2024  MALTA

 

Malta, l’isola dei Cavalieri di S. Giovanni

 

Nel corso della sua lunga storia, l’isola di Malta ha assunto un importanza smisurata, in rapporto alle sue dimensioni. Ha vigilato sulle rotte commerciali del Mediterraneo centrale ed è stata trampolino di lancio di molte campagne d’invasione. Ricca di storia, di una architettura originale delle sue abitazione, di chiese molto interessanti, con altrettanto notevoli opere d’arte pittorica, è stata da noi scelta per una settimana d’evasione dal freddo milanese. In verità ci ero già stato, qualche anno fa, ma questa volta ho avuto l’occasione di approfondirla anche con una escursione nella vicina isola di Gozo, e in compagnia di Gosia.

1° giorno - Un volo della Ryan air ci atterra alle 11°00’, dopo 1°50’ a Luqa, un aeroporto molto prossimo alla capitale La Valletta. Ritirata una Chevrolet Spark diamo inizio al viaggio. Il tempo è estremamente mite, sui 17°-18°, ideale per le visite. Ci dirigiamo verso sud-ovest, alla famosa località di Blue Grotto dove con una imbarcazione di pescatore locale visitiamo un complesso di grotte marine molto famose qui a Malta, conosciute per il blu intenso delle sue acque. L’escursione dura una mezzora, ed è una esperienza da fare, sebbene le grotte non siano molto profonde. Nelle vicinanze proseguiamo la giornata con un secondo sito celeberrimo, il tempio megalitico di Hagar Qim (3600 – 3200 a.C. circa), che sorge su una collina che domina il mare e l'isolotto di Filfla. Questa civiltà del neolitico costruì questo incredibile complesso di pietra utilizzando tecniche avanzate. Per via dell’eccellente stato di conservazione si pensa che possa essere stato coperto da una volta di pietra che lo proteggeva dal sole e dalle intemperie. Al suo interno furono ritrovati resti di animali domestici, il che fa supporre che il tempio venisse utilizzato per praticare sacrifici animali, o per il bestiale, e la presenza di altari suggerisce la possibilità che fosse utilizzato per rituali religiosi. Ciò che colpisce, comunque, sono gli impressionanti megaliti che si ammirano, pietre pesanti tonnellate (il più grande pesa 57 tonnellate) che non si riesce a capire come possano esservi state collocate. A soli 500 metri da qui, ci rechiamo anche in un secondo sito, Mnajdra risalente al 3000 a.c. che si trova accanto alla scogliera. Il tempio è allineato con gli astri in modo tale che la luce entri da un foro della sala principale. Lasciato il sito puntiamo verso Zurreq dove però la chiesa di Santa Caterina risulta chiusa, e ci consoliamo con due eccellenti “pastizze”(tradizionale spuntino maltese, un piccolo involucro di morbida pasta, ripieno di piselli o ricotta), quindi ci rechiamo all’hotel Golden Tulip Vivaldi di St. Julian, da noi prenotato, sistemando le nostre cose. Cittadina lungo la costa, a nord della capitale, è conosciuta per il turismo basato sui locali e sulla vita notturna che ruota intorno all’area detta Paceville. Ceneremo al ristorante Maltija, ricco di specialità maltesi, con una “zuppa della vedova” (zuppa di verdure miste versato su di un uovo in camicia),un rabbit stew e un bragioli (sottile fetta di carne di manzo attorno ad una farcitura di pancetta sminuzzata,uovo sodo e prezzemolo, brasato in una salsa di vino rosso). Come vino un cabernet sauvignon La Torre.

2° giorno - Dopo una abbondante colazione puntiamo su Floriana, che sorge su due ampie insenature e confinante con la capitale. L’attrazione principale è la chiesa di San Publius, considerato il primo vescovo di Malta, che secondo la tradizione accolse l’apostolo S. Paolo dopo il suo naufragio sull’isola. Fu una delle ultime grandi chiese erette dai Cavalieri di Malta durante il loro dominio sull'isola e costituisce il più grande edificio religioso della città, nonché uno dei maggiori di tutta la nazione. Sulla sommità della facciata si erge una statua di Cristo Re. Al suo interno, il soffitto è decorato da dipinti raffiguranti il naufragio di San Paolo. Notevole la statua lignea di San Publio, scolpita dallo scultore maltese Vincenzo Dimech nel 1811. Lungo dei giardini giungiamo nella parte sud di La Valletta dov’è la fontana del Tritone, di fronte al bellissimo Auberge de Castille costruito nel XVI secolo per ospitare i Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni della langue di Castilla e Leon e del Portogallo. Oggi è sede del Primo ministro. Lì vicino ci sono due chiese: la prima purtroppo è chiusa, la St. Catherine, mentre possiamo visitare la seconda, di fronte, la Nostra Signora della Vittoria. Prendiamo ora la Triq el Merkanti, una delle più affascinanti della capitale. Le nostre teste sono costantemente rivolte all’insù, nell’ammirare i bellissimi palazzi che si incontrano con le caratteristiche finestre a bovindo di diversi colori che impreziosiscono le facciate degli edifici. Il Palazzo Parisio, il bel Auberge d’Italie, che ospitava i cavalieri della langue d’Italia, sono solo alcuni dei palazzi che prospettano sulla via, e così giungiamo a quella che è l’attrattiva maggiore della capitale, la stupenda Concattedrale di San Giovanni, la cui facciata, anonima, non deve ingannare. Una volta entrati ci si sente immersi in uno scrigno di arte pittorica. Lungo le due navate laterali sono dislocate le dieci cappelle dedicate alle principali nazionalità e lingue parlate dai Cavalieri. La decorazione della volta è il frutto dell’arte del famoso Mattia Preti, un caravaggista che impiegò cinque anni ad affrescare le sei sezioni coi diciotto episodi della vita di San Giovanni Battista. Osservandole bene ne riscontro un po’ il logorio del tempo. Nulla a che vedere con le bellissime pale d’altare di alcune della cappelle laterali, dipinte dallo stesso autore. Fra loro, il San Giorgio a cavallo, nella cappella d’Aragona, lo sposalizio mistico di Santa Caterina, nella cappella italiana. E anche la decollazione di San Paolo e il naufragio di San Paolo, entrambi del tedesco Lucas Kilian, oltre alla bella Adorazione dei Magi di Stefano Erardi. Nell'edificio sono sepolti centinaia di membri dell'Ordine, 405 lapidi realizzate come pannelli marmorei costituiscono il pavimento considerato uno tra i principali tesori artistici e storici di Malta, lastre tombali ripartite tra la navata, l'absidiola di Nostra Signora di Filaremo, le cappelle delle 8 langues dell'Ordine. Le lastre, riccamente intarsiate, recano simboli araldici, dediche, iscrizioni, motivi religiosi, fregi militari e trofei navali. La consuetudine di tappezzare di lapidi il pavimento, prodotte prevalentemente da artigiani e artisti stranieri, cominciò cronologicamente negli ultimi decenni del XVI secolo, subendo una brusca battuta d'arresto con l'espulsione dell'Ordine da Malta. E’ giunto il momento di recarci nell’Oratorio dei Cavalieri dove sono presenti altre tre opere di Mattia Preti. Ma l’eccezionalità del luogo è dovuto alla presenza di due dipinti del grande Caravaggio: il San Girolamo scrivente, sulla destra dell’ambiente, e l’enorme tela frontale della Decollazione di San Giovanni Battista, un opera tra le più belle di questo straordinario artista. Lungo stradine strette ci dirigiamo agli Upper Baracca Gardens usati dai cavalieri italiani come campo di gioco e divertimenti. Dai giardini si gode uno stupendo panorama delle tre città dirimpettaie di Vittoriosa, Sanglea e Cospicua. Dalla terrazza si ammira anche la sottostante Saluting Battery, composta da undici cannoni originali inglesi. E’ una mite giornata che predispone alle passeggiate, e così proseguiamo lungo affascinanti vie come la triq ir Republlika, la Old bakery street, la triq St.Pawl, una profusione di bei palazzi che mi fanno considerare La Valletta come una delle più caratteristiche capitali europee. Entriamo nella chiesa della Circoncisione di Gesù, una delle più antiche della capitale e raggiungiamo infine, nell’estremo nord, il Forte St.Elmo, una fortezza costruita dai Cavalieri, che durante il Grande Assedio del 1565 per opera della flotta di Solimano il Magnifico, resistette per ben 28 giorni a bombardamenti da parte dell’ammiraglio e corsaro ottomano Dragut. Quando il forte cadde, tutti gli assediati furono massacrati. Passeggiando fra le magnifiche vie, grandi e piccole di La Valletta ammiriamo anche la piazza principale con il Palazzo del Gran Maestro. Ormai si sta scurendo, ma dato che alcune chiese aprono solo dopo le 17.00, ne approfittiamo per raggiungere la chiesa della Nostra Signora del Carmelo, con all’interno una bella Adorazione dei Magi, di Giuseppe d’Arena. Più a sud, completiamo la giornata entrando nella famosa St.Paul shipwreck. Nella prima cappella a sinistra è uno stupendo mosaico riproducente il San Michele, di Guido Reni. Anche la statua lignea di San Paolo è un opera notevole, mentre nel transetto destro è presente la reliquia del polso destro di San Paolo e una parte della colonna proveniente dalla romana San Paolo alle Tre Fontane, sulla quale il Santo è stato decapitato. Per ultimo, è degno di nota anche il San Martino di Stefano Erardi. Bene, è stata una bella giornata, torniamo in albergo e la terminiamo al ristorante Gozitan di St.Julian. Anche qui, specialità maltesi. Ordiniamo un’Aljotta (brodo di pesce a base di pomodoro, riso e aglio, spaghetti al ragù di coniglio e un pan fried rabbit, accompagnati da due calici di La Valette red e white.

3° giorno – Confortati da una nuova giornata di sole, raggiungiamo l’estremo nord dell’isola, a Cirkewwa, imbarcandoci sul traghetto che ci porta a Gozo. Sbarchiamo nella cittadina portuale di Mgarr e ci dirigiamo subito verso le due chiese che si stagliano sulle collinette sopra l’abitato. La prima, la Nostra Signora di Lourdes, neogotica è posta su di una sporgenza che domina il porto di Gozo. La seconda è la chiesa della Madonna di Loreto a Ghanjsielem, ma purtroppo entrambe sono chiuse, così puntiamo sulla capoluogo Victoria, la cittadina più importante dell’isola. Suo principale motivo di richiamo è il Kastell (o Cittadella), che domina dall’alto l’abitato. Superato il portale d’ingresso alla Cittadella, ci troviamo di fronte alla cattedrale dell’Annunciazione, con la sua bella cupola decorata a trompe d’oeil del 1739, da Antonino Emanuele di Catania. Altre opere da menzionare sono il Sant’Orsola di Giuseppe Hyzler (1851), la fuga della Sacra famiglia dall’Egitto, di Michele Busuttil (1792), l’Ultima Cena di Giuseppe d’Arena (1703). Usciti dall’edificio percorriamo i bastioni, che ci offrono degli scorci piacevoli sulla cittadina. Scesi dalla Cittadella, attraverso le stradine del centro vecchio giungiamo alla barocca basilica di San Giorgio. Pregevole la pala d’altare di Mattia Preti con un San Giorgio e il drago. Dopo un buon trancio di pizza, riprendiamo l’auto in direzione di Dwejra point, sulla costa occidentale, dove eventi geologici e l’azione modellante del mare hanno creato paesaggi costieri piacevoli. Purtroppo l’attrazione principale, la Azure window, un arco naturale nelle scogliere è crollato, cosicché non ci resta che un mini trail con alcune viste sulla costa, tra cui il Blue Hole, un camino naturale nella pietra calcarea collegato al mare aperto da un arco sottomarino posto a 8 metri più in basso. Intendiamoci, non sono viste indimenticabili da saldare nella memoria, ma questo Gozo offre !!! Ripartiamo per il santuario di Ta Pinu, principale luogo di pellegrinaggio dei maltesi. Secondo la tradizione, il 22 giugno 1883, una donna chiamata Karmni Grima sentì la voce della Madonna in una vecchia cappella, che oggi è inglobata nel santuario. Dopo questo fenomeno, sull'isola si verificarono molti miracoli e, in segno di gratitudine, gli abitanti della zona decisero di costruire questo tempio. Costruita in neogotico, presenta solo una discreta pala d’altare raffigurante la Beata Vergine Maria, conosciuta come Madonna di Ta Pinu. Dopo aver ammirato, dall’esterno (perché chiusa), la chiesa Rotonda a Xewkija, con una cupola che si dice sia più grande della londinese St. Paul, alle 17.00 ci rimbarchiamo sul traghetto per Cirkewwa. Tornati in albergo, siamo un po’ stanchi, e non ce la sentiamo di cenare ancora in un ristorante. Ci concederemo solo una pizza, accompagnandola con una birra maltese Cisk lager.

4° giorno – Dopo la solita abbondante colazione, via per Mosta, città a pochi chilometri dal nostro alloggio, e alquanto anonima, ma possiede una chiesa, la St. Mary, davvero interessante. L’imponente facciata possiede una trabeazione sostenuta da sei colonne corinzie alte tredici metri. L’interno è maestoso e articolato in sei cappelle disposte simmetricamente attorno alla settima centrale che contiene l’altare maggiore. Possiede un bel pavimento in marmo, ma è la cupola, grandiosa, la vera attrazione della chiesa. Decorata internamente con le stesse geometrie del Pantheon di Roma, è larga 37 metri ed è la quarta più grande d’Europa e la nona del mondo. Un aneddoto lega questo edificio alle vicende della seconda guerra mondiale: l’8 aprile del 1942, proprio mentre in chiesa veniva officiata una messa, una bomba tedesca da 200 kg colpì la cupola e cadde in mezzo alle navate. L’ordigno non esplose, tutti i fedeli rimasero miracolosamente illesi e la cupola riportò lesioni facilmente riparabili. La bomba fu poi disinnescata e buttata in mare. Ne vedremo una copia nella sacrestia, dopo essere saliti sulla terrazza e aver ammirato la vista della città e la veduta dell’interno dell’edificio. Ripartiti da Mosta, giungiamo nella vicina Mdina, a mio parere la cittadina più affascinante di Malta, con le sue austere e ben conservate mura medievali che si possono scorgere a chilometri di distanza. L’interno è arricchito dai meravigliosi palazzi delle maggiori famiglie nobiliari maltesi. Superato il Main Gate, che reca lo stemma del Gran maestro Manoel de Vilhena, subito sulla destra incontriamo il palazzo della sua residenza estiva, ora museo di storia naturale. Proseguendo lungo la strada principale, la triq Villegaignon, giungiamo a Piazza San Pawl, dove entriamo per primo nel museo della Cattedrale dove sono esposti molti oggetti liturgici, ma niente che richiama la mia attenzione. Ora si entra nella Cattedrale, proprio di fronte, costruita sul luogo dove il Governatore Publio avrebbe incontrato San Paolo, dopo il naufragio sulle coste di Malta. Subito in controfacciata, sulla destra, un pregevole fonte battesimale marmoreo del 1495 con capolino ligneo in stile gotico, mentre sulla sinistra una bellissima statua di San Paolo apostolo. La chiesa, costruita in stile barocco, presenta due navate laterali, mentre le volte del soffitto furono decorate con un ciclo di affreschi raffiguranti episodi della vita di San Paolo. Alcuni dipinti di Mattia Preti e bottega, mentre nella absidiola di sinistra è l’opera più preziosa della Cattedrale, una icona di derivazione bizantina raffigurante la Beata Vergine. Sulla sopraelevazione dell'altare maggiore troneggia la Conversione di San Paolo sulla strada di Damasco, di Mattia Preti, come lo sono altrettanto, nel catino absidale gli affreschi raffiguranti il naufragio di San Paolo sulle coste maltesi, oltre ad altri affreschi come San Pietro crocifisso, San Paolo decollato e San Paolo che sprona i maltesi nell’attacco contro i turchi. Una delle principali caratteristiche dell'aula è il pavimento, formato dalla tassellatura policroma costituita da numerose pietre tombali intarsiate o lastre di marmo commemorative, simili a quelle della Concattedrale di San Giovanni a La Valletta. Le lapidi contrassegnano le sepolture di numerosi vescovi, canonici, laici e rappresentanti delle famiglie nobili inumati a vario titolo nella cattedrale. Dal XIX secolo in poi, anche la navata principale e le cappelle laterali furono ricoperte con le tombe dei membri del Capitolo della Cattedrale e delle famiglie patrocinanti. Contrariamente ai manufatti della Concattedrale di San Giovanni, realizzati da maestranze straniere, la maggior parte di quelli presenti in questo tempio sono opera di artigiani e artisti locali. Entriamo anche in Sacrestia, dove noto un bel dipinto di Bartolomeo Garagona, la Deposizione. Usciti dalla Cattedrale, proseguiamo ammirando i palazzi che si affacciano sulla main road, come casa Inguanez, residenza della più antica famiglia aristocratica di Mdina, casa Testaferrata e Palazzo Falzon che risale al 1495, subito dopo l’arrivo dei Cavalieri sull’isola. Al termine della via giungiamo a delle vedute che si aprono dalle mura cittadine per poi ritornare sui nostri passi, percorrendo anche delle altre stradine laterali, affascinanti. Entriamo anche nella chiesa dei Carmelitani con sull’altare maggiore un pregevole dipinto di Stefano Erardi, l’annunciazione del Signore. Lungo il ritorno a Rabat, dove avevamo parcheggiato l’auto ci concediamo un sandwich al tonno con il ftira, un pane a forma di disco piatto. Purtroppo la chiesa di San Paolo è ancora chiusa, apre alle 17 e non vogliamo attendere così tanto, perciò riprendiamo l’auto, direzione la cittadina di Mgarr, anonima ma con una bella chiesa, la Egg church, chiesa dell’Annunciazione, costruita negli anni ’30 con i fondi raggranellati dai parrocchiani locali, provenienti principalmente dalla vendita di uova di produzione locale, da cui il nome della chiesa, anch’essa purtroppo chiusa. E’ primo pomeriggio e il sole manda un tepore che invoglia a raggiungere la costa. Le spiagge a Malta sono molto poche e sono prese d’assalto dai vacanzieri estivi, la maggior parte sono delle semplici insenature rocciose che non sono proprio invitanti, ma qui, nella zona nord occidentale, sono ubicate le tre spiagge più belle. La prima che visitiamo sarà quella di Gnejna bay. C’è un po’ di gente che prende il sole e bambini che giocano con la sabbia, ma mentre stiamo, anche noi, godendo del piacevole tepore decido di entrare in acqua e farmi una nuotata. E’ fredda, d’accordo, ma non più di tanto rispetto ad altre esperienze balneare fatte in altre regioni del mondo, e poi, una volta dentro e superato il primo momento, la temperatura risulta persino sopportabile. Lasciata questa baia, risaliamo ancora un tratto verso nord, fino a quella che è senza dubbio la spiaggia più affascinante e spaziosa di Malta, la Golden beach, dove restiamo un'altra mezzora. Completiamo in seguito la visita di questo tratto costiero ammirando dall’alto la terza spiaggia presente da queste parti, a Ghajn Tuffieha bay. Bene, è stata una bella giornata, così dopo doccia in albergo decidiamo di completarla alla grande recandoci al vicino ristorante l’Ostricaio, dove gusteremo spaghetti alle vongole, linguine ricci e cozze e per secondo una zuppa di pesce con due bicchieri di bianco siciliano Lignea Donnafugata.

5° giorno – Fino ad ora il tempo è stato gradevole, la temperatura sui 16-20° consentiva escursioni piacevoli, ma da oggi, sabato il tempo vira al bruttino. Per oggi è previsto ancora un cielo poco nuvoloso, ma anche la presenza di un vento fastidioso, persino a tratti impetuoso sui 70 km/ora. Decidiamo di dedicare la mattinata alla visita di due delle cittadine dirimpettaie a La Valletta, cominciando con Vittoriosa (Birgu) dove i Cavalieri di San Giovanni, sbarcati a Malta nel 1530 si stabilirono e dove fondarono i loro primi ricoveri. Vittoriosa si sviluppa su una lunghezza di appena 800 metri, con una ampiezza di 400. Partendo dall’arco subito prima di Poste de France, entriamo nella chiesa dell’Annunciazione, abbastanza anonima, per poi giungere alla piazza principale, Victoria Square circondata dagli Auberges dei Cavalieri e nel centro il Monumento della Vittoria, costruito nel 1705 in memoria del Grande Assedio. Scendendo verso la baia raggiungiamo la chiesa più importante della città, la chiesa di San Lorenzo, a tre navate con la volta della centrale e del transetto affrescate. Magnifico l’altare con la pala di Mattia Preti dedicata al martirio di San Lorenzo, ma pregevole anche un Cristo dipinto da Stefano Erardi. Anche questo edificio religioso è impreziosito da innumerevoli lastre tombali che gli conferiscono un pregio supplementare. Proseguiamo fino a Fort Sant’Angelo sulla punta della penisola per poi tornare indietro e percorrere alcune stradine laterali, fra cui l’affascinante triq Hilda Tabome, dove sono l’auberge de France e l’Auberge d’Avergne. Comincia a cadere una debole pioggia che ci convince ad entrare velocemente nel vicino Palazzo dell’Inquisitore, utilizzato come Corte di Giustizia dal 1530 al 1570, dopodiché ospitò il tribunale e le carceri dell’Inquisizione che aveva come scopo la persecuzione e la soppressione dell’eresia. Al suo interno, le celle dei prigionieri, alcuni strumenti di tortura e sale con oggetti dell’epoca. Terminata la visita di Vittoriosa, optiamo di lasciare l’auto parcheggiata qui e di scendere per un tratto lungo la baia fino ad un ponte che collega con la seconda delle cittadine di fronte alla capitale, Senglea. Purtroppo si è alzato un vento fastidioso e anche le due chiese presenti, la Nostra Signora della Vittoria, sulla piazza principale, e la chiesa di San Filippo Neri sono chiuse. Non ci resta che ammirare il bel panorama dai Safe Haven gardens, proprio all’estremità della penisola, ricavati nell’antico bastione dove spicca la celebre Gardijola, la garitta esagonale che riporta in rilievo sui sei lati, un occhio, un orecchio e un pellicano, simbolo di costante vigilanza. Il tempo si è guastato e una pioggia intermittente ci accompagna in auto fino alla costa sud, dove ammiriamo lo splendido villaggio di pescatori di Marsaxlokk, che resta aggrappato al tradizionale stile di vita maltese. Basse case fiancheggiano il lungomare cittadino e una flotta di variopinti “luzzu” (pescherecci) che beccheggia nel porto. Una serie notevole di ristoranti propongono invitanti piatti di pesce che qui saranno di sicuro freschi e saporiti. Con un meteo ormai voltato al peggio ci dirigiamo nella cittadina di Zurrieq, dove già eravamo stati per visitare la locale chiesa di Santa Caterina che era chiusa. Si usa aprirle solo in occasione della Messa, o forse non è propriamente un periodo turistico, sta di fatto che spesso e volentieri aprono dopo le 17.00. Anche ora risulta chiusa, ma notando l’entrata per una sorta di oratorio e chiedendo a degli operai che stavano facendo dei lavori, riesco a farci entrare e ad effettuare una visita sommaria delle due navate e dell’altare maggiore sul quale è la pala di Mattia Preti che raffigura la Santa. Riprendiamo l’auto puntando verso un'altra cittadina, molto prossima, Siggewi, dove invece saremo fortunati trovando la chiesa di St. Nicholas aperta. Costruita nel 1676, barocca a tre navate, presenta una pala d’altare dedicata a San Nicola davvero pregevole, opera del grande Mattia Preti. La giornata può considerarsi positiva, e una volta giunti in hotel ci concediamo una nuotata nella piscina coperta e un massaggio nell’adiacente vasca con idromassaggio. Non abbiamo voglia di andare ancora al ristorante, perciò optiamo per una puntata al locale Burger King.

6° giorno – Anche oggi il meteo non ci è favorevole. Il vento non smette di soffiare con forte intensità, ma almeno la pioggia cade raramente e ci consente comunque le visite, che però non saranno moltissime. Puntiamo verso nord, in direzione di St Paul bay che prende il nome dal Santo che fece naufragio qui. Non è che un grande agglomerato di edilizia turistica, la baia offre un piacevole colpo d’occhio, ma le spiagge sono inesistenti o sono ridotte a semplici approdi al mare. Dopo una puntata a ad ammirare il Selun palace, un ex albergo ora chiuso, giungiamo alla gradevole Mellieha dove troviamo aperta la Nostra Signora della Vittoria. Dal sagrato si gode una bella vista della baia sottostante. Entrando non vi noto opere di rilievo, così scendiamo i pochi gradini che ci portano al più interessante Santuario della Natività, il più antico santuario mariano dell’isola, con dei pregevoli bassorilievi in stiacciato lungo le pareti e un affresco dietro l’altare maggiore che raffigura la Madonna col Bambino. Sembra sia di origine bizantina, del XII – XIII secolo. Proseguiamo a nord fino ad entrare nella penisola di Marfa, andando a Paradise bay. Il nome lascia immaginare chissà quale magnifica esperienza balneare, invece non è altro che una sorta di terrazzamento di cemento sul quale i disperati bagnanti si rosolano al sole, fra una puntata in acqua e un'altra. Che tristezza! Decidiamo inoltre di raggiungere, sulla costa occidentale, i Dingli cliffs, scogliere che si estendono per oltre cinque chilometri a una quota media di 250 metri sul mare nel quale precipitano a strapiombo. Ne vedremo alcuni sprazzi, quasi sempre nascosti o difficoltosi da ammirare nella loro imponenza. Torniamo in albergo, un po’ stanchi di essere investiti dal vento, e di sera facciamo una passeggiata fino a Ballata bay, con di fronte la cittadina turistica di Sliema. Null’altro da segnalare, oltre ad una seconda cena frugale.

7° e ultimo giorno di viaggio – Il meteo non ci lascia tregua, anche se devo ammettere che la sporadica pioggia non interferisce più di tanto sulla nostra programmata visita alla vicina Sliema, stazione balneare d’eccezione dell’aristocrazia maltese. Dopo essere entrati nell’anonima chiesa della Vergine del Carmen, passeggiamo sul lungomare, pieno di alberghi e locali, scuole di inglese, una colata di cemento senza senso, per godere solo di un paio di Torri anonime. La spiaggia come siamo abituati a considerarla è inesistente a Sliema e lungo tutto il litorale si scende a delle piattaforme rocciose sulle quali si può prendere il sole e poi accedere al mare, stando bene attenti alle rocce che possono risultare abbastanza pericolose. D’interessante non c’è nulla, questa è una cittadina vacanziera, adatta ai giovani in cerca di movida. Mi sono un po’ stufato, non è rimasto altro da fare che salire un po’ verso nord, a Bugibba, St. Paul bay, godere di qualche altro scorcio marino, e tirare il pomeriggio in attesa di raggiungere l’aeroporto dove arriviamo intorno alle 17.00. Il nostro volo partirà in orario, riportandoci in Italia.

 

 

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