2012  VILNIUS

Identità Lituana

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Porta dell'aurora - La Madonna della Pietà

 

 

Partito alle 7.00 dall’aeroporto Caravaggio di Orio a Serio con un volo Ryanair, atterro in orario, dopo 2 ore e 20 di volo all’Oro Uostas della capitale Lituana. Con questo, spengo le candeline del mio centesimo viaggio e non posso aspettarmi di meglio, dato che nel cielo nordico splende un sole brillante, corona ideale per qualsiasi visita turistica. Sposto avanti di un ora la lancetta dell’orologio e salgo su una navetta che mi porta in dieci minuti al bus station di Vilnius, proprio di fronte alla stazione ferroviaria. Percorro una strada lungo la ferrovia fino a raggiungere la Porta dell’aurora, l’unico ingresso rimasto della cinta muraria degli inizi del XVI secolo. Subito dopo entro nella chiesa di Santa Teresa, espressione del primo barocco. Ad una navata, presenta archi che immettono nelle cappelle laterali che esibiscono alcuni piacevoli affreschi monocromatici e con la tecnica del trompe d’oeil, ma il suo pregio sono gli affreschi della volta a botte. La facciata non detiene pregi particolari, come non li possiede la vicina chiesa ortodossa dello Spirito Santo, centro religioso della fede ortodossa russa nella città. A tre navate, è impreziosita da affreschi, stucchi e da una iconostasi in legno dipinta di verde. Completata nel 1644 è caratterizzata da una teca di fronte all’iconostasi nella quale riposano i resti dei santi Antonio, Giovanni ed Eustachio, miracolosamente conservati. Continuo le visite proseguendo lungo l’arteria principale del centro vecchio, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, sino alla piazza del Municipio, per secoli sede del mercato e centro della vita pubblica. Su un lato si erge l’edificio neoclassico del Municipio e, intorno, bei negozi fra i quali alcune firme di stilisti italiani come Armani e Zegna. Altra chiesa ortodossa, quella di San Nicola, il cui portale d’ingresso di bronzo in rilievo rappresenta la sua particolarità di maggior spicco. Ora svolto lateralmente a destra con l’intenzione di raggiungere la chiesa di San Michele però chiusa, pare persino diventata un museo. Nelle vicinanze ammiro quella che nominerò la più bella chiesa della capitale, almeno esternamente: la chiesa di Sant’Anna. E’ senz’altro una tra le più caratteristiche tra le centinaia ammirate in tutta Europa. Napoleone ne fu così ammirato da fargli esclamare che desiderava portarsela a Parigi sul palmo della sua mano. La sua facciata è ornata di archi fluenti e finestre slanciate. Le guglie e tutto il resto sono realizzate con l’utilizzo  di 33 forme diverse di mattoni. Se ne rimane davvero incantati. Ora è chiusa, ma visiono gli orari e vi farò visita domani. Il complesso è costituito dall’adiacente chiesa dei bernardini, fatta costruire dagli austeri frati francescani nel 1469 ma che ora, all’interno, è solo un ambiente spoglio e in cattivo stato. Percorrendo una strada che costeggia un canale, giungo alla chiesa russa ortodossa della Santa Madre di Dio, dall’elegante facciata bianca. L’interno è a pianta rettangolare, con una iconostasi ordinaria e poco altro da menzionare. E’ il momento di una pausa, un panino, un caffé preso in una piacevole piazzetta alberata ed una sigaretta, le cui volute di fumo paiono giocare per la lieve brezza sopra la mia testa. Che giornata incantevole! La gente, passeggia senza fretta fra vie pulite e ordinate. Avverti una sensazione di sicurezza, di tranquillità. Proseguo le visite con la chiesa ortodossa di Santa Paraskeva, proprio di fronte, che non attira per nulla il mio senso estetico. E’ ora di segnalarmi all’ostello prenotato e perciò ritorno sui miei passi verso la Porta Aurora, ma prima mi concedo anche l’entrata alla chiesa di San Casimiro, nei pressi della piazza del Municipio. Costruita nel 1604, fu distrutta più volte dal fuoco e ricostruita. Per ultimo fu utilizzata dalle truppe di Napoleone come granaio e poi dai sovietici come museo dell’ateismo. Riconsacrata nel 1991 presenta un bell’altare barocco che raffigura la resurrezione dei Santi. Piacevoli anche i due altari del transetto. Sistemata la pratica ostello, ne esco subito dopo tornando alla Porta dell’aurora dove riesco finalmente a trovare l’ingresso che conduce ad una delle attrazioni cittadine: la Madonna della Pietà. Una rampa di scalini porta al piano superiore dove è un immagine della Madonna cui si attribuiscono poteri miracolosi, dipinta su quercia negli anni ’20 del XVII secolo e ricoperta d’argento 150 anni dopo. Centinaia di cuori di diverse dimensioni spiccano dai piatti d’argento intorno al dipinto. Proseguo lungo la via centrale ai cui lati molti negozi propongono articoli e gioielli in ambra di cui la regione baltica, ed in particolare la penisola di Curi, sono ricche, anche se la maggior produzione mondiale si ha in Kaliningrad, l’enclave russa stretta tra la Lituania e la Polonia. Giunto alla maestosa porta di Basilio, vi passo attraverso entrando nella successiva chiesa della Santa Trinità in cattivo stato di conservazione. Nella piazza del Municipio devio a sinistra verso la chiesa di San Nicola, tra le più antiche, costruita quando ancora la maggior parte del paese era pagano. Purtroppo è chiusa e attraverso le grate vi scorgo soltanto un altare in marmo sorretto da colonne corinzie. Nel giardinetto a fianco ammiro però una bella statua in pietra raffigurante San Cristoforo che regge Cristo bambino. Mi spingo quindi sino alla chiesa di Santa Caterina, anch’essa chiusa con le sue deliziose torri color fragola. Verso il centro resto poi meravigliato dalla chiesa domenicana, il cui modesto ingresso cela uno sfarzoso interno barocco nel quale figure in stucco si stagliano su 15 altari dalle lussuose decorazioni rococò, abbellite da quadri, cornici dorate e colonne in falso marmo. Bella la cupola, come anche la volta a botte. Qui sono nella zona dell’Università, la più antica dell’Europa orientale, costruita con una combinazione di stili differenti e con 13 cortili interconnessi. Al limite sud è la chiesa di San Giovanni con a fianco la torre campanaria di 68 metri costruita dal famoso architetto locale Glaubitz. La salgo sino in cima dove dalla terrazza si gode il più affascinante colpo d’occhio su Vilnius, in tutte le direzioni. Ridisceso, visito l’annessa chiesa a tre navate sormontate da 5 possenti colonne poligonali per lato. Pregevole l’altare in falso marmo. Per terminare la giornata, densa di visite, raggiungo la piazza più importante, la più grande, la Piazza della Cattedrale un enorme spiazzo lastricato, luogo d’incontro ideale per gli abitanti della capitale. All’estremità ovest sorge il campanile della cattedrale che in origine era parte delle fortificazioni. La zona ad est è dominata dalla statua del granduca Gediminas. Entro nella Cattedrale che risale per la maggior parte al 18° secolo. Venne chiusa dai sovietici nel 1950, trasformata in un garage e riconsacrata un anno prima dell’indipendenza nel 1989. L’accesso avviene attraverso un enorme portico classico che immette in un interno sobrio a tre navate di cui la parte più interessante è l’altare maggiore che presenta un tabernacolo con una porta intarsiata e adornata con oro e argento. La cappella più importante è quella di San Casimiro, creata da maestri italiani nel 1636 con colonne di marmo, magnifiche figure in stucco e colorati affreschi. La giornata si è svolta in modo piacevole, concedendomi quasi tutte le visite che avevo pronosticato. Un’occhiata dall’esterno al vicino Palazzo presidenziale, in passato residenza di vescovi e che ha ospitato importanti personalità come Napoleone e lo zar Alessandro I e poi attendo che giunga l’ora di cena  passeggiando un po’ per le vie centrali. Il ristorante scelto è il bel Zemaiciai dove gusto una specialità locale: il Cepelinai, enormi gnocchi di patate ripieni di carne con panna acida, cipolla e pancetta affumicata. Come secondo, un gulasch realizzato stufando carne di giovane cinghiale, funghi e verdure. Il tutto bagnato da una dunkel lager beer, la Baltijos.  La giornata successiva comincia molto presto. Voglio concedermi infatti la visita di una chiesa fuori dal centro cittadino, e che raggiungo in taxi alle 7.00 quasi all’inizio della prima funzione religiosa, in modo da poterla visitare senza disturbare i fedeli. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è un autentico gioiello barocco a tre navate, con volta a botte. I suoi interni sono mozzafiato con oltre 2.000 figure in stucco di angeli e demoni, scene bibliche e storiche. In sostanza un mausoleo barocco voluto dal suo mecenate, Michal Kazimierz, condottiero militare e governatore di Vilnius. Di fronte al presbiterio è presente un curioso lampadario a forma di barca, in riferimento alla professione di pescatore di San Pietro. Il transetto regala il momento più emozionante con due dipinti racchiusi in vesti d’argento, al centro di altari barocchi profusi di stucchi fantasmagorici. All’uscita della chiesa m’incammino verso il fiume Vilnia vezzeggiato nel corpo da un fresco idilliaco. Quindi risalgo una strada immersa nei boschi fino ad una scalinata che mi porta in cima alla collina detta delle Tre Croci, simbolo di Vilnius. Di fronte, il Castello Superiore è solo una parte del bel panorama che si ammira e che spazia fino alla lontanissima Torre della TV. Tre croci di legno furono per la prima volta poste qui nel XVI secolo per commemorare i frati francescani torturati in questo luogo dalla folla pagana. Ridiscendo in mezzo al bosco fino al Vilnia che attraverso grazie ad un ponticciolo e mi dirigo fino allo spiazzo dietro alla Cattedrale da cui parte il sentiero che porta al Castello Superiore, la parte rimanente del complesso che un tempo includeva strutture difensive e oggi simbolo della Lituania indipendente. Anche da qua sopra si gode una bella vista della città. Bene! La giornata è cominciata sotto i migliori auspici. E’ ora di fare colazione e perciò mi reco alla vicina via Pilies, una delle più antiche della città e famosa per i suoi negozi di ambra. Quindi prendo nuovamente un taxi con il quale giungo nei pressi del sobrio complesso del Parlamento lituano. Di fronte però voglio visitare la graziosa chiesa ortodossa dell’apparizione della Santa Madre di Dio dove apprezzo per l’ennesima volta l’estrema devozione del fedele ortodosso per ogni aspetto della religione, e l’austera conduzione del prete durante la funzione. Sono in netto anticipo sul programma, così decido di riprendere un taxi sino alla lontana  ed imponente Torre della TV. Alta 326 metri, si stende su uno sfondo di alti pini. In questo luogo, nel 1991, alcune persone furono schiacciate dai carri armati sovietici, mentre tentavano di difendere la torre. Un veloce ascensore mi porta all’altezza di 165 metri, nel punto d’osservazione della Torre che ospita un caffé gestito dallo Stato. Una pedana circolare, di fronte ad ampie vetrate, compie un intera rotazione in circa 50 minuti offrendo spettacolari vedute della zona. La vista spazia per 70 km in ogni direzione, fino in Bielorussia, distante solo 40. Altro taxi che mi riporta in città, nei pressi della Gedimino Prospektas, una sorta di Corso Buenos Aires locale dove è mia intenzione visitare il museo del KGB, conosciuto anche come museo delle vittime del genocidio, inaugurato al piano terra dell’ex edificio che ospitava il KGB. I pezzi in mostra descrivono l’occupazione sovietica della Lituania, le deportazioni in Siberia, ma purtroppo oggi è chiuso nonostante la mia guida mi indicasse il contrario. Peccato, questo non ci voleva!. Per fortuna, non molto distante è un altro museo che era nella mie intenzione visitare, il museo dell’Olocausto, alloggiato in un piccolo edificio di legno che mostra una parte dell’orrore di cui furono vittime gli ebrei della Lituania durante la seconda guerra mondiale. Si illustrano le dure condizioni di vita nei ghetti con documenti e fotografie. Prima di essere eliminata dall’Olocausto la città ospitava una fiorente comunità ebraica, delle 250.000 che abitavano il paese. Oggi ne sono rimaste solo 4.000. Esco, come sempre mi capita, un po’ sconcertato dalle crudeltà che gli uomini sono capaci di perpetrare ai loro simile e mi dirigo verso il centro cittadino, alla pinacoteca di Vilnius. La visita non mi regalerà emozioni violente, ma d’altronde non me le aspettavo. Voglio solo ampliare la mia esperienza artistica con la visione anche di opere nordiche come quelle che sono ospitate in queste sale. Per lo più saranno ritratti, realizzati in un arco temporale che va dal 18° al 20° secolo, alcuni di buona fattura. Fra i dipinti ammirati ricordo con maggior favore l’entrata d’Alessandria di Smuglevicius del 1775, il fuoco nella foresta di Dmachauskas, la donna col bambino di Vincentas Slendzinskis, il ritratto della madre di Rafalavicius. Tutti i dipinti sono ospitati in 25 sale espositive su due piani. All’uscita mi concedo una sosta al bar dove in un tavolino esposto al traffico della vie Pilies gusto un’ottima fetta di torta con caffé. E’ il momento di riprovare con la chiesa di Sant’Anna e questo volta la trovo aperta, anche se l’interno non raddoppia di certo la pregevolezza dell’esterno. Solo la pala dell’altare maggiore mi pare degno di nota. Dopo una seconda visita alla Cattedrale, mi dirigo verso la città nuova e il ponte Mindaugo che attraverso. Percorro il piacevole lungo Neris, il fiume di Vilnius fino al famoso Ponte Verde, il primo ponte sul fiume, costruito nel 1952, l’anno precedente alla morte di Stalin. Ai quattro angoli vi sono statue  nello stile del realismo socialista, un ricordo della bruttezza della monocultura sovietica. Nelle vicinanze entro nella chiesa barocca di Sant’Arcangelo, gradevole ma niente di più. Cominciano a vedersi palazzi di grandi dimensioni e di fattura moderna, che culminano nei grattacieli della Teo e della Unicredit bank. Questa è la zona della City, la zona degli affari, sede fra le altre della Swed bank  dalle cui caratteristiche terrazze in legno si gode un bellissimo colpo d’occhio sul fiume, sui prati che lo bordeggiano dove decine di lituani prendono i raggi del gradevole sole di settembre. Raggiungo quel luogo restando meravigliato dalle straordinarie realizzazioni che le autorità municipali hanno saputo concretizzare per i locali: campi di pallacanestro, di beach volley, per gli skater, insomma un luogo di divertimenti immerso in un ambiente gradevolissimo, una perla nel contesto cittadino. Attraverso il ponte Baltasis raggiungo la vasta piazza Lukiskiu, un enorme spiazzo verde per famiglie. In una via nel lato nord orientale m’imbatto in una basilica dalla quale mi giunge il suono di note religiose. Entro, restandovi una ventina di minuti e assistendo alla funzione religiosa cantata da una aggraziata voce solista. Percorro infine tutto il Gedimino Prospektas, con alcune sue vie laterali per poi raggiungere ancora la zona centrale in via Pilies dove entro nel ristorante Forto Dvaras dove, nella atmosfera cavernosa della cantina del piano inferiore gusto un Tyrsiube duonos  kubilelyje, una zuppa cremosa a base di funghi servita in una pagnotta di pane di segale e un ottimo beef Strogonoff. Credo di aver soddisfatto in questa due giorni lituana ogni mia aspettativa turistica ed è per questo che mi dirigo estremamente appagato al mio ostello. Il giorno seguente mi dirigo di buon ora alla stazione dei bus dove ne prendo uno che mi riporta in aeroporto distante solo cinque chilometri. Colazione e quindi m’imbarco sul volo di ritorno, ancora in perfetto orario.

 

 

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