la barriera verso nord e non lasciandomi sfuggire nulla di questo mondo fantastico. Ecco un barracuda solitario che cerco di seguire più possibile. Poi un unicorn fish, bat fish un nuovo pesce che ho imparato a riconoscere, il grugnitore dipinto e poi ancora gli incredibili pesci vetro, un pesce palla mascherato, il pappagallo bicolore, l’azzannatore macchia nera e l’unicorno arancione. Sto diventando un esperto di pesci tropicali in questo straordinario contesto. Ormai sono distante dal pontile, in una zona che non ho ancora visionato ed improvvisamente quattro grossi pesci (trevally giganti). Raramente ho ammirato pesci così grandi(circa 70 - 80 metri). Poi ancora pesci lima, fucilieri, il pesce cerchia ed infine un pesce ago che assomiglia tanto al cavalluccio marino. Dopo pranzo tutti in mare dal pontile. Dopo poco non posso credere ai miei occhi!. Da una grande roccia noto un serpeggiare. E’ lei, la murena gigante. Me la godo per qualche minuto ma dato che Giorgio è li vicino al pontile lo chiamo per condividere la scoperta e così ho potuto regalargli questa grandissima emozione. Un incontro così a nove anni è un vero regalo dal cielo e sono felice di averglielo confezionato. Dulcis in fondo anche un pesce leone. Usciti dall’acqua corre felice verso la mamma raccontando l’esperienza. Che giornata!. Però è arrivato il momento della partenza e ritorniamo in stanza .Un pulmann ci riporterà ad Hurgada dove per fortuna il nostro volo è in orario e ci consegna nuovamente alla nostra vita quotidiana.
Proprietà letteraria
riservata. Copyright © 2004 Daniele Mazzardi
Grafica, layout e testi sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Tutti i diritti di riproduzione riservati. E' vietata la copia su
altri siti Web, mailing list, riviste cartacee, cd-rom e libri
senza l'autorizzazione dell’autore. Da questo divieto è esclusa la
duplicazione per utilizzo personale.