1988 STATI UNITI
New York - La metropoli sopraelevata
New York è un mito, un classico su cui migliaia di libri hanno scritto un fiume di parole e anche se si tratta solo di una città è quasi impossibile chiamarsi viaggiatori se non la si è visitata almeno una volta nella vita. Ad un mese solo di distanza dal viaggio a Londra eccoci il 4 Aprile al check in della TWA all’aeroporto della Malpensa. Io non mi sento molto in forma per via di un principio di influenza che mi debilita e spero di non pregiudicare il viaggio in alcun modo. Partiamo alle 13.00 atterrando al Kennedy airport della Grande Mela alle 15.20 ora locale dopo otto ore e mezzo di volo. New York è essenzialmente Manhattan ma è composta anche da altri importanti quartieri come Brooklyn, Queens, Staten Island, Harlem e Bronx, l’unico ancorato alla terraferma mentre tutti gli altri sono collegati da numerosi ponti. Dall’Italia abbiamo prenotato un auto e con pratiche un po’ laboriose ritiriamo una Pontiac con cambio automatico strepitosa. Guidiamo ora su di una strada larga a tre corsie fino ad un tunnel sotterraneo, il Midtown tunnel che ci fa entrare dopo aver pagato un pedaggio di due dollari nell’incredibile mondo di Manhattan. E’ una selva di grattacieli che di primo acchito stordisce. L’urbanistica però è perfetta e le strade sono tutte parallele e perpendicolari fra loro con le street, numerate, orizzontali e parallele e le avenue, perpendicolari ed anch’esse numerate. Orientarsi è facilissimo e troviamo subito il nostro hotel Consulate prenotato anch’esso da Milano. La musica è un po’ come a Londra e ci sono tassametri ovunque. Parcheggiamo in modo poco ortodosso nella 48a street e saliamo in camera. Entrambi non stiamo molto bene perciò optiamo per restarci allo scopo di smaltire l’indisposizione. Ci alziamo abbastanza presto recandoci subito a fare colazione in un locale vicino. Manhattan è divisa in quartieri e qui siamo al Theatre district, meglio conosciuto come Brodway anche se questo è il nome della avenue che attraversa tutta Manhattan, la più lunga del mondo con i suoi 22 km. Iniziamo la visita della città dalla Madison avenue dove notiamo le prime insegne di grido e saliamo a nord fino ad arrivare ad Harleem, quartiere brutto e malfamato, tutto abitato da neri. In questi posti è obbligatorio entrare in auto perché è molto pericolo avventurarcisi. I neri qui vivono di stenti, di traffici illeciti e ci sembra davvero di vivere in uno di quei classici telefilm polizieschi americani. Scritte dappertutto, muri dipinti, case di mattoni scuri e le famose scale esterne antincendio. Ecco un distinto uomo di colore con un cappotto ed occhiali rossi, ragazzi che pattinano per la strada, gruppi fuori dai bar e agli incroci. Girovaghiamo fra Harleem ed il vicino Bronx passando vicino al famoso Yankee stadium, il più famoso stadio di baseball americano ma per la maggior parte saranno ghetti, ghetti, ghetti ed è facile intuire come qui la vita possa essere più insicura che nella giungla del Borneo. Rientriamo a Manhattan questa volta da Riverside park di fronte all’Hudson river. E’ nostra intenzione recarci fin dall’altro lato a Buttery park dove c’è la partenza del traghetto che porta a Liberty island sede della famosissima statua della libertà. Ci arriviamo attraverso il grandioso World Trade Center, due torri gemelle da 107 piani. Ci imbarchiamo sul battello con un po’ di nebbia che impedisce una buona visuale ma si notano comunque i maestosi edifici di downtown. Eccoci arrivati a Liberty island a visitare questa celeberrima statua regalata dai francesi agli americani nel ricordo della lotta comune nella guerra dell’indipendenza sugli inglesi. E’ alta 92 metri (46 di piedistallo e 46 di statua)ed è stata progettata da Gustav Eiffel. Sono sbalzi emozionali notevoli perché ci troviamo in uno dei posti più famosi del mondo. Vorremmo salire le centinaia di gradini fino alla sommità della statua dato che l’ascensore è fuori servizio ma desistiamo dopo aver notato la fila disumana nei pressi della lunga scala a chiocciola. Pranziamo con hamburger in un locale impregnato di molecole di grasso mentre noto uno di loro che guarda con ammirazione il suo cheesburger con quella disgustosa salsa rossa che deborda dal panino in simil plastica. Mentre lo addenta aprendo a dismisura la bocca chiude gli occhi come uno squalo. Il risultato finale è che si impiastra tutto di maionese, salsa ed unto di burger. Torniamo a Buttery park da dove imbocchiamo la Broadway ed iniziamo ad ammirare gli enormi palazzi che ci si parano dinnanzi. Ci si sente quasi impotenti in mezzo a questa architettura tutta sviluppata in altezza e non parliamo delle auto che sembrano portaerei di lusso. Facciamo una puntatina alla vicina Wall Street, sede della borsa più famosa del mondo e quindi ci dirigiamo verso il complesso del World Trade Center. E’ stato progettato da un giapponese, un certo Yamasaki ed è il secondo grattacielo più alto del mondo dopo il Sears tower di Chicago. L’Empire State building è più alto del W.T.C. ma ha la guglia finale di 67 metri che dovrebbe non fare testo. Per oggi decidiamo solo di osservare dall’esterno queste esasperazioni edilizie e lasciamo ai prossimi giorni il compito di approfondirne la conoscenza. Intanto si raggiunge il Seaport sull’East river. Da qui si ha un ottima visione sul vecchio ma avveniristico ponte di Brooklyn. Torniamo al parcheggio e decidiamo di attraversare la zona di Canal streeet, regno di Chinatown da una parte e di Little Italy dall’altra. L’animazione in questi quartieri è intensa e risultano anche molto colorati. E’ davvero difficile non sostare in uno dei ristoranti di Little Italy anche se in questo quartiere gli italiani ci lavorano solo, dato che molti ormai vivono a Brooklyn. La serata termina così dato che non stiamo ancora molto bene e vogliamo regalarci qualche ora di riposo in più. Purtroppo però domani sarà una giornata ancora peggiore ma prendiamo l’auto ugualmente finendo a Madison avenue dopo aver percorso la residenziale Park avenue, sede del famoso Waldorf Astoria e del grattacielo della Pan Am, un mostro di 59 piani che è stato molto chiacchierato per la sua posizione un po’ opprimente. Nella Madison grandi nomi e lussuosi negozi ma Gosia non se la sente davvero e deve avere anche qualche linea di febbre perciò si decide di tornare. Più tardi io uscirò a fare una passeggiata nella zona dei teatri acquistando due biglietti per Giovedì sera quando assisteremo al famosissimo musical Cabaret. Mi porto sulla Avenue of the America sede di palazzoni stupendi ed il famoso Rockfeller center, un complesso di 19 edifici su di un area di 10 ettari dove sono presenti 1.200 imprese, 25 ristoranti e 200 negozi. Il centro abbonda di sculture e fontane con persino una pista di pattinaggio all’aperto. Qui ci sono i palazzi della Exxon, della Life and Time, della RCA e vicino il famoso teatro Radio City music hall, il più grande del mondo dove il giorno 9 è in programma lo show di Frank Sinatra, Dean Martin e Samnmy Davis. Purtroppo è sold out e con un po’ di tristezza addosso me ne torno in albergo. L’indomani ci svegliamo alle 6.00 ma l’influenza non ci abbandona e sta guastando irreparabilmente il nostro viaggio. Non avremmo voglia nemmeno oggi di uscire ma gli propongo l’escursione in elicottero sopra Manhattan ed accetta cosi si va all’altezza della 34a con l’East river dove c’è l’eliporto. Ci sono diverse opzioni di durata e costo differenti. Noi scegliamo quella da 50 dollari che dura 12 - 13 minuti che fa vedere quasi tutta Manhanttan con la statua della libertà inclusa. Oggi è una giornata stupenda e c’è una fila notevole ma dopo un’ora di sofferenza in fila accalcati come sardine ci fanno salire sull’elicottero insieme a due francesi. Il mezzo si alza ed ha inizio un turbinio di emozioni che non dimenticherò mai. In un attimo siamo sopra i grandi skyscrapers di New York. L’elicottero vola prima nella parte est da sud verso nord fino al Central park per poi ridiscendere dalla parte ovest fino al W.T.C. Ci sembra di essere abbastanza alti in cielo ma tuttavia alcuni dei palazzi sembra avere la possibilità di toccarli L’esperienza è eccezionale e talmente intensa che i minuti non passano mai e ci pare di essere in cielo da una vita. In alcuni istanti si ha persino paura perché è troppo tempo che si vola e il passare sopra a quegli edifici che paiono inviolabili è come offenderli e sembra che qualcosa ci possa punire. Si passa poi vicino al W.T.C. e davvero a questo punto sembra che l’elicottero non ce la faccia più ad alzarsi fino ai 411 metri della cima Si prosegue fino alla statua della libertà per poi risalire verso est toccando marginalmente il quartiere di Brooklyn. C’è un buon colpo d’occhio anche sui vari ponti ma ora arriva il momento della discesa e ci sentiamo tutti come frastornati dall’emozione, intensa, spaziale, indimenticabile. Decidiamo di passeggiare lungo la 34a fino all’Empire State building. Vi entriamo con l’intenzione di recarci all’ultimo piano dove si dice ci sia una vista incomparabile sulla città ma la fila per i biglietti è interminabile perciò si opta per un altro giorno. Uscendo visitiamo i grandi magazzini Macy’s che sono i più grandi del mondo con i loro nove piani. Uscendo imbocchiamo la Fifth avenue, la famosa quinta strada con shops veramente unici ma Gosia non ce la fa più e raggiungendo il parcheggio in taxi ritorniamo in albergo dove riposeremo fino a sera quando è nostra intenzione cenare al windows of the world, in cima al W.T.C. considerato per il panorama che se ne gode un dei più famosi del mondo. Saliamo velocemente con il lift della torre nord fino al 104° piano. La vista di notte è spettacolare ed il colpo d’occhio è mozzafiato. Purtroppo era necessaria la prenotazione e cosi dobbiamo optare per il locale dalla parte opposta. La vista è lo stesso magnifica e dopo un ora circa torniamo al Consulate. L’indomani siamo costretti prima a risolvere il problema causato da una foratura ma poi via verso l’Holland tunnel che collega Manhattan al New Jersey e poi attraverso un paesaggio prima industriale e poi ameno puntiamo l’auto verso la destinazione odierna: Atlantic City che raggiungiamo dopo poco più di un centinaio di chilometri. All’inizio non pare gran che ma poi realizziamo che la vita è sul lungomare ed infatti ecco hotels e casinò da mille e una notte. Dopo aver trovato alloggio in un motel economico ma confortevole raggiungiamo il lungomare dove c’è del vento e fa un po’ freddo. Ecco l’hotel Balli’s con casinò interno. E’ impossibile frenarsi e dopo un po’ si perde completamente la concezione della realtà e si entra nell’atmosfera del vizio. Gli alberghi sono magnifici, uno più bello dell’altro, con grandi scalinate, fontane e cascate immerse in uno sfavillio di luci. Tutto intorno slot machine, tavoli da black jack, roulette, specchi e lusso. Ceniamo ad un self service e poi entriamo in un altro Casinò. E’ il Caesars, che ospiterà in Aprile attrazioni come le Pointer sisters e George Burns. In questi hotel gli aggettivi si sprecano e viene difficile illustrare a parole la lussuosità dell’ambiente. Il divertimento del gioco è anche impreziosito dalle note del complesso del Caesars e quando capiamo che la serata è poco propizia decidiamo per un drink ascoltando la band all’opera. Ci sono due vocalist che cantano a turno. E’ musica con i fiocchi, i due sono degli autentici show man e ci daranno grandissimi emozioni per tutta la sera con una carica interna che poi si sfogherà anche alle slot machine dove mi produrrò in un magico poker che mi garantirà cinquanta volte la posta. Che serata stellare!. Si entrerà poi anche al Trump Plaza che è il massimo di Atlantic City ed in Giugno ospiterà il campionato mondiale dei pesi massimi tra Mike Tyson e Leon Spinks. L’albergo è di proprietà del miliardario Donald Trump e davvero toglie il fiato dalla bellezza, quasi esagerato. All’uscita visiteremo il vicino Atlantis anche se vorremmo entrare anche al Resort’s, al Sand’s, al Grand Bally’s. Alla fine saremo come sulle stelle dalla felicità e dopo tre partitine a carambola nel nostro motel ci ritiriamo in stanza. La mattina seguente dormiremo fino alle nove per poi far ritorno a New York cancellando l’opzione paventata di una visita a Philadelpfia dato il tempo un po’ bruttino. Alle porte della grande mela percorreremo un'altra strada che porta a Staten Island e così attraversiamo l’Outbridge ed entriamo in questo quartiere, scomodo e fuori mano fino a che non fu costruito quel capolavoro di ingegneria che è il ponte di Verazzano. Staten island è un luogo tranquillo e ben lontano dalla caotica Manhattan. Attraverso il ponte entriamo nel quartiere di Brooklyn girovagando qua e là rendendoci conto che in fondo è un posto tranquillo, anch’esso con villettine e giardinetti. In prevalenza abitata da bianchi, Brooklyn possiede anche notevoli spiagge come quella di Coney Island dove nei week end estivi dicono che tutti gli abitanti della città vi si riversano come del resto alla vicina Long Island. Siamo arrivati all’Aquarium e già che ci siamo approfittiamo per visitarlo rivelandosi una scelta azzeccata. Una gran varietà di pesci mai visti primi provenienti da tutti i continenti, foche, balenottere, pinguini, squali, murene, anguille elettriche ma il momento saliente viene alle 16.00 quando presentano dal vivo lo show con due balenottere che fanno evoluzioni nell’acqua agli ordini delle istruttrici e poi tre simpaticissime foche che fanno veramente di tutto per il divertimento di un pubblico che applaude fragorosamente Ora però dobbiamo uscire perché dovremo riconsegnare l’auto all’Avis. Di sera eccoci al Minskoff per assistere al musical Cabaret. Qui siamo a Times square, la piazza più illuminata del mondo. Il nostro settimo giorno ha inizio e sembra che il tempo finalmente si sia messo al bello così da consentirci una migliore scoperta della città. Iniziamo la visita dal palazzo della Exxon vicino al nostro albergo e saliamo con l’ascensoree fino al 50° piano ma non c’è veduta così ridiscendiamo. Proseguiamo la visita del Rockfeller center all’interno del quale è anche il Life & Time e forse il palazzo più bello, quello dell’RCA dove però è proibito prendere il lift. Trascorriamo una mezzora ad entrare ed uscire da palazzi stupendi, uno più bello dell’altro e l’operazione sembra essere consentita senza alcun problema. Imbocchiamo ora la famosa quinta strada con i suoi negozi grandiosi, tanto per citarne alcuni Van Cleef & Arpel, Tiffany, Buccellati, Stern, Cartier, Gucci, Versace e decine di altri. Siamo spettatori di una manifestazione della ricchezza che non avrei pensato possibile. Nella boutique del gioiello di Tiffany ad esempio ci si potrebbe stare un ora senza stancarsi. Ammiriamo negozi di artigianato cinese con zanne di elefante intarsiate, veri monumenti d’arte. Facciamo il nostro ingresso poi al Trump tower e restiamo sbalorditi. Ci sono 5 livelli di shops ed un ristorante proprio di fronte alla parte terminale delle cascate che scendono dal 5° piano, illuminate da luci per tutto il loro percorso. Si rimane inebetiti da tanto splendore, opulenza. Persino le scale mobili sono dei gioielli da ammirare. Non voglio riparlare dei negozi perché dovrei raccontarne per righe intere ma basti dire che al 4° piano c’è la boutique di Fendi con pellicce che farebbero svenire qualsiasi donna. Al 5° c’è un ristorante lussuoso e dato che finora non ci siamo concessi esperienze gastronomiche particolari decidiamo di regalarci un pasto degno. Un‘ ottimo bianco della California ed un trancio di salmone con salsa di basilico eccezionale e persino il caffè espresso sarà all’altezza. All’uscita dall’edificio sono proprio soddisfatto e ben disposto per il proseguo. Riprendiamo la 5a con lo store Bergdorf Goodman che non ha paragoni con Maci’s per ricchezza ostentata. Siamo arrivati all’angolo con Central Park proprio di fronte al notissimo Plaza hotel che visitiamo anch’esso senza problemi. In uno dei ristoranti interni c’è persino un pianista che delizia i commensali con note di musica classica e leggera. Gli aggettivi si sprecano ma mai inutilmente spesi. Più avanti ecco forse l’albergo più esclusivo del momento: il Pierre anche se il Waldorf rimane il preferito dai divi. Svoltiamo a destra imboccando la Madison ed anche qui grandi shops, i palazzi della IBM, il Lincoln e il Pan Am building, davvero imponente con un tocco di leggiadria dovuto ai molti fiori che lo ornano all’interno. Più avanti, il celebre e particolare Chrysler building che ha sulla cima sei piani di archi di acciaio, a ispirare i cerchioni delle auto. Il Chrysler, con il Citycorp, il Pan Am, il Flatiron, il W.T.C. e l’Empire State building sono i simboli di New York. Di fronte a noi ora è il Grand Hyatt che è forse il più bello dopo il Trump tower. Anche qui fontana e ambienti elegantissimi. E’ anche vero però che qui esiste il problema dell’altezza infatti si sentono molto spesso le sirene dei pompieri che si allertano anche per piccole cose in modo da evitare che il problema possa deflagrare con incendi di difficile gestione. All’Empire State building oggi non c’è molta coda perciò si può salire all’osservatorio dell’86° piano. Oramai abbiamo ammirato panorami spettacolari sia dall’elicottero che dalla cima del WTC ma è solo per questo motivo che non sveniamo alla vista che ci si presenta innanzi. C’è una leggerissima foschia ma dicono che in condizioni normali si goda di una vista di 80 km. su quattro stati americani. Ammiriamo nei dettagli da tutti i lati e ci rende davvero conto di essere in cima alla storia di un paese. Questa è davvero una giornata sensazionale e non è finita qui, dato che una volta ridiscesi abbiamo l’occasione di fare un'altra esperienza unica una volta entrati nello store Herold, dove saliamo su di un ascensore panoramico con vista magnifica all’esterno. Percorrendo la 34a terminiamo all’altrettanto mitico Madison square garden che si erge sulla Pennsylvania station comprendendo il Felt forum e la Hall of fame(sala degli onori per gli sportivi). All’interno c’è un bowling con 48 corsie e il famoso stadio coperto più grande del mondo(20.000 posti a sedere) teatro di ogni manifestazione sportiva. Ci viene in mente però che non abbiamo ancora avuto l’esperienza di un a corsa in metropolitana, la famosa subway e così acquistiamo due biglietti(tokens). Hanno ragione coloro che esaltano la pericolosità e la sporcizia di questa metro e non dimentichiamo che qui siamo a Manhattan. Non si può immaginare cosa possa essere ad Harlem o nel Bronx. L’ambiente è squallido e sporco A dare più drammaticità è anche la stretta piattaforma che spesso è ad un metro dalla linea di pericolo dei binari. Tutto da un aria opprimente e senza vie di uscita in caso di brutti incontri. D’accordo che ad ogni stazione c’è un poliziotto ma in questo contesto assomiglia ad un pompiere in una centrale atomica. Usciamo a Canal street entrando nel quartiere di Chinatown che visiteremo questa volta per benino e rimaniamo sbalorditi dalla laboriosità dei suoi abitanti. Sono le 19.30 e i commercianti stanno ancora lavorando come formichine per sistemare, riordinare. Certo in questo angolo di New York si vive un'altra vita e qui i cinesi, gelosi delle loro tradizioni hanno costruito come una mini società e si deve ammettere che i negozi di generi alimentari sono genuini, ruspanti ed invogliano ad esperienze culinarie. Ceneremo poi a Little Italy al ristorante Positano e quindi di nuovo nella Tube fino alla 57a street. Una breve passeggiata lungo la 7a avenue passando dalla famosissima sala di concerti Carnagie hall ed in seguito ci si ritira in albergo. Ultimo giorno nella Grande Mela ed usciti alle 11.00 ci rechiamo alla Avenue of the America fino al Central Park e quindi al Plaza Anche oggi c’è il pianista che allieta il pasto e ci regaleremo una sosta in questo albergo celeberrimo. Il pranzo sarà composto da zuppa di cereali, salmone in salsa ed un bianco californiano. Breve passeggiata a Central park, vero polmone della città iniziato a costruire nel 1857 su copia di sue parchi britannici ed infine ancora alla Fifth avenue . Con un taxi arriviamo al Kennedy airport e quindi con un salto oceanico atterriamo alla Malpensa felici di avere incastrato un’altra perla nella nostra personale collezione di città straordinarie.
Proprietà letteraria
riservata. Copyright © 2004 Daniele Mazzardi
Grafica, layout e testi sono di esclusiva proprietà dell’autore.
Tutti i diritti di riproduzione riservati. E' vietata la copia su
altri siti Web, mailing list, riviste cartacee, cd-rom e libri
senza l'autorizzazione dell’autore. Da questo divieto è esclusa la
duplicazione per utilizzo personale.