2019  PORTOGALLO

Scorci Lusitani

 

Salutiamo Giorgio e Paolo che ci hanno accompagnato all’aeroporto Caravaggio di Orio al Serio e, alle 11.30 del 28 luglio, partiamo con un volo Ryanair che dopo due ore e 30 di volo atterra al Sà Carneiro di Porto. Ritirata una Panda dal rent a car ci dirigiamo immediatamente verso Coimbra, la nostra destinazione di giornata. Ci registriamo al nostro Coimbra city e diamo inizio alle visite. Bagnata dal fiume Mondego, è caratterizzata da un centro storico medievale ben conservato che raggiungiamo abbastanza velocemente attraverso la pedonale rua Visconte da Luz. Nella piazza principale siamo fortunati spettatori di alcune danze popolari esibite da molte persone in costume. Dopo avervi piacevolmente assistito per un po’ entriamo nella igreja S.Cruz, la più importante chiesa cittadina. Il portale manuelino (stile gotico fiorito nel XVI secolo in Portogallo che incorpora elementi marinari come ancore, conchiglie), nonostante sia molto scenografico risulta parecchio eroso, così entriamo sperando che l’interno sia migliore. L’unica navata contiene un pulpito rinascimentale grazioso, ma è la sagrestia che m’impressiona favorevolmente perché contiene tre quadri pregevoli di Cristovao de Figueiredo e Vasco Fernandes (XVI secolo). Nella cappella principale si trovano le tombe dei primi due re del Portogallo, ma sono di scarsa fattura, quindi percorriamo i lati del chiostro. Dopo questa prima visita saliamo fino alla zona dell’università che ospitava gli antichi palazzi reali da cui non ne ricavo una grande impressione. L’unica sala di rilievo è la sala degli atti. Bighelloniamo un po’ in giro lungo le vie pedonali e il lungo fiume fino all’ora di cena, ammirando anche e solo dall’esterno la cattedrale locale, la Sé Velha (chiusa) con la sua bella Porta Espaciosa di stile rinascimentale per poi recarci alla A Cozinha de Maria, una scelta azzeccata dove gustiamo un bacalhau con nata e un bacalhau a brasa dopo un antipasto di formaggio di capra, il tutto bagnato da un Maria de Santar bianco di 12.5°. L’indomani partiamo prestissimo per giungere alle 7.00 a Tomar, incantevole cittadina sulle rive del rio Nabao. Dopo colazione raggiungiamo la praca das Republica con la sua igreja de Sao Joao Baptista che fino alle 8.40 resta chiusa. Pazienza il nostro scopo primario è la visita al celebre Convento di Cristo, patrimonio dell’Unesco. Fu originariamente una fortezza appartenente ai  cavalieri Templari costruita nel XII secolo. In seguito alla dissoluzione dell'Ordine si trasformò nell'Ordine di Cristo che finanziò le grandi scoperte del XV secolo. Il convento è uno dei monumenti storici ed artistici più importanti del paese. La parte più straordinaria del complesso è la Charola, la chiesa rotonda, che venne costruita nel XII secolo dai Templari. Ha una struttura poligonale a sedici lati all’esterno, con contrafforti; mai visto nulla di simile. All’interno è di struttura ottagonale connessa alla galleria (deambulatorio) sulle cui pareti sono presenti bei dipinti. Questa Charola risulterà il complesso che più mi avrà impressionato durante tutto il viaggio che, a dire il vero non ci regalerà esperienze artistiche di assoluto rilievo, tranne pochissimi esempi. Lasciamo il convento per recarci ad un altro monastero, a Batalha, anch’esso patrimonio dell’Unesco. L’architettura è maestosa, in pietra bianca, altrettanto gradevole l’elaborato portale che presenta 78 statue nell’archivolto, ma l’interno è troppo sobrio, direi spoglio. Verrò a sapere da un custode che molti monumenti presenti nelle cappelle sono stati smantellati e portati in musei. L’unica cappella degna di nota è quella del fondatore, con le tombe di Giovanni I e sua moglie Philippa di Lancaster, sebbene non degne di particolare menzione. Altro discorso solo il bellissimo chiostro di San Giovanni, con colonnine che sostengono le intricate arcate decorate con motivi a spirale e la stupenda Cappella Incompiuta, una struttura ottagonale separata dal monastero, commissionata nel 1437 dal re Edoardo come secondo mausoleo reale, ma mai completata. I sontuosi ornamenti manuelini delle colonne e degli archi incantano il visitatore. Ultima esperienza culturale della giornata al monastero di Alcobaca, inserito anche lui nell’elenco Unesco. Impressionante la verticalità dell’interno ma, per quanto concerne il patrimonio artistico, nisba e non ci invoglia neppure a pagare il biglietto per proseguire le visite. Ripartiamo veloci verso la nostra prima località balneare, Nazaré dove ci rechiamo al famoso Sitio, in cima ad una scogliera alta 110 metri dalla quale si gode una spettacolare vista sulla spiaggia, quella balenabile a sud e su quella a nord, gettonata dai surfisti. Uno striscione cita questa posto come il luogo con le più alte onde del mondo e in tanti qui si sono vantati di aver cavalcato la più alta onda della storia, chi di 24 metri, altri addirittura di 30 metri. Per la nostra prima sosta mare preferiamo spingerci fino alla successiva spiaggia di San Martino do Porto, una splendida distesa sabbiosa che si snoda intorno a una baia quasi chiusa. Ci erano giunte numerose voci circa le basse temperature delle acque lusitane, specie a nord dell’Algarve. Io non mi faccio mai spaventare da queste cose, dopo aver nuotato in Cile e in Nuova Zelanda, credo di essere ben temprato, ma non ho vergogna di affermare che per la prima volta in 40 anni di viaggi mi è capitato di provare quasi dolore al cranio ad immergere la testa, da quanto era fredda l’acqua. Naturalmente mi sono fatto ugualmente una bella nuotata, ma sempre con la testa fuori, davvero incredibile. Raggiunto in seguito il nostro alloggio a Caldas da Rainha, dopo una cena anonima, subito a letto. Durante la notte Gosia non si sente bene, batte i denti dal freddo, ma per fortuna dopo un po’ gli passa e di mattina è abbastanza in forma per il prosieguo del viaggio che, oggi, avrebbe previsto la visita di Ericeira e di Cabo da Roca, purtroppo saltate per evitarle una nuova sveglia all’alba. Puntiamo perciò per la mitica Sintra dove giungiamo alle 9.00 e, come previsto, siamo fagocitati subito in un intrico pazzesco di discese salite che, per fortuna ci portano davanti al Palacio da Pena, che avremmo dovuto visitare per secondo. Io per certe cose ho naso e mi aspettavo una di quelle che io chiamo “turistate”, e in effetti si rivela proprio così. Mi scontrerò contro tutti coloro che giudicano questo sito imperdibile, dichiarato tale persino dall’Unesco. A mio parere questo palazzo starebbe bene a Disneyland tanto è assurdo nella sua architettura. Intendiamoci, non è completamente sconsigliabile questo palazzo, costruito nel XIX secolo per il marito della regina Maria II, dal guazzabuglio di stili, solo che né all’esterno, e neppure le sale interne, mi ha regalato alcuna emozione artistica. Le sale, gli arredi sono pregevoli, ma nulla a confronto dell’opulenza che si può ammirare nei castelli e residenze francesi, tedesche, austriache, spagnole. Lontani davvero anni luce. Terminata la visita in una caciara impressionante di persone, prendiamo il bus 434 (non sposterei l’auto nemmeno se mi pagassero) scendendo nella piazza principale, vicino alla stazione ferroviaria, e continuiamo il martirio con il Palacio Nacional dove, per fortuna, si può visitare le sale con più piacere. Naturalmente anche qui, come previsto non sono presenti sorprese particolari, nonostante i due strani camini conici di questo Palazzo Reale. Era la residenza estiva della Corte fino al 1880 circa e percorrendo le varie sale sono favorevolmente colpito solo dalla Sala dos Cisnes, un tempo dedicata ai banchetti e con i suoi pannelli ottagonali decorati con cigni. La più bella sala fra tutte e la Sala dos Brasoes, con un bel soffitto a cupola e le pareti sottostanti ricoperte da magnifici azulejos. Sempre con il 434 torniamo all’auto lungo una strada battuta da una moltitudine di autobus turistici in fila, e in salita. Un incubo che per fortuna spezzo quasi imponendo alla autista di aprire le porte per farci scendere, dato che l’auto era parcheggiata lì vicino. Arrivare, alla naturale fermata del mezzo ci poteva trascorrere anche mezzora, dato lo stallo totale del flusso motorio. Con la straordinaria visione onirica del grifone himalaiano che si alza in volo dopo aver raggiunto la sommità del Kala Pattar in Nepal, e circondato in ogni lato da una teoria infinita di ghiacci, mi inserisco nel percorso di ritorno, uscendo psicologicamente incolume da questo girone di pazzi. La visita ha indebolito nuovamente il fisico di Gosia che non se la sente di sorbirsi la fila pazzesca a Belem per entrare nella famosa Torre, alla periferia di Lisbona, cosicché decidiamo di soprassedere. Fu Manuel I, tra il 1515 e il 1521 a far costruire questa Torre sulla riva del Tago. Questo gioiello manuelino divenne poi il simbolo della grandiosa era espansionistica portoghese. Sostiamo solo al successivo monumento alle scoperte che si erge imponente sul lungofiume di Belem. Venne innalzato nel 1960 per celebrare Enrico il navigatore, a 500 anni dalla sua morte. Raggiunto l’alloggio pensiamo a riposarci e riportare la moglie ad una condizione idonea al viaggio. Cena da dimenticare. Il giorno seguente, dato che dovremo restare a Lisbona altre due notti, Gosia preferisce farsi passare completamente l’indisposizione e stare in camera. Nel pomeriggio, visto che la trovo in via di guarigione decido di concedermi una visita che a lei d’altronde non sarebbe stata molto gradita. Mi reco perciò al Museo Nacional de Arte Antiga che si rivela uno dei più completi musei d’Europa. Possiede la più bella collezione di dipinti a livello nazionale, con opere a carattere religioso dei primi artisti portoghesi, sculture, argenteria e gioielli, opere di porcellana con ceramiche cinesi, arredi e oggetti d’arte vari. La mia passione per l’arte pittorica e scultorea mi indirizza subito verso i primitivi portoghesi che, tuttavia non mi impressionano più di tanto, ma voglio elencare di seguito le opere che mi hanno favorevolmente colpito: il trittico della Sacra Famiglia di Mabuse, Salomé di Lucas Cranach, lo straordinario trittico delle tentazioni di Sant’Antonio del visionario Hieronymus Bosch e il polittico di Sao Vicente de Fora del portoghese Nuno Goncalves. Tra le sculture non si può non citare il Cristo di Francesco Trilli (in avorio), un retablo della Passione di Cristo (lavoro di Malines in alabastro) e, per finire, la Custodia de Belem, uno straordinario ostensorio in oro e smalto di Gil Vicente, capolavoro dell’oreficeria portoghese. Estremamente soddisfatto faccio ritorno da Gosia; di sera ovviamente, altra cena da dimenticare. Il giorno seguente invece siamo pronti per la visita approfondita della città. E come non iniziare dal monumento che, più di ogni altro mostra l’opulenza raggiunta nell’epoca delle scoperte: il monastero dos Jeronimos, a Belem. Esempio notevole di architettura manuelina, fu voluto appunto da Manuel I dopo il ritorno di Vasco de Gama dal suo storico viaggio. Il bel portale sud è estremamente ricco di decorazioni, ma entrando nella chiesa non si può non restare incantati da una profusione di colonne ottagonali che si allargano come palme verso il soffitto. Il presbiterio è anch’esso pregevole, con cinque bei dipinti che occupano l’abside, e due pulpiti. Nel transetto sono presenti, a dx la tomba di Vasco de Gama e a sx la tomba di Camoes. Sono entrambe famose, ma non particolarmente pregevoli dal punti di vista artistico. La scultura portoghese, in generale, non mi ha impressionato per nulla. Differente è il discorso del magnifico chiostro dove gli archi e le balaustre sono decorati con ricchi intagli da Joao de Castilho nel 1544. Uscendo dal monastero ci dirigiamo subito alla celebre antiga confeiteria de Belem, dove gustiamo la sua specialità: il pasteis de Belem, una sfoglia servita ancora calda, ripiena di crema, assolutamente squisita. Torniamo in auto in città, nella zona di Estrela dove visitiamo la Basilica da Estrela. L’ampio interno in marmo grigio è a navata unica dove, sulle pareti e nell’abside, sono presenti dipinti di buona fattura. Il climax sarebbe poter ammirare il presepe di Machado de Castro, composto da più di 500 figure di sughero e terracotta, ma lo si può fare solo nel pomeriggio, e non ne avremo il tempo. Parcheggiamo quindi nei pressi del mercato da Ribeira e risaliamo verso il Bairro Alto ammirando il teatro Nacional de Sao Carlos, sullo stile della Scala di Milano e raggiungendo quindi la zona “in” di Lisbona che gravita intorno alla rua Garrett, la strada dello shopping. Vorremmo provare l’esperienza di salire il famoso Elevador de Santa Justa, ma l’enorme fila ce lo sconsiglia, perciò proseguiamo fino alla igreja Sao Roque che cela dietro ad una semplice facciata un interno ricco di decorazioni nelle sue cappelle. Nei pressi giungiamo alla igreja do Carmo, o meglio allo scheletro gotico che ne resta dopo che il terribile terremoto del 1755 la distrusse, seppellendo molti fedeli che stavano assistendo alla messa. Saliamo fino al miradouro de Sao Pedro Alcantara, il belvedere che domina tutta la zona est di Lisbona e dal quale la vista spazia fino al Castelo de Sao Jorge. Da qui scendiamo alla Baixa, ammirando tre grandi piazze. La prima è la Restauradores con al centro un obelisco che commemora la liberazione dal giogo spagnolo nel 1640, quindi passiamo all’adiacente Rossio, per sei secoli il centro vitale di Lisbona, teatro di corride, feste popolari e parate militari. Al centro della piazza si erge la statua di Don Pedro IV. Per finire, la praca da Figueira. Di forma quadrata, è dominata dalla statua equestre di Leopoldo da Almeida. Attraverso belle vie dello shopping giungiamo alla stupenda praca do Commercio, un immenso spazio aperto che fu sede per 400 anni del Palazzo Reale. Al centro della piazza si erge la statua equestre del re Jose I. Un bell’arco trionfale nel lato sud, una profusione di negozi e locali e, di fronte, il fiume Tago. E’ stato un pomeriggio intenso, ma ora dobbiamo tornare alla macchina. Abbiamo ancora qualche minuto di parcheggio e lo dedichiamo alla visita del mercato da Ribeira, il più grande e storico mercato di Lisbona, dove al suo interno sono presenti una profusione di bancarelle con ogni genere di squisitezze. Raggiungiamo la vicina zona di Alfama e, trovato un nuovo parcheggio, saliamo fino alla Sé, la cattedrale, fatta costruire nel 1153 da Afonso Henriques dopo aver riconquistato Lisbona strappandola ai Mori. Sé è l’abbreviazione di Sedes Episcopalis (sede vescovile). Dopo i terremoti subì notevoli trasformazioni e oggi è un insieme di vari stili tra cui il romanico della facciata, con le due torri campanarie merlate e il rosone. L’interno è semplice e austero, anche se la zona del deambulatorio dovrebbe fornire delle piacevoli sorprese, ma sono costretto a soprassedere, perciò saliamo ulteriormente fino a raggiungere il Castelo di Sao Jorge dove il re sopraccitato trasformò la cittadella dei Mori sulla collina nella residenza dei Reali. Oggi non rimangono che i bastioni da visitare, ma da qui si gode un panorama stupendo sulla città e fino al ponte XXV aprile. Bene, è ora di soddisfare anche la gola e, mentre scendiamo siamo attratti da un ristorantino turistico dove gusto delle sardine con patate. Venerdì 2 agosto poltriamo un po’ più del dovuto; è in programma di raggiungere la cittadina di Setubal a sud, visitando qualcuna delle belle spiagge che vi dovrebbero essere presenti, ma arrivarvi troppo presto forse significherebbe restare congelati in acqua, perciò giungiamo in zona intorno alle 10.00 e ci piazziamo nella praia Figueirinha, all’interno del Parco Naturale de Arràbida. Una bella esperienza balneare, ricamata da sabbie fini e bianchissime che si adagiano su uno specchio d'acqua dalle sfumature d'azzurro, e incorniciata dallo scenario montuoso della Serra da Arrábida. Vi restiamo per tutta la mattinata per poi ripartire in direzione di Vila Nova de Milfontes dove era nei programmi recarsi nella spiaggia più bella, dall’altro lato dell’estuario, ma il vento ci ha consigliato di ritornare sui nostri passi e preferire la spiaggia sabbiosa della cittadina. Anche qui mi fa male il cranio ad immergere la testa, incredibile, ma per il resto la balneazione è piacevole. Doccia al nostro hotel Eira da Pedra e quindi a cenare in un ristorantino turistico, ancora con sardine grigliate. L’indomani è la giornata durante la quale faremo la conoscenza con le immense spiagge dell’Alentejano. Le raggiungiamo intorno alle 9.00 e, immerse in una tenebrosa foschia, non ci appaiono così attraenti, ma è indubbio che, viste dall’alto, sono davvero grandiose. In alcune di queste, dei gruppi di surfisti si sta accingendo a raggiungerle. Le onde infatti sono lunghe, e adatte a questo genere di sport. Ammiriamo la praia do Odeceixe, alla foce del fiume Seixe, particolarmente caratteristica, con il fiume trasparente che sfocia a mare; poi la praia de Arrifana, bella ma apparentemente poco balneabile, quindi la praia da Bordeira, uno degli arenili più estesi dell'Algarve, con i suoi tre ininterrotti chilometri di sabbie fini ricamati da morbide dune, ma anche questa pare più adatta ai surfisti. Il successivo Cabo de Sao Vicente, sarà anche spettacolare, come dicono le guide, orlato da scogliere e punto più sud-occidentale del continente europeo, ma quando lo raggiungiamo c’è una nebbia che ci impedisce ogni visione, freddo e un vento che spazza ogni cosa. Ma finalmente giungiamo in Algarve, la regione delle spiagge paradisiache e speriamo proprio di poter finalmente godere di un mare tranquillo e acque più tiepide. La prima sarà praia de Luz, spaziosa e direi splendida, ma anche qui, l’esperienza balneare sarà uno choc. Naturalmente le condizioni dell’acqua non saranno sempre così “fresche”, in effetti in questi giorni mi confermano che la temperatura non è proprio gradevole. Tuttavia, una volta entrati e superato lo choc iniziale, si può restarci senza grossi problemi, ma avverto ancora quel disturbo, mai provato prima ad immergere la testa, e il nuoto a stile libero, o a rana risulta scorretto. La successiva praia do Porto de Mos, nei pressi di Lagos è una sorta di lunga lingua di sabbia dorata, bagnata da un mare tranquillo, di tonalità variabile tra il verde e l'azzurro. A metà pomeriggio proseguiamo lungo la costa raggiungendo un luogo fantastico: Ponta da Piedade, un promontorio scoperto e brullo di cui le scogliere e la costa sono le attrazioni principali. La parte migliore delle stesse si trova sul lato orientale. La passerella sulla cima inizia presso il parcheggio e prosegue lungo la costa. Il paesaggio è spettacolare e le altissime scogliere, a strapiombo sul mare cristallino sono impreziosite da una quantità di grotte e insenature che fanno di questo angolo di paradiso un gioiello che tutti dovrebbero ammirare. Formazioni rocciose che assumono forma di animali o di sculture naturali a cui i locali hanno date a tutte un nome. Giunti a Lagos provvediamo a prenotare per domattina la gita in barca che ci porterà a conoscerle meglio dalla prospettiva mare. Per intanto lasciamo questo paesaggio da favola e risaliamo la collina fino a Barao de Sao Joao dove abbiamo prenotato l’alloggio per tre notti e dove verremo accolti da una simpatica vecchietta piacevolmente sorpresa nel vedermi parlare in portoghese, che non mi è stato complicato ripassare dopo i precedenti cinque viaggi in Brasile. Ristorantino locale con salmone grigliato e birra Superbock, e il giorno seguente ci presentiamo alla Marina di Lagos dove saremo gli unici occupanti di una barca, comunque piccola, dove il capitano e nostra guida ci mostrerà durante il tour di un ora tutti gli scorci più caratteristici di questo tratto di costa che ieri abbiamo ammirato dall’alto. E di ogni formazione ci indicherà il nome: camino, titanic, gruta de amor, arco di trionfo, cozinha, garage, salotto, un altro camino, catedral, corredor. Terminata la gita ci rechiamo alla praia do Camino, uno scenario paradisiaco in cui il verde-azzurro del mare si confonde con il giallo-arancione delle rocce, creando un contrasto cromatico mozzafiato. Le formazioni rocciose che proteggono la spiaggia sembrano scolpite per creare un piccolo paradiso balneare e proteggerlo dalle intemperie, di fronte a uno specchio d'acqua di rara trasparenza. Il prezzo da pagare per potervi accedere? Una scalinata di circa 200 gradini, abbastanza ripida, ma decisamente suggestiva. Finalmente l’acqua presenta una temperatura accettabile e mi produco in una piacevole nuotata fino agli archi di roccia e ad una piccola spiaggia adiacente. Grande esperienza! La successiva praia de Dona Ana è scenografica e si raggiunge anch’essa da una scalinata, con meno gradini però della precedente. Il panorama è spettacolare. Indimenticabile la visione del mare cristallino su cui si ergono imponenti faraglioni. L’ultima spiaggia della giornata sarà Meia praia, a nord di Lagos, una immensa distesa di sabbia però battuta dai venti che rende spiacevole la sosta, aggravata anche dalla temperatura più rigida dell’acqua. Torniamo a Barao dove mi concedo una pizza. Ormai le nostre giornate sono scandite da un unico comune denominatore: mare e sole, che per fortuna non ci abbandonerà quasi mai. Questa regione del Portogallo è davvero affascinante, se non fosse per la frescura delle acque sarebbe un paradiso, e anche abbastanza economico. Raggiungiamo Lagos e poi Portimao, dove le due spiagge che avevamo preventivato di visitare, praia do Vao e praia da Rocha si riveleranno improponibili, piccole e col parcheggio impossibile come quella più avanti di Carneiro. Optiamo per la successiva praia Marinha dove, dopo l’incubo parcheggio ci si presenta anche quello delle alghe. D’accordo che è tutto naturale e che la scenografia locale è intrigante, scogliere, rocce a picco sul mare, archi naturali, acqua dall'azzurro cristallino: la spiaggia è un vero capolavoro forgiato da Madre Natura. ma non ce la sentiamo di trascorrere il nostro tempo qui, anche perché un cartello indica la temperatura dell’acqua in 18 gradi, perciò ripartiamo e raggiungiamo la praia de Benagil. Anche qui la lotta per trovare un posto macchina è feroce, all’ultimo sangue, ma alla fine troviamo posto a circa 500 metri. La spiaggia  è piena di gente, ma troviamo dove posare il nostro ombrellone nella parte nord, dato che dietro quella parete di roccia, a circa 70-80 metri da percorrere a nuoto si trova uno dei simboli naturali dell’Algarve e di tutto il Portogallo: la grotta di Benagil. Prima io e poi Gosia l’andiamo a visitare, arrivarci non è semplicissimo, la maggior parte vi giunge su tavole da surf o in kayak, ma non è nemmeno così complicato. Questo capolavoro architettonico è un enorme cavità scavata dall’azione erosiva delle onde e delle maree sulla falesia di arenaria, all’interno della quale si può ascoltare lo sciabordare delle onde dell’oceano che si infrangono sulle pareti rocciose creando una eco spettrale. Superato il doppio ingresso ad arco, oltre cinquanta metri davanti a me si apre la spiaggia interna alla grotta, su un fronte lungo circa cento. Ogni senso della proporzione si perde, è un’immensa cupola dalle pareti rocciose, nella quale, sul suo punto più alto, si apre un lucernario naturale del diametro di circa 20 metri. Davvero superlativa! Il ritorno a Barao do Sao Joao sarà accompagnato dal ricordo piacevole di questa bella esperienza. Il giorno seguente prendiamo la A22, una delle belle ma care autostrade portoghesi, uscendo ad Albufeira dove ci rechiamo alla praia Senhora da Rocha, non molto lunga, stretta in una piccola baietta, ma bella e tranquilla. E’ una gradevole spiaggia ed è collegata attraverso un piccolo tunnel scavato nella roccia ad una seconda dove decidiamo di stare, praia Nova. L'acqua è cristallina e le scogliere su ogni lato proteggono dal vento. Quest’oggi l’acqua presenta una temperatura accettabile, sebbene siamo lontani anni luce da quella caraibica, ma almeno risulta sufficientemente balneabile. Sarà così anche nella successiva praia Salgados e anche nella praia do Castelho, in una piccola baia protetta da maestose falesie, ideale per ritrovare pace e tranquillità. Nel tardo pomeriggio giungiamo a Faro, capoluogo dell’Algarve dove alloggeremo tre notti al Residencial Condado. Di sera ci rechiamo in centro, dove si trovano la maggior parte dei locali e ristoranti, scegliendone uno, il Cinderella dove gusteremo un famoso piatto locale: il cataplana, una sorta di zuppa di frutti di mare, servita in porzioni per due persone, che prende il nome dal recipiente di rame nel quale viene cucinato. Il tutto bagnato da un bianco di Setubal, il BSE. Terminiamo la serata facendo quattro passi nel centro vecchio dove, sebbene la maggior parte degli edifici storici siano stati danneggiati dal tremendo terremoto del 1755, ammiriamo la cattedrale e il palazzo del Municipio. L’indomani, altra giornata di mare, comincio a non poterne più di stare in spiaggia per così tante ore, ma devo soddisfare pure le esigenze di Gosia! Raggiunta la cittadina di Quartera ci spiaggiamo nella locale  praia de Rocha Baixinha, comunque lunga e sabbiosa. Nel pomeriggio la seconda spiaggia del giorno, praia Ancao dove trovare parcheggio metterà a dura prova la mia proverbiale calma di viaggiatore consumato. Ma alla fine eccoci ancora in spiaggia, sole, mare, circondati da una natura incontaminata, fatta da dune protette amorevolmente dai locali (ci sono passerelle per raggiungere la praia). D’accordo, il mare è piacevole e le scenografie balneari che ci si presentano sono affascinanti, ma questo per me fa troppo vacanza e gradirei che si trasformasse un po’ di più, se non in viaggio, almeno in qualcosa che non ci si scostasse così tanto. Di sera, a Faro, altra esperienza culinaria, questa volta al Fiesta, dove gustiamo l’arroz de mariscos (frutti di mare serviti, sempre per due con una sorta di semi risotto) con una buona birra locale, la bohemia original. Finalmente giunge il nostro ultimo giorno in questa pur bella regione del Portogallo. Ci rechiamo in direzione est, verso la frontiera spagnola, ad Olhao dove, con un traghetto, raggiungiamo in circa 20 minuti, l’Ilha Culatra. Approdati, attraversiamo tutto il villaggio di pescatori giungendo ad una lunghissima passerella che termina su una spiaggia paradisiaca e lunghissima. Poca gente e tanta natura, alle spalle dune sabbiose. Ci resteremo fino a pomeriggio inoltrato facendo il pieno di mare e sole e terminando in bellezza la nostra esperienza balneare portoghese. Da domani, infatti, inizieremo il nostro viaggio di ritorno verso nord. La sveglia sarà tremenda, alle cinque saremo già in viaggio in direzione di Evora. Lungo i 260 chilometri che ci separano da questa città, il bel tempo ci abbandonerà e farà la sua comparsa una debole pioggia che sarà presente anche durante la nostra visita. Alle otto siamo già pronti per entrare nel centro storico di questa che è una delle cittadine meglio conservate del paese, con le sue mura medievali e le sue case imbiancate. Sarà che dal Portogallo mi sarei atteso un patrimonio artistico e architettonico migliore, tuttavia ho delle serie difficoltà a considerare Evora così pregevole. D’accordo, le rovine del tempio romano, nel cuore della città vecchia sono graziose, sostenute da 14 colonne corinzie. Anche la Sé (cattedrale) non è male, con le sue navate barocche e quel bel crocifisso di legno di cedro (di Manuel Dias) che domina l’abside. Saliamo anche in cima alla torre da cui si gode un piacevole panorama cittadino, e per finire entriamo anche nelle locali stanze del tesoro dove apprezzo la nostra Senhora del Paradiso (in avorio e di scuola francese del XIV secolo). Mi aspetto anche qualcosa di più dal Museu de Evora dove si dice siano presenti pregevoli dipinti fiamminghi, ma in realtà sono solo alcune opere minori, comunque della “scuola” di alcuni pittori fiamminghi. Deluso ripartiamo per l’altra grande destinazione odierna: Fatima. Non posso affermare di essere un credente praticante, ma non si può tralasciare una località così famosa in tutto il mondo dove, il 13 maggio 1917, la Vergine Maria apparve a tre pastorelli. Fu la prima di sei apparizioni che diedero a questa località fama assoluta fra i cattolici. Il sito è enorme, ma per apprezzarlo pienamente bisogna osservarlo con l’occhio del religioso. Da un altro approccio non presenta che un grande spiazzo per fedeli con al centro la Basilica de Santissima Trindade che può contenere fino a 9.000 fedeli. Pare un grandioso centro congressi dal fascino zero. Più avanti è invece la graziosa Basilica de Nossa Senhora del Rosario, consacrata nel 1953. Comunque, l’interno, a tre navate, con finestre policrome moderniste, non presenta alcun pregio. Nel transetto, a dx la tomba di Francesco e a sx quelle di Giacinto e Lucia. Nessun fascino, nessun segnale di qualsivoglia impronta artistica. Usciamo e, di fianco al grande spiazzo che può contenere fino a un milione di persone, c’è la Cappella delle Apparizioni sul luogo dove, presumibilmente, sono avvenute le manifestazioni. Qui giunge un percorso segnato in bianco che i fedeli più ortodossi percorrono in ginocchio, dall’inizio del sito. Una autentica delusione! La giornata viene conclusa nella località balneare di Figueira de Foz con una spiaggia che attira una gran ciurma di vacanzieri. Se non fosse che le onde e la bandiera rossa impediscono la balneazione! Tentando solo di fare quattro bracciate, vengo richiamato dal bagnino all’ordine. Ne ho davvero piene le tasche! Per fortuna la cena mi risolleverà il morale. Il ristorante Paqueta, sul lungomare, ci delizierà con lombo di tonno grigliato all’aglio, con patate e broccoli e un ottimo bacalhao a Paqueta con cipolle e patate a rondella. Anche il vino bianco ci soddisfa, un Planalto del Douro reserva 2018, di 12.5°. Passeggiata sul lungomare e via a dormire, perché domani dobbiamo partire ancora presto. Raggiungeremo Porto alle 8.00 dove, dopo colazione, cominciamo la visita della città. Prima puntata alla igreja do Carmo che ammiriamo nella sua caratteristica, gli splendidi azulejos esterni. Da qui ci spingiamo successivamente, sempre nella zona centrale della città, nella bella avenida dos Aliados che percorriamo da praca de Liberdade con al centro la statua equestre di Pietro IV fino al suo termine dov’è il Municipio di Porto, la Camera Municipal. Torniamo sui nostri passi entrando nella celebre estacao de Sao Bento dove ammiriamo sulle sue pareti degli straordinari azulejos che illustrano due grandi temi: la storia dei trasporti e del Portogallo, con circa 20.000 piastrelle di ceramica. Risaliamo poi sino alla vicina igreja dos Clerigos, una struttura a tempio con quattro cappelle e relativi retablos, nel complesso niente di che. Interessante invece è la salita alla torre che svetta a 75 metri sopra le strade, dopo 200 gradini e da dove si gode di una delle più belle viste sulla città. Prossima visita la igreja dos Carmelitas, adiacente alla igreja do Carmo, ma della quale non ho nulla da segnalare. La cattedrale (Sé), invece offre dalla terrazza di fronte un ottima vista sul Douro e sulle stradine che attraverso il centro vecchio lo raggiungono. Entrando si percorre prima il bel chiostro sovrastato da archi ricoperti da magnifici azulejos dal quale si dipartono piacevoli cappelle con alcuni discreti dipinti alle pareti come nella capela de Sao Vicente. Saliamo quindi fino in cima alla torre dove si gode un’altra gran bella vista sulla città. La chiesa, gotica, sobria non offre spunti da segnalare, solo un’abside con retablo elaborato. Ci registriamo quindi al nostro Monte Sinai guest house, dopodiché ci vogliamo concedere un ultima esperienza balneare nonostante ci fosse il serio rischio di entrare in una ghiacciaia. In realtà l’esperienza sarà più soddisfacente che in altre località dove avremmo dovuto attenderci una temperatura dell’acqua più “balneabile”. Ovviamente dipende da vari fattori, sta di fatto che questo pomeriggio ho trovato condizioni ideali e anche qualche onda che m’ha fatto divertire parecchio. Di sera raggiungiamo il vicino ponte Don Luis I, a due piani e uno dei monumenti più fotografati in città. Lo attraversiamo dal piano superiore (60 metri sul livello del Douro) fino al Teleferico de Gaia che ci porterà (viaggio di 5 minuti per 600 metri) sino al lungofiume di Gaia che percorriamo per completo fra ristoranti e street food. E’ ora di cena e scegliamo il noto Casa Adao dove gustiamo una zuppa verde (con cavolo) e un baccalà avvolto con riso e fagioli rossi, bagnati da un bianco del Douro, Monte Ermos reserva 2018 di 14°. Soddisfatti dell’ottima cena, riguadagniamo il ponte Don Luis I, percorrendolo questa volta nel piano inferiore fino a raggiungere la riva destra del fiume e i locali affascinanti del Cais da Ribeira. La risalita fino all’alloggio sarà faticosa, ma smorzata dalla consapevolezza di aver trascorso una ottima giornata. L’indomani e ultimo giorno arriviamo alla città di Braga, il più importante centro religioso del Portogallo alle 10.00. Per primo ci rechiamo alla catedral de Santa Maria, dalla facciata alquanto originale anche se risulta un insieme di stili poco classificabili. L’interno, a tre navate, presenta statue nelle cappella laterali e un altare con un elaborato paliotto in marmo traforato. Ciò che però caratterizza questa chiesa è il bellissimo Coro Alto, una profusione di intagli e stucchi barocchi intorno all’organo dorato. Il percorso previsto ci porta anche a visitare la Capela dos Reies, risalente al XIV secolo che contiene le tombe di Enrico di Borgogna e della moglie Teresa di Leon. Raccapricciante è inoltre la visione della tomba dell’arcivescovo Lourenco che contiene il suo corpo mummificato. Usciti dalla chiesa percorriamo la pedonale rua do Souto che termina nell’enorme praca da Republica, circondata da giardini fioriti e dove svetta la Torre de Menagem, del XIV secolo. Abbiamo ancora del tempo e decidiamo di recarci al vicino Bon Jesus do Monte, situato su una collina a 5 chilometri dalla città. E’ una meta di pellegrinaggio che si raggiunge attraverso una lunga scalinata o prendendo la funicolare idraulica a doppia cabina. Tutt’intorno giardini ben curati, fontane, una bellissima vista su Braga e, in cima, la chiesa, davvero poca cosa, con un interno che non offre praticamente niente di menzionabile. Pazienza! Nel complesso considero il Portogallo una buona vacanza, ma niente davvero di eccezionale.

 

 

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