2014  ROMA

La Città Eterna

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Esquilino - Chiesa di Santa Pedenzana

 

Dopo l’incredibile sequenza di capitali estere, mi è parso opportuno approfondire anche quella del mio paese, oltretutto la più bella del mondo, in assoluto. La raggiungo con un volo Easy Jet da Malpensa, atterrando a Fiumicino dopo un ora di volo, alle 13.10. Un pullman mi porta fino alla Stazione Termini, nei pressi della quale è l’ostello da me prenotato. Rapida registrazione, dopodichè comincio le visite dalla zona più vicina: Esquilino, uno dei quartieri più poveri e popolati, ma non per questo meno ricco di attrattive. Passando per la piazza Esquilino giungo alla vicina chiesa di Santa Pudenzana che possiede un piacevole portico nella sua facciata ottocentesca e una pregevole torre campanaria in cotto suddivisa in quattro ordini, con la presenza di trifore su ogni lato. L’interno, a tre navate, mostra un’abside con un notevole mosaico del IV secolo. Né le volte, non decorate, che le cappelle attirano troppo la mia attenzione, tranne la prima a sinistra che presenta un altare con altorilievo e due monumenti funerari. Percorro quindi la lunga via Cavour fino alla chiesa di San Pietro in Vincoli, che raggiungo attraverso una scalinata. Prende il nome dalle due catene (vincoli) con cui fu legato San Pietro durante la prigionia nel carcere mamertino e poste in una teca sotto l’altare maggiore sormontato da un ciborio con fregi dorati. La facciata è anonima, l’interno a tre navate, di cui le due laterali senza cappelle ma con solo altari. Originali due di loro, che possiedono monumenti funerari alquanto inquietanti con figure di teschi e scheletri. L’abside è affrescata, molto bella nella parte del catino. La volta della navata centrale è dotata di un grande affresco che obbliga il visitatore a restare per un po’ a testa in su ad ammirarlo, ma quello per cui la chiesa è famosa è lo straordinario monumento funerario posto al termine della navata di destra: la tomba di Giulio II, per cui Michelangelo trascorse otto mesi a Carrara alla ricerca dei marmi più adatti. Realizzata su due ordini, vi campeggia la statua di Mosè con le tavole della legge. Nel secondo una statua della Vergine col Bambino e a lato due profeti. Solo il Mosè fu però terminato dal grande artista, perché poi fu chiamato a dipingere la Cappella Sistina e l’opera venne ultimata dai suoi allievi. Torno un po’ indietro sui miei passi fino alla successiva chiesa di San Martino ai Monti, anch’essa, come la maggior parte delle chiese visitate, con facciata non entusiasmante. A tre navate, quella centrale, con volta a cassettoni, è separata dalle due laterali da 12 colonne corinzie per lato. Le cappelle sono solo semplici altari con pale di non eccelso valore, quella che più ha attirato la mia attenzione è l’ultima a sinistra con un affresco che rappresenta come era, in origine, l’interno di San Giovanni in Laterano. La giornata procede bene, il clima è piacevolmente tiepido e il sole è solo di tanto in tanto coperto da nuvole non minacciose. Proseguo con la chiesa di Santa Prassede, alquanto nascosta. Le tre navate sono separate da file di colonne di granito e, al centro del pavimento di quella centrale, c’è un disco di pietra che copre un pozzo dove si dice che Santa Prassede avesse raccolto i resti di 2.000 martiri. Le cappelle laterali risultano un po’ cupe, poco visibili. L’unica ben percepibile, a circa metà della navata di destra, reca una teca dove è conservata una parte di una colonna portata da Gerusalemme che, nel medioevo, veniva considerata quella a cui Cristo fu legato e flagellato. La navata centrale è ricca di affreschi nelle sue pareti laterali, mentre la volta è a cassettoni. Eccezionale il mosaico del catino absidale dove Santa Prassede e Santa Pudenzana stanno ai lati del Cristo. Nonostante sia parzialmente nascosto dal ciborio sopra l’altare, ne resto profondamente ammirato. In una cripta è la tomba della Santa. E’ giunto il momento di visitare la chiesa più famosa della zona: la basilica di Santa Maria Maggiore, tra tutte quelle romane quella in cui i diversi stili architettonici si sposano in modo più armonioso. La facciata che da verso la piazza Esquilino, con l’obelisco egizio fatto erigere nel 1587 da Papa Sisto V è magnifica, con tutte le sue lesene corinzie e la sporgenza dell’abside interna. Nel secondo ordine una serie di balaustre ai lati delle quali si ergono le due cupole. Ma è la facciata sulla piazza opposta che lascia basiti. Un tripudio di colonne ioniche nel primo ordine e di corinzie nel secondo sono da contorno allo splendido campanile in cotto. E che dire dei mosaici sulle volte delle due file di portici? Certamente una delle più belle facciate mai viste in giro per l’Europa. All’interno, subito a destra, è il battistero, circondato da una balaustra circolare in marmo. Il dipinto della cupola è alquanto strano, con un occhio centrale circondato da una corona di angeli. In fondo alla navata destra, visibile solo attraverso una cancellata, è la cappella Sistina, realizzata per Papa Sisto V. Al centro il bellissimo altare del Sacramento, ma tutto intorno è una profusione di marmi policromi, di edicole con statue, di stucchi e affreschi oltre, naturalmente, alla tomba del Papa al quale è dedicata. Anche qui si paga per poter ammirare l’abside illuminata. Il presbiterio è magnifico. Un baldacchino, con quattro colonne di porfido sormonta l’altare maggiore, dietro il quale, splendido, il mosaico del catino absidale raffigurante l’incoronazione della Vergine, di Jacopo Torriti e in basso la bella pala d’altare sempre con la Vergine. La chiesa è celebre per i suoi mosaici, le scene bibliche sulla navata centrale e sull’arco trionfale risalgono al V secolo. All’improvviso si accendono le luci per la celebrazione della Messa, ed allora tutto assume i contorni di una fiaba. Cerco di non farmi sfuggire nessun particolare di pregio, rimango come incantato, con la testa rivolta allo splendido soffitto a cassettoni, agli affreschi, alle modanature, è uno spettacolo a cui non si può non restare commossi. Attraverso il viale Carlo Alberto giungo alla piazza porticata di Vittorio Emanuele II, costruita all’indomani dell’Unità d’Italia, con al centro, un ampio giardino. Giungo così all’ultima visita della giornata, la piccola chiesetta di Santa Bibiana. Purtroppo la facciata in ristrutturazione mi impedisce di ammirare la prima opera architettonica del grande scultore Gian Lorenzo Bernini, l’artista preferito dei Papi, che con le sue sculture, palazzi, chiese e fontane, trasformò Roma nel XVII secolo. L’interno non presenta nulla di citabile, ma detiene una delle prime opere del maestro rappresentante la martire Santa Bibiana. Bene, le visite sono terminate, anche perché ormai è buio, ma questo non mi impedisce di raggiungere in metro piazza Barberini dove al centro della piazza è illuminata la famosa fontana del Tritone, una delle più belle creazioni del Bernini. Gli acrobatici delfini che si reggono sulla testa sostengono con le code una grande conchiglia sulla quale è inginocchiato il dio marino Tritone. Attraverso la via omonima giungo alla famosissima fontana di Trevi e non c’è modo migliore di terminare la giornata. E’ la più scenografica fontana di Roma e la più bella che abbia mai visto in Europa. Al centro è la figura del dio Nettuno fiancheggiato da due tritoni che guidano dei cavalli marini. In uno dei rilievi in alto è raffigurata la Vergine che diede il nome all’acquedotto che nel I secolo terminava proprio qui. Resto ad ammirarla per un po’ finché lo stomaco non mi consiglia di dargli attenzione, così mi reco al vicino ristorante Trevi dove gusto degli ottimi saltimbocca alla romana bagnati da un buona coppa di Merlot. Quindi torno in ostello a definire il percorso dell’indomani che mi vede sveglio gia alle 6 per uscire alle 7 in direzione della piazza del Viminale dov’è l’austera sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del ministero dell’Interno per arrivare infine alla prima chiesa delle giornata: la Santa Maria dei Monti, barocca e ad una navata, con piacevoli cappelle dove sono presenti altrettante gradevoli pale d’altare. Quello che mi ha colpito più favorevolmente è la zona absidale e la stupenda tomba col monumento funerario dedicato al Santo francese Labre, nel transetto destro. Proseguo verso la piccola chiesa di Sant’Agata dei Goti, a tre navate con un altare cosmatesco ed un soffitto a cassettoni. Raggiungo quindi via Nazionale dove ammiro il grande palazzo della Banca d’Italia. La percorro fino in fondo, a piazza della Repubblica, sostando prima ad apprezzare il monumentale Palazzo delle Esposizioni. L’entrata principale ricorda un arco di trionfo. Giunto in piazza, dove sono presenti alberghi di lusso, contemplo la centrale fontana delle Naiadi, dove le quattro ninfe in bronzo sono sdraiate ognuna su un animale acquatico. Di fronte è la basilica di Santa Maria degli Angeli, incorporata nei resti delle Terme di Diocleziano da Michelangelo nel 1563. L’interno è grandioso, a croce greca, con imponenti colonne corinzie che terminano in trabeazioni e timpani finemente decorati con modanature. Alle pareti enormi dipinti, uno dei quali è il martirio di San Domenico del Domenichino. Il presbiterio è separato dall’aula da una fine balaustra di marmo dello stesso colore dell’altare ai lati del quale intravedo bei dipinti. Sul lato destro dell’edificio religioso è presente la meridiana, inaugurata da Clemente XI nel 1708 che servì a regolare gli orologi di Roma fino al 1846. Stupendi monumenti funebri, come quello dedicato al maresciallo Diaz. Uscito raggiungo la piazza San Bernardo dov’è la fontana del Mosè, alquanto colossale e sproporzionata. Passo oltre percorrendo la via XX Settembre con il luogo dove sono ubicate le Quattro Fontane, collocate agli angoli di edifici situati all’incrocio di due strade ed alcuni palazzi importanti come il Ministero della Difesa. Eccomi ora dinnanzi al Palazzo del Quirinale, sede ufficiale dei Re e poi, nel 1947 dei Presidenti della Repubblica. In lontananza si intravede la cupola di San Pietro. Di fronte al palazzo, la statua di Castore e Polluce patroni dei cavalieri. Nei pressi di Piazza Venezia resto folgorato dall’elegante Colonna Traiana, inaugurata da Traiano nel 113 d.C. e celebrante le sue due campagne di Dacia (Romania). I bassorilievi presenti a spirale intorno alla colonna  iniziano in basso con i romani che si preparano alla guerra e in cima con la cacciata  dei Daci. Straordinaria! L’itinerario prosegue ora con la famosa chiesa dei Santi Apostoli, a tre navate, con nella cripta la tomba dei Santi Filippo e Giacomo. Nella navata di sinistra c’è la tomba di Clemente XIV del Canova, mentre molto originale è l’effetto  degli Angeli Ribelli di Giovanni Odazzi che paiono cadere dalla volta. Notevole è anche la pala dell’altare maggiore dove campeggia una tela di Domenico Muratori rappresentante il martirio dei due Santi. Fuori dalla chiesa, nel vestibolo, ammiro il monumento all’incisore Volpedo, del Canova. Quindi la chiesa di San Marcello al Corso, barocca, ad una sola navata, con cinque cappelle per lato bellamente adornate con monumenti funebri. I dipinti sono poco interessanti, al di fuori di quello presente nella terza cappella di destra dov’è un affresco del trecento rappresentante una Madonna col Bambino. Originale il soffitto a cassettoni della navata, con stemmi e stucchi. In controfacciata, a destra, il monumento funebre del cardinale Michiel. Riesco poi ad entrare, chiedendone il permesso, in sacrestia dove resto affascinato di fronte ad una stupenda Crocifissione di uno dei miei pittori preferiti, il fiammingo Van Dick. Percorro quindi un po’ della celebre via del Corso giungendo in piazza Colonna, dov’è Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio. Al centro la Colonna di Marco Aurelio, ispirata alla Colonna Traiana ed eretta dopo la morte di Marco Aurelio nel 180 d.C. per commemorare le sue vittorie sui barbari lungo il Danubio. Anche in questo caso è impossibile non cercare di seguire i bassorilievi che salgono a spirale fino alla cima. Continuando le visite mi reco alla chiesa di Santa Maria in Trivio, piccola, ad una navata. Costruita intorno al 1570, presenta un bel dipinto nell’ultima cappella a sinistra, una decapitazione di San Paolo e dei pregevoli affreschi sulla volta. Uscito, sosta d’obbligo nell’adiacente fontana di Trevi, che ammiro ora con la luce del giorno e poi di nuovo per via del Corso, deviando poi verso piazza di Montecitorio dov’è il Palazzo omonimo. Dapprima tribunale dello Stato Vaticano, nel 1871 divenne sede della Camera dei Deputati. L’obelisco che gli sta di fronte fu posto nella posizione attuale dal Papa Pio VI nel 1792 ma portato a Roma per la prima volta, proveniente da Heliopolis in Egitto, da Augusto nel 10 d.C. E’ u piacere passeggiare in questa zona, ricca di piazze, negozi caratteristici in viuzze altrettanto seducenti, fino alla chiesa di San Lorenzo in Lucina, uno dei più antichi luoghi di culto cristiano a Roma. Originale il pronao in facciata. L’interno è a tre navate, con soffitto centrale a cassettoni. L’altare è notevole, con la sua pala di Guido Reni: la crocifissione. Quattro cappelle nelle navate laterali presentano dipinti in ottimo stato di conservazione fra i quali spiccano quelli del caravaggista francese Simon Vouet nella cappella di San Francesco. Da citare anche i busti del Bernini nella cappella Fonseca e il monumento funerario a Nicolas Poussin, sepolto in questa chiesa. Quindi tappa per ammirare Palazzo Borghese, edificio acquistato nel 1505 dal cardinale Camillo Borghese poco prima di diventare Papa Paolo V, per poi far ritorno a piazza di Montecitorio e da qui in piazza Capranica, dov’è uno dei pochi edifici romani sopravvissuti al tempo e commissionato dal cardinale Domenico Caprinica. Interessanti le sue finestre gotiche che recano lo stemma del cardinale. E’ giunto il momento di visitare il celeberrimo Pantheon, raggiungo così l’omonima piazza. Nel medioevo era il tempio romano dedicato a tutti gli dei. Il pronao centrale nasconde la grande cupola emisferica, la più grande del mondo, di altezza e diametro uguali: 43,3 metri. Dall’apertura sulla sommità della volta a cassettoni, l’oculus, proviene l’unica luce. Quando piove l’acqua vi entra e viene drenata da 22 fori nel pavimento. All’interno vi si trovano la tomba di Raffaello, del Re Umberto I e di Margherita di Savoia e di Vittorio Emanuele II. Attraverso la via del Seminario giungo quindi alla chiesa di Sant’Ignazio nella bellissima piazzetta omonima, capolavoro del rococò, con case borghesi dall’andamento curvilineo. Dedicata al fondatore dell’ordine dei Gesuiti, l’interno della chiesa, barocco, è grandioso, a tre navate. La centrale, a botte, mostra un enorme affresco di Andrea Pozzo, creatore anche dell’incredibile finta cupola al centro del transetto dove ci sono i monumenti funerari di Luigi Gonzaga e di San Giovanni Berchmany, con stupendi altorilievi. Le cappelle laterali sono anch’esse pregevoli, riccamente decorate con stucchi e marmi policromi. I dipinti, invece, non mi entusiasmano. Nelle vicinanze raggiungo l’affascinante piazza di Pietra dove ammiro il tempio di Adriano. I resti sono visibili nel lato sud della piazza, ben undici colonne corinzie in marmo, alte 15 metri. Percorro ora via della Gatta che deve il nome alla scultura marmorea di una gatta sul cornicione di un edificio adiacente a Palazzo Grazioli. Alla fine di via del Corso eccomi nuovamente nella stupenda piazza Venezia, dominata dal Vittoriale.  Volto a destra per via del Plebiscito fino a Palazzo Altieri, fatto erigere dai cardinali omonimi, dopodichè entro nella chiesa del Gesù, costruita nel XVI secolo e prima chiesa gesuita della capitale. A tre navate, la chiesa purtroppo è buia e mi impedisce di ammirare la straordinaria volta affrescata e le statue tra le finestre del cleristorio. Notevole nella navata di sinistra la cappelle di Sant’Ignazio dove, sopra l’altare, tra colonne in lapislazzuli e fregi dorati, è la statua del Santo e infine il quattrocentesco dipinto della Madonna della Strada. Attraverso l’affascinate piazza della Pigna giungo in piazza Minerva, sede della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Di fronte si erge l’obelisco omonimo, un gruppo scultoreo progettato dal Bernini che consiste in un elefante che regge sulla sua sella, abbondantemente addobbata, l’obelisco. Entro nella chiesa, a tre navate con volte a crociera. La centrale è dipinta di blu e vi sono affrescati gli apostoli. Si rivela un edificio ricchissimo di opere d’arte fra cui a destra, nella cappella dell’Annunciazione, un bellissimo dipinto di Antoniazzo Romano, e poi la cappella Aldobrandini, la cappella Carafa dipinta da Filippo Lippi. Il presbiterio è addirittura incredibile, vi si trovano, in una teca, la tomba marmorea di Santa Caterina da Siena, a sinistra del coro il monumento funebre di Clemente VII e sulla sinistra la tomba del grande Beato Angelico e la statua del Redentore del Bernini. Lungo tutto il cleristorio sono presenti rosoni policromi, nella cappella di San Domenico un gruppo marmoreo straordinario: la Madonna con Gesù e Santi fanciulli, di F. Grassi. Non si finisce mai di apprezzare opere di notevole spessore, come pregevoli dipinti del XV, XVI e XVII secolo. E’ stata una giornata ricchissima, persino troppo, ed è giunta l’ora di suggellarla con un’ottima cena. Per questo mi reco in un ristorante famoso della capitale, il ristorante Al Moro dove in un ambiente elegante gusto un ottimo abbacchio alla cacciatora con un eccellente coppa di Shiraz, rosso del Lazio di Casale del Giglio. Con la metro faccio ritorno felice in piazza Termini e in ostello. Martedì comincio prestissimo, alle 6.30 sono già in metro. Scendo a Barberini dedicandomi subito alla chiesa di Santa Maria delle Fratte che presenta campanile e cupola notevoli per la complessa articolazione delle superfici concave e convesse. L’interno è piuttosto buio, dovuto forse all’ora, sono le 7.00, ma questo non mi impedisce di apprezzare la cappella della Madonna miracolosa e i due stupendi angeli del Bernini, disposti ai lati del presbiterio. Proseguendo in direzione di piazza Navona c’è la Colonna dell’Immacolata, che commemora l’enunciazione da parte di Papa Pio IX della dottrina dell’Immacolata Concezione secondo cui la Madonna sarebbe nata “senza macchia”. Di fronte, il Palazzo di Propaganda Fide, una congregazione gesuita fondata nel 1622. Eccomi giunto nella celeberrima piazza di Spagna. Purtroppo la fontana della Barcaccia è circondata da impalcature ed impossibile da ammirare. Di fronte, sale la famosa scalinata di Trinità dei Monti, che alterna tratti curvi, diritti e terrazze creando una delle scenografie più belle di Roma. Sono appena le 8.00, cosicché me la posso godere in santa pace anche se devo ammettere che mi sarei aspettato qualcosa di più, nonostante il luogo sia costellato da negozi di lusso dove gli amanti dello shopping potrebbero spendervi ore ed ore. Qui, infatti, sono presenti Versace, Dolce e Gabbana, Escada, Pucci, Chanel, Missoni. E che dire poi, quando decido di percorrere la via Condotti! Ecco i negozi di Dior, Gucci, Prada, Bulgari, Damiani, Cartier, Valentino, Louis Vitton, Armani, Hermes, Ferravamo, Celine, Buccellati, Burberry, Zegna, Trussardi e, al numero 86, il celebre caffé Greco, aperto appunto da un greco nel 1760 e frequentato per tutto il XVIII secolo da artisti stranieri come Byron e Gothe, Liszt, Wagner e Bizet. Dopo questa parentesi frivola, nella via del Corso, entro nella basilica dei Santi Ambrogio e Carlo, proprio di fronte all’hotel Plaza. A tre navate, e di uno sfavillante barocco, è ricca di stucchi e decorazioni che circondano gli affreschi delle navate e dei soffitti a botte. Magnifici i due pulpiti ai lati dell’altare e curiosa la cappella dedicato a Sant’Olaf, patrono della Norvegia. Dietro l’altare maggiore, un reliquiario con il cuore di San Carlo. Una lunga via mi porta nella famosa piazza del Popolo, un ampio acciottolato a forma ovale nel cui centro svetta un obelisco egizio, dietro al quale si ammirano le chiese gemelle di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli. Nonostante la scenografia della piazza sia straordinaria, proprio per merito delle due chiese, quando le visito non mi regalano nessuna emozione cosicché, dopo aver ammirato la Porta del Popolo, da cui entra in città la via Flaminia che porta all’Adriatico, varco il portone della celebre chiesa di Santa Maria del Popolo, fatta costruire da Papa Sisto IV della Rovere nel 1472. Questo luogo custodisce uno dei più grandi tesori artistici di Roma, molte delle cappelle appartengono alle famiglie più illustri della capitale. E’ a tre navate, con quattro policolonne nella centrale. Comincio dalla navata di sinistra con la cappella Chigi, disegnata da Raffaello e con una bella pala: natività della Vergine, di Sebastiano del Piombo. Nelle nicchie, ai lati dell’altare  vi sono sculture del Bernini e del Lorenzetto. In fondo, nella cappella Cerasi, pare incredibile poter ammirare in un colpo solo l’Assunzione, di Annibale Carracci, la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di Saulo, entrambe dell’immenso Caravaggio. Nella cappella della Rovere, un altro dipinto pregevole: Madonna con Bambino e Santi, del Pinturicchio e, dello stesso artista, natività con San Girolamo. Quindi la tomba di Giovanni della Rovere, del Bregno. Che splendida visita! Scendo quindi per la via Repetta fino all’Arco Pacis (altare della pace), uno dei monumenti più importanti dell’antica Roma, che celebra la pacificazione dell’area mediterranea realizzata dall’imperatore Augusto dopo le vittoriose campagne di Gallia e Spagna. Si tratta di un sorta di recinto quadrato su una bassa base con l’altare al centro che serviva per i sacrifici. Le superfici laterali sono decorate con fregi e rilievi scolpiti in marmo di Carrara. Ritorno quindi in piazza di Spagna salendo le famose gradinate fino alla chiesa di Trinità dei Monti, dalla quale si gode una magnifica vista sulla piazza sottostante e questa parte di Roma. Ad una navata, la chiesa possiede alcune tele di artisti manieristi che non m’attirano. Scendo attraverso la via Sistina fino a piazza Barberini e, dopo un frugale pasto, mi reco al celebre Palazzo Barberini, la galleria nazionale di arte antica. L’edificio ospita moltissime sale con dipinti di pregio oltre al Gran Salone, la più bella di tutte, con uno splendido affresco illusionistico di Pietro da Cortona che rappresenta il trionfo della Divina Provvidenza. Ben 400 mq. di affresco. Qui di seguito quelli che secondo la mia modesta opinione sono i migliori dipinti presenti: l’Annunciazione e i due donatori, di Filippo Lippi; la Fornarina, di Raffaello; il ritratto di Stefano IV Colonna, di Bronzino; il ritratto di Enrico VIII, di Hans Holbein; il Compianto su Cristo Morto, di Annibali Carracci: Giulietta e Oloferne , di Caravaggio; tre dipinti di Cataletto;la piazzetta con la biblioteca di San Marco, il ponte di Rialto, il Canal Grande. Dopo questa grande iniezione artistica, percorro ora la celeberrima via Veneto, dove sono numerosi alberghi di fine ‘800 e caffè. Negli anni ‘60 era la via più elegante di Roma e i suoi locali ospitavano le stelle del cinema. Oltre alla grandiosa ambasciata statunitense ostentano il loro lusso i grandi alberghi Majestic, Ambasciatori, il Boscolo, il Regina, il Flora, l’Excelsior, il Veneto e poi il cafè de Paris e l’Harry’s bar  che espongono all’esterno foto dei personaggi illustri che l’hanno visitato negli anni d’oro. Entro ora nella chiesa di Santa Maria della Concezione, a navata unica e con numerose cappelle dotate di bei monumenti funebri e di dipinti in ottime condizioni, il migliore quello nella cappella di San Paolo. Interessante anche il tabernacolo dell’altare, finemente inciso. Fu fondata da Antonio Barberini, il fratello di Papa Urbano VIII che quando morì non volle essere sepolto in un grande sarcofago come tutti i cardinali, ma sotto una semplice lastra di pietra dove un semplice epitaffio diceva:” qui giace solo polvere, cenere e null’altro”. La realtà della morte è illustrata nella cripta della chiesa, dove generazione di cappuccini hanno accatastato lungo le pareti delle cinque cappelle le ossa e i teschi dei confratelli morti, circa 4.000 scheletri. Parte delle ossa sono disposte a formare simboli cristiani, come corone di spine e crocefissi. Alcuni scheletri sono interi. L’esperienza di questo che è diventato un museo è forte e toccante. Le ossa sono ovunque, persino sul soffitto. C’è la cripta dei femori, delle tibie, dei teschi e dei bacini. Uscito, percorro la via Barberini sino alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, barocca, ad una navata con tre cappelle per lato. Bella la volta a botte affrescata con stuoli di angeli. Nel corto transetto, a sinistra, una delle più ambiziose sculture del Bernini: l’estasi di Santa Teresa, all’interno della cappella Comaro. Dato che la chiesa di Santa Susanna è chiusa per restauri, mi reco alla famosa Sant’Andrea al Quirinale. Nota come la perla del barocco, fu progettata dal Bernini e realizzata dai suoi assistenti. A pianta ellittica, è dominata dalla stupenda cupola a cassettoni esagonali con costoloni che terminano nella lanterna apicale. Da citare la statua di Sant’Andrea apostolo del Raggi e la cappella con pregevole altare di San Stanislao Kostka. Quest’oggi il tempo è stato spesso nuvoloso ma non posso lamentarmi di certo delle visite effettuate. Sono stanco morto, non ho voglia di ristorante, una cena minimale e via in ostello. L’indomani, si prospetta invece una giornata soleggiata, parto prestissimo alle 6.30 prendendo la metro fino a San Giovanni ed incamminandomi poi fino alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme fondata dalla madre di Costantino, Sant’Elena nel 320 d.C. Le reliquie che portò da Gerusalemme la fecero diventare presto meta di pellegrinaggio. A tre  navate e con tre cappelle per lato, presenta un piacevole catino absidale con un affresco di Antoniazzo Romano col Cristo benedicente e sotto episodi della vita di Sant’Elena. Nella seconda cappella a destra notevoli dipinti del Maratta. In fondo a sinistra si entra nella stanza dei reliquiari dove, all’interno di teche, sono conservate le famose reliquie: frammenti della Croce di Cristo, il dito di San Tommaso, un frammento della Grotta di Betlemme, una spina della corona di Cristo, un chiodo della Croce e il Titolo (parte di un iscrizione di Ponzio Pilato: Gesù di Nazareth re dei Giudei. Stupenda inoltre la cappella di Sant’Elena dove sui bellissimi mosaici della volta campeggia la figura di Cristo e dei dottori della chiesa. Rapida puntata nella piazza di Porta Maggiore e poi giù fino alla piazza di San Giovanni in Laterano dove faccio il mio ingresso in un edificio che contiene la Scala Santa. Si dice che i 28 gradini della Scala siano quelli percorsi da Cristo per recarsi da Ponzio Pilato durante il processo e che siano stati portati da Gerusalemme da Sant’Elena. I gradini furono posti nell’attuale posizione da Papa Sisto V. Nessun piede può toccare  i gradini santi che sono perciò coperti da tavole di legno. I fedeli possono salirvi in ginocchio, una penitenza che viene fatta specialmente il Venerdì Santo. E’ un luogo di profonda religiosità dove resto in silenzio a contemplare il procedere delle persone sui gradini. In cima alla scala c’è il Sancta Sanctorum che conserve reliquie sacre fra cui un immagine di Gesù che avrebbe un origine miracolosa perché fatta da San Luca con l’aiuto di un angelo. Ora raggiungo la straordinaria chiesa di San Giovanna in Laterano con la sua imponente facciata che si sviluppa su due ordini di colonne e lesene corinzie. Sulla balaustra, in cima, ci sono le statue  di Cristo e degli Apostoli. L’interno è sontuoso, a cinque navate. In quella centrale sono presenti sei edicole per lato che contengono grandi statue degli apostoli, mentre il soffitto a cassettoni è sfarzoso. Al centro del transetto c’è il celebre Altare del Papa, un baldacchino gotico decorato con affreschi che risale al XVI secolo e dal quale solo il Papa può celebrare la Messa. Tra le cappelle laterali spicca la Cappella Corsini, costruita per Papa Clemente XII dove campeggia un bel mosaico, copia del dipinto di Guido Reni: Sant’Andrea Corsini. Nella navata di destra è un affresco di Bonifacio VIII attribuito a Giotto e raffigurante il Papa che nel 1300 celebra l’Anno Santo. Vicino, la cappella Torlonia, con i suoi notevoli monumenti funebri. La sezione che impressiona maggiormente è quella del transetto dove campeggia l’Altare del Papa, e le cui pareti sono completamente affrescate e dotate di due organi dirimpettai molto belli. Il presbiterio possiede stalli lignei minimali, ma un grande catino absidale con un enorme mosaico. Visito anche il bellissimo chiostro con archetti sostenuti da colonnine tortili e di altre svariate forme. E’ presente anche la famosa Sedia Stercoraria, forse la prima sedia papale utilizzata da Papi dopo l’incoronazione. Uscito dalla chiesa mi reco a vistare il vicino battistero, ristrutturato, ma che risale addirittura al tempo di Costantino. L’attuale forma ottagonale ha rappresentato un esempio poi per tutti i battisteri del mondo. Adiacente la bella cappella di San Venceslao. Mi dirigo ora in direzione del Colosseo ma, sulla strada, non posso mancare di visitare la chiesa di San Clemente che offre la possibilità di ripercorrere ben tre periodi storici. A livello della strada, infatti, c’è la chiesa del XII secolo a tre navate. A sinistra nella prima cappella di Santa Caterina affreschi del grande Masolino da Panicale che mostrano le scene della vita della Santa. Il mosaico del catino absidale è stupendo col suo Trionfo della Croce. Originalissima è la Schola Cantorum, il coro del VI secolo che sta proprio al centro della navata e nel cui lato sinistro ammiro il pregiato Candeliere pasquale, un candeliere a spirale del XII secolo con bande in mosaico. E’ una chiesa davvero importante, una delle più significative della capitale. Scendo ora nei piani sotterranei dove è stata rinvenuta la vecchia chiesa del IV secolo, anch’essa a tre navate. In quella centrale si possono ammirare affreschi in buon stato di conservazione. Ancora più sotto ci si inoltra negli edifici del I-III secolo dove, in una stanza chiusa da cancellata si può scorgere il celebre altare di Mitra, dato che nella Roma imperiale il mitraismo, un culto maschile importato dalla Persia del I secolo a.C. rivaleggiava per numero di seguaci col cristianesimo. Bene, tutto sta procedendo nel migliore dei modi, è ora di dedicarmi al famoso Colosseo. Quando giungo nella piazza omonima non posso che restare sbalordito dall’incredibile costruzione, il più grande anfiteatro di Roma, fatto erigere da Vespasiano nel 72 d.C. Purtroppo ho commesso un grave errore pensando che avrei potuto visitarlo a quest’ora, non tenendo conto del numero di turisti. La fila all’ingresso è chilometrica e scoraggia ogni volontà culturale. Perciò, dato che non è nemmeno tanto presto, opto per tornare in metro alla Stazione Termini e dopo aver mangiato qualcosa prendere il pullman per Fiumicino. La visita di Roma non finisce certo qui, almeno una seconda puntata vi farò al più presto per completare la scoperta di questa città così ricca di testimonianze storiche e artistiche.

 

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