2012  LUSSEMBURGO

In giro per il Granducato

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Lussemburgo-Ville - Place de Paris - Monumento originale

 

Atterro alle 9.20 a Charleroi, dopo un ora e mezzo di volo da Orio al Serio. Avevo programmato di raggiungere la locale stazione dei treni, prenderne uno per Namur e un’altro per Città del Lussemburgo, ma con mia grande sorpresa scopro che c’è anche un bus della Flibco che fa collegamento diretto dall’aeroporto al Granducato. Ne approfitto e alle 14.00 scendo alla stazione della capitale. Rue de Strasbourg è prossima, mi registro all’albergo e comincio subito le visite percorrendo l’avenue de la Liberté con i suoi palazzi dai tetti d’ardesia, caratteristica tipica che riscontrerò un po’ ovunque, fino alla place des Martyres, dove ammiro un monumento originale costituito da due enormi ruote forate con, legate fra loro, numerose parti (finte) umane come crani, mani, etc. Più avanti, in place de Metz, e simile ad un castello, è la Spuerkeess, suggestiva sede della Cassa di Risparmio del Lussemburgo. Proprio di fronte, degli uomini a cavallo, un opera del grande maestro messicano Javier Marin, con altre esposte temporaneamente in alcune piazze della capitale. Attraverso il ponte Adolphe e giro a destra in Rue Martinez, entrando nel caratteristico centro pedonale, pieno di negozi con firme prestigiose, il classico percorso dello shopping. Ammiro la graziosa place d’Armes, giungendo più avanti nella place Guillaume II dov’è presente un’altra opera di Marin. Entro nella Cathédrale Notre-Dame dando una prima occhiata e dove quattro uomini in divisa sorreggono un baldacchino con la venerata  Madonna degli afflitti. Ci tornerò più tardi, ora voglio approfittare delle ultime ore di luce per fare qualche bella foto. Entro nella Cité giudiciaire, con il palazzo del Tribunale ed altri dove si amministrano le cose di giustizia e raggiungo una balaustra da cui ammiro un panorama straordinario sulla città bassa del Grund e sul famoso Chemin de la Corniche, denominato il “balcone più bello d’Europa” per gli scorci incantevoli che regala. E’ un percorso pedonale che sale dal Grund fino alle casematte del Bock, la rocca su cui il conte Sigfrido fece erigere il Castello. Da qua sopra si può prendere un ascensore che porta giù e, attraversato il ponte sull’Alzette, eccomi nel quartiere del Grund. E’ un vero piacere passeggiare senza fretta lungo le sue vie pedonali e ammirando le fortificazioni che, tuttavia non hanno impedito alla città di cadere nelle mani dei francesi nel 1793 e, in seguito, essere occupata dai tedeschi durante i due conflitti mondiali. Raggiungo, in salita, l’Abbaye de Neumunster, ora non più abbazia ma sede espositiva che ospita una brasserie e un museo. Risalgo nella città alta proseguendo la visita della parte vecchia fino in rue du Marché-aux-Herbes dove ha sede il Palais Grand-Ducal, eretto nel 1573 e che attualmente ospita gli uffici del Granduca mentre la dépendance aggiunta è sede del Parlamento. Attualmente il Lussemburgo è l’unico Granducato al mondo dopo la scomparsa di quello di Varsavia e di Toscana e possiede il terzo PIL più alto al mondo dopo quello del Qatar e del Lichtenstein. Il grande benessere economico del paese, costruito inizialmente sulla produzione dell’acciaio, si fonda oggi soprattutto sulle banche, che però non sono l’unica attrattiva del Granducato, lo vedrò confermato nei prossimi giorni. E’ giunto il momento di tornare alla Cathédrale con le sue due guglie diseguali, alte e slanciate. A tre navate, presenta un abside con cupola a spicchi e con alte vetrate policrome ma nuove. Alla destra del presbiterio, ora in una teca, l’icona sacra più venerata del paese, la Madonna degli afflitti. Sulle pareti quadri nuovi ed arazzi. Originale il grande portale che divide l’edificio religioso in due parti e il coro ligneo, stranamente posto nelle due navate laterali. Molto bella la cantoria intarsiata, sede dell’organo, come la tomba della Granduchessa Charlotte, presente nella cripta.. Dopo una breve passeggiata nel bel parco pubblico, sede di una fontana, mi reco nella place du Theatre, terminando la giornata nelle vie dello shopping dove ci sono firme importanti come Louis Vitton, Cartier, Dutti. Entro nell’eglise de St.Alphonse a tre navate di poco pregio e con la sola cantoria con organo di un certo rilievo. Ci sono molti portoghesi, anche fuori sul piazzale. Nella città e in tutto il Lussemburgo sono moltissime le comunità lusitane. Sono molto stanco e decido di tornare in albergo dove guardo in televisione l’intervista al Granduca ereditario Guillaume (sui trent’anni) e Stephanie de Lennoy. L’indomani, dopo colazione alle 7.00, parto per l’avenue de la Gare, scendo al Grund per poi risalire attraverso la Chemin de la Corniche. C’è ancora della foschia che m’impedisce di apprezzare appieno il paesaggio, perciò decido di tornarci più tardi e di visitare prima il Plateau de Kirchberg, un altopiano abbastanza distante che si raggiunge con una strada a ripidi tornanti. Vi hanno sede le istituzioni europee, tra cui la Corte di Giustizia dell’Unione europea, il Parlamento europeo e la Banca europea per gli investimenti. Prima era un semplice villaggio che negli anni settanta fu raso al suolo, costruendoci edifici avveniristici e grattacieli. Qui c’è anche la moderna struttura del Mudan, il museo di arte moderna. Ridiscendo per la stessa strada guadagnando nuovamente il Bock, mentre il sole è ora riuscito a squarciare il velo nebbioso sulla valle dell’Alzette. Le Casematte hanno appena aperto ed entro a visitarle. Nel 963 il conte Sigfrido costruì su questa rupe una roccaforte. In seguito, i migliori ingegneri dei nuovi signori (Borgognoni, Spagnoli, Francesi, Austriaci) finirono col fare della città uno dei luoghi più fortificati al mondo. Tre cinte, 24 forti ed una rete sotterranea di 23 chilometri di casematte che potevano ospitare non soltanto migliaia di soldati, ma anche officine, cucine, panetterie, macelli. Nel 1867 la fortezza fu evacuata e dovette essere smantellata in seguito alla neutralizzazione del paese, ma si rese impossibile far saltare le casematte senza distruggere una parte della città, per cui esistono ancora 17 chilometri di gallerie scavate nella roccia. Durante il secondo conflitto mondiale esse potevano proteggere 35.000 persone in caso di allarme e bombardamento. Ne visito i cunicoli, affascinato da questa opera sorprendente e inserita dall’Unesco fra i patrimoni dell’umanità. Risalgo in fretta la città alta dopo essere entrato nell’anonima eglise Saint Michel, raggiungendo place de la Constitution dove s’innalza un monolito sormontato da una statua dorata di una fanciulla che regge una ghirlanda, monumento eretto in ricordo dei caduti lussemburghesi. Eccomi ora ad attendere l’arrivo del bus 110 in place Hamilius. Comincia ora, infatti, la mia scoperta del paese e per primo ho pensato di visitare la lontana Echternach. Vi arrivo dopo 45 minuti, durante in quali non posso non ammirare gli sconfinati campi verdi ondulati su cui pascolano mucche, pecore, talvolta cavalli. E’ una visione naturale che mi riempie di gioia e di serenità. Percorro la bella rue de la Gare, la via dei negozi, in una atmosfera rilassata, fino a place du Marché, una delle più belle piazze del Lussemburgo, dove è presente il caratteristico Denzelt, ex palazzo di giustizia eretto nel 1520 con piacevoli statue e torrette in stile neogotico. Nelle vicinanze è una attraente basilica neoromanica  a tre navate con volte a crociera. Le vetrate policrome sono anonime, mentre i due quadri laterali sono di Antoine Stevens e sono del 1604. Scendo nella cripta dove si conservano le reliquie di San Villabrordo, custodite all’interno di un elaborato baldacchino di marmo bianco. Passeggio un po’ in riva alla Sure, attraversando anche il ponte, vecchio confine con la Germania prima del trattato di Shengen, anch’esso villaggio situato non molto distante da qui. Ritorno al bus station prendendo ora il 414 fino a Larochette. Durante questi quattro giorni cambierò ben 17 tra treni e bus in tutto il Lussemburgo e Belgio, incredibile! Vi giungo dopo mezzora visitando per prima la chiesa poco distante che non presenta nulla d’interessante tranne una strana statua sull’altare al posto dei soliti Gesù o Madonna. Sembra, incredibilmente, un cavaliere templare, ma non ne sono certo, comunque è la prima volta che riscontro una fatto così. Stretto fra le sponde dei fiumi e le pareti rocciose, le solide case coi tetti d’ardesia di questo villaggio sembrano lottare per emergere dalla valle. In cima ad una collina, le spettacolari rovine del Castello medievale che raggiungo attraverso un sentiero in salita. Una volta sul posto la struttura appare più diroccata di quanto sembri da lontano, ma voglio ugualmente pagare il biglietto ed entrarvi. La parte più interessante è il mastio del 1385 che, dall’alto dei suoi quattro piani, offre un panorama da brivido attraverso le sue finestre in legno sospese nel vuoto. Nelle varie stanze, dei quadri offrono ai visitatori una rappresentazione delle scene che in esse si vivevano e sarà allora la stanza da pranzo, del gioco, la camera da letto della Signora. Ridiscendo e mi concedo una pausa in una pasticceria per poi tornare nella capitale col bus 100. E’ stata una bellissima giornata, ancora aggraziata dai piacevoli raggi del sole. Martedì, invece, il tempo è grigio e molto umido, ma non sarà certo in grado di ostacolare le mie visite, infatti, alle 8.15 parto in treno per Clervaux, nel nord del paese, dove giungo alle 9.30. Il villaggio è posto a quasi un chilometro dalla stazione ma è piacevole camminare ai bordi del fiume Clerve. In paese punto dritto alla bella eglise des Saints-Come-et-Damien, un edificio neoromanico i cui scuri campanili gemelli sono sormontati da guglie sfaccettate in tipico stile sassone. L’interno è a tre navate con un abside nella quale s’ammira un piacevole mosaico. Alle pareti due bei dipinti di Sauvage del 18° secolo. E’ l’esterno in pietra però che s’apprezza maggiormente, con due ordini di trifore sovrapposte. Di fronte alla chiesa si staglia la sagoma del castello imbiancato a calce di Clervaux, copia perfetta dell’originale struttura del XII secolo distrutto durante la seconda guerra mondiale. Nel suo cortile esterno è presente un tank Sherman del 1° battaglione carristi Usa, usato durante la cruenta battaglia delle Ardenne. Purtroppo il museo che vorrei visitare, la famosa mostra di fotografie intitolata “Family of man”, donata a Clervaux dalla città di New York, è temporaneamente chiuso, perciò m’incammino verso l’Abbaye Saint-Maurice, famosa per i suoi canti gregoriani a cui avrei anche intenzione di assistere, ma l’interno della chiesa è talmente anonimo che me ne fa perdere la voglia, così ritorno sui miei passi tornando in stazione dove prendo un altro treno, questa volta verso sud scendendo a Ettelbruck dove salgo sul bus 535 con cui raggiungo il minuscolo, ma affascinante villaggio di Esch-sur-Sure, abbarbicato su un poggio, a ridosso di uno stretto meandro del Sure circondato dal verde smeraldo della valle d’intorno. Il sole ha fatto già breccia nel cielo e mi gratifica di una visione davvero incantevole. Salgo fino al castello diroccato del 927 d.c. e, dopo aver scattato qualche foto davvero da cartolina, riprendo lo stesso bus 535 tornando a Etterbruck. Altro bus, questa volta il 502, fino alla cittadina di Diekirch dove alle 14.00 prendo il 570 per Vianden giungendovi 20 minuti più tardi. M’incammino sino al centro del paese ammirando già da ora l’edificio che torreggia fra le colline boscose, il famoso Castello. Ma prima voglio approfittare della splendida giornata che è uscita per prendere la telesiege, la seggiovia che parte dalla sponda inferiore del fiume Our e risale il versante della collina sorvolando la foresta. Che bella emozione!. Un panino ed un caffé dalla terrazza del bar alla stazione d’arrivo, e poi scendo attraverso un sentiero nella foresta fino al Castello. Vi entro, visitando le varie sale tra le quali mi colpiscono favorevolmente la prima zeppa d’armature, la sala dei banchetti con un grande arazzo rappresentante le nozze di Canaan del 17°secolo. E poi la stanza da letto con bel mobilio, la grande sala dei conti con stupendi arazzi fiamminghi e la grande cucina. E’ stata una visita interessante, risalgo il sentiero e ridiscendo con la seggiovia dedicandomi ora alla visita della cittadina passeggiando per la Grande Rue, il cui punto più suggestivo è la place de la Resistance dov’è presente la eglise des Trinitaires, a pianta quadrata con volte a crociera. Sulla sinistra la pietra tombale della contessa Maria de Spanheim del 1400. Grazioso l’organo nella cantoria. Ridiscendo alla bus station prendendo questa volta un bus diretto, il 520 fino a Ettelbruck dove giungo alle 17.45. Quindi il treno fino Lussemburgo Ville, cena da Mc Donalds per non incidere sulle spese e caffé in un bistrot, locale dove, stranamente, è consentito fumare. Ciò che mi ha impressionato però è l’incredibile convenienza dei mezzi di superficie lussemburghesi. Si pensi che un biglietto di bus o treno costa solamente 1.50 euro e si può viaggiare per tutto il paese per ben due ore, incredibile! Oggi, mercoledì, ultimo giorno mi sveglio molto presto, dato che devo prendere il treno delle 6.50 per Namur in Belgio, dove giungo alle 8.40. Ho deciso di terminare questo viaggio qui dato che è una località molto prossima all’aeroporto di Charleroi. Anche quest’oggi è una bella giornata, percorro la via principale, la Rue de Fer, zeppa di negozi fino a voltare in Cuvelier per ammirare il bel Theatre de Namur con la sua piacevole facciata in arenaria. Proseguo fino in place d’Armes dove ha sede l’elegante palais des Congres in mattoni e pietra, un centro congressuale  ricostruito negli anni ’30 con i risarcimenti di guerra della Germania che aveva dato alle fiamme l’intera piazza nel 1914. Alle sue spalle si leva il Beffroi, il torrione medievale in pietra, come altri in Belgio tutelato dall’Unesco su cui venne aggiunta nel 1773 un elaborata guglia dotata di orologio. Vado ora alla Cathedrale Saint-Auban, un imponente costruzione in stile neoclassico. La facciata è in pietra, convessa e su due ordini di colonne corinzie. Il resto è in cotto. All’interno, nella controfacciata, un bella cantoria con organo sorretta da colonne corinzie. Straordinario, al centro della navata centrale delle tre il pulpito in legno intarsiato. La parte più affascinante è quella del transetto, con due altari impreziositi da due dipinti del 17° secolo e l’ampio presbiterio dove posso ammirare molti quadri di grande dimensione di Nicolai. Proseguo il mio itinerario con la vicina eglise Saint-Loup, una chiesa barocca del ‘700 ora in ristrutturazione ma che riesco a visitare all’interno grazie alla bontà del curatore dei lavori. La caratteristica saliente sono le elaborate nervature della volta centrale. Passeggio quindi per le vie centrali notando come Namur sia un po’ tetra con le sue case di mattoni scuri che però nascondono un cuore pittoresco. Raggiungo il punto dove il fiume Sambre sfocia nella grande Mosa, e qui il giudizio sulla città migliora. Davvero un luogo incantevole! E’ ora di salire fino alla Cittadella militare che fino alla prima guerra mondiale era una delle fortezze più potenti d’Europa I Celti e poi i Romani vi stabilirono accampamenti militari, mentre nel Medioevo i conti di Namur costruirono un castello ben protetto, arroccato sulle rocce a picco che dominavano appunto la confluenza dei due fiumi. Ulteriormente fortificato sotto il dominio spagnolo, nel 1640 circa il castello venne poi conquistato dai francesi. Era considerata inespugnabile fino alla agli albori della prima guerra mondiale, ma cadde in tre giorni dall’inizio dell’invasione tedesca. Ne percorro la maggior parte, ammirandone lo splendido paesaggio sulla città e la Mosa che se ne gode e poi scendo tornando alla stazione dove, alle 12.30, riparto per Charleroi dove arrivo alle 13.20. Per concludere vorrei visitare il villaggio di Thuin qui vicino, ma il treno parte solo fra 50 minuti perciò mi dirigo nel centro città con l’intenzione di raggiungere Place Charles II, la più importante piazza di Charleroi, sede del Municipio e della chiesa più importante, l’eglise Saint-Christophe. Salgo perciò la bella rue de Montagne sino alla piazza. La chiesa presenta una facciata d’ispirazione barocca con un interno minimale, se non fosse per il bellissimo mosaico dell’Apocalisse dell’abside. Sulla strada del ritorno entro anche nella eglise Saint Antoine e quindi, attraverso il passage de la Borse, ritorno in stazione salendo sul treno per Thuin. Mi sarebbe piaciuto andare a Tornai ad ammirare la locale famosa cattedrale, ma non ho tempo a sufficienza perciò ho deciso per questo paesino considerato tra i più caratteristici della Vallonia. Lungo il tragitto sono presenti enormi complessi industriali fatiscenti, forse dismessi. Non bisogna dimenticare che nei dintorni di questa città di 200.000 anime esistevano molte miniere di carbone, in una delle quali, quella di Marcinelle, avvenne una tragedia immane che costò la vita a 262 minatori tra cui 136 erano italiani. Giunto a Thuin passo il ponte sul Sambre e risalgo fino alla città alta dove, nel cuore del centro storico, si erge il Beffroi un campanile in pietra del 1639, anch’esso tutelato dall’Unesco. Girovago in seguito per le sue vie carine, ma niente più e poi discendo nella parte bassa, sede dei migliori negozi e di una bella passeggiata in riva al fiume. Riparto per Charleroi e prendo l’ultimo bus, questa volta per l’aeroporto dove, come quasi sempre in orario, riparto per l’Italia. E’ stato un bel viaggio che mi ha consentito di scoprire le bellezze di un Lussemburgo, poco considerato dal turismo, ma che merita senz’altro d’essere conosciuto, per le attrattive che sa offrire.

 

 

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