2009  VALENCIA

La città di Santiago Calatrava

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Città delle arti e delle scienze - Palau de les arts Reina Sofia

 

Per la seconda volta nel giro di un solo mese visito un'altra bella città spagnola. Anche Valencia è stata una piacevole scoperta. Il suo affascinante centro, ricco di palazzi, è impreziosito di continuo da gioielli architettonici che aggraziano la vista e l’intelletto. Partito da Orio al Serio alle 6.40 con un volo Ryanair, atterro in orario a Valencia alle 8.30. Le linee 3 e 5 della metro giungono fino all’aeroporto, per cui è estremamente facile arrivare in città. Sceso alla fermata di Colon do un occhiata al mercato Colon, il secondo più importante della città dopo il Mercado Central. E’ una struttura coperta riconvertita ora in galleria commerciale. Quindi proseguo a piedi sino all’ostello, nei pressi dei Jardines del Turia. Essendo già nelle vicinanze, mi reco subito a visitare la vicina Cuidad de las artes y de la ciencias. Su un aerea enorme di 350.000 mq, nel vecchio corso del fiume Turia deviato non molto tempo fa, si estende un complesso di notevole bellezza, in parte progettato dal famoso architetto Santiago Calatrava, che attira ogni anno più di 4 milioni di visitatori, un numero superato in Spagna solo dal museo del Prado di Madrid. E’ un complesso creato sul tema della natura e dell’acqua ed è composto da quattro grandi costruzioni. Il palau de les arts Reina Sofia, dalla forma che potrebbe richiamare una balena, una conchiglia o uno squalo, inaugurato nel 2005 dalla regina Sofia consta di 4 auditorium dotati di attrezzature d’avanguardia, spazi per concerti, balletti. Quindi l’hemisferic, inaugurato nel 1998, il cinema denominato l’occhio. Subito dopo il museo de la ciencias Principe Felipe che assomiglia ad una spina dorsale e che accoglie un museo interattivo su tre livelli. Più avanti un bellissimo ponte, davvero unico, sostenuto da enormi tubi come fosse una gigantesca arpa. Dopo c’è l’oceanografico, che grazie ad un volume d’acqua di 42 milioni di litri, riproduce i principali mari freddi e caldi con le loro specie ittiche. Ritorno sull’affascinante passeggio che costeggia questo complesso e proseguo fino in centro raggiungendo la plaza de l’Ayuntamiento e quindi la placa Reina. Prima di tutto voglio salire la torre del Miguelete. Il tempo è poco nuvoloso e da sopra si può ammirare il più bel panorama di Valencia. Entro nell’annessa cattedrale e, subito a sinistra, c’è l’entrata per la torre. Saranno 207 gradini a chiocciola fino alla cima da cui si può godere davvero di grandi emozioni. Percorro in senso orario la piattaforme ammirando i vari scorci sulle sottostanti placa de la Virgen, iglesia de Santa Catalina, la famosa Lonja de la Seda, il lontano porto e la placa de la Reina. Questo campanile ottagonale svetta fino a 51 metri e fu iniziato nel 1381. Ridiscendo, visitando la cattedrale che col suo profilo domina tre piazze della città vecchia. La costruzione è in stile gotico, sobria e a tre navate. Solo nel transetto si possono ammirare due belle vetrate istoriate, mentre bella è la torre ottagonale al centro. Altrettanto interessante è la pala dell’altare barocco. Con l’audioguida scopro i particolari di tutte le cappelle della navate laterali, tra cui quella di S.Francisco de Borja che ospita due dipinti del Goya. Quello che maggiormente caratterizza la cattedrale però è la Capilla del Santo Caliz. Udite udite, qui sono convinti  che in questo vecchio oratorio monacale del XIV secolo sia conservato il vero Santo Graaal, il calice usato da Cristo durante l’ultima cena. Un retablo prezioso, in alabastro e con 12 bassorilievi incornicia la coppa d’agata riportata dalla Palestina. Mah! Uscendo dalla cattedrale, ammiro il bel portale barocco e quindi passeggio nella piazza, finendo in placa Santa Catalina dove è l’omonima chiesa ora però chiusa. La visiterò nel pomeriggio, ora intanto mi concedo una pausa in una famosa horchateria locale, quella di San Gil per gustare una specialità tipica di Valencia, la horchata, bevanda lattiginosa ottenuta dalla spremitura delle chifas (tuberi commestibili del cipero). Voglio ora ammirare gli altri lati della cattedrale e per questo mi reco nella vicina placa Arzobispo dove è il palazzo arcivescovile. Quindi la iglesia de San Esteban in ristrutturazione e poi sfocio nell’Almudin, il vecchio mercato del grano che oggi ospita un piccolo museo. Ritorno nella bella placa de la Virgen con una bella fontana di fronte alla basilica de la Virgen de los desamparados, ora chiusa. Percorro le vie del centro, gradevoli come calle Navellos che mi conduce alla Torre de Serranos, testimonianza dell’architettura difensiva del XVI secolo. Due torri con caditoie rivolte verso le sierras. Diventato ora belvedere, incornicia una delle antiche porte della città che fino al 1865 seguiva il corso del fiume Turia. Girovago ulteriormente fino a raggiungere la Torre de Quart, ispirata al Castel Nuovo di Napoli Le sue mura recano ancora i segni dei cannoni di Napoleone durante la guerra d’indipendenza 1804 - 1814. Ridiscendo verso il centro deviando per la placa San Nicolas che presenta dei piacevoli affreschi sulla casa di fronte alla chiesa omonima che ora entro. Resto impressionato dal bellissimo altare barocco, dalle cappelle, in una delle quali parte una fila lunghissima di fedeli che aspettano pazientemente il loro turno per toccare il tabernacolo presente. Ritorno sulla famosa calle Caballeros con i suoi bei negozi fino ad incontrare il gotico palau de la Generalitat, l’antico Parlamento del regno di Valencia, oggi sede del governo regionale. Rieccomi nella placa de la Virgen. La basilica ora è aperta e vi entro. Circolare, con una bella cupola interamente affrescata. Sette strane balconate la fanno assomigliare ad un teatro. Colonne doriche e un bell’altare barocco con la Vergine degli abbandonati. La basilica è unita alla cattedrale da un arco rinascimentale. In occasione della celebre festa delle Fallas la piazza è ricoperta da fiori. Mi dirigo ora a visitare la vicina iglesia de Santa Catalina. Gotica, a tre navate, non concede nulla al superfluo e la si ricorda solo per le laterali vetrate policrome. Il sole sta calando e il fascino della sera già avvolge tutto il centro con la luce dei lampioni che dona un fascino aggiunto ai palazzi, alle lussuose gioiellerie della calle de la Paz che sto percorrendo. Breve deviazione in una via laterale dove ammiro lo straordinario palazzo che ospita il museo della ceramica Gonzales Martì. Illuminato, appare come una costruzione fantastica che fa trattenere il fiato. Il portone d’ingresso è impreziosito da straordinari altorilievi in alabastro. Domani, se avrò tempo dovrò visitarlo. Ormai è il momento di tirare i remi in barca. Le visite giornaliere sono terminate ed ora mi concedo  il lusso di bighellonare nelle vie del centro. Ammirerò le facciate della Iglesia San Felipe Neri e quindi entrerò nella iglesia de San Juan Hospital, piena di bambini per via di una cerimonia, ma spoglia e di poco pregio. Ritorno a Plaza de la Virgen per ammirarla nello splendore della luce artificiale. Sto aspettando che scocchi l’ora della cena, ma pare che i ristoranti di livello non aprano che alle 20.30. Non ho voglia di attendere così a lungo. Sono stanco e così mi dirigo verso placa Ayuntamiento con la speranza di trovare qualche locale aperto Ecco il Mercado Central che sta chiudendo i battenti e la celeberrima Lonja de la Seda. Nelle vicinanze parte la commerciale calle Ribera, con alcuni locali che propongano la tipica paella valenciana. Non ce la faccio più ed entro in uno di questi. Ordinerò una paella de mariscos e una mezza bottiglia di vino bianco locale. La cena è ordinaria. Pazienza! Per una volta dovrò accontentarmi! Raggiungo quindi la vicina placa de Toros e quindi attraverso la avenida Reina de Valencia fino all’ostello. Preparo il programma di domani e poi mi avvolgo nelle coperte. La mattina seguente, dopo colazione inclusa nel prezzo in una panetteria, bar, delle vicinanze, mi spingo  verso il centro. Anche oggi è una bella giornata. Passo la placa Ayuntamiento con i suoi bei edifici art decò e raggiungo il Mercado Central. Vi entro e resto estasiato dai numerosi banchi di generi alimentari pieni di ogni prelibatezza. Il sito è coperto da una struttura metallica ben disegnata. Potrei rimanere all’interno ore senza stancarmi. I banchi, perfettamente allineati, ordinati, traboccano di ogni ben di Dio e questo mi conferma la straordinaria qualità della gastronomia iberica. Mi faccio forza ed esco entrando nell’adiacente barocca iglesia de los Santos Juanes. Altare barocco come le appariscenti cappelle laterali. Soffitto affrescato nel transetto. Altorilievi fuori dalle cupole delle cappella. E’ giunto il momento di visitare la Lonja de la Seda. Dichiarata patrimonio dell’Unesco, la Lonja è costituita da tre corpi e da un giardino. L’ingresso è libero e, appena entrato, ecco la stupenda sala delle contrattazioni, costruzione rettangolare con un soffitto sostenuto da 24 colonne elicoidali, otto delle quali isolate e 16 addossate alle pareti. Pavimenti in marmo. I pilastri s’aprono per formare le nervature della volta, come fossero matasse di seta intrecciata. Da queste sale si può intravedere l’edificio del consolato superiore a cui si accede dal giardino. Attraverso una breve scalinata. Molto belli i torrioni, i merli che si ammirano dal giardino. Torno nella sala delle contrattazioni da dove parte una scala a chiocciola con 110 gradini, un vero vanto dell’epoca con il corrimano intagliato nella parete. Esco ammirando ora il bel portale che rifinisce la bifora, rappresentante la flagellazione di un uomo nudo, una sorta di monito per i mercanti senza scrupoli. Fatta costruire in gotico da Campete nel 1482 è uno dei simboli dell’importanza del commercio nel Mediterraneo durante il rinascimento e le epoche successive. Ritorno verso il centro e la placa Lope de Vega e da qui nella placa Redonda. Forse un tempo donava un fascino maggiore, ora è solo una piazzetta con fontana centrale e banchetti di merceria tutto intorno. E’ mia intenzione ora visitare il museo della ceramica Gonzales Martì. Ammiro l’incredibile altorilievo del portale d’ingresso e quindi vi entro. Al piano terra c’è un interessante collezione di oggetti in ceramica e due bellissime carrozze che servivano un tempo al Marchese  per i suoi spostamenti. Attraverso un percorso segnato, salite le scale, contino la visita negli ambienti di questa residenza del nobile Dos Aguas. Ammiro fra gli altri la sala chino, con stupendi vasi cinesi ed elaborati mobili intarsiati, cassettoni di straordinaria fattura, arazzi appesi alle pareti. Quindi la stanza della porcellana, dove persino le sedie sono realizzate con questo materiale. Proseguo la visita nella sala Roja, dal colore porpora delle pareti vellutate e quindi la stupenda sala da ballo con affreschi, pregevoli stucchi, lampadari. E’ primo pomeriggio, il sole è ancora alto nel cielo terso, perciò decido di andare al mare. Raggiungo la fermata metro di Xativa e dopo aver preso la linea 3,  cambio a Benimaclet con la linea superficiale 4 fino al Las Arenas, a due passi dalla spiaggia., la playa Malvarrosa. Alcune persone corrono lungo il Paseo Maritimo. La spiaggia è ampia, sabbiosa. E’ un luogo piacevole e lo percorro fino in prossimità del porto. Una moltitudine di piccoli ristoranti offrono specialità di pesce. Ecco l’edificio di David Chipperfield, architetto di fama internazionale che l’ha disegnato in occasione dalla Luis Vitton cup di vela a Valencia per offrire alle personalità presenti la migliore vista sulle regate con i suoi quattro piani di piattaforme che si affacciano sull’orizzonte, di fronte al molo delle dogane. Dopo questa parentesi ludica, paesaggistica, riprendo la metropolitana tornando nei pressi della Torre de Serranos. Voglio terminare il mio soggiorno a Valencia con una visita al museo delle Belle arti. Non sarà il Prado, ma al suo interno ci sono una moltitudine di sale dedicate a grandi artisti spagnoli e valenciani. Ospitato in un antico collegio barocco del XVII secolo, il museo possiede anche, al pian terreno, una affascinante collezione di retablos (pale d’altare) bellissimi. Si è perennemente avvolti da un atmosfera artistica che incanta. Ogni pezzo presente, che sia retablo, scultura, arazzo o quadro è in grado di meravigliare anche se non sono in alcun modo attratto da opere più moderniste dell’ultimo secolo. Resterò più di due ore ad ammirare le varie sale espositive restando affascinato dai quadri di Joan de Joanes, di Francisco Ribalta, del Greco, di Jose de Ribeira. Fra i pittori stranieri alcune opere di Van Dyck. E poi ancora, dulcis in fundo, qualche quadro del celeberrimo Goya e un autoritratto del Velasquez. Infine, in una serie di sale a parte del pianterreno, un intera collezione dedicata alla scultura, lignea, d’alabastro e ad altri oggetti preziosi realizzati in oro e con pietre preziose. Stupendo, Davvero un bel modo di terminare la visita. Riprendo la metro che mi conduce direttamente all’aeroporto dove partirò persino con qualche minuto di anticipo, soddisfatto e gratificato.

 

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