1992 MESSICO

 Atmosfere precolombiane

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Città del Messico - La cattedrale e il Sagrario

 Viaggio eccezionale durante il quale tutto si è incastrato perfettamente alfine di regalarci sensazioni uniche ed indimenticabili. Il 24 di Luglio raggiungiamo in taxi l’aeroporto di Linate da cui si parte in direzione di Parigi con un volo dell’Air France. Tutti gli orari sono rispettati ed atterriamo in seguito a Città del Messico espletando ordinatamente le burocrazie aeroportuali. Ritiriamo la WW Maggiolino prenotata dall’Italia raggiungendo poi il nostro Ritz hotel. Il sonno ci coglie all’improvviso e la mattina seguente ci svegliamo molto presto facendo colazione in un bar dietro la via del nostro albergo gustando huevos rancheros (con salsa verde piccante) e refritos (fagioli fritti y frijoles) con un ottimo tè negro. Il luogo è colorato è già siamo entrati nella vera vita messicana. A piedi ci rechiamo al vicino Zocalo. Le prime bancarelle stanno aprendo mentre visitiamo la stupenda Cattedrale, la più grande dell’America Latina. Si ammira il bel altare e le cinque navate. Fu costruita durante tre secoli e all’uscita apprezziamo anche il vicino Sagrario, completamente in un altro stile. Facciamo un giro della Placa de la Constitucion osservando il Palazzo Nazionale, costruito sulle rovine del Palazzo di Monctezuma II. A Citta del Messico non ci sono testimonianze della civiltà azteca tranne che nel tempio Mayor adiacente allo Zocalo. Sono un cumulo di rovine ora ma era pur sempre il più grande tempio azteco. Gli spagnoli, con l’aiuto di popolazioni loro nemiche riuscirono a vincere questo popolo fino ad annientarlo completamente. Nulla rimase intatto dopo la furia devastatrice degli uomini di Cortez. Riprendiamo l’auto prendendo la direzione della famosa Basilica della Guadalupa. Si dice che la Madonna sia apparsa ad un Indio e si sia successivamente impressa su un vestito. Venne costruita la basilica e poi quella nuova che compare a sinistra di quella vecchia. Pur essendo modernamente apprezzabile è qui chiamata ”la mostruosidad”. Internamente di fronte c’è il palco e poi l’altare con dietro il quadro della Madonna appunto della Guadalupa. Percorriamo quindi il Paseo de la Reforma fino al parco di Chapultepec all’interno del quale ammiriamo ville davvero ragguardevoli. Il Paseo è un bel viale ricco di monumenti, piazze e palazzi. Qui vicino è il celeberrimo museo antropologico, davvero unico con tante sezioni che vanno da quella introduttiva, dedicata appunto all’antropologia, a quella dedicata a Teotihuacan, madre di tutte le civiltà mesoamericane. Visitiamo le sale dedicate ai toltechi di Tula, i primi a fare i sacrifici umani poi quelle degli Zapotechi e Mixtechi della valle di Oaxaca e quindi degli Atzechi. Infine i Maya e gli Hastechi. La visita risulterà affascinante dopodiché ripercorriamo il Paseo estacionando el nuestro coche al Ritz. Riposiamo un oretta per poi passeggiare per le vie del centro fino alle famose “cantinas”, vietate alle donne, dove gli uomini si ritrovano davanti ai bicchieri di pulque o di mezcal. Il primo viene dato gratis ma è solo per aumentare la sete del cliente che poi ordina sempre ancora da bere. Dopo una cena anonima torniamo in albergo per preparare la giornata di domani. Sveglia molto presto alle 6.00 e siamo già al solito bar. Poi via verso Tula, la capitale del famoso popolo dei toltechi. Da lontano ecco già i famosi “atlantes”. Il massimo sviluppo di questo popolo si ebbe nel periodo classico intorno al 85 d.c. Tula fu fondata dal re Acatl delle tribu chichimeche del nord e fu governata da dieci re toltechi fino a quando altre tribù chichimeche la distrussero. L’edificio più imponente è il tempio delle stelle del mattino. In cima alla piramide, il più alto contributo dei toltechi all’arte mesoamereicana: gli atlantes. Essi rappresentano Quetzalcoatl, il dio più importante del pantheon tolteco in forma di guerriero e con un pettorale a forma di farfalla. Sulla schiena sorreggono uno scudo a forma di sole calante con un volto umano nel centro. Ripartiamo verso un altro sito archeologico, ancora più monumentale: Teotihuacan., il più famoso del mesoamerica. C’è molta gente oggi dato che è Domenica e seguiamo il sentiero che porta alla porta d’entrata salendo poi la ripidissima scalinata che conduce alla cima della piramide del sole, il più importante monumento del Messico. Dalla cima si gode un spettacolo unico con di fronte il viale dei morti che va dalla Cittadella, dove in uno grande spazio vi ci si riuniva in occasione di celebrazioni religiose, alla stupenda piramide della luna, dalla parte opposta. Nel periodo di massimo splendore qui vivevano 200.000 persone fino a che questa floridissima cultura sparì dalla faccia del Messico. Scendiamo dalla piramide del sole per raggiungere l’altra, dalla quale si ha una visione d’insieme più affascinante. Da qui entriamo poi nel tempio di Quetzalpapotl che si pensa fu una residenza di sacerdoti. Ci sono bassorilievi di interessante fattura alcuni rappresentanti il quetzal, uccello bellissimo di allora. Percorriamo ora tutto il viale di morti fino alla “Cittadella” dove sono stati scoperti sotto una piramide di minore importanza una più bella dedicata a Quetzalcoatl con sculture anche di Tlaloc (dio della pioggia). Mangiamo una cosa in un locale vicino al sito e quindi torniamo alla capitale sostando però prima ad un pueblo dove si sta effettuando una deliziosa festa paesana con danze popolari. Finalmente in albergo a riposare dato che domattina sarà una levataccia alle 4.30 dato che entro le 5.00 dobbiamo assolutamente uscire dalla cuidad a causa delle targhe alterne che ci obbligano a lasciarla prima delle cinque. Il tempo ci regala per ora un po’ di pioggia e della nebbia che ci accompagna lungo tutta la discesa dall’altipiano di Città del Messico verso la pianura attraverso foreste e paesaggi caratteristici dove spiccano evidenti ed imponenti i cactus dalle differenti forme. Entriamo infine nella perla del Pacifico: Acapulco. Una strada in discesa ci porta dalla periferia alla vera Acapulco giù in riva al mare. Dopo un breve giro di ricognizione troviamo un appartamentino. Sistemato il tutto raggiungiamo la spiaggia e ci dedichiamo all’attività balneare. Tornati a casa ci sistemiamo per l’uscita serale dirigendoci verso la Quebrada, il quartiere della città dove si possono ammirare i famosi tuffatori. Prenotiamo un tavolo essendo particolarmente fortunati perché è il migliore del famosissimo ristorante Perla. Ceneremo nella posizione più favorevole per ammirare lo spettacolo che viene effettuato dalle 19.30 alle 22.30 ogni ora. Sotto di noi un centinaio di spettatori si accalcano sulle terrazze che danno proprio sul palcoscenico della Quebrada. Arrivano i tuffatori percorrendo la scalinata che li porta giù fino ad un piedistallo da cui si tuffano nel mare leggermente mosso. Risalgono quindi sul roccione a picco di fronte alla vetta dove c’è una sorta di cappella. Uno ad uno poi ridiscendono sempre lungo la medesima via per un piccolo tratto fino al punto dal quale si tufferanno. Il salto è accompagnato da un “oohh” di ammirazione e quando il tuffatore incontra nel mare l’onda di ritorno della piccola ansa sono applausi fortissimi. Il saltatore deve perfettamente calcolare il momento in cui ci sarà appunto questa onda altrimenti potrebbe ferirsi con le rocce poco profonde. Assisteremo a due spettacoli ammirando estasiati il salto finale di ognuno che sarà effettuato proprio dalla cima, da brividi. La mattina seguente abbiamo ancora davanti agli occhi lo stupendo spettacolo al quale abbiamo assistito ieri sera e andiamo al mare ma raggiungendo la isla Roqueta a cui si arriva in lancia effettuando un bel giro della baia. Qui il mare è più pulito ma è anche piena di turisti. Che bella escursione e una volta a casa usciamo subito dopo facendo un primo giro di questa luccicante città piena di vita. Ceniamo sul lungomare con sopa de mariscos e un ottimo huachinango(pesce) con patate al cartoccio. Qui però la vita comincia alle 23.00 e quindi recuperiamo l’auto dirigendoci al bel quartiere di La Busa dove c’è tra l’altro uno degli alberghi più famosi del mondo. Pensate che ogni villetta ha la sua piscina privata e ai suoi ospiti la direzione mette a disposizione jeep firmate molto carine. Stasera abbiamo deciso di recarci in discoteca e sarà un locale fantastico dove all’interno è una vetrata enorme dominante la baia di Acapulco. Il luogo è discreto, di classe e vi rimarremo fino alle 2.00 di notte. Il giorno seguente ci vedrà in piedi solo alle 10 dopodiché ci rechiamo alla spiaggia con grande divertimento fra sole e onde. Alle 15.00 torniamo a casa per poi ripartire alla scoperta della città. Ci rechiamo allo Zocalo, nella zona più vecchia, passeggiando senza meta per un ora. La sera ceneremo al Barbaroja con crema di mariscos e camarones gigantes. Il soggiorno, in questa bellissima città adagiata sul Pacifico è terminato e la mattina seguente siamo di nuovo in partenza alle 6.30 verso un'altra località balneare: Puerto Escondido. Oggi è essenzialmente tappa di trasferimento percorrendo le strade accidentate dello stato del Guerriero. La vegetazione ai lati è rigogliosa e piena di vita tropicale. La strada si snoda un po’ all’interno perciò il mare si vede poco. Lungo il percorso noteremo anche un serpente e un iguana attraversarci la strada. Dopo il pranzo a base di tacos di pollo e chile ecco Puerto Escondido. Primo giro di ricognizione e poi scegliamo un alberghetto semplice gestito da un italiano. Raggiungiamo la spiaggia dove vi rimaniamo fino a sera divertendoci moltissimo con il mare un po’ ondoso e poi a cena a Los Crotos dove per la prima volta degustiamo un buon vino della baja con un filetto di marlin. Che bella giornata!. Pensavano di restare qui per due notti ma siamo ancora pieni di energie così optiamo per ripartire alle sei del mattino per Puerto Angel da dove la strada lascia il mare per salire sulla Sierra Madre Occidentale in un susseguirsi incredibile di curve. La foresta è viva, impenetrabile ed in questo scenario arriviamo al passo di più di 2.000 metri dopodiché si scende verso la valle di Oaxaca. Paesaggio arbustivo desertico con cactus di tutti i tipi ed eccoci finalmente a questa cittadina india dove è possibile scorgere ancora tra alcuni dei suoi abitanti tratti zapotechi. Trovato un confortevole alberghetto partiamo in direzione del sito di Monte Alban. Saliamo sino a parcheggiare l’auto, entrando quindi in questo importante sito archeologico in cima ad una collina che fu completamente spianata per far spazio al centro civico religioso che fu agli inizi. Gli Zapotechi, la popolazione che vi abitò dal 1800 a.c. assorbì culture variegate dato che il luogo era situato in una specie di via delle seta mesoamericana. Le popolazioni della costa del Golfo passavano infatti da questi luoghi per raggiungere poi la valle di Città del Messico e lo Yucatan dei Maya. Fiorì qui perciò una grande civiltà con difese naturali molto sicure. L’arte zapoteca si evolse in direzione dei corredi funerari e delle tombe. Lungo la spianata ci sono molti templi e piramidi, tutte con tombe al loro interno. La popolazione aumentò, occupando in seguito anche le colline circostanti e dando vita ad una grande civiltà fino a che i mixtechi non li sopraffarono non cancellando però la loro cultura ma assorbendone le cose migliori. Monte Alban fu spogliato dai morti zapotechi e al loro posto furono messi quelli mixtechi che erano abilissimi nel lavorare i metalli preziosi tanto che nella tomba 104 è stato ritrovato forse il più ricco ed importante corredo funerario del mesoamerica. Il complesso è caratterizzato anche da un gioco della pelota e dal complesso dei “Danzantes” che sono dei pesanti lastroni che ricoprivano uno dei primi edifici costruiti circa nel 400 a.c. Torniamo in albergo e quindi via verso le belle” calles” della città coloniale, rese ancora più affascinanti dalla chiusura al traffico. Visitiamo la chiesa della nostra Signora Concezione e quindi, dopo aver ammirato molte tiendas de artesanias arriviamo alla bellissima Basilica de Santo Domingo, costruita tra il 1577 e il 1600. Intorno allo Zocalo identifichiamo il ristorante dove ceneremo: el Asador basco dove su di una terrazza che da sulla grande piazza gustiamo una zuppa di tortilla (tortilla, chile e queso) e tomal de cazuela(pasta con dentro cipolla, pollo,verdura) e anche un pollo con mole negro. Il mole è una ricetta per la quale il Messico ed i messicani vanno orgogliosi. Si prepara con una base di carne bianca alla quale viene aggiunta una salsa fatta con ingredienti quasi sconosciuti. Principalmente c’è il cacao che però viene come si dice ammortizzato nel gusto da altro in modo da creare una salsa davvero particolare. Purtroppo questa ”specialità mexicana” farà male a Gosia e per tutta la giornata di domani lei starà a letto con brividi di freddo ed un terribile mal di stomaco. Nei ritagli di tempo a mia disposizione ne approfitto per visitare meglio qualche scorcio caratteristico della città. Grazie al cielo la giornata di riposo ha sortito l’effetto di riconsegnare Gosia alla sua forma precedente così si parte alle 6.00 verso Tehuantep sull’istmo omonimo. La strada non è come quella dell’altro ieri per cui vi arriviamo abbastanza velocemente. Notevoli piantagioni di maguey dal quale ricavano il mezcal e la tequila. La strada prosegue fino ad Auriga con un vento molto forte ed un paesaggio selvaggio. Eccoci arrivati alla località di Puerto Arista, un piccolo pueblo sul mare che si sta attrezzando per diventare stazione balneare. Per dormire c’è una sola possibilità realistica e la sfruttiamo. Subito dopo eccoci in mare e che mare!. Delle onde lunghe e deliziose accarezzano i nostri corpi ed è bello anche stare a riva e farsi toccare dalle onde che arrivano. Il tutto in un ambiente paradisiaco di spiagge lunghe trenta chilometri. Dopo qualche ora di mare noleggiamo una moto con gomme larghe con la quale sfrecciamo per un’ora sulla lontana spiaggia deserta. Degli ibis bianchi e rosa assistono ogni tanto dai bordi, tra la vegetazione. Con nessuno tra i piedi assistiamo al tramonto del sole, uno spettacolo da togliere il fiato. Io vorrei stare qui anche domani ma Gosia preferisce proseguire cosicché la mattina seguente ripartiamo verso Tuxta Gutierrez, cittadina moderna ma senza attrattive. Poco dopo deviamo verso l’imbarcadero per il Canon del Sumidero. E’ una delle attrattive del Messico e certo non ce la vogliamo perdere. Si parte insieme ad altri turisti risalendo un fiume che porta sino ad una diga. Le caratteristiche sono le pareti che si innalzano ai lati, la più alta delle quali arriva addirittura a 1.000 metri. C’ e una bella grotta ed una cascata chiamata albero di natale per la forma tipico dell’albero che l’acqua ha dato alla roccia e alla sua vegetazione. Dopo questa bella escursione proseguiamo lungo una ripida salita che in mezzora ci consegna la nostra meta finale: San Cristobal de las Casas a 2.300 metri. Incontriamo nel frattempo dei bambini tzotzil, una comunità indigena locale che mantiene delle tradizioni ed ancora vive come nei tempi passati. Trovato l’albergo ripartiamo ancora verso Zinacantan dove della gente suona mentre altri stanno vicino ad una chiesa. Qui non si può fotografare nessuno e non si può nemmeno entrare nell’edificio religioso dato che è riservato a loro e loro soltanto. Credono che Cristo dopo la risurrezione sia diventato sole. Ci dirigiamo quindi verso Chomula ma non riusciamo a trovare la strada perciò ritorniamo sui nostri passi verso San Cristobal. Passeggiamo lungo le sue belle vie piene di negozi di artigianato con bei costumi locali caratteristici. Dopo cena subito a letto perché siamo stanchi morti. Il giorno seguente, attraversiamo una strada in mezzo a boschi e pini che poi diventano foresta vera, pluviale, incontaminata. E’ zona di Indios che tentano di strappare alla giungla qualche zolla da coltivare e poi vendono direttamente sulla strada. Il picco della giornata è il sito archeologico di Palenque ma prima una deviazione per le cascate di Agua Azul immerse nella foresta. Sono chiamate azul ma qui sono marroni a causa del sedimento che portano durante la stagione della pioggia. Sostiamo un po’ ammirando per la prima volta una farfalla azzurra fosforescente. Ripartiamo e dopo 60 chilometri di giungla ecco Palenque. Per primo notiamo un grande spiazzo con due importanti monumenti, famosissimi: il Castello ed il tempio delle iscrizioni. Saliamo le ripide scale del tempio arrivando in cima dove sia sui pilastri che sorreggono la costruzione sia all’interno della medesima ci sono degli stucchi lavorati e innumerevoli iscrizioni da qui il nome dato al tempio. Fu costruito in epoche successive e nasconde al suo interno una stupenda tomba oltre un pregevole arco maya. E l‘unica tomba così grande ed assomiglia come splendore a quelle egiziane. Dalla cima del tempio si ha una bella visione del Castello con la torre che serviva per scrutare meglio gli astri. All’interno del castello ci sono corridoi e stanze che erano abitate da governatori e sacerdoti. C’è un rilievo in pietra esagonale dove la moglie di Pakal consegna al figlio la corona del trono dopo che ha raggiunto l’età di 12 anni. Comincia purtroppo a piovere altrimenti la foresta non si chiamerebbe pluviale. Il sito è completamente immerso nella vegetazione incontaminata. Ci sono altre costruzione con altre cresterie ornamentali ma ormai piove a dirotto perciò decidiamo di ripartire. Lasciamo la zona della foresta per arrivare in pianura dove sono molti i ranch con cavalli. Abbiamo percorso un sacco di chilometri e sta facendo scuro perciò decidiamo un termine di tappa a San Francisco Escarrega, l’unico abitato vero in 150 chilometri. Qui sembra non ci sia altro che lo scalcinato motel dove alloggiamo. Di notte sarà un problema riposare in questo clima opprimente ma è pur sempre meglio di dormire in macchina!. Per fortuna partiremo prestissimo alle 4.00 anche per arrivare presto alle spiagge del Caribe. La strada è un po’ pericolosa ma alla fine sorge il sole e dopo uno sproposito di chilometri ecco finalmente le rovine di Tulum, sito archeologico poco importante ma uno dei più fotografati per via dello splendido mare dei paraggi. Da qui parte una strada dritta che costeggia il caribe che però non si vede mai per via delle foresta fittissima da dove ogni tanto partono delle piste più o meno grandi, asfaltate e non che attraversate per qualche centinaio di metri nel verde sbucano in un mare multicolore. La nostra scelta cade su un complesso di villettine ad Akumal. Sistemiamo le nostre cose e via subito in spiaggia. A circa 200 metri al largo ecco la barriera corallina. Dopo un primo tratto spoglio ecco i primi banchi di corallo con la relativa vita corallina, insomma il cocktail giusto per una piacevole scorpacciata di mare. Quindi doccia e via alla ricerca di un buon ristorante. Troviamo l’unico locale accogliente nelle vicinanze dove gustiamo un buon pargo alla parilla. Finalmente si dorme un po’ di più e dopo una colazione all’americana via verso la baia di Xel-Ha, parco naturale. Si paga l’ingresso e all’interno ci sono degli specchi d’acqua di una limpidità sconvolgente dove è stupendo ammirare una moltitudine di pesci corallini. Il posto però è troppo artificiale e non ci piace perciò ripartiamo verso la spiaggia solitaria che abbiamo scoperto ieri al nostro arrivo. Purtroppo il fondale è troppo basso e nemmeno qui si gode appieno. Dopo pranzo perciò ripartiamo verso Playa del Carmen dove di sera ceneremo con un ottimo mero(cernia) a la parilla. L’indomani dopo la sveglia al nostro complesso dell’Akumal ci rechiamo alla spiaggia di Chemuyil. Lungo tutta la sua lunghezza notiamo le palme troncate di netto e verremo a sapere che le ha ridotte così una sorta di batterio che sta infestando tutto il litorale addirittura fino a Cancun. Buona esperienza balneare mentre gioco per un po’ con una bella razza inseguendola ed ammirandola. In questo posto funziona un ristorante dove pranziamo con mero dopodiché ci spostiamo a Xacet dove davvero c’e una spiaggia da fantascienza, lunga e con una sabbia che più fine non si può. Il tempo però si sta guastando e dopo aver goduto ampiamente si fa ritorno ad Akumal e poi a Tulum per far riparare una gomma rovinata. Il giorno seguente sarà dedicato a vita da spiaggia prima a Xacet e poi ad Akumal dove ci aggreghiamo ad un gruppo che va alla ricerca delle tartarughe ma dopo due chilometri di scarpinata sulla spiaggia degli anfibi nemmeno l’ombra. Xacet è il nostro obbiettivo anche di domani quando trascorriamo l’intera mattinata confezionandoci dei momenti che rimarranno scolpiti a fuoco nella memoria. Pranzo nei dintorni e poi ancora pieno di sole e mare per tutto il pomeriggio terminando la giornata ad Akumal. L’indomani partenza alle otto verso la città di Cancun che raggiungiamo in breve tempo. Al bivio deviamo verso destra percorrendo tutta la zona hotelera in cerca di un albergo per la notte ammirando nel frattempo una seria di hotel da mille ed una notte. Il mar è di un color blu intenso mentre dal lato opposto c’è la laguna. Sistemate le nostre cose all’Astoris via alla ricerca di un negozio per trovare il deflettore del Maggiolino che ieri ho rotto dopo aver sbadatamente lasciato all’interno la chiave e poi un meccanico per sostituirlo. Colazione e poi si va in spiaggia. L’acqua è limpida e la sabbia ha la caratteristica di non scottare sotto i piedi perché non è fatta di silicio ma di fossili di plancton. Ci si diverte un po’ con le onde, poi doccia e via alla scoperta della città. Cancun non esisteva fino ad alcuni anni fa quando volendo creare una località balneare di richiamo internazionale sui caraibi che si contrapponesse ad Acapulco il governo messicano scelse una lingua di sabbia vicino ad un mare incantevole. Così Ciudad Cancun, prima cittadina di pescatori si è trovata a fare da città dei servizi per Cancun nuova. Scendiamo fino al ponte Nizac, all’inizio della zona hotelera con l’idea di dare un occhiata agli alberghi migliori e saranno assolutamente straordinari. Ancora un po’ di spiaggia e mare uscendo poi per la cena dirigendoci verso avenida Tulum a Cuidad Cancun. Ci sono negozi di artigianato e ristoranti. Optiamo per la Roja mexicana con zuppa di frijol e napolitas con pezzi di foglie di cactus Napoli. La cuenta(conto) è degna degli americani e Cancun non ci vedrai mai più. Domani si parte alle 6.30 in modo da raggiungere Valladolid abbastanza presto. Scelta di un buon albergo per il pernottamento e raggiungiamo poi Rio Lagartos un grazioso pueblo dove al porticciolo parliamo con un ragazzo per effettuare l’escursione che è il motivo della nostra presenza. Partiamo con una lancha fino a raggiungere un fiume con ai lati delle mangrovie. L’ambiente è vergine e di tanto in tanto si ammira qualche uccello. Raggiungiamo infine una grande laguna di acqua basse con grandi gruppi di fenicotteri rosa (flamingos). Sono uccelli incredibili che quando spiccano il volo quasi camminano inizialmente sull’acqua per poi disegnare in cielo grandi coreografie. Tornando pranziamo con camarones nell’unico locale di un certo tono mentre si parla col ragazzo di svariati argomenti. Qui si vive solo della raccolta del sale e della pesca. Si ritorna a Valladolid dove facciamo una bella passeggiata fino alla chiesa di San Bernardino e quindi al ristorante degli Archi dove gustiamo una sopa de lima(cipolla, brodo, pollo ed una fetta di limone) e carne asada di maiale con salsa achote e frijoles, il tutto con un buon Calafa della Baja 87 di Pedro Domecq. Alle otto del mattino del giorno dopo eccoci già al sito archeologico più fotografato di tutto il Messico: Chichen Itza. E’ meglio arrivarci presto perché quando il sole picchia non è un grande piacere godere dello splendore di questi monumenti. La fatica attanaglia e non si ha più voglia di fare niente. Questo è l’unico posto dove siamo stati costretti a pagare anche per la telecamera. Saliamo subito in cima al castello o piramide di Kukulkan dal quale si gode una magnifica veduta. In basso, ai lati di una scalinata, due colonne raffiguranti serpenti. Il tempio dei guerrieri è ciò che più dimostra l’influenza tolteca in questo sito infatti nella parete posteriore c’è una grande piastra in pietra sorretta da colonne tipo gli atlantes di Tula. Si fa il giro di tutto il complesso visitando anche l’Osservatorio, la piattaforma dei teschi dove venivano posti sopra i teschi dei sacrifici. Usciamo mentre entra una colonna di americani col sole a 35 gradi e direzioniamo verso Merida, città molto nota in Messico perché un tempo ospitava più miliardari di qualsiasi altra città al mondo. Fu la fibra enequem che diede questa ricchezza e ancora oggi grandi piantagioni si possono vedere in zona. Merida volle darsi quindi un contegno da città europea e fece costruire il bel Paseo Montejo con notevoli case e palazzi che lo bordeggiano. Facciano una lunga passeggiata dopo aver scelto l’albergo visitando lo Zocalo, il palazzo del governo con notevoli murales al suo interno. Molto carina anche la cattedrale, sempre nello Zocalo. Cena anonima e a letto concedendoci un po’ di riposo in più ma alle 5.30 si parte comunque attraversando tutto lo stato del Campeche e sbucando sulla costa del Golfo del Messico. Alle 2.30 arriviamo alla meta finale, la città di Villahermosa, molto carina anche grazie ai soldi del petrolio del suo stato: il Tabasco. Via ora verso il parco museo la Venta. E’ per questo che siamo venuti fino a qui. In questo parco infatti dove è possibile anche incontrare procioni, armadilli e cerbiatti, sono stati portati i reperti archeologici ritrovati nell’antica capitale olmeca La Venta. Sono delle incredibili sculture in basalto che non si sa come vennero portate dalle miniere nella capitale dopo un tragitto di cento chilometri. Sono molto singolari e raffigurano una volta una testa di giovane, una testa di vecchio, un altare etc. C’è una testa che raffigura il volto di una persona con tratti negroidi che ha fatto impazzire di curiosità tutti gli archeologici del mondo. Queste sculture sono state poste in vari punti del parco .Visitiamo anche la città di Villahermosa che però non offre alcuno picco di interesse e poi sta incominciando a piovere per cui, dopo una cenetta in un locale vicino all’albergo ci ritiriamo dato che comunque ci dovremo alzare alle sei e attraverso una campagna ricca di graziosi villaggi sostiamo per pranzo in riva ad un lago. Proseguiamo ammirando un bel ponte e dei curiosi paesi alla foce di un fiume con una vegetazione che è trasportata dalla corrente fino al mare. Eccoci a Veracruz. Il mare è sporchino perciò pensiamo solo a passeggiare. C’è il Malecon con negozietti anonimi e una cattedrale di discreta architettura. Sostiamo al famoso cafè de la Parochia con musicisti che ci allietano lo snack Acquistiamo una bellissima testa del re di Palenque in pietra malachite. Si cena con la specialità, hauchinango alla veracruziana e nel locale ci sono anche curiosi musicisti col sombrero che ci regalano anche un bel momento musicale. Il giorno dopo partiamo per Cordoba attraverso una autostrada che costa davvero troppo per il Messico. Sosta ad Orizaba nota più che altro perché da il nome al Pico de Orizaba, il più alto monte del paese. E’ un vulcano ed è praticamente sempre coperto dalle nuvole. Da qui si sale sull’altopiano dove il traffico aumenta fino ad arrivare alla bella Puebla. Optiamo per il miglior albergo in cui siamo stati finora in Messico e ci approntiamo per la visita della bella città. Ha un vasto centro zeppo di case coloniali e graziosi monumenti. Senza dubbio la più bella città visitata perla della quale è la cattedrale fatta costruire nel XVI secolo da un vescovo con l’autorizzazione di Carlo V re di Spagna. Ci vollero 204 anni per terminarla e visitandola se ne intuisce il perché. Il suo monumento più noto è il baldacchino davvero imponente sotto il quale c’è il camposanto dove riposano 21 vescovi. Ci sono tre organi: uno nuovo costruito dagli Usa, Germania e Messico e due più vecchi di 300 e 400 fa non funzionanti ma vere opere d’arte. Retablos, sculture e dipinti decorano questa cattedrale davvero preziosa, forse la più bella del paese. Dopo una bella passeggiata si cena al Flore de Puebla dove assaggeremo chalupas (tortilla con queso, pollo e chile)e Tlaliquena(pollo, avocado, queso e chili fritto). Il giorno dopo è domenica e bighelloniamo in giro assaporando il luogo con la calma necessaria. C’è una festa nello Zocalo dove vendono anche una specialità di qui: il chili en nogado, ripieno di carne e pezzi di frutta infine impanato( un obbrobrio). Il giorno seguente partenza presto perché oggi è vietato entrare nel d.f. con la nostra targa anche se il contratto dice che dobbiamo tornare l’auto all’autonoleggio. Appena entrati nella capitale ci fermano i poliziotti che vogliono farci pagare una multa e sequestrare l’auto. Con opera diplomatica riuscirò comunque a farci trasportare fino all’aeroporto con la loro auto(incredibile) riuscendo persino a far pagare la multa all’Avis. Lasciamo il paese con un ricordo vivissimo di piacevolezze che rimarranno impresse per tutta la nostra vita.

 

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