2010 VIENNA
La città asburgica
Rivedo Vienna per la seconda volta in meno d’un anno. Voglio concedermi la possibilità di completare degnamente la visita di questa straordinaria capitale. Partenza come al solito in orario con la Ryanair e, atterrato a Bratislava, prendo il pullman della Blaguss che mi porta dopo 1 ora e 20 alla fermata metro di Erdberg. Acquisto alla sede della stessa compagnia il biglietto di ritorno e quindi un biglietto della metro per 48 ore. Esco alla fermata Keplerplatz, nei pressi del quale è il mio ostello, Cyrus, in Laxemburg straße. Tutto bene, il tempo è soleggiato, riparto di nuovo con la metro fino a Karlsplatz. Una seconda guardata alla stupenda Karlskirche e quindi mi dirigo verso il Rennweg passando per la Schwarzenberg platz e la fontana di Hochstrabbrunnen, che commemora la liberazione della città da parte dell’Armata Russa, poco amata dalle persone più anziane che ricordano le violenze compiute nelle zone occupate dai russi fino al 1955. Attraverso il Rennweg giungo al Belvedere, costruito dal grande architetto Lukas Von Hildenbrandt come residenza estiva del principe Eugenio di Savoia, il valoroso comandante che sconfisse i turchi nel 1683. E’ costituito da due palazzi collegati da splendidi giardini alla francese. Li percorro ammirando la bella cascata superiore e giungendo al Belvedere superiore. Entro nella Sala terrena dove quattro figure erculee sorreggono la volta della sala. Attraverso le sale del lato destro dove sono esposti quadri di artisti minori e poi a sinistra, alcune opere di ottimo valore di Rottmayr, Van Schuppen e Hanneck. Salgo al primo piano attraverso la monumentale scalinata fino al salone di marmo da cui partono le sale del lato di destra con dipinti di Monet, Renoir e Van Gogh fino ai saloni con la collezione dell’artista viennese Klint fra cui la famosa Giuditta 1a. Quindi una scultura di Rodin in terracotta e, al secondo piano, altri artisti minori e una cappella con al centro una pala d’altare di Solimana. Molto interessante la sala dove sono esposti le teste di carattere di Xaver Messerschmidt Le loro espressioni esagerate, buffe sono una vera attrazione. Lascio il Belvedere superiore per dirigermi verso quello inferiore e l’Orangerie dove, fra le altre cose, sono esposti in teche alcuni libri del principe, molti in italiano. Torno al Belvedere inferiore dove guardo con ammirazione la bella sala della conversazioni con stucchi dorati e specchi. Straordinari alcuni dipinti di Canaletto e l’apoteosi di Carlo VI, una scultura di Raphael Donner. La visita è stata molto interessante. Ora mi dirigo verso Schwarzenberg platz con i suoi bei palazzi in stile e, in centro, la statua equestre del principe Schwarzenberg che guidò le forze austriache e alleate contro Napoleone. Svolto in Ringstraße apprezzando l’hotel Imperial dove, dopo l’anschluss (l’annessione) Hitler pose il suo quartier generale. Giungo all’opera di Vienna e, qui vicino, voglio concedermi una fetta di Sacher Torte all’interno del Cafè Sacher dell’hotel omonimo dove, si dice, sia stata inventata questa prelibatezza della pasticceria austriaca. Alle 15.00 visito in un tour guidato l’interno dell’Opera di Stato di Vienna. Bellissima la scalinata con marmi e statue, ovunque richiami alla potenza imperiale di Francesco Giuseppe. Ci fanno visitare il backstage, dove gli scenari scompaiono fino a 11 metri nel sottosuolo lasciando spazi agli altri delle varie scenografie. Molto bello il foyer di Schwind con dipinti raffiguranti scene di varie opere, busti di compositori e lampadari di cristallo. Poi la sala da tè dove l’imperatore e il suo seguito usavano trascorrere gli intervalli, tappezzata in seta. Entriamo in platea dove la guida spiega che una bomba era entrata proprio in mezzo e distrutto anche il grande lampadario di cristallo di Boemia che ornava il soffitto. Fu considerata una disgrazia tremenda per la città che, in crisi economica, dovette attendere dal 1945 fino al 1955 per vedere riaperto il loro teatro d’opera. Uscito dall’edificio, mi dirigo verso il Linke Wienzelle, dove ammiro il mio primo palazzo in stile Judenstil nel Palazzo delle Secessione. Cubo schiacciato con quattro torri, sul tetto presenta un globo costituito da foglie d’alloro intrecciate. Più avanti due belle case di Otto Wagner, sempre in Jugenstil. Attraverso la pedonale Gertrudenstraße giungo alla Mariahilferkirche, barocca ad una navata e con begli affreschi sulla volta. Fuori, una delle vie più commerciali di Vienna, la Mariahilfer straße. Prendo la metro a Museum fino a Shottentor, dove raggiungo la Votivkirche, oggi però chiusa. Resto comunque affascinato dalla sua straordinaria architettura gotica, dai suoi archi rampanti, dalle guglie a traforo. In seguito al tentato omicidio di Francesco Giuseppe nel 1853, venne organizzata una raccolta di fondi per la costruzione di una chiesa sul luogo del fallito attentato. Ci vollero 23 anni per realizzarla con le sue svettanti guglie gemelle. Da qui mi dirigo verso la Berggaße dove al n°19 è la casa museo di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi. E’ uno degli indirizzi più famosi della città. Qui egli visse con la famiglia, studiò e lavorò fino alla sua partenza da Vienna nel 1938 quando i nazisti lo costrinsero a farlo. Risalgo verso nord giungendo alla Servitenkirche, con le sue due belle guglie a bulbo. Barocca, a pianta circolare, presenta cappelle laterali gradevoli. Sontuosi il pulpito e l’altare, ma ciò che mi ha meravigliato maggiormente è la bassa cupola con affreschi circondati da altorilievi in stucco. Ritorno a Shottering e, con la metro, a Karlsplatz per entrare nuovamente nella stupenda Karlskirche dove contemplo ancora lo straordinario altare con rilievi in stucco che rappresenta l’ascensione di San Carlo. Riprendo la metro fino a Herrengasse, uscendo proprio di fronte alla bellissima Minoritenkirche. Da qui, attraverso il passage giungo al Freyung dove si affacciano molti edifici eleganti. Al centro la fontana d’Austria. Le quattro figure che la decorano rappresentano i fiumi principali dell’impero austriaco. Sono ormai le otto di sera e decido che è ora di trovare un luogo per la cena. Lo trovo quasi subito al Cafè Central, una volta punto d’incontro di scrittori e filosofi e il più sfarzoso della capitale. Al suo ristorante ordino una soup goulash e un classico piatto viennese, il Tafelspitz. Buon bicchiere di vino rosso Cabernet sauvignon Cuvee Sissy e, dopo il caffé, mi metto a passeggiare fino a Michaeler platz. Punto nevralgico della capitale, ammiro l’imponente cupola della Michaelertrakt all’entrata dell’Hofburg. Entro poi nella Michaelerkirche, anch’essa già ammirata la scorsa volta, ma ora immersa in una atmosfera rilassante di musica sacra. Mi sento come in Paradiso, in pace con me stesso. Uscito, percorro la sciccosa Kolhmarkt con i suoi affascinati negozi fino al Graben, altra via pedonale con al centro la Pestsaule, costruita dopo la peste del 1629. Raggiunto Stephanplatz faccio un giro nella piazza più famosa di Vienna, ancora un occhiata al Duomo e poi prendo la metro fino a raggiungere l’ostello. Bella giornata, piena e soddisfacente. L’indomani, sveglia molto presto e, dopo colazione, raggiungo Volkstheater dove raggiungo la Spittelberg pedestrian area dove è presente una bella concentrazione di case settecentesche e ottocentesche. Oggi ospitano caffé e ristoranti. Passeggio fra le sue vie ammirando la sankt Ulrichsplatz con la omonima chiesa barocca. Ammiro due esempi di case Biedermeier e poi mi dirigo fino alla Votivkirche, ieri già ammirata esternamente e vi entro. Imponente, a tre navate, con cappelle laterali di poco pregio come le alte vetrate che si impreziosiscono solo nel transetto e nell’abside. Prendo quindi la Karl Lueger ring, dedicandomi alla visita di questa zona che gravita intorno all’università di Vienna. In Malker Bastei c’è la vecchia residenza di Beethoven, case Biedermeier in una via laterale, per poi giungere alla mole impressionante del Burgtheater, il più prestigioso teatro dei paesi di lingua tedesca. Di fronte, il municipio (Rathaus), quindi mi dirigo verso il vicino edificio del Parlamento in stile neoclassico e preceduto da una scalinata ai piedi della quale si trovano i domatori di cavalli, un gruppo scultoreo in bronzo. All’improvviso scende una pioggia torrenziale e ne approfitto per un panino veloce prima di dirigermi al museum quartier, uno dei più grandi complessi museali del mondo. E’ mia intenzione visitare il Kunshistorisches museum, il museo della storia dell’arte, le cui collezioni sono in gran parte costituite da capolavori raccolti nei secoli da generazioni di sovrani assurgici. Originariamente le opere erano custodite all’Hofbrug e al Belvedere ma, in seguito alla costruzione della Ringstraße, vennero eretti due importanti edifici destinati ad ospitare le raccolte di storia naturale e le collezioni artistiche imperiali. Il museo, su tre livelli, si compone di una zona dedicata all’arte egizia e mediorientale, una seconda alla Roma e Grecia, una alla scultura e, infine, quella a cui mi voglio dedicare io e cioè alla Pinacoteca. Sarà una visita incredibile, con la possibilità di ammirare tele tra le più belle mondo. Tra gli italiani Luca Giordano, Guido Reni, Caravaggio, Tintoretto, Cataletto, Mantenga, Correggio, Tiziano, Raffaelo, Bronzino e Paolo Veronese. Poi gli originali lavori di Arcimboldo e ancora Perugino, fino agli spagnoli Coello e Velasquez e ancora Aertsen, Memling, Van der Goes, Van Orley, Peter Brughel il vecchio, Van Dick, Rubens, Rembrandt e il tedesco Durer. Insomma, resterò cinque ore all’interno della Pinacoteca, ne uscirò distrutto, ma felice di aver coltivato e approfondito il mio senso e competenza artistica. Voglio salutare questa incredibile città con una seconda puntata al cafè Sacher e una seconda fetta di Sacher Torte, quindi raggiungo Stephandomplatz attraverso la pedonale e bellissima Roptenturnstraße. Metro fino a Erdberg dove attendo il pullman della Blaguss che mi riporterà all’aeroporto di Bratislava. Il ritorno a Bergamo sempre con la Ryanair sarà come al solito regolare, senza imprevisti di sorta.
Proprietà letteraria
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