2015  EDIMBURGO

Un sogno di mattoni e pietra

 

Alle 12.40 parto con un volo della compagnia Easy Jet da Malpensa, destinazione Edimburgo. E’ la mia prima volta in Scozia, e certamente questa città è il simbolo stesso del paese. Alle 14.10 atterro all’aeroporto scozzese, distante circa 12 chilometri dal centro. Un bus della Lothian, l’Airlink 100, mi porta in poco meno di mezzora ad Haymarket e poi raggiungo la mia Braveheart Guest house in una traversa della Lothian road. E’ molto nuvoloso e di tanto in tanto pioviggina, clima classico della Scozia, perciò non mi lamento. La luce sta per lasciare spazio alle tenebre, ciò nonostante ho in programma di effettuare il giro della Old town, che si estende a sud del famoso Royal mile. Parto da Grassmarket, luogo del mercato del bestiame dal ‘400 ai primi del ‘900 e sito dove si tenevano le esecuzioni capitali. La piazza, rettangolare, è piena di locali dalle insegne caratteristiche, ogni pub ne possiede di originali che lo distingue dagli altri. Da qui si ammira lo spettacolare Castello, autentico climax della città. Salgo l’affascinante Victoria street, una via curva acciottolata fiancheggiata di negozi raggiungendo il famoso Royal mile, la strada più antica di Edimburgo, che collega il Castello a Holyroodhouse, residenza della famiglia reale in Scozia. Quindi entro nella vicina cattedrale di St.Giles, che risale in gran parte al XV secolo. Naturalmente gotica, ricca di guglie e pinnacoli, si erge su una piazza dominata da una bellissima statua di Walter Scott. L’interno è a tre navate, con una quarta sulla destra. Stupende le volte a crociera, meno una parte di quella centrale che va dall’entrata fino al centro della chiesa, di un ignobile colore blu. La costruzione è in pietra, come le colonne dell’interno; le vetrate, istoriate, sono molto belle e originali. La Thistle (cardo) chapel, la cappella più bella è chiusa, la vedrò domattina. Uscito, proseguo lungo il percorso in Candlemaker Row fino al Greyfriars Kirkyard, uno degli angoli più suggestivi, un oasi verde punteggiata da monumenti e da una chiesa. Salgo ancora fino a Lauristone Place dove ammiro, circondata da luci, la Gorge Heriot’s school uno degli edifici più notevoli della Old Town costruita nel XVII secolo con fondi lasciati da Gorge Heriot, il banchiere di re Giacomo VI, originariamente scuola per orfani ora trasformata in scuola a pagamento. Poco più avanti scendo lungo la scalinata nota come Flodden Wall, uno dei pochi frammenti ancora esistenti delle mura cittadine costruite all’inizio del XVI secolo come protezione contro la temuta invasione inglese. Ed eccomi ancora a Grassmarket. Riprendo la Victoria street guadagnando nuovamente la Royal mile e dirigendomi verso il Castello e l’Esplanade, una piazza d’armi risalente al 1820 da cui si godono superbe viste sulla città. E’ mia intenzione ora scendere verso la parte nuova, ma prima do un occhiata allo Scotch Whisky Experience, un’ex scuola che ospita un centro multimediale che racconta la storia del whisky. Scendendo si hanno bei scorci illuminati sulla stazione dei treni di Waverley, su una ruota panoramica allestita per le festività natalizie che, a meta novembre, paiono già avvertirsi in città già ricca di luminarie e di negozi abbelliti e sulla classicheggiante Scottish National Gallery. Giunto in Princess street, la via dello shopping, eccomi nella New Town, il saggio di architettura e urbanistica georgiana  più completo e intatto al mondo. Percorro la pedonale Rose street, con i suoi bei negozi fino a St.Andrew square dove ammiro lo splendido edificio che ospita la Scotland bank. Vicino è Harvey Nichols, fiore all’occhiello dello shopping edimburghese, quattro piani colmi di firme, ma bisogna andare nel Multress Walk per ammirare i negozi più esclusivi. Dopo una pizza, proseguo alla scoperta di questa parte della città percorrendo la bella Thistle street, sede di Covet, Alchemia e Kakao by K, per gli amanti degli abiti di classe. Poi ancora l’affascinante George street fino ad arrivare all’inizio della Lothian road dove mi porto avanti col lavoro cercando i bus che mi dovranno portare nei prossimi giorni a due importanti must: il panfilo della Regina, il Britannia e la Rosslyn Chapel, fuori città. Sono stanco e me ne torno alla guest house. L’indomani, dopo colazione, rifaccio il percorso della Old town per avere un contributo fotografico e poi raggiungo il Castello che visito alle 9.30. Il meteo pare buono oggi, ma sarà un abbaglio. Qui in Scozia il tempo muta in un baleno e ne farò le spese a breve. Questa altura rocciosa era il luogo più difendibile lungo la via percorsa da eserciti invasori e oggi è uno dei siti più suggestivi e visitati in Scozia. Dopo l’Entrance Gateway, fiancheggiata da due statue e con sopra lo stendardo reale di Scozia, grazie anche ad una audioguida, comincio la visita mentre una fine pioggerella e il vento spazzano nei dintorni ogni turista presente. Dietro la cinquecentesca Portcullis Gate c’è la Argyle tower e la batteria di cannoni Argyle, puntati sulla New Town che ammiro nella suggestiva cornice di un affascinante arcobaleno. A destra è il One o’clock Gun, un cannone risalente alla seconda guerra mondiale che alle 13 in punto di ogni giorno, tranne la domenica, spara un colpo assordante. Quindi entro nel museo della guerra e poi ammiro, cercando di vincere la tendenza dell’ombrello a volarmi via, la caserma nuova e il museo del Reggimento dei Royal Scots. Nelle vicinanze entro ad guardare le prigioni di guerra, ristrutturate in modo tale da ricordare le celle usate nel XVIII e XIX secolo per i soldati catturati durante le Guerra d’Indipendenza americana e le Guerre napoleoniche. Proseguo le visite entrando nel sacrario dei caduti scozzesi, nella sommità di Castle Rock, a Crown square. Nella piazza è anche il palazzo reale, il salone d’onore e “le insegne di Scozia” con i gioielli della Corona scozzese, custoditi in una camera blindata, i più antichi d’Europa. E’ presente anche la famosa Pietra del Destino, un masso di arenaria corredato ai lati da anelli in ferro che, nel corso dei precedenti sette secoli, era stata conservato sotto la seduta del Trono dell’Incoronazione di Westminster abbey e sul quale si erano appoggiati quasi tutti i monarchi inglesi, da Edoardo II (1308), fino a Elisabetta II (1953). Per fortuna ora non piove più, e l’Esplanade luccica con la sua pavimentazione bagnata. E’ giunto il momento di percorrere tutto il Royal mile, ma non dimenticando di ammirare gli straordinari edifici e negozi caratteristici lungo la via. Entro nuovamente nella St. Giles per godermela con luce più favorevole e per entrare nella Thistle chapel, costruita nel 1911 per i cavalieri del nobile ordine del cardo, di cui la Regina ne è il massimo esponente. Gli elaborati banchi in stile gotico sono sormontati da baldacchini recanti le insegne dei 16 cavalieri. Proseguendo sulla Canongate osservo la John Knox house, il caseggiato di appartamenti più antico di Edimburgo, risalenti al 1490. Giungo così in fondo al Royal Mile e, dopo un occhiata alla moderna struttura dello Scottish Parliament building, entro nell’altro grande climax della giornata: il Palace of Holyroodhouse, residenza ufficiale della famiglia reale in Scozia. Originaria del XVI secolo, è forse più famosa per essere stata l’abitazione della sfortunata Maria Stuart che qui trascorse sei turbolenti anni dal 1561 al 1567. Mi doto di audioguida e, salendo un ampia scalinata, comincio il percorso delle stanze partendo dalla grande sala da pranzo, poi la sala del trono, la sala del re e della regina di Scozia, la sala dell’intrattenimento con splendidi arazzi alle pareti trasferiti fin qui da Buckingam palace. Da notare la straordinaria decorazione a stucco dei soffitti. Poi ancora la sala nella quale la regina riceve i ministri e dove, in una teca, è presente uno stupendo libro con copertina in avorio lavorato. Quindi l’anticamera del re, dove gli ospiti aspettavano di essere ricevuti, la camera da letto del re con un bell’affresco sul soffitto raffigurante Ercole  accolto dagli dei dell’Olimpo. Più avanti è la Great Gallery con 89 ritratti di re scozzesi e all’interno della quale la regina insigna i meritevoli di onorificenze (fra i quali Sean Connery). Proseguo ammirando il vestibolo della regina che custodisce in una teca un mantello verde dell’ordine del cardo. E ancora la camera da letto della Regina, con un ritratto di Maria Stuart e per finire proprio la camera da letto di quest’ultima dove, dentro a delle vetrinette, ci sono alcuni oggetti a lei appartenuti. Terminata la visita, e sceso nel cortile, mi reco a visitare le rovine di Holyrood abbey che deve il suo nome a un frammento della Croce di Cristo che si diceva essere stato portato in Scozia dalla Terrasanta. Dopo questa piacevole visita mi reco in fretta a Leith walk dove salgo sul bus 34 che mi porta a Leith, all’Ocean Terminal dove ho in programma un'altra chicca: lo Royal yacht Britannia che è stata la casa galleggiante della famiglia reale durante i suoi viaggi all’estero da quando fu varato nel 1953 fino a quando fu ritirato dal servizio nel 1997. Ora il panfilo è ormeggiato in via permanente su un molo da cui si accede unicamente entrando appunto nel centro commerciale Ocean Terminal e salendo al secondo piano. Ancora un audioguida mi aiuterà lungo il percorso fra i quattro ponti presenti. Comincio da quello alto dal quale si può ammirare la struttura della nave e poi scendo a quello sotto dove sono presenti l’alloggio del secondo ufficiale e quello dell’ammiraglio che, quando erano presenti i reali, cenava con loro. All’esterno è parcheggiata la Rolls Royse Phantom V della Regina con la quale faceva gli spostamenti una volta giunta a destinazione. A prua è il ponte del riposo, di tek, dove i reali riposavano e giocavano. Da lì si può entrare nella veranda dove è presente un divanetto e un fornito mobile bar. Entrando, subito a destra, la camera da letto della Regina, sobria e con un letto ad una piazza, la stanza del Duca, comunicante. Di fronte la stanza della Luna di miele, dove il principe Carlo e Diana trascorsero le loro notti sul panfilo (l’unica stanza ad avere un letto matrimoniale). Al ponte inferiore ci sono il salone degli ufficiali, dove si trovavano nel tempo libero, con TV e radio. Adiacente, la sala da pranzo dei 19 ufficiali. Poi, seguendo il percorso, le cucine, la grande sala da pranzo cerimoniale, il locale più grande, con 56 posti a sedere e, tutt’intorno, alle pareti, i regali ricevuti durante i loro viaggi ufficiali. Quindi il salone della famiglia reale, il salone dei ricevimenti. L’altro ponte sottostante era per i sottufficiali. Il gabbiotto della posta e l’infermeria con annessa la sala operatoria. Infine il locale lavanderia e sotto ancora la sala macchine. Il Britannia poteva ospitare 250 tra ufficiali e marinai. Prima di ripartire ammiro la lancia reale, 15 metri grazie alla quale i reali scendevano a terra. Il buio ha ormai avvolto ogni cosa, ma voglio comunque raggiungere lo Shore, la zona più bella di Leith; passeggio lungo l’acciottolato lungofiume orlato di pub e ristoranti e quindi riprendo un bus, questa volta il 22, che mi riporta in Princess street. Dopo un frugale fish and chips ritorno alla mia guest house. Martedì decido di saltare la colazione in loco (breakfast time ore 8.00) perché preferisco andare in tempo alla fermata del 37 in Queensferry street che mi porta lungo una piacevole campagna scozzese al paesino di Rosslyn, dov’è un must assoluto di Scozia, una delle chiese più enigmatiche ed originali mai visitate: la Rosslyn chapel. Famosa per essere stata citata nel romanzo di Dan Brown: Il codici da Vinci, questa cappella è stata eretta a metà del XV secolo. Le elaborate sculture dell’interno sono in contrasto con lo stile architettonico in voga all’epoca ed è tutto un tripudio si simbolismi ammantati di mistero. Mi dirigo subito nella zona del piccolo transetto e, armato di depliant fornitomi alla biglietteria, cerco di riconoscere le sculture più enigmatiche che vengono segnalate, ma non sarà semplice perché spesso sono nascoste alla vista o insieme ad altre più tradizionali. Fra queste devo segnalare in questa parte l’uomo verde, su una bugna alla base di un arco nella zona centrale, simbolo pagano della primavera e della fertilità e, sempre sul soffitto, una strana scultura che simboleggia la nascita di Cristo; altre su pilastro denominate la danza macabra e poi ancora l’angelo con la cornamusa. Ogni angolo è scolpito, come le colonne, fra le quali emerge la famosa colonna dell’apprendista, la scultura più bella dell’intero complesso. Quattro viti fuoriescono dalla bocca di otto draghi e si arrampicano a spirale su per la colonna. E il soffitto? Bellissimo. La volta è decorata con incisioni raffiguranti rose, gigli e stelle. Percorrendone i lati, la cappella rivela altre sculture altrettanto enigmatiche come, nella navata nord, l’angelo con la croce spinata, il diavolo con gli amanti. Nella navata sud ci sono fregi con i sette vizi capitali e un bassorilievo che raffigura l’aloe vera, di origine americana e quindi precedente al viaggio di Colombo. Resterei ancora un ora ad ammirare con più precisione i vari dettagli, ma è meglio che ritorni in città e così, dopo una rapida occhiata all’esterno, riprendo il bus fino a Princess street dove, alla stazione di Waverley salgo sulla navetta diretta all’aeroporto. Le ore di luce non mi hanno permesso di testimoniare fotograficamente tutto quello che avrei voluto, ma la visita è stata completa come non me la sarei aspettata dato il poco tempo a disposizione.

 

 

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