2009  KENIA

La terra dei parchi

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Malindi - Mare di fronte al nostro Stephanie house

Breve viaggio di una settimana in questo paese segnato da notevoli contrasti: da un lato i villaggi e le città della costa, dove la popolazione, grazie al turismo di massa, riesce a sopravvivere senza difficoltà e dall’altra la povertà diffusa dell’entroterra, abbandonato a se stesso da un governo che non ha mai saputo, come del resto in quasi tutti i paesi di questo sterminato continente distribuire le sue ricchezze in eguale modo alla sua popolazione. Atterriamo dopo sette ore e quaranta di volo all’aeroporto internazionale di Mombasa, il cui porto è uno dei più importanti dell’Africa orientale. Molte merci che arrivano qui proseguono poi fino in Uganda, Congo, Ruanda, Burundi. Con un pullman noleggiato dall’Albatour, percorriamo tutta la strada costiera fino alla nostra destinazione finale di Malindi. E’ l’unica arteria esistente che sale al nord e pochi mesi fa era persino tempestata di buche che rallentavano enormemente la marcia. Ammiro i fantastici baobab che impreziosiscono il paesaggio e la vita locale che si sviluppa, come sempre accade, tutto intorno alla strada. Passiamo la zona di Kilifi e della turistica Watamu fino a giungere al nostro Stephanie sea house di Malindi. Dopo esserci sistemati e aver pranzato al solito anonimo buffet, tipico dei villaggi, decidiamo di recarci al mare per godere da subito di una bella esperienza balneare. Amara sorpresa! La marea, che muta ogni sei ore, adesso a lasciato davanti a noi solo un centinaio di metri di rocce coralline. A sud ci sono le asperità rocciose del parco marino di Malindi, perciò camminiamo verso nord dove la situazione non è molto migliore. Tra i beach boys che assillano cercandoti di vendere cose o pacchetti di escursione e il contesto marino davvero deprimente, riusciamo a concederci solo un breve bagno in un punto che lo consente. Qui siamo all’equatore e il sole cala alla sei di sera, perciò rincasiamo con la convinzione che dovremo conquistarci le nostre esperienze fuori da qui. Infatti, già compro un pacchetto di due escursioni. Uno per dopodomani al parco nazionale Tsavo est con pernottamento in lodge e l’altra nel parco marino di Watamu. L’indomani mattina mi reco in tuk tuk a Malindi per saldare il pagamento al tour operator e così conosco il proprietario, romano, che mi consiglia anche una terza  visita a Robinson island. Vedremo! Intanto trascorriamo l’intera giornata nella spiaggia a nord del villaggio e poi in piscina con i figli. Finora è stata una delusione totale, ma domattina è in programma una partenza molto presto, alle 6.30 per il safari. Partiremo con due pulmini i cui tetti all’occorrenza si possono sollevare per ammirare meglio la fauna dei parchi. Sei turisti per pulmino e… via. Lasciata Malindi, ci inoltriamo verso l’interno. Il tempo sembra minaccioso, ma si risolve tutto con un breve scroscio di pioggia. Stiamo percorrendo una pista di terra rossa che taglia una terra abitata da poche persone che trascinano la loro esistenza coltivando un po’ di terreno, allevando qualche capra o vacca. Per brevi tratti si costeggia, da lontano il Galana river, il corso d’acqua più grande dello Tsavo est fino all’entrata del parco dove tutti i Rambo scendono dai pulmini. Noto subito che, poco distante c’è il fiume e, mentre gli altri ammirano degli stupidi souvenir o vanno al bagno, io m’incammino avvicinandomi alla riva. L’ambiente è naturale e so che devo prestare attenzione. Ma la vicinanza delle casupole dei guardiani mi da una certa fiducia, se non ché avvisto uno… due… tre coccodrilli che si riposano sulla sabbia. Mi sembra incredibile di poterli avvicinare così tanto. Sono a 15 e poi 10 metri. Vedo i figli i lontananza e li chiamo. Seguono tutti gli altri del gruppo. Noi resteremo a questa distanza ad ammirarli, mentre alcuni idioti, per fare foto migliori, li accosteranno fin quasi a quattro metri. Nessuno dei ranger si accorge di niente ed io che osservo questi deficienti così irresponsabili. Mai vista una cosa simile in molti luoghi che ho visitato in Africa. Fatto il nostro ingresso nel parco, è subito natura… e savana… immensa. Questa è la stagione migliore per vedere gli animali, anche nelle ore di sole più intenso, dato che la temperatura non è mai eccessivamente calda. Ecco le prime antilopi; sono le impala e poi le gazzelle di Grant, qualche bufalo e, improvvisamente, un gruppo di leonesse al di là del fiume. Solo col binocolo si vedono distintamente, ma è un ottimo inizio. Le guide, sui pulmini, sono tutte in contatto radio cosicché, in caso di avvistamenti particolari, si possono scambiare le informazioni facendo convergere in zona anche gli altri gruppi presenti nelle vicinanze. Con il tetto rialzato, il contatto con la natura e gli animali  è molto più diretto e sento già scorrere dentro me il torrente della felicità. Il profumo d’Africa m’avvolge e la vista dei primi elefanti e giraffe scatena dentro un incontrollabile piacere. Deviamo ora verso sud  percorrendo molte piste fino a raggiungere l’Aruba lodge dove sostiamo per il pranzo. A poche decine di metri dal terrazzo, un gruppo di zebre pascolano tranquille. Magico! Si riparte verso le 15.30  e subito fuori dal lodge facciamo un incontro da brividi. Dietro dei cespugli, a poca distanza da noi (7 - 8 metri) è uno stupendo ghepardo, predatore che mai mi era capitato di vedere finora. Se ne sta sdraiato… e ci osserva. Questo è un avvistamento che si vorrebbe fare in ogni safari, ma è rarissimo che si faccia. L’esperienza è elettrizzante. Proseguiamo ammirando babbuini, simpatici dik dik, alcuni facoceri, waterbuck, impala, hartebeast, giraffe ed elefanti. Alcuni view point ci consentono di apprezzare dei veri e propri eden naturali. Usciamo dal parco nei pressi della cittadina di Voi, ma subito dopo entriamo nella riserva naturale di Ngutoni. Nei parchi nazionali non è consentito ai mezzi il fuoripista, circolare oltre l’orario permesso che va dalle sei del mattino alle sei di sera. Nelle riserva invece, oltre a essere consentito il fuoripista, potendo perciò avvicinare di più gli animali, ci si può concedere anche esperienze in notturna. E’ per questo che ora siamo entrati in questa riserva. Nel frattempo, la nostra guida, Katana, ha avvistato un gruppo di leonesse. Usciamo dalla pista avvicinandole e la sorpresa è grande quando ci accorgiamo che alcune di loro sono dedite al pasto spolpando pezzi di una zebra. Incredibile! Giungiamo infine al Ngutoni lodge che ci ospiterà per la notte dopo aver ammirato altri elefanti e giraffe. Il ristorante dà su una pozza naturale dove, in questo momento, si stanno abbeverando un gruppo di elefanti con i loro piccoli. La luce del tramonto, conferisce a questa visone le note di una sinfonia di pace e serenità. Incredibilmente, la stessa scena la possiamo godere anche dalle nostre stanze, i cui terrazzi danno proprio sulla pozza. Dopo cena si parte per il safari notturno, ma, oltre una leonessa che se ne stava sdraiata sulla pista appena fuori dal lodge, non avvisteremo null’altro. Forse una iena che però non riusciamo a vedere bene. I nostri due autisti si dannano come matti per concederci qualche emozione, ma forse questa non è serata. Pazienza! Tornati al lodge la trascorrerò col ricordo di tutti gli animali che mi sfileranno davanti agli occhi, continuamente. Il giorno seguente, dopo colazione, si parte alle 7.00, anche se in verità si dovrebbe farlo prima per avere maggiore chance d’avvistare predatori, ma si sa, quando si fanno escursioni organizzate è così. Tutta altra cosa è poter gestire personalmente i programmi come ad esempio feci nel parco Etosha in Namibia. Comunque, subito scorgiamo una leonessa e altre al di là di un canalone che però non si può superare, nemmeno in fuoripista. Usciti dalla riserva, rientriamo nella Tsavo est percorrendo altri interessanti itinerari durante i quali valichiamo piacevoli colline dove intravediamo un paio di manguste, qualche bufalo da lontano, impala e poco altro Sembra che l’intera popolazione animale si sia nascosta alla nostra vista lasciandoci ammirare solo il contesto naturale in cui vive. Alcuni buceri su un albero e un aquila che si intravede mentre spicca il volo. Si ritorna al Ngutoni lodge per il pranzo e quindi si riparte per Mombasa. Ben presto ci si trova sulla grande arteria asfaltata che collega Nairobi a Mombasa. Sosta in un villaggio di Masai dove persino mi rifiuto di scendere, data l’imbarazzante contesto turistico. Giunti a Mombasa riusciamo ad ammirare la sua laguna, il Mombasa harbour che, inoltrandosi all’interno, fornisce un ottimo riparo anche a navi di notevoli dimensione. Bidonville, zone di benestanti, insomma la solita africanità. Giungiamo allo Stephanie sea house alle 18.30 e dopo cena avremo l’occasione di aggiungere alla serie degli animali ammirati in savana anche un incredibile millepiedi di almeno venti centimetri. Il safari è andato bene e la famiglia ha tollerato i disagi dell’escursione, perciò l’indomani siamo pronti alla successiva partenza per Watamu. Raggiungiamo dapprima la spiaggia, piena di alghe. E’ proibito asportarle e perciò restano finché la natura farà il suo naturale corso. Insieme ad altre otto persone, saliamo su una barca che costeggia per un lungo tratto la costa, consentendoci di ammirare le belle ville che colonizzano gran parte della zona di Watamu. Sono di proprietà di europei o di influenti personaggi locali. Gettata l’ancora in un punto idoneo, ci immergiamo per fare snorkelling. La nuotata non ci regalerà esperienze strabilianti, ma è pur sempre piacevole nuotare in acque cristalline ed ammirare pesci multicolori. Di particolare avvisteremo solo un paio di razze ed un pesce coccodrillo, seminascosto sul fondo tra due rocce coralline. Bella poi la sensazione che avrò nelle mani quando darò del pane da mangiare a un gruppo di pesci sergente maggiore. Risaliti in barca si prosegue entrando nella laguna di Watamu. La costeggiamo ammirando il curioso habitat di mangrovie fra le quali si nascondono degli aironi bianchi. Un altra nuotata  e poi ci si spinge fino al centro della laguna dove l’acqua è estremamente trasparente e riflette il fondo sabbioso, semi affiorante. Straordinaria esperienza anche qui e poi si riparte alla volta di un sito dove sono presenti dei locali e alcune piccole capanne. E’ qui che gusteremo un ottimo pranzo composto da pesce e aragosta. Unico neo, anche qui veniamo di continuo tartassati dai nativi che ci vogliono vendere le loro chincaglierie. Comprensibile… ma che rottura!  In seguito, altra piacevole nuotata nel centro della laguna e poi veniamo sbarcati nei pressi dell’inizio della laguna. Abbiamo ancora del tempo a disposizione cosicché, chiedo al nostro autista di farci fare un city tour di Watamu. Percorriamo quasi tutte strade sterrate che s’inoltrano in zone di casupole e di belle ville d’europei (italiani, svizzeri, inglesi). Percorriamo tutta la zona centrale, ricca di negozietti interessanti, anche turistici fino a sbucare sulla main beach della cittadina. Molto bella e con dei piccoli isolotti che è possibile raggiungere con pochi minuti di barca. Mentre torniamo a Malindi ricevo una telefonata dal padrone del tour operator che avevo contattato, il quale mi conferma la fattibilità della nostra escursione di domani a Robinson island. Bene! Alle otto del mattino ci facciamo trovare fuori dal villaggio. Ad attenderci è lo stessa autista che ci ha accompagnato a Watamu. Breve city tour di Malindi, colonizzata dagli italiani. Me l’aspettavo più moderna, in realtà è solo una cittadina africana con alcuni quartieri per europei dove pregevoli abitazioni si alternano a casinò e discoteche che di sera accolgono i turisti di tutta la costa. Percorriamo quindi l’unica direttrice nord in direzione di Lamu, ai confini della martoriata Somalia. Sembra, dice il mio autista, che l’esercito fa buona guardia agli eventuali predoni che sconfinano in terra keniota. A Gongoli scorgiamo un enorme salina. Il sale che si produce qui servirà non solo al Kenia, ma verrà esportato in molti altri paesi limitrofi. Ad un certo punto svoltiamo a destra, inoltrandoci nelle saline fino a raggiungere un sito dove ci aspetta un barcone, spinto a remi che ci trasporta sul lato opposto. Breve tratto a piedi fino ad un simpatico ristorante dove prendiamo accordi per il pranzo delle 13.00. Altri venti metri di sentiero sabbioso ed eccoci alla spiaggia, lunghissima, solitaria. Solo in lontananza, delle piccole imbarcazioni di pescatori. Finalmente la solitudine balneare che auspicavo. Verso nord scorgo degli affioramenti sabbiosi così proseguiamo in quella direzione per circa duecento metri. La zona è magnifica. Deserta e, nel mare, degli isolotti che la bassa marea ha portato in superficie. Mi diverto come un bambino a percorrerli tutti, come una collana di perle che emerge dall’oceano. Ma poi la marea inverte il suo andamento ed è incredibile notare quanto, in poco tempo, gli stessi isolotti che avevo poco fa percorsi spariscono sommersi dall’acqua. Trascorriamo qui tutta la mattinata in beatitudine fino all’ora di pranzo, che anch’esso ci regalerà momenti indimenticabili. Il luogo è fascinoso, il pavimento è la stessa sabbia, poi ci sono tappeti su cui sdraiarsi, se uno vuole. Ti portano bacinelle in cui sciacquare le mani. Molluschi al cocco al gratin, ostriche, un granchio gigantesco, gamberi in salsa rosa e rock fish intero che ci dividiamo appetitosamente. Dopo la frutta ed il caffé ritorniamo in spiaggia, questa volta resteremo più vicini. Alle 16.45 ripartiamo, tornando al nostro villaggio gratificati e soddisfatti per questa bella esperienza balneare. L’indomani mattina, ultimo giorno di viaggio, la dedichiamo alla visita del Crocodile farm nei pressi del villaggio, sulla strada per Malindi. In alcune teche ammiriamo alcuni pericolosi serpenti presenti nel territorio keniota come gli spitting cobra, i puff adder, il mamba grigio che dicono possa raggiungere la velocità di 15 km/h. Terribilmente letale il suo morso. Poi istrici, varani, tartarughe fra i quali una gigante di 102 anni proveniente dalle Seychelles. L’attrazione principale però sono i coccodrilli che vivono in vasche differenti. Ce ne sono alcune che ospitano i piccoli ed altre più grosse dove ammiriamo mostri anche di 3 - 4 metri. Bella esperienza, ma riesco con uno stratagemma ad organizzare un evento davvero straordinario, fuori programma. C’è una gabbia dove i guardiani tengono del pollame, evidentemente destinato ai serpenti. Parlo con un guardiano e, con una piccola mancia, ci fa assistere al pasto di uno spitting cobra. Prende un pulcino dalla gabbia e lo uccide, infilandolo quindi nella teca con molta cautela. Il cobra vi ci si avventa e lo afferra con la bocca depositandolo poi sul pavimento della stessa. Trascorrono solo pochi minuti, giusto il tempo di studiare la preda e poi… pian piano lo ingoia aprendo la bocca a dismisura. Il boccone è quasi di traverso e la testina del pulcino pare sbordare a lato, ma sparisce anch’essa. In circa 5 minuti, con i movimenti del suo apparato digerente fluisce all’interno del suo corpo fino a superare la metà. Ritorniamo indietro sempre con il tuk tuk, una sorta di Ape Piaggio adattato al trasporto di turisti. Il pomeriggio lo trascorriamo nella spiaggia locale e poi in piscina.La vacanza è finita e l’indomani dovremo svegliarci molto presto per raggiungere Mombasa. Volo tranquillo ed atterraggio alla Malpensa alle 18.00 locali. Grande l’esperienza allo Tzavo est!

 

 

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