1991 THAILANDIA

Isola di Phuket

.

Curioso distributore di benzina a Phuket

E’ stata una evasione, in un periodo non consacrato alla vacanza obbligatoria. Una settimana di riposo ci voleva e finalmente siamo riusciti a godercela con le opportune iniezioni di cultura. Phuket non è certo la quintessenza dei mari tropicali ma vi abbiamo ugualmente trascorso un felice periodo balneare. Acque calde e trasparenti, riposo, qualche escursione e libidini gastronomiche ai più alti livelli hanno fatto di questa settimana un buon ricordo all’interno della mia vita. E’ l’8 di Febbraio e dopo una abbondante nevicata che ha imbiancato Milano, in mattinata si parte dalla Malpensa verso il Golfo Persico. Il volo dell’Air Europe infatti, dopo 5 ore e trenta fa uno scalo a Gibuti per poi puntare verso il sud est asiatico. C’è la guerra in Iraq e la coalizione contro Saddam Hussein sta avendo ragione del dittatore, ma la regione è opportunamente evitata da tutte le compagnie aeree. Ecco il perché della deviazione a sud verso Gibuti. Dopo un’oretta si riparte con ancora sette ore da coprire ma finalmente si atterra nell’ isola, perla della Thailandia. Ad attenderci è un addetto della Nouvelle Frontieres. Ci sono circa 30 gradi mentre un pulmino ci porta al nostro albergo sulla rinomata spiaggia di Patong  a quaranta chilometri dall’aeroporto che passano tra scorci di pagode e piccoli villaggi. Eccoci finalmente arrivati nella sede della Phuket by night. Prenotiamo due escursioni che effettueremo durante gli ultimi due giorni e quindi mi interesso per il noleggio di un veicolo. Affitto una jeep Suzuki mentre parlo con un uomo sposato venuto fin qui appositamente per le ragazze. E’ inutile nasconderlo! Per molti la Thailandia e Phuket in particolare è una vacanza  a carattere sessuale. Basta andare in uno dei moltissimi bar all’aperto, scegliersene una ed “affittarla” per tutto il tempo che si vuole. Si da la percentuale alla padrona del locale ed il gioco è fatto. Tutto alla luce del sole. Che squallore?. E’ vero!. Ma qui migliaia di occidentali ogni anno vengono solo per questo motivo. Salgo un attimo in camera e poi con Gosia si parte in direzione nord ovest. La meta è la spiaggia di Kamala che dicono essere molto bella. Usciti da Patong si imbocca una pista sterrata che, superata qualche collina, ci porta alla spiaggia dove vi trascorriamo dei piacevoli momenti balneari. Ci sono delle sdraio e degli ombrelloni che si possono ottenere con pochi bath (moneta locale). Riprendiamo la strada dell’albergo e di sera usciamo verso uno dei ristoranti all’aperto dove l’avventore può scegliere dal banco il tipo di pesce che vuole gustare. Questa volta assaggeremo ostriche ed un pesce interessante cotto al vapore. Bisogna imparare però ad evitare le spezie e quelle salsine invitanti che mettono sui tavoli. Insaporite con quelle, le pietanze vengono a perdere immediatamente i loro originali sapori. Il giorno seguente, dopo un abbondante colazione, via alla scoperta di qualche altra spiaggia. Poco a sud ecco quella  dell’hotel Meridien, attualmente il più rinomato albergo dell’isola, immerso in uno scenario davvero incantevole. Poco più avanti la seconda parte, più lunga, della spiaggia di Kata dove sostiamo. Solito noleggio di sdraio e ombrellone per due ore di relax, sole e mare. Sarà qui che riuscirò finalmente a soddisfare un piacere che mi porto irrealizzato dal Sudafrica, quello del paraflying. Ecco infatti un motoscafo che sta facendo scorrazzare nel cielo un paracadute con appeso un turista. Detto fatto, eccomi agganciato con un imbracatura al paracadute. L’ebbrezza è più alla partenza, quando si guadagna quota mentre una volta all’altezza massima si ciondola nel silenzio più assoluto. La discesa è semplice e devo semplicemente fare quello che da terra mi ordinano. Dopo un fischio, tirare la cordicella sopra di me per frenare. Nel caso fischiano due volte, rilasciarla. E’stato piacevole e mi sono tolto una bella soddisfazione. Nemmeno il tempo di fiatare e ci troviamo su uno scooter d’acqua. In due non è semplicissimo ma con un po’ di pazienza ci divertiamo moltissimo. Infine una onda presa male e patapunfete!. Gosia guadagna la riva a nuoto mentre io sfreccio in sella più veloce di prima. Che belle esperienze!. Altra piacevolezza sarà l’aragosta che gusteremo in uno dei tanti simpatici locali lungo la costa. Poi ancora al mare ma questa volta a Karon beach dove ci crogiolamo al sole per altre due ore. Dato che siamo al sud dell’isola approfittiamo per ammirare il famoso tramonto dalla punta Laem Khrop. Dopo quindici chilometri ci arriviamo. Ci sono delle palafitte dalla quale la gente sta aspettando insieme ad una piccola comunità di monaci buddisti. Il tramonto arriva ma a causa di un po’ di foschia non è così entusiasmante come uno si aspetterebbe. Si ritorna a Patong  e di sera usciamo a cenare in un locale italiano dove gustiamo un trancio di squalo cotto alla griglia. In seguito una buona passeggiata lungo le strade dei negozi ancora aperti e poi un drink in un bar per ammirare la fauna alla ricerca di donne e sesso. Domani ci alzeremo un po’ tardi e dopo colazione direzioniamo verso la spiaggia di Pansea dove purtroppo ci sono alberghi che impediscono l’accesso al pubblico così, tornando lungo la costa scorgiamo una bella insenatura alla quale si accede percorrendo un sentiero che parte dal punto in cui abbiamo parcheggiato l’auto. Il luogo è bello e trascorriamo ore in relax totale. Pranzo a base naturalmente di pesce e quindi la giornata termina nella nostra Patong dove resteremo anche domattina anche se non per molto dato che non ci sembra un gran che. C’è troppo gente e non appare nemmeno troppo pulita. Verso mezzogiorno ripartiamo verso Phuket town soffermandoci a visitare un wat dove una monaca ci aprirà le porte del tempio. Naturalmente non lo fa solo per gentilezza ma dopo avercelo fatto visitare chiederà anche una offerta più che meritata. Pregevoli sono le finestre in legno intarsiato mentre dei monaci stanno meditando e pregando. Questi religiosi vivono solo di elemosine come del resto fanno anche i sadhu indiani e non possono possedere che poche cose: un paio di sandali, una tunica, un rasoio per rasarsi i capelli che devono essere sempre a zero ed un colino per separare dal tè e dall’acqua eventuali insetti che ci possono essere finiti dentro. Raggiungiamo la città, abbastanza anonima. C’è qualche tempio che si potrebbe visitare ma preferiamo andare al mercato  anch’esso però minimale. Dopo un oretta decidiamo di uscire dalla in direzione di Thalang, la seconda città dell’isola ma prima siamo attirati da un bel tempio dove al di fuori è in pieno svolgimento una preghiera. Proseguiamo quindi fino a Thalang, per visitare il secondo più bel tempio dell’isola, Wat Phratong. Qui vicino ci dovrebbe essere lo snake park di cui abbiamo sentito parlare. Lo troviamo e i protagonisti sono i cobra. C’è una sorta di gabbia delimitata da un muro, all’interno del quale si trovano una decina di cobra e una persona armata sola di un attrezzo ricurvo che li sposta per mostrarli meglio ai visitatori. In questo momento sono solo due: io e Gosia. I suoni che emettono quando si sentono minacciati fanno davvero accapponare la pelle. Posseggono tutti i denti veleniferi ed infatti ci viene mostrata come avviene la raccolta del veleno. Terminato lo show ci sediamo ad uno dei tavolini per cenare e il menù sarà uno dei più interessante della storia dei miei viaggi. Pensate che si possono gustare piatti come carne di scimmia, mangusta, coccodrillo e cobra. Noi ordiniamo il coccodrillo ed il cobra. L’esperienza è notevole, specie con il trancio di cobra dal quale non  è semplice estrarre la carne attaccata alle sue spine ricurve. Il sapore è intenso e di cacciagione. Si ritorna a Patong passeggiando questa volta tra le vie laterale dove fra migliaia di luci sono presenti centinaia di uomini in cerca di esperienza extraconiugali. Torniamo in albergo godendo di una affascinante nuotata in piscina, by night. La mattina seguente ci direzioniamo verso Karon dove li vicino c’è il più importante tempio buddista dell’isola: wat Chalong. Di sera nuovamente a Patong dove troveremo un ristorante nel quale esalteremo il palato con una aragosta deliziosa. Domani è in programma la prima delle due escursioni programmate. Un pulmann ci porta all’imbarcadero, alquanto spartano, da dove partono le lance che ci faranno entrare in uno scenario da fiaba, nel vero senso della parola. La baia di Pang Nga che ci accingiamo a visitare è uno dei luoghi più belli ed interessanti della Thailandia. Saliti sulla lancia si percorrono un paio di chilometri in mezzo alle mangrovie dove si incontrano di tanto in tanto delle piccole imbarcazione dei Moken chiamati gli zingari del mare  Sono pescatori e raccoglitori di conchiglie e vivono su palafitte. Di colpo si entra in un mondo fantastico fatto di scogli calcarei più o meno grandi modellati e sparsi qua e la come enormi granelli gettati da chissà quale dio delle acque. La vegetazione li ricopre completamente e per una mezz’oretta circa si naviga ammirando questo davvero originale paesaggio. Qui vennero girate tanti anni fa alcune scene di un film di James Bond ed infatti, l’isola dove ci stiamo recando si chiama James Bond island.  Sostiamo una quindicina di minuti sull’isola dopo i quali la guida ci porterà a pranzare su Koh Panny, un isolotto abitato dai Moken. Ci sono 900 Moken che vivono qui ed è presente anche una scuola. Nei dintorni c’è il famoso Paang Nga bay resort, albergo di lusso. I Moken sono di religione musulmana infatti una bella moschea sorge proprio nel mezzo del villaggio. Facciamo ritorno quindi all’imbarcadero  e da qui si riparte in pulmann per un tempio abbastanza noto nella zona dove c’è un buddha dormiente. La caverna che ospita la scultura è davvero bella. Attraversiamo il ponte Sarasin, che collega la terraferma con l’isola dopodiché si fa ritorno all’albergo. Di sera cena in un ristorante italiano. Ecco arrivato il nostro ultimo giorno di viaggio e si parte per il porto di Phuket town. Saliti su di un comodo traghetto si parte per Pee Pee island.  La permanenza a bordo è confortata da un servizio di ristorazione molto efficiente. Dopo un ora e trenta di navigazione la nostra Silver Queen  arriva a Pee Pee island, al largo di una grotta ben visibile che ha una caratteristica notevole. In un determinato periodo dell’anno qui nidificano le famose rondini di mare. I loro nidi, fatti con escrezioni salivari, sono per gli orientali ed in special modo per i cinesi prelibatezze paragonabili per noi al caviale. Quando le rondine sono andate tutte via i nativi si arrampicano aiutandosi con impalcature per recuperare questi nidi. La raccolta si può effettuare solo in un particolare momento dell’anno per non intaccare l’equilibrio ecologico. Lasciata la Silver Queen per imbarcazioni più piccole ci fanno scendere a visitare la caverna, molto ampia e ricca appunto di queste impalcature. Si fa ritorno alla barca per ridiscendervi più avanti e salire su una altra col fondo di vetro per ammirare il fondale corallino e poi come meta finale la spiaggia dell’isola. Qui è in programma un pranzo a buffet dopo il quale ognuno è libero di farsi i fatti suoi. Io e Gosia facciamo un po’ di vita balneare anche se la bassa marea rende difficoltosa la nuotata. Tornati alla barca e quindi al porto di Phuket eccoci a Patong in albergo. Doccia e quindi di nuovo via al solito ristorante italiano di ieri e ancora un'altra nuotata in piscina, by night. L’indomani, dopo un ottima colazione ecco il pulmino della Nouvelle Frontieres che ci riporta all’aeroporto. E’ stata una vacanza di riposo e di approccio al mondo del sud est asiatico che ci riproponiamo di approfondire in un'altra occasione.

 

 Proprietà letteraria riservata. Copyright © 2004 Daniele Mazzardi
Grafica, layout e testi sono di esclusiva proprietà dell’autore. Tutti i diritti di riproduzione riservati. E' vietata la copia su altri siti Web, mailing list, riviste cartacee, cd-rom  e libri senza l'autorizzazione dell’autore. Da questo divieto è esclusa la duplicazione per utilizzo personale.