2015  BELGIO

In treno per il Belgio

 

Un bus della Terravision mi porta da Milano Centrale all’aeroporto Caravaggio di Orio al Serio dove alle 8°45’ parto con un volo Ryanair alla volta di Charleroi, Belgio. Purtroppo, la domenica, i collegamenti tra questo aeroporto e la locale stazione non sono frequenti e manco così il treno che avrei voluto prendere per Liegi. Sono costretto a salire sul successivo che parte alle 11°15’. Scendo a Liegi Palais alle 13°30’. Al primo impatto la più importante città della Vallonia appare alquanto tetra e l’impressione la conserverò anche al secondo impatto. Mi dirigo subito alla place St.Lambert dove entro nel cortile del Palais des Princes Evoques, in passato residenza dei principi vescovi e ora sede del tribunale, circondato per completo da un portico. Nelle vicinanze c’è la molto considerata place du Marche alla quale francamente non riesco a conferirle nulla di apprezzabile. La fontana presente è insignificante, come poco degno di nota è il municipio che la fronteggia. Qualcosa mi dice che sia meglio evitare di dedicare a Liegi troppo tempo, dato che questo potrebbe pregiudicarmi, invece, un climax notevole a Lovanio. Notando la lunga scalinata che sale verso la montagne de Bueren non posso trattenermi dal salirla. Sarà una bella faticata, ma penso che il panorama che si gode dalla sua cima sia uno dei migliori che offra questo lugubre luogo. Ridisceso mi dirigo verso una delle due chiese più gettonate, la Collégiale Saint Barthélemy. In stile ottoniano, con due torri gemelle, ha un esterno color crema e rosso ciliegia. Di dentro, oltre a qualche quadro passabile, c’è un fonte battesimale del 1118. In un istante decido che non posso perdermi il trittico di Bouts a Lovanio, così corro a prendere il bus per la stazione sacrificando l’altra chiesa di St.Paul che avevo in programma. Pare incredibile, ma la cosa più bella di Liegi è la straordinaria, avveniristica stazione Guillemins realizzata dal famoso architetto Calatrava. In mezzora sono alla fiamminga Leuven e, mentre di dirigo verso la zona centrale, sono attirato da suoni di strumenti musicali. E’ in corso una sorta di sfilata di vari gruppi, appartenenti probabilmente a quartieri differenti, ognuno con la loro bandiera e costumi particolari. Si dirigono verso il Municipio, ma prima voglio entrare nella Sint Pieterskerk, un imponente cattedrale che dà la sensazione, su un lato, di essere come monca. Infatti dovettero modificare il progetto iniziale che prevedeva la presenza di una torre di 170 metri per via dell’instabilità del suolo. Possiede tre navate, con 5 ampie policolonne per lato. Alcuni dipinti di Van der Baren nelle cappelle laterali, come il martirio di Santa Dorotea, ma è per l’ultima cena di Dirk Bouts, il suo capolavoro, che sono venuto fino a qui, e questa volta è davvero una visione sublime, l’arte pittorica alla massima valenza. Anche il martirio di Sant’Erasmo dello stesso pittore è una grande opera che ammiro in questo luogo. La chiesa offre anche l’originale Torre del sacramento, presente all’ingresso del presbiterio, e finemente lavorata. Nella navata centrale è anche la tomba di Henry I, duca di Brabante. Lovanio è una gradevole cittadina ricca di palazzi con diversi tipi di frontoni, specie a gradini. Si avverte chiaramente l’appartenenza “fiamminga” dei locali e ulteriore conferma la ottengo giungendo nei pressi dello Stadhuis (il municipio). Gente fiera, orgogliosa, con fare direi ariano affolla la piazza di fronte allo straordinario palazzo, uno dei più belli che abbia mai visto di questo genere. Edificio quattrocentesco in stile gotico fiammeggiante strutturato su più livelli, ricchissimo di torrette terrazzate, sculture elaborate e bandiere variopinte. Resto incantato ammirandolo da molti punti di osservazione e poi riguadagno la stazione. Giunto a Bruxelles dopo un viaggio d’un'altra mezzora, raggiungo l’hotel Barry, gia prenotato e uscendo poco dopo, direzione centro. Girovagherò per un paio d’ore lungo le vie intorno alla straordinaria Grand Place, uno dei capolavori mondiale dell’urbanistica e una delle più belle piazze del pianeta Terra. Resto affascinato, ormai per la terza volta, di fronte ai palazzi delle varie corporazioni che la cingono e assisto per un po’ ad uno spettacolo musicale che si sta tenendo su un palco allestito proprio davanti al Maison du Roi. Mi reco ad ammirare nuovamente il bel palazzo della Borsa e termino la giornata girovagando fra vie tempestate di luci dei negozi più svariati, dai celeberrimi cioccolatieri Leonidas fino ai numerosi beer shop. L’indomani, sveglia presto e partenza alle 6°34’ dalla Gare du Midi. Arrivo alla stazione St.Peter di Gand alle 7°00’ e mi dirigo subito verso la zona centrale, sostando lungo la strada per ammirare la Sint-Pietersabdij con la sua cupola ottagonale e il campanile staccato con guglia a cipolla. Fondata nel VII secolo, questa ex abbazia rappresenta il nucleo originario intorno al quale si sviluppò Gand. Al lunedì è chiuso, ma non è uno dei climax della città. Decido di deviare ulteriormente fino al Klein Begijnhof, con le sue case pittoresche, un tempo ospitanti le beghine, donne nubili o vedove che decidevano di vivere in luoghi chiusi obbedendo solo ai voti di castità e obbedienza, senza privarsi dei beni che possedevano prima di scegliere quel tipo di vita. Proseguo per l’Annaplein dove contemplo esternamente la neogotica Annakirke. Giunto in centro, vicino al monumento dedicato ai fratelli Hubert e Jan Van Eick, entro nella cattedrale di San Bavone, bellissima. A 3 navate, quella centrale alta e in cotto presenta della belle vetrate istoriate nell’ambulacro, mentre sono neutre quelle del cleristorio. Le cappelle laterali, quattro per lato, hanno bei dipinti e vetrate piacevoli, mentre il transetto non mi entusiasma come di solito questa parte architettonica fa. Sta per aprire la prima cappella a sinistra e sarò il primo a visitarla. Con un audioguida ascolto nel dettaglio ogni spiegazione sul meraviglioso polittico di uno più grandi pittori che il mondo abbia conosciuto: Jan Van Eick. L’adorazione dell’agnello mistico, qui conservato, è l’opera più conosciuta di questo immenso artista fiammingo, che con Van der Weiden, Gerard David e Campin, è uno dei miei miti artistici assoluti. Sono 12 pannelli che osservo con attenzione per quasi mezzora. Poi esco e scendo nella cripta, dove sono conservati paramenti sacri, reliquiari e ostensori. All’uscita ecco una grande tela di Rubens. E’ giunto il momento di salire il Belfort. Sono delle torri che un tempo facevano parte del sistema difensivo delle città e, di solito, è proprio dalla loro cima che si gode la vista migliore. Dopo una prima rampa angusta di scale, un ascensore porta in cima. Foto e poi ridiscendo dirigendomi verso il municipio, in stile gotico fiammeggiante, sulla falsariga di quello più sontuoso di Lovanio. Percorro quindi il Werregarensteet, un vicoletto dove gli artisti di strada sono autorizzati a creare graffiti e murales, niente di che. Eccomi giunto nella grande Vrijddagmarkt, piazza dove un tempo si svolgevano le riunioni pubbliche e le esecuzioni. Al centro, una bella statua di Jacob Van Artevelde. Un bar, il Dulle Griet, che propone tutte le birre trappiste e poi sosto per concedermi un panino. Riprendo le visite dirigendomi verso il Gravesteen, una suggestiva costruzione fortificata in pietra con tanto di torrette e feritoie. Il tempo, in Belgio, muta in un attimo e ora s’è messo a piovere, così decido di registrarmi al Guesthouse PoortAckere. Fortunatamente quando ne esco posso rimettere l’ombrello nello zaino. Entro nella vicina Sint-Michielskerk, a tre navate. Le cappelle presentano delle grandi tele, come nell’ambulacro.  Molte vetrate sono istoriate e nella navata sinistra ammiro un quadro di Seghers e una crocifissione di Van Dick. Proseguo fino in Korenmarkt dove entro ora nella Sint-Niklaaskerk, a tre navate e con ampie colonne in pietra che sostengono una volta a crociera. La parte più bella è il presbiterio, con un altare di marmo e una bella pala d’altare fra due colonne a torciglione. Dopo una passeggiata fra i canali, per catturare con la fotocamera qualche angolo suggestivo, mi dirigo verso la stazione ferroviaria di Dampoort dove prendo un treno per la cittadina di Kortrijk. Devo anche cambiare ad Oudenaarde, e una volta giunto a destinazione mi rendo conto che non ne valeva la pena. La centrale Grote markt, con il suo Belfort decorato da guglie, non mi entusiasma, come non mi esalta nemmeno la Onze Lieve Vrouwekerk. A tre navate con finestroni neutri, presenta sì due dipinti di Van Dick, ma non sono di certo i migliori lavori di questo grande artista belga. All’interno della Sint Martens invece, nella piazza principale, ammiro una bella deposizione di un artista non segnalato del XVI secolo. Pizza hut e torno a Gand concedendomi un ultima, breve, passeggiata nella zona centrale. Martedì mattina parto molto presto, alle 5°00’. Prendo il tram n°1 che mi porta alla stazione St.Peter dove, dopo colazione, salgo sul treno delle 6°10’ per Bruges dove giungo alle 6°35”. L’avevo già visitata ma, essendo in zona, non potevo lasciarmi sfuggire l’opportunità di salire al Belfort e di rivedere lo straordinario Groeningemuseum. Sulla strada verso il centro visito di nuovo lo splendido Begijnhof, complesso di case bianche delle beghine, immerse nel verde. Nella chiesa locale assisto per un po’ a una messa, con la presenza di alcune monache. Raggiunto il centro, ammiro i bei panorami sui canali, in special modo quello dal café T Klein  dove nelle acque placide si specchiano le facciate delle numerose case d’epoca. Poi il Vismarkt, dove ogni tanto si tiene il mercato del pesce e quindi, attraverso uno stretto vicolo, il Blinde Ezelstraat, giungo al Burg, una piazza dove hanno sede alcuni must di Bruges, come il bel Municipio, già visitato, il Brugse Vrije, con il suo piacevole frontone barocco e la stupenda Heilig-Bloedbasiliek che entrerò più tardi. Ho ancora un po’ di tempo per ammirare nel dettaglio i vari monumenti presenti e pure il vicino Markt, circondato da palazzi dai frontoni a gradini e dai colori pastello. Al centro la statua di Pietre de Coninck e Jan Breydel. La piazza è dominata dal bellissimo Belfort che sono fra i primi a visitare. Risalente al XIII secolo, è alto 83 metri; salgo i 336 gradini fino in cima da cui però la vista sottostante è parzialmente impedita da un davanzale troppo alto che, per i brevilinei come me, risulta un po’ ostica. Ridiscendo e mi reco di nuovo al Burg, entrando nella Basilica del Sacro Sangue, che prende il nome da un ampolla che si dice contenga gocce del sangue di Cristo, la quale fu portata in Belgio durante le Crociate del XII secolo. Una porta sulla destra da l’accesso al piano superiore, riccamente affrescato. Tre arcate separano la navata principale, con volta a botte e di legno, da una più piccola sulla destra dove è un elaborato tabernacolo d’argento che custodisce la reliquia. Nel presbiterio ci sono bellissime vetrate istoriate e un altare riccamente elaborato con statue di Santi. E’ giunto il momento di recarmi al Groeningemuseum, mi doto di sediolina pieghevole e comincio dalle prime sale, quelle dei cosiddetti primitivi fiamminghi. E sarà una goduria assoluta! Opere di una grandezza senza pari, come il trittico di Giobbe di Bosch; l’eccezionale Madonna con il canonico Van der Paele di Jan Van Eick che vale da solo la visita; lo stupendo giuramento di Cambise e il Battesimo di Cristo, entrambi del grande Gerard David; e poi il Giudizio universale di Pourbus; l’allegoria della pace di Claeissens; San Luca che dipinge la Madonna del mitico Van der Weyden; la morte della Vergine di Hugo van der Goes… e altri e altri. Una concentrazione di capolavori che pochi musei al mondo possono vantare. Uscendo, compro un panino che mangerò in stazione, in attesa del treno per Ostenda. In mezzora raggiungo questa città sul Mare del Nord. Mi sarebbe piaciuto poi spingermi fino al Vallo Atlantico, un esteso sistema di bunker, piazzole per cannoni e gallerie di collegamento della prima e seconda guerra mondiale, creato dalle forze di occupazioni tedesche, ma purtroppo il meteo in questo momento è troppo instabile per visitare questo luogo disperso nei campi. Ora sta piovendo, perciò mi registro all’Hotel Serge per poi cominciare le visite dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, l’edificio più imponente della città, con le sue guglie gemelle squisitamente decorate. Le vetrate furono distrutte durante la guerra, e ora sono presenti delle opere moderniste che non mi piacciono affatto, specie quelle del cleristorio. Smette di piovere, così percorro tutta la pedonale vie dello shopping, la Kapellestraat, fino all’Albert Promenade, l’ampio lungomare. Il mare è in burrasca, e mi pare anche di un colore non certo cristallino. Non mi azzardo a percorrere il lungo molo, pericoloso per via delle onde che possono colpire il malcapitato. Ostenda è essenzialmente una località balneare con una lunga spiaggia sabbiosa frequentata dal turismo locale. Passeggio sul tratto principale, sormontato da alti edifici fino all’hotel Thermae dov’è una statua di Leopoldo II. La visita non mi entusiasma e decido di tornare in albergo; domani oltretutto mi devo svegliare molto presto, dato che ho un treno alle 5°48’ per Kortrijk dove arrivo alle 7°04’ cambiando per Tornai dove giungo alle 8°10’. Mi dirigo immediatamente alla centrale Grand Place, una delle più belle della Vallonia. Il tempo anche quest’oggi è instabile, pioviggina, ma non mi impedisce di ammirarla da ogni punto di vista. E’ una piazza triangolare fiancheggiata da caffè  ospitati in splendidi palazzi a timpano, una volta sedi delle corporazioni su cui sventolano variopinte bandiere araldiche. Mi dirigo ora verso il musée des Beaux Arts che ospita una stupenda collezione di quadri fra cui molti del celeberrimo Van der Weyden, l’artista di Tornai. Purtroppo, mentre mi accingo ad entrare, mi dicono che il museo è temporaneamente chiuso per via di una esposizione che stanno allestendo. Che disdetta! La giornata non mi arriderà neppure in seguito, dato che la famosa Cattedrale di Notre Dame è sottoposta a pesanti lavori di ristrutturazione che ne impediscono la vista sia all’esterno che all’interno. Mi resta solo da ammirare il bel pulpito e qualche bella vetrata istoriata, ma è nulla a paragone di ciò che mi sarei aspettato di godere. Riesco almeno a salire il Belfort, ai lati della Grand Place che ammiro bellamente da ogni punto di vista. La mancata fruizione di questi due climax mi permette tuttavia di fare una fermata a Mons, lungo il percorso ferroviario per Charleroi e qui avrò finalmente la bella sorpresa di una chiesa eccezionale, ma prima, anche in questo caso mi dirigo verso il locale Belfort, più defilato rispetto alla piazza principale. C’è un ascensore che mi porta fino in cima, ma la vista non è paragonabile rispetto ai suoi simili in altre città. Scendendo lungo il versante occidentale raggiungo così la Collegiale Sainte Waudru, un imponente chiesa quattrocentesca. A tre navate, con volte a crociera, presenta delle vetrate bellissime e ben conservate.  Tutte le sette cappelle per lato presentano piacevoli dipinti, statue e lastre tombali, oltre a vetrate istoriate pregevolemente. Nel cleristorio, alcune di esse sono neutre ma nulla tolgono al fascino generale che si avverte. L’altare offre tre bassorilievi in alabastro del 1544 finemente lavorati che illustrano la Passione di Cristo. E’ un opera di Jacques van Broeucq, come altre all’interno della chiesa. Appeso in alto è il reliquiario d’oro di Santa Valdetrude (Waudru) che in occasione della sua festa è portato in processione all’interno del Car d’Or, un cocchio riccamente ornato e contornato di cherubini che sta in bella mostra all’inizio della navata di sinistra. Il magnifico coro ligneo è circondato da otto statue di alabastro, sempre di van Broeucq. L’abside presenta ben tredici vetrate straordinarie, le prime quattro del cleristorio sono del 16° secolo, mentre il pavimento dell’ambulacro è ricchissimo di lastre tombali. La chiesa è una sorpresa continua, sia per le magnifiche vetrate che per la eccezionali opere di scultura di van Broeucq di cui voglio citare, ad esempio, il grande retablo d’alabastro di Santa Maddalena, ma anche nel transetto ci sono degli stupefacenti bassorilievi come quello della Resurrezione, una vera opera d’arte. Visito anche il locale tesoro dove ammiro ostensori, reliquiari e paramenti sacri. Questa chiesa ha salvato la giornata in modo egregio, e per completarla mi reco alla Grand Place dove l’edificio più bello è certamente l’Hotel de Ville(municipio) che non può paragonarsi però ad altri già ammirati in giro per il Belgio. Bene, dopo una gradevole sosta in una pasticceria della piazza per una fetta di torta e un caffè, mi dirigo nuovamente alla stazione dove prendo il treno per Charleroi e da lì il bus per l’aeroporto dove alle 19.00 riparto per Orio al Serio. Soddisfatte quasi tutte le aspettative culturali e ammirato opere uniche nel panorama mondiale, cosa volere di più?

 

 

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