2010  REPUBBLICA DOMINICANA

Bayahibe

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Verso l'isola di Saona - Piscine naturali - Il nostro catamarano Adventurero

 

Tutto sembra nella norma il 20 luglio, poco prima della partenza del volo air Italy, direzione La Romana nella Repubblica Dominicana. Ma sei persone non si trovano nonostante i loro bagagli già imbarcati e il ritardo è già di due ore quando finalmente l’aereo si predispone al decollo, prende velocità, molta velocità, giungendo forse a più della metà della lunghezza della pista quando, improvvisamente, una frenata fulminea, intermittente per evitare di sbandare, poi continua fino a ritornare al parcheggio. Grande paura di tutti i passeggeri, a dir la verità anche mia. Dopo 336 decolli effettuati finora, questa è la prima volta che ho vissuto una situazione simile. Il comandante afferma che una luce di malfunzionamento si era accesa e, per sicurezza, ha abortito il decollo. Un successivo controllo ha evidenziato che si trattava di un falso allarme. D’accordo, un emozione in più! Dopo nove ore e mezzo di volo si atterra all’aeroporto internazione di La Romana, nel sud est del paese. Giungiamo col pullman dell’Alba tour fino al nostro Gran Dominicus, sul tratto di spiaggia di Bayahibe. Cena e a letto. L’indomani, intera giornata dedicata al riposo, spiaggia e sole. Il tempo è variabile, alterna momenti di sereno ad annuvolamenti che sfociano in sporadiche pioggerelle. Il mare è bellissimo e la spiaggia anche. Che dire, il solito villaggio vacanze, realizzato apposta per dare al vacanziero tutte le comodità che richiede, ma proprio tutte! Ci sono persino i cocktail gratuiti, bibite, e cibarie a volontà. Una vergogna per i dominicani che sono costretti ad osservare noi turisti di serie A coccolati come bambini viziati e lamentosi fino al disgusto quando, per una disgraziata evenienza il ventilatore non agita l’aria come dovrebbe o il phon del bagno funziona a singhiozzo, dramma dei drammi. La cosa più bella, che affascina durante questi viaggi imbarazzanti, è osservare i turisti, specie, anzi solo quelli italiani, che camminano sicuri nella loro dimora vacanziera, tronfi ed ostentanti, chi col sopracciglio depilato, chi ricamato col tatuaggio all’ultima moda, chi ripieno di gingilli naturalmente d’oro. Per non parlare di coloro che, esprimendosi con cadenza dialettale, romanesca, bergamasca o veneta a seconda, pretendono che il loro interlocutore, cameriere o barista od inserviente dominicano, ma potrebbe essere anche keniota, zanzibarino o malesiano intenda alla perfezione le richieste, spesso lambenti il ridicolo. Dicono che più si viaggia più si diventa tolleranti. A me capita il contrario! Ancora qualche viaggio vacanze così e potrei anche non stupirmi nello scoprire di aver portato con me in valigia un lanciafiamme per incenerire qualche inutile partecipante dell’avventura umana. Dopo aver fatto venti volte il tragitto sdraio - mare sono persino stanco. Mi vergogno un po’ mentre penso agli Afar della Dancalia che ho visto lavorare alla strada per il lago Afrera sotto un sole dantesco a 52 gradi centigradi. Si potrebbe dire: ”Ma loro ci sono abituati!”. Questa affermazione sarebbe meritevole di improperi da gara olimpionica, ma preferisco mantenere il linguaggio nei canali di un appropriato lessico civile. Dopo aver presenziato al breefing dove l’animazione ci ha presentato il pacchetto escursioni, giuro a me stesso che se parteciperò solo ad una di esse mi sottoporrò ad una adeguata punizione corporale. Per evitare questa drastica soluzione, dato che ancora non mi considero un masochista, comincio ad attivarmi per preparare qualche progetto alternativo. Ad esempio la gita di un giorno all’isola di Saona, che l’organizzazione del villaggio propone col catamarano, preferirei farla da solo con la famiglia, con una lancia tutta per noi. Il prezzo che strappo non è molto più alto, ma ci consentirebbe maggior autonomia e certezza di vivere una giornata indimenticabile in molti siti che già ho individuato prima della partenza. Questa escursione è un must nella zona, imprescindibile. Purtroppo ho fatto i conti senza l’oste, il viaggio è troppo lungo e potrebbero soffrirne disagi. Ahime devo optare per la più sicura gita proposta dal villaggio, programmata per domani, che però si presenta con un aspetto decisamente piovoso. Tutto rinviato al giorno seguente. Siamo anche costretti ad una forzata permanenza in stanza dato che la pioggia è davvero forte. Per fortuna il pomeriggio migliora e ci consente di condurre la tradizionale attività balneare. Non fa molto caldo, ma sulla mia sdraio già friggo. Nulla da dichiarare per la sera, cena e il solito spettacolo, peraltro onorevole, proposto dall’animazione. Giunge il giorno dell’escursione a Saona. Si parte alle 9.30 mentre io l’avrei fatto con la lancia alle 8.00. Sul catamarano siamo ottanta cristiani, appiccicati gli uni agli altri, musica caraibica  a palla. Ah, se mi fossi portato i miei tappini per le orecchie! Dopo un ora e mezzo di navigazione, finalmente si giunge alle piscine naturali, un sito con acqua bassa che consente di nuotare anche ai principianti. Tutti si catapultano in acqua urlacchiando gaudenti e sorridenti, mentre sbevazzano rum e coca cola. Naturalmente, anche in mare, ammassati. Incredibile quanto lo stesso percorso, lo stesso sito avrebbe potuto assumere contorni idilliaci se organizzato solo la moglie e i figli. Terminata l’operazione di ricarica del catamarano bestiame, si prosegue fino al villaggio principale di Manu Juan dove è una delle spiagge migliori di Saona, pranzo con aragosta e bagni fino al momento della ripartenza che si effettua alle 16.00. Questa volta ci trasportano in lancia veloce e devo ammettere che è stata una bella esperienza quella di sfrecciare ad alta velocità sulle onde del mare. Giunti al Gran Dominicus mi concedo una pina colada prima che la minaccia di pioggia si tramuti in realtà. Il giorno successivo lo trascorriamo al solito modo, tra sdraio, mare e sala ristorante. Il sole ha fatto capolino tutto il tempo, regalandoci una giornata di mare da cartolina. Prenoto nel frattempo un auto per l’indomani dato si è pensato di visitare la capitale, Santo Domingo. Io e Gosia ci siamo già stati 22 anni fa, ma ora anche i figli dimostrano interesse nel conoscerla. Ritiro una Hyundai Accent di sera, in modo che al mattino potremo partire immediatamente dopo colazione. Il tempo è buono e puntiamo prima al villaggio di Bayahibe dove facciamo benzina. Quindi raggiungiamo La Romana e l’autopista che ci conduce in due ore alla periferia della capitale dominicana. Attraversiamo il ponte sul rio Ozama trovando parcheggio custodito in avenida Mexico, nei pressi della cuidad colonial, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Decidiamo di osservare l’itinerario del nostro libro guida che ci dovrebbe far conoscere i punti salienti del centro e perciò scendiamo da calle Reyes fino a raggiungere Calle Merino e il Monasterio de San Francisco, costruito nel 1508 come primo monastero del Nuovo Mondo. Nei pressi è il museo dell’ambra al secondo piano di una gioielleria specializzata nella vendita di gioielli ricavati da questa speciale resina pietrificata e dal larimar, una pietra semipreziosa che si trova in gran quantità nel suolo di paese caraibico. Visitiamo una collezione di ambre provenienti da tutto il mondo, compresi alcuni pezzi con formiche e altri insetto fossilizzati, un po’ come nel più ricco museo dell’ambra di Copenhagen. Da qui giungiamo alla plaza de Espana, la più ampia della zona coloniale. Qui è l’Alcazar de Colon, costruito come palazzo per Diego Colon (figlio del navigatore) e la moglie, nipote del re Ferdinando. Questo palazzo fortificato, in parte gotico e in parte moresco fu centro di potere  e sede della prima corte spagnola del Nuovo Mondo. Proseguiamo verso sud fino al museo de las Casas Reales, completato nel 1520 come sede della Real Audencia, la corte suprema. Vicino è il Panteon nacional che entriamo. Originariamente monastero gesuita, fu restaurato nel 1958 per essere utilizzato come mausoleo per militari e leader politici. Una fiamma, poco prima dell’altare, commemora la Trinitaria, capitanata da Duarte, Sanchez e Mella che lottarono per l’indipendenza. Scendiamo lungo l’acciottolata calle las Damas, la strada più vecchia delle Americhe. Destinata alle passeggiate di Maria de Toledo, la moglie di Diego Colon e delle nobili dame dell’epoca è fiancheggiata da palazzi signorili. Giungiamo alla Fortaleza Ozama che domina la zona rocciosa della foce del rio Ozama. La più antica fortezza delle Americhe si erge come sentinella a difesa del porto vecchio. Fu il primo centro di potere e da qui i conquistatori partirono per impadronirsi di Cuba, della Giamaica e di gran parte dell’America continentale. Su uno spiazzo erboso c’è una statua bronzea di Fernandez de Oviedo, comandante della fortezza. Al suo interno saliamo la torre del Homenaje che fu costruita per avvistare i pirati, dato che la foce del rio Osama è proprio ad un chilometro da qui. Usciti dalla fortezza raggiungiamo il must della cuidad colonial, la Catedral Primada de America, nel Parque Colon. Entriamo attraverso delle porte in cristallo ammirando le sue volte a vela e le quattordici cappelle. Si suppone che una di queste abbia ospitato la prima tomba di Cristoforo Colombo. Le sue spoglie ora si trovano al lontano Faro, sempre all’interno della capitale, ma anche l’Italia e la città di Siviglia affermano di possederne i resti. Chi avrà ragione? Ammiriamo la bella facciata e il campanile per poi percorrere parte della calle El Conde, la via dei negozi e la più turistica fino a giungere al parque Duarte e, di nuovo, al parcheggio dove ripartiamo verso La Romana e da qui a Bayahibe dove riconsegniamo l’auto. E’ stata una giornata di visite piacevole, imprescindibile per chi si reca nella Repubblica Dominicana. Ultimo giorno all’insegna del sole e del mare prima della ripartenza alle 14.30 del pomeriggio. Il breve viaggio è terminato. Non è stato memorabile, ma si sa che più ne fai più diventi esigente e ti rendi conto di ciò che ti sei perso. Comunque, nonostante il periodo non certo dei migliori, dato che abbiamo viaggiato durante la stagione umida, il tempo si è mantenuto quasi sempre buono, tranne una mezza giornata di pioggia. Bene! Alla prossima.

 

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