2015  EMIRATI ARABI UNITI

Dalle perle alle stelle

 

 

Visitati per la prima volta nel 1988 mi hanno sorpreso ancora. Le infrastrutture che sono riusciti a costruire nel frattempo lascerebbero sbalorditi anche i più compassati esponenti del genere umano. Fondati solo nel 1971, da un passato beduino di povertà, si sono sviluppati rapidamente a un presente di tecnologie all’avanguardia e di abbondanza di mezzi finanziari. Il petrolio c’entra, ma si deve pensare che oggi rappresenta solo il 18% del prodotto interno lordo, ed è già stato superato dal turismo. Partiamo il 30 dicembre. Milano è colpita da un’ondata di gelo proveniente dall’est europeo. Il volo è della Ucraina airlines e ci porta in 2 ore e 45 da Malpensa al Borispol airport di Kiev da cui ripartiamo due ore più tardi alla volta di Dubai atterrando alle 2.35 ora locale. Ritiriamo la nostra Nissan Micra in un aeroporto ancora in pieno movimento e facciamo colazione e benzina alla prima patrol station. L’intenzione è quella di girovagare per un po’ ad ammirare i grattacieli con le luci della notte, ma ci perdiamo subito nel labirinto impressionante di freeways, viadotti, superstrade che si dipartono ovunque in questa città tentacolare. Alle prime luci dell’alba, quando la stanchezza accumulata comincia a marcare segno, raggiungiamo il Dubai Mall, il più grande centro commerciale del mondo. Parcheggiamo nel parking sotterraneo, aperto 24 ore su 24 e saliamo a visitarlo. Inaugurato nel 2009, è arduo trovare aggettivi per descrivere questo luogo. Passeggiamo fra una miriadi di negozi di firme prestigiose della mode e della gioielleria, restiamo ammirati da un enorme acquario pieno di pesci d’ogni tipo (anche squali), da una pista di pattinaggio di dimensioni olimpioniche, da un’opera d’arte costituita da una cascata gigante con sculture di tuffatori. Sono presenti cinema, una moltitudini di ristoranti di ogni tipo. Sembra di essere entrati in un mondo parallelo, dove ogni cosa sia possibile acquistare, qui sia presente, a portata di mano. Ma quando usciamo all’esterno, e ci troviamo di fronte la meraviglia del Burj Khalifa, e di tutta la zona che lo circonda, allora sì che è lecito considerare questo luogo come il paese delle favole. Ho avuto la fortuna di ammirare innumerevoli opere del talento umano nei cinque continenti, ma nessuna riesce a trasmettere le medesime sensazioni di grandiosità che si avvertono ponendosi sul ponte del souq Al Bahar. Tutt’intorno locali d’ogni tipo, ristoranti all’aperto con terrazze, hotel strepitosi come l’Address the Mall (306 metri), il Palace hotel, una sorta di palazzo orientale situato su un isola di fronte all’edificio più strepitoso di tutti i tempi: il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo con i suoi 828 metri e alle Dancing fountains, il più grande sistema di fontane del mondo, progettate dalla Wet design californiana, responsabile anche delle fontane del Bellagio hotel di Las Vegas. Tutta la famiglia è col fiato sospeso e la testa all’insù, la stanchezza scivola via e si cammina sospesi in una atmosfera incantata. Scattano le macchine fotografiche che immortalano la zona da ogni posizione. Giungendo di primo mattino mi sarei aspettato di trovare un locale dove prenotare lo spettacolo dei fuochi artificiali di fine anno. Non sono riuscito a farlo tramite internet e pensavo che mi fosse possibile sul luogo, visionando l’ubicazione dei vari bar e ristoranti. Niente da fare, è tutto sold out o i posti disponibili non consentono una visione soddisfacente. Decidiamo di tornare presto questa sera e di appostarci in qualche punto che abbiamo già individuato, ma non ci saremmo mai aspettati quello che ci riserverà il prosieguo della giornata. Per il momento riprendiamo l’auto e costeggiamo tutto il World Trade Center, ammirandone lo straordinario skyline composto da decine di hotel strepitosi e grattacieli altissimi. Fra questi il The Index (328 m.), Al Attar (342 m.), il Rose tower (333 m.), l’Al Yaqoub tower (328 m.), le Emirates towers (376 m.) e il Marriot Marquis, l’hotel più alto del mondo con i suoi 355 metri. Attraversiamo il Trade center roundabout e la pazzesca Sheikh Zayed road, la superstrada a sette corsie che taglia la città parallelamente alla costa. Dopo un pranzo consumato in un ristorante indiano di Al Satwa road, composto da pollo grigliato, dal e nan, ci dirigiamo verso l’albergo prenotato dall’Italia, ma prima ammiriamo i grattacieli presenti sul lato nord della grande arteria. Ed ecco il Khalid Al Attar (294 m.), l’HHH tower (317 m.), il Latifa tower (210 m.), il Nassima tower (270 m.), l’Ascott park place tower (234 m.). la Sama tower (194 m.) e il Monarch (160 m.). Raggiungiamo il nostro Ramee guestline hotel, nella zona di Deira. Sistemiamo i bagagli e ci concediamo un breve riposo prima di uscire nuovamente in direzione del Dubai Mall. Ma già alle 18.00 il traffico nei suoi paraggi è pazzesco. Le file di auto non riescono più ad entrare nei parcheggi già pieni e la polizia li dirige oltre. Non avrei mai immaginato di vivere una situazione simile, sei ore prima dello spettacolo dei fuochi. E’ come se ci sia una frenesia collettiva e non si riesce a trovare nei paraggi nessun parcheggio senza rischiare la sosta vietata. Risulta praticamente inattuabile il progetto di assistere ai fuochi dal souq Al Bahar, così vaghiamo a naso, come moltissimi altri, in cerca di un punto ottimale di visione. Non è particolarmente difficile, vista l’altezza spropositata del Burj Khalifa, ma io voglio guadagnare la miglior posizione possibile e quando riesco finalmente a parcheggiare non molto distante dal grattacielo, mi sembra di aver vinto un terno al lotto, ma non avrei mai immaginato che, anche a piedi, molte strade fossero gia state chiuse dalle forze della security. Insieme ad una fiumana di gente camminiamo verso l’unica direzione consentita. Decidiamo di fermarci e di sedere a terra come migliaia di altre persone, il punto d’osservazione è favorevole, meglio di così non potremmo sperare a questo punto. Di fronte a noi si staglia il Burj Khalifa, ma mancano ancora 5 ore all’evento che sarà visto, dicono, da più di un miliardo di persone nel mondo. Dopo una notte trascorsa in aereo e in aeroporti, attendiamo con ansia. Alle 21.00 è gia bloccato l’ingresso alla strada che porta alla nostra postazione, si può uscirne ma non entrare. Se le aspettative non verranno disilluse potrebbe essere considerato lo spettacolo all’aperto più entusiasmante a cui il genere umano abbia assistito dalla sua comparsa sul pianeta Terra. Già il capodanno dell’anno scorso batté ogni record, con duecento tecnici impiegati negli spari di 400.000 fuochi per sei minuti fantasmagorici. Quest’anno dicono che sarà ancora meglio. Arriva il momento, l’altissimo Burj Khalifa si dipinge di luci complesse e poi è il countdown che appare sull’edificio: 5… 4… 3… 2… 1… happy new year 2015… e comincia il finimondo. Dalla struttura vengono sparati fuochi d’artificio molteplici e strabilianti, mentre l’edificio si dipinge ogni secondo con disegni diversi che s’alternano lungo tutta la sua altezza con colori sfavillanti che risalgono e ridiscendono per tutti gli 828 metri. Anche dall’Address the Mall e dai palazzi vicini vengono sparati fuochi che in alcuni momenti dipingono il cielo di rosso fuoco. Restiamo senza parole, perché gli aggettivi non esistono per descrivere uno spettacolo simile. Al termine facciamo ritorno all’auto e dopo esserci persi un'altra volta sbagliando superstrada e restando bloccati in una fila mostruosa, finalmente troviamo la via di Deira, gettandoci sfiniti sul letto, ma felici. Il giorno seguente, dopo colazione in albergo, ci rechiamo nuovamente al Dubai Mall. Girovaghiamo ancora per un po’ concedendoci una pizza prima di avviarci all’At the top desk. Fornisco la mia prenotazione e ci danno i quattro biglietti per la salita all’Observation deck. Lungo il tragitto che ci porta all’ascensore, ovviamente il più alto e il più veloce del mondo (18 m/s – 64 km/h) sono presenti illustrazioni che spiegano come si è giunti alla realizzazione di questo gioiello. Il Burj Khalifa è stato progettato dagli stessi autori della Sears tower di Chicago e della Freedom tower di New York. Si chiama così in onore dell’emiro di Abu Dhabi e presidente degli Emirati, per aver salvato Dubai dal tracollo economico alcuni anni fa. La sua costruzione è iniziata nel 2004 e completata nel 2009. Raggiunti i 555 metri della piattaforma panoramica più alta del mondo vi restiamo per un oretta circa ad ammirare lo strepitoso panorama dall’alto. La vista sulla zona di downtown Burj Khalifa con il The Address e il lago artificiale è magnifica come lo è altrettanto lo scenografico colpo d’occhio su tutta la zona del World Trade Center e i suoi altissimi grattacieli. Dopo l’esperienza dei fuochi di fine anno ci domandiamo che sorprese ci possa ancora riservare questo paese incredibile. Ridiscesi al parcheggio ci dirigiamo verso la zona di Jumeirah e quindi la costa. La spiaggia è presente per lunghi tratti ma non accessibile che ai clienti degli alberghi. Esterni possono accedervi solo dopo aver acquistato una tessera e diventati soci per un giorno dell’hotel. Mentre percorriamo la larga Jumeirah road siamo costantemente attratti dal parco vetture locali, davvero strabiliante. S’incontrano in quantità fuoristrada mastodontici, Hammer, Ferrari e Lamborghini, Lexus, Porsche e di tanto in tanto limousine lunghe come treni merci che sfidano le leggi della geometria percorrendo le curve che le portano a magnifici resort affacciati sul mare, come al fantastico Jumeirah beach hotel dove sosteremo per controllare che la nostra prenotazione per il ristorante di questa sera sia tutto a posto. Riprendiamo l’itinerario giungendo alla via privata che porta principi e vip al celeberrimo Burj Al Arab, che sorge su un isola appositamente realizzata  280 metri dalla terraferma. E’ alto 321 metri ed è il secondo albergo più alto del mondo dopo il Marquis Marriot (355 m.), sempre a Dubai. I pilastri conficcati nel fondo marino per una profondità di 45 metri sono spessi 1.5 metri. E’ caratterizzato da una particolare forma a 'vela'. Terminato nel 1999 con un costo di 650 milioni di dollari, ha 202 suite interamente vetrate, alcune delle quali con una superficie superiore ai 500 m/q. La Royal Suite costa 9.000 euro a notte. E’ uno dei soli sei alberghi a sette stelle del mondo, un altro è presente ad Abu Dhabi. Nessun ospite viene disturbato dal pubblico e per potervi entrare esiste solo la possibilità di prenotare un tavolo al Skywiew bar o ad uno dei ristoranti dell’albergo dove però sia ha accesso solo avendo almeno 21 anni d’età. Abbiamo dovuto perciò rinunciarvi. Proseguiamo entrando in un'altra attrazione della costa, la famosa Palm Jumeirah, una delle più grandi isole artificiali create dall’uomo e aperto nel 2008. Nel 2001 iniziarono i lavori di realizzazione del terrapieno per il quale furono spostati 94 milioni di metri cubi di sabbia e 7 milioni di roccia. La sabbia fu prelevata da banchi vicino alla costa da navi olandesi e poi rilasciata in punti precisi sotto la guida del satellite. Se con lo stesso materiale si costruisse un muro alto due metri e spesso mezzo metro, in lunghezza questo muro farebbe tre volte il giro della Terra. La percorriamo fino al magnifico hotel Atlantis della catena tedesca Kempinski ammirando però solo le costruzioni presenti lungo l’arteria principale (il tronco della palma) dato che ai vari complessi presenti possono accedervi solo i residenti. Ultima visita della giornata sarà la splendida zona di Dubai Marina dove è presente un enorme porto turistico e in totale 45 palazzi ed alberghi altissimi che disegnano uno skyline simile a quello di New York. Fra i magnifici edifici voglio citare l’Infinity tower (303 m.), il Marina Torch (336 m.), il Pricess tower (414 m.), l’Emirates Crown (296 m.), l’Ocean Heights (310 m), il Sulafa tower (285 m.) e il 23 Marina (395 m. e il più alto al mondo adibito ad appartamenti). Rendersi conto che l’edificio più alto d’Italia, la Torre Unicredit di Milano è alta 231 metri! Che giornata magnifica, e ancora non è terminata, dato che è ora di raggiungere il Villa beach restaurant nello scenografico Jumeirah beach hotel. L’interno dell’albergo è pazzesco. Un negozio vende ai suoi clienti facoltosi caviale, un altro bottiglie di champagne famosi (alcuni costano fino a 1000 euro), gioiellerie e boutique e una musicista che sta suonando il piano al centro di un bar. Usciti all’esterno ci dirigiamo verso il nostro ristorante, situato sulla spiaggia, proprio di fronte al Burj Al Arab. L’emozione è molta e ci sentiamo dei privilegiati a vivere un esperienza simile. Personale gentilissimo ci porta degli assaggi con gli omaggi dello chef. La cena sarà strepitosa: king fish e spinaci, risotto con giant prawns e una paella per due ai frutti di mare, birra e acqua minerale. Caffè e poi sigaretta di fronte all’albergo più famoso del mondo e quindi torniamo, felici, al nostro Ramee guestline, ben più modesto. L’indomani facciamo una puntata in direzione di Sharjah verso il parco Al Manzar dove sono presenti spiagge con acqua trasparente, sicuramente il posto più bello dove andare al mare a Dubai. Tornati in albergo, ne usciamo quasi subito. Pranzo in un fast food e poi scendiamo alla metro rossa di Al Riqqa. Due fermate fino a Union e poi la verde per tre fermate fino ad Al Ghubaiba nel quartiere di Bur Dubai dove è cominciata la storia dell’Emirato nel XIX secolo. Oggi gli edifici originali non ci sono più, ma solo ricostruzioni storiche. Cominciamo le visite dalla zona di Bastakiya, l’unico quartiere della città che, grazie ad intensi restauri, si presenta come era allora. E’ la zona delle “torri del vento”, primitivi impianti di climatizzazione costruiti dopo il 1902 dai mercanti persiani che si erano stabiliti qui e che costruirono delle torri quadrate alte fino a 15 metri (come in Persia) agli angoli del tetto della loro casa. Attraverso due pareti interne che correvano in diagonale erano in grado di captare anche la minima brezza e convogliarla nelle stanze più in basso. Dopo la partenza degli abitanti, trasferitisi in ville fuori dal centro, le case andarono in rovina, ma ora sono state restaurate. Dopo questo quartiere raggiungiamo l’Al Fahidi fort, la costruzione più antica della città, eretta alla fine del XVIII secolo e scudo di protezione contro gli invasori. All’interno del forte visitiamo il Dubai museum dove vengono mostrati al turista gli ambiti lavorativi e della vita che caratterizzavano la quotidianità della vecchia Dubai. Una successiva visita al turistico souq per poi raggiungere la Bur Dubai Abra station, sul creek. Sulla costa sabbiosa del Golfo Persico, uno stretto braccio di mare si addentra nell’entroterra per dieci chilometri. Per quanto si ricordi il creek si è sempre attraversato come si fa oggi, con una Abra, una piccola barca di legno che porta gli abitanti da un lato del Creek all’altro. L’atmosfera è quella genuina, caos, gran vociare, mentre le imbarcazioni sfidano le regole del codice marittimo sfiorandosi a vicenda durante l’attraversamento. Sbarcati alla Deira Old Souq abra station, passeggiamo prima nel vicino souq delle spezie dove però pochissimi sono i banchi ancora aperti, nonostante mi fossi accertato in precedenza sugli orari. Proseguiamo sulla principale Old Baladiya street sino al celeberrimo Souq dell’oro, il più grande al mondo nel suo genere, dove più di 400 negozi presentano in quantità strabiliante il metallo nobile più ambito in assoluto. Proprio all’ingresso, in una gioielleria, è esposto l’anello “guiness dei primati”. E’ realizzato con 5.17 kg di pietre preziose incastonate in 58.68 kg d’oro per un totale di quasi 64 kg di peso. In giro è una bolgia di persone, e si viene spesso fermati da locali che propongono cellulari e imitazioni di orologi di marche famose. Donne interamente di nero vestite, affollano le varie gioiellerie provando gioielli e collane. Pare che almeno qui, la crisi non sia presente. Con un taxi facciamo ritorno in albergo dove ceniamo a buffet. Il giorno seguente, partiamo alla volta della città di Al Ain che raggiungiamo dopo 140 km. Inclusa nel patrimonio dell’Unesco, Al Ain è la città più verde dell’Emirato e dove si possono conoscere le tradizioni beduine come al mercato dei cammelli dove ci rechiamo per primo. Nella penisola arabica ormai non esistono più cammelli in libertà, senza proprietari. Come i cavalli, i cammelli vengono allevati e usati dall’uomo. Questa non è un attrazione turistica, qui si incontrano allevatori e acquirenti e i recinti sono sistemati in modo funzionale. Ci sono circa 100 stabbi dove gli animali rimangono all’aperto finché viene trovato un compratore. Gli inserviente sono spesso pakistani e quando si avvicina un pick up si annuncia subito dopo una trattativa tra acquirente e venditore. Saremo solo noi, come turisti, a girovagare per il complesso, regalandoci un’autenticità dal sapore unico. Ripartiamo ora verso la cima del Jebel Hafeet attraverso una strada per la quale vanno orgogliosi e dalla quale, attraverso alcuni lookout si può ammirare un bel panorama. Nulla di che però, non vale il tempo che ci vuole a raggiungerlo. Tornati in città ci concediamo un pollo e patatine in un ristorante del centro per poi continuare le visite ammirando esternamente la moschea Salamah. Quindi raggiungiamo lo Sheikh Zayed palace museum dove, entrati da un ampio portone di legno, cominciamo la visita di questo luogo in cui abitò, fino al 1966, il tanto amato Sheikh Zayed Bin Sultan. Entriamo nella sala dei ricevimenti dove il sovrano accoglieva i capitribù e gli ospiti ufficiali. All’epoca il mobilio era costituito solo da cuscini e tappeti e alle pareti sono appesi i suoi due antici fucili. All’esterno è presente anche una grande tenda beduina dove egli amava sostare d’estate C’è anche una stanza dove i figli di Zayed, in mancanza di un sistema scolastico pubblico, studiavano con alcuni altri alunni. Per finire entriamo nel Al Fahidi fort, il più grande forte della città ed una delle più importanti fortezze storiche dell’UAE. Qui nacque nel 1918 Zayed. Circondato da un alto muro di cinta rettangolare, possiede dei locali interni dove si possono ammirare decine di fotografie d’epoca molto interessanti che illustrano le tradizione beduine. E’ ora di partire lungo una comoda autostrada che, dopo 150 km circa, ci porta ad Abu Dhabi. Attraversato il ponte Al Maqta, l’Airoport road ci porta direttamente in centro nei pressi della Corniche, la strada che costeggia il mare e passeggiata principe per i locali. Disfiamo le valige al nostro Sheraton Khalidiya hotel che abbiamo prenotato super scontato e che ci offre una sistemazione sontuosa. Ripartiamo dopo mezzora percorrendo alcune strade della città per orientarsi in vista delle visite dei due prossimi giorni e per finire ci dirigiamo nella zona a nord ovest di Breakwater dove entriamo nel Marina Mall e saliamo in cima alla Marina Tower cenando al famoso Tiara, il ristorante girevole più grande della città. A 126 metri di altezza mangiamo in un ambiente elegante Angus beer e altri piatti di pesce mentre in 75 minuti ammiriamo tutto lo sfavillante panorama di Abu Dhabi, con i suoi magnifici skyskrapers. Dopo questa grande esperienza torniamo soddisfatti in albergo. La mattina successiva, dopo colazione, ci dirigiamo verso la più bella moschea della città, la Sheikh Zayed, la più grande e bella del Golfo. E’ visitabile anche per i non musulmani attraverso tour guidati. Uno di questi comincia alle 10 in punto.  L’edificio ha una struttura rettangolare e una superficie di oltre 22.000 m/q che ne fa una delle più grandi al mondo. I materiali utilizzati sono marmo, pietra, oro e cristalli. Ben 1096 colonne sostengono la struttura esterna mentre altre 96 si trovano nel corpo centrale. Le colonne sono rivestite con 20.000 lastre di marmo lavorate a mano, impreziosite da decorazioni colorate in pietre dure come lapislazzuli, agata, ametista e madreperla. L’interno della moschea è grandioso, sia nel foyer principale che all’interno sono presenti lampadari sfavillanti come il lampadario Swaroski, il più grande del mondo, di otto tonnellate. Il pavimento della navata principale poi è coperto da un enorme tappeto di 7.000 m/q. Pesa 47 tonnellate ed è il più grande del mondo, annodato a mano da 1200 tessitrici della provincia di Mashhad, nel nord dell’Iran. E’ stata una visita piacevole ed ora, con voto plebiscitario familiare sono costretto a raggiungere la family beach sulla Corniche. E’ vietato andare in spiaggia dove si vuole, ci sono spiagge separate, non vuoi mai che una donna possa incontrare un uomo in costume!! Saranno tre ore gettate vie in un luogo che assomiglia più ad una piscina. Il mio spirito avventuriero urla libertà e non posso accettare che il limite delle boe, oltre il quale è vietato nuotare abbia l’acqua che mi arriva al collo, e io non sono certo un pivot di basket. Si decide di andarcene  completando la giornata guidando per la Corniche e ammirando il suo sviluppo verticale. Lunedì ci dedichiamo alla visita della città cominciando dalla zona di Breakwater.  Ammirati con la sfavillante luce del giorno il Marina Mall e la Marina Tower, ci gustiamo da più punti di vista la magnifica visione dello straordinario Emirate palace hotel, ambientazione perfetta per le storie delle Mille e una notte. E’ un immenso edificio, color della sabbia e uno dei sette stelle. Il palazzo è lungo il doppio del castello di Versailles. Aperto nel 2005, ha una marina privata e l'eliporto, oltre a due enormi piscine e due lussuose spa. Si trova su una spiaggia privata ed è circondato da 85 ettari di parco. Le 92 suite hanno pavimenti di marmo e rubinetterie d'oro. Le suite all'ultimo piano sono riservate esclusivamente agli emiri e alla famiglia reale dell'Emirato. Più avanti è il palazzo dell’Emiro di Abu Dhabi. Trascorriamo la mattinata ammirando i bei grattacieli come le Etihad towers (305 m.), il Nation (268 m.), il Landmark (324 m.). E poi ancora le Baynunah towers, due alte torri che si stagliano parallele che, inaugurate nel 1993, per molti anni è stato l’edificio più alto di tutto il Medio Oriente. E’ ora di tornare a Dubai, e scegliamo di percorrere la strada tutta ponti che collega alcune delle molte isole della baia. Sono zone dove si stanno realizzando progetti faraonici, e molti grattacieli, hotel già catturano il visitatore con le loro architetture ardite come, più avanti, nella Yas island, dov’è presente il Ferrari world, dal tetto rosso fiammante che ospita un museo dell’automobilismo. Nel tardo pomeriggio superiamo la zona portuale di Dubai, a Jebel Ali, uscendo dalla Zayed road nei pressi del famoso Mall of the Emirates. Parcheggiata l’auto, visitiamo questo che non è solo uno dei centri commerciali più grandi della penisola arabica, con 466 incredibili negozi di firme mondiali, ma vanta un climax assoluto come lo Ski Dome. Si può immaginare che a Dubai ci si possa concedere anche il ghiaccio e la neve? No, verrebbe da pensare, a tutto c’è un limite! Invece qui esiste. Un gigantesco capannone per lo sci, un habitat artificiale grande come tre campi da calcio con skilift e una pista lunga 400 metri, oltre a una pista da bob. Il tutto a –4°C, e di fronte l’incredibile hotel Kempinski con i suoi 15 chalet e una facciata che dà sullo Ski Dome. Se questo non fosse già sufficiente, posso dire di non aver mai visto in nessun luogo al mondo una concentrazione così imbarazzante di firme del lusso, una vicina all’altra: decine e decine. Disorientati, ammirati da tanto lusso e spregiudicatezza architettonica ci dirigiamo ora verso la ciliegina sulla torta che ci mancava: di nuovo al Dubai Downtown e al Burj Khalifa. Dalle 18.00 alle 23.00, ogni giorno infatti, a intervalli di 30 minuti si assiste allo strepitoso spettacolo delle Dancing fountains. Accompagnate dalla musica di brani famosi, queste enormi fontane formano letteralmente un opera d’arte coreografica che lascia a bocca aperta. Se si aggiunge la cornice del lago artificiale, delle decine di locali, del grattacielo più alto del mondo che si illumina in tutti i suoi 828 metri di luci e colori, beh, si avverte l’emozione che monta sino alle lacrime. Estasiati dopo tre coreografie diverse riprendiamo l’auto dirigendoci all’aeroporto internazionale. Avrebbe potuto essere un viaggio ancora più completo se fosse stato condotto con più intensità, ma credo che la famiglia non l’avrebbe apprezzato come invece è accaduto. Un leggero ritardo del volo ci ha portato prima in una fredda Kiev a –10°C e poi nella nostra Milano. Tutto bene quindi, con gli occhi che ancora brillano dai fuochi artificiali al… Burj Khalifa!!!

 

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