2016  ROMANIA

Nel paese di Vlad… l’impalatore

Un paese affascinante, gente cordiale; sono molti i motivi che ci hanno spinto in Romania e durante il racconto di questo viaggio emergeranno in tutto il loro valore. Io e Gosia atterriamo all’aeroporto Otopeni di Bucarest alle 9.20 dopo due ore di volo Ryanair. Ci aspetta una WW Golf con la quale partiamo alla volta di Curtea de Arges in Valacchia, una regione ricca di storia e dove visse il famoso principe Vlad Tepes. Curtea sfoggia una bellezza gradevole e la chiesa di San Nicola, del XIV secolo, conserva molti affreschi originali tra cui una curiosa raffigurazione della Vergine in cinta risalente al 1470. Più avanti visitiamo anche il monastero che, nonostante la sua pregevole architettura esterna, non risalta internamente. E’ ora di ripartire lungo la famosa Trasfagarasan, la strada asfaltata più alta della Romania, votata come una delle più belle strade del mondo da una trasmissione britannica. Fu uno dei progetti più ambiziosi di Ceausescu, la strada venne costruita negli anni ’70 e inaugurata nel 1974. Saliamo in mezzo a un paesaggio boschivo bellissimo fino ad un punto in cui parcheggiamo l’auto. In alto, sopra di noi, si scorge la cittadella di Poienari. Quando i principi valacchi si resero conto della posizione strategica del passo, vi fecero erigere due torri di guardia e, in seguito, Vlad Tepes, ampliò il castello facendo costruire una fortezza e una prigione. Del castello rimane ben poco se non l’incantevole vista della zona circostante, però dopo estenuanti 1480 gradini. Ridiscesi, proseguiamo lungo la strada che diventa man mano sempre più interessante. Costeggiamo il lago artificiale Vidraru con la sua enorme diga, dopodiché si sale sempre più arditamente. La foresta si dirada e il panorama spazia in un ambiente d’alta montagna di stile alpino fino a giungere al lago Balea, a 2.304 metri, dove sostiamo ammirando il fascinoso scenario e passeggiando in seguito fra le bancarelle del mercato di prodotti tipici. La discesa risulta più ripida e ci porta in breve tempo ad incrociare la strada verso la nostra prima tappa del viaggio, la città di Sibiu. Assolte le formalità all’hotel Ibis concludiamo la giornata con una breve passeggiata nel centro, cenando in un ristorantino turistico con tochitura (carne di maiale impanata e fritta, servita con polenta) e birra locale. Dopo la faticosa levataccia, nemmeno il volto spaventoso di Dracula che s’incontra di frequente potrà impedirci un meritato sonno. L’indomani ci dedichiamo alla visita della città, un gioiello medievale della Transilvania, dalle strade acciottolate e piazze barocche che nel 2007 fu capitale europea della cultura. Notiamo subito le sue curiosissime finestrelle “a palpebra” sui tetti di alcune case dell’ampia Plata Mare, sede del museo d’arte Brukhental e di una chiesa cattolica di modesta caratura. Proseguiamo nella più meritevole biserica (chiesa) Evangelica, una chiesa gotica eretta nel XIV secolo famosa per il suo organo del 1722, uno dei più grandi d’Europa. Sfociamo nella piccola plata Mica, anche questa animata da numerosi locali e dove si erge la Torre del Consiglio dalla quale, una volta saliti in cima, godiamo della miglior vista sulla città. E’ ora di ripartire, la strada che ci separa dal castello nella cittadina di Bran è lunga e non possiamo permetterci di bighellonare troppo. Vi giungiamo alle 14.30, numerosissimi turisti invadono la strada in attesa di visitare il famoso maniero, in cima ad una altura rocciosa e in una posizione superba. Fu costruito dai sassoni nel 1382 per difendere il passo di Bran dai turchi e si dice abbia ospitato per alcuni giorni Vlad Tepes durante la sua ritirata da Poienari. A partire dal 1920 fu abitato dalla regina Maria fino alla abdicazione forzata del re Michele avvenuta nel 1947. Dal 1957 fu trasformato in museo. Seguiamo, incolonnati e un po’ delusi, una mandria di turisti lungo l’angusto percorso obbligato, fatto di stretti corridoi e cunicoli, stanze per lo più minuscole con arredi minimali e di modesto pregio. L’insieme delle torri e torrette in stile gotico dell’esterno, alla fine, regalano forse di più che la visita vera e propria, una autentica “turistata”, che di norma io rifuggo come la peste, ma sembra che qui, in Romania, sia una tappa obbligata. Spero in emozioni migliori. Saliamo quindi nella vicina Brasov, molto simile a Sibiu e dominata dalla mole del monte Tampa. Ci registriamo al centrale Hotel Coroana e cominciamo le visite. Facciate barocche, tetti d’impronta austroungarica fino alla centrale plata Sfatului, ampia piazza circondata da caffè all’aperto. Nel mezzo si trova la Casa del Consiglio dove si riunivano i consiglieri della città e sormontata dalla Torre del Trombettiere. Nei pressi è l’edificio più famoso di Brasov, la Chiesa Nera, costruita nel XIV secolo e la chiesa gotica più grande tra Vienna e Istambul. Nel pavimento sono inserite alcune grate di legno dove i fedeli gettano monetine sperando nella buona sorte. A tre navate, all’interno è presente l’unico organo Buchholz al mondo ad aver conservato il suo aspetto originale. Si sta suonando un concerto di clarinetto ed è impossibile visionarla meglio, perciò decidiamo di girovagare per le vie del centro dirigendoci poi verso la funivia che porta in cima al monte Tampa da cui si godrebbe una magnifica vista sulla città ma, incredibilmente, chiude le corse alle 18 impedendoci l’escursione. Anneghiamo la delusione durante la cena all’ottimo ristorante Sergiana, paradiso dei carnivori dove assaggiamo un medaglione di cinghiale con funghi e patate e il sarmale (involtino di foglie di verza farcito con macinato di carne di maiale, riso) con un ottimo Cabernet sauvignon del 2013. Il terzo giorno si parte presto verso Sinaia dov’è il celebre castello di Peles.  Concepito come residenza estiva di Carlo I, il sovrano che ha regnato più a lungo nella storia della Romania, necessitò di 39 anni per il suo completamento ed appare come un gioiello inestimabile in stile rinascimentale tedesco, ricco di guglie e torrette, terrazze intarsiate in legno, un autentico castello da fiaba immerso in giardini ben tenuti. E l’interno non è da meno, durante la visita guidata maturo il convincimento che i suoi splendidi interni non siano meno affascinanti di quelli di Versailles, di Schonbrunn e altri più famosi. Dopo l’ampia scalinata in marmo si giunge ad un ingresso trionfale dinnanzi al quale si resta a bocca aperta. Colonne scanalate, stucchi, dipinti monocromatici, fino al salone di ricevimento dove compaiono i primi camini. Ma sono solo per abbellimento dato che il castello fu il primo a dotarsi di riscaldamento centralizzato, e persino di corrente elettrica. Il soffitto è a vetrata e ci sono molti oggetti ornamentali in alabastro. Si giunge alla sala delle armi, dal soffitto a cassettoni in legno, dove sono presenti armi del 16°- 18° secolo fra cui un intera armatura per cavallo, tra le poche esistenti in Europa. Nella sala a fianco, armi orientali decorate in avorio e pietre preziose. Si giunge allo studio, con una profusione di legni, finestre intarsiate e modanature di vario tipo, caminetti di maiolica, cassettiere stupende. Poi la sala della musica e quindi la sala del trono con camino in marmo di Carrara, copie di dipinti famosi e cassettiere intarsiate con pietre preziose, la sala da pranzo e quella della ricreazione. Nel complesso non ricordo di aver mai visitato un luogo così bello, sia negli esterni che in interno, un gioiello davvero imperdibile. Ripartiamo, davanti a noi abbiamo ancora un bel po’ di strada fino a raggiungere il lontano villaggio di Viscri, quintessenza dell’antico borgo di campagna rumeno. Case color azzurro con le imposte in legno, è uno dei villaggi sassoni meglio conservati del paese. Visitiamo la chiesa fortificata, patrimonio dell’Unesco, una tipologia di chiesa mai ammirata in giro per l’Europa. Non è tanto la minuscola chiesetta in legno, con un ampio matroneo ad interessare, quanto la struttura esterna, appunto fortificata, con tetti a spiovente e torrette. E’ presente anche un piacevole museo dove si conservano oggetti della società rurale come aratri, telai etc. Proseguendo il viaggio raggiungiamo la città di Sighisoara. In verità l’intenzione è quella di lasciarla per l’ultima parte della giornata, ma la sua chiesa del monastero domenicano chiude presto e ci dedichiamo una rapida visita. Niente di che e già che ci troviamo nella zona principale del centro, saliamo anche la Torre dell’Orologio per godere dall’alto dei suoi 64 metri la migliore vista sulla città. Costruita nel 1280 era in passato sede del consiglio municipale e possiede un magnifico tetto rivestito di tegole multicolori. All’interno è collocato un orologio del 1648 provvisto di statuine in legno alte 80 cm che ruotano lentamente. Ogni statuina raffigura una figura del pantheon greco-romano. Ritorniamo all’auto e ci dirigiamo velocemente verso la vicina Biertan, dove restiamo incantati dall’imponente sagoma della famosa chiesa medievale locale, ma purtroppo l’orario di chiusura non combacia con quello della guida in nostro possesso e restiamo delusi nel non poterla visitare. Torniamo a Sighisoara dove perdiamo un sacco di tempo a trovare la nostra Pensiunea Citadela, nei meandri tortuosi del centro acciottolato. Sarà piacevole però, in seguito, passeggiare fra le strette viuzze  di questa cittadina fortificata che diede i natali ad uno dei maggiori mostri partoriti dalla storia: Vlad Tepes (l’impalatore) il quale, nonostante la crudeltà dei suoi metodi, non può non è essere ricordato anche come un determinante baluardo contro gli invasori turchi. Ma la ferocia con cui trattò le sue vittime, compresi i prigionieri turchi fu inaudita. Basti citare, nel 1462, il fatto della “foresta degli impalati”. In un audace tentativo di cacciare i turchi dalla valle del Danubio Vlad brucio le messi e avveleno i pozzi, mentre i suoi soldati coglievano di sorpresa il nemico. Quando il sultano avversario marciò verso la città di Tepes fu accolto da 20.000 dei suoi uomini impalati alle mura della città. Ceniamo al famoso Casa Dracula, ricavato all’interno della casa dove nacque Vlad, con tochitura bagnata con due birre locali, fra le quali la Ursus. E quindi a dormire, perché domattina è prevista una sveglia all’alba, alle sei partiremo per Targu Mures, abitato da una popolazione equamente divisa tra rumeni e ungheresi. E’ solo una tappa verso il nord, ma nella lunga plata Trangafirilor si possono ammirare due bellissimi edifici: il palazzo della cultura con i suoi tetti a spiovente ricoperti di tegole rosse che dovrebbero ospitare musei interessanti, oltre a sale preziose riccamente decorate. Ma non fa parte del nostro programma, dovremmo restare qui fino alle 10, e così dopo un ulteriore sguardo al palazzo della Prefettura, scandito da guglie color verde brillante, ripartiamo verso nord e la regione del Maramures, la più tradizionale della Romania dove la vita segue i ritmi di un secolo fa, un mosaico di pascoli, di case dai cancelli finemente scolpiti in legno, di anziane contadine dai costumi pittoreschi. Qui, i carretti trainati da cavalli sono più numerosi che in altre parte del paese, ma sono le famose chiese di legno il motivo vero per cui ci si viene e, giunti a Baia Mare dopo uno sproposito di chilometri, superiamo questo capoluogo di distretto dirigendoci immediatamente verso la prima, quella dei Santi Arcangeli, a Surdesti, con il suo campanile alto 72 metri. Patrimonio dell’umanità, come altre chiese dei dintorni è costruita interamente in legno, persino i chiodi sono in legno di quercia. L’interno consiste in un pronao, dedicato alle donne che desiderano assistere alle funzioni religiose, separato dall’ambiente principale riccamente affrescato in tutte le sue parti con episodi della cristianità. Ovviamente molti sono un po’ scoloriti, ma l’impressione è comunque di trovarsi in un luogo unico nel suo genere. Attraverso stradine di campagna giungiamo alla seconda chiesa, sempre in legno di Budesti. La chiesa Josani, dedicata a San Nicola fu costruita nel 1643 ed è caratteristica per le quattro torrette intorno alla guglia principale. Vi si sta celebrando una funzione e restiamo incantati per mezzora assistendo alla devozione assoluta che dimostrano i suoi fedeli ortodossi. Sopra l’altare un bellissimo affresco rappresentante il Giudizio universale. Le pareti laterali sono tutte ottimamente affrescate mentre il soffitto è spoglio. Proseguiamo verso Barsana e la successiva chiesa di Ieud del XVII secolo, che presenta una serie di affreschi interessanti che la rivestono interamente. L’ultima chiesa che visitiamo è quella di Poienile Izei che però è chiusa. Un peccato perché conserva una serie di affreschi raffiguranti l’inferno e i tormenti inflitti dai demoni ai peccatori. Lungo la strada del ritorno sostiamo al monastero di Barsana, frequentato luogo di pellegrinaggio del Maramures che tuttavia, nonostante le sue belle costruzioni, non mi da le stesse emozioni ricevute durante le precedenti visite. Giungiamo quasi a sera inoltrata a Baia Mare e, dopo esserci registrati alla nostra Pensiunea Casa Rusu, e una breve passeggiata nella piazza centrale, ci rechiamo al ristorante Butoiasu Cu Bere dove gustiamo un saporitissimo vassoio di carni miste cucinate alla brace, bagnato da birra locale. L’indomani, ancora una partenza all’alba. Dobbiamo raggiungere la Moldavia, remota regione del nord est rumeno a ridosso del confine ucraino. Qui sono presenti i famosi monasteri della Bucovina, disseminata di case dal tetto a punta e di incantevoli boschetti di faggi. Dopo un percorso interminabile giungiamo al primo monastero del nostro programma, quello di Voronet, che ospita una piccola comunità di suore. Appena entrati nel complesso restiamo davvero a bocca aperta. Anche in questo caso, come nelle case di legno del Maramures si tratta di costruzioni uniche nel loro genere, tra le più caratteristiche della cristianità. La loro particolarità è che sono affrescati sia all’interno che all’esterno. A causa del clima della regione, con forti venti e piogge, le pareti esterne rivolte a nord hanno perso buona parte dei loro affreschi, risalenti a cinque secoli fa mentre quelli rivolti verso gli altri punti cardinali si sono ben conservati. L’affresco che copre interamente la parete esterna occidentale, il Giudizio Universale, è considerato il più bello di tutta la regione. Nella parete nord è raffigurata la Genesi, da Adamo ed Eva, a Caino e Abele, mentre quella a sud rappresenta l’albero di Jesse, che riporta la genealogia biblica. Una copertura spiovente in legno circonda tutta la costruzione. L’interno lascia anch’esso senza fiato. E’ suddiviso in due spazi: nel nartece è presente la tomba di Daniele l’eremita, colui che incoraggiò Stefan Cel Mare (il sovrano moldavo che governò più a lungo)  a combattere contro i turchi, mentre nella seconda, anch’essa splendidamente affrescata spicca nella cupola la classica figura del Cristo Pantocratore, austera, solenne, nell’atto di benedire con le tre dita della mano destra secondo l’uso ortodosso. E’ un piacere assoluto ammirare la ieraticità di questa arte bizantina, già apprezzata nelle magnifiche chiese di Cipro; le varie Vergini oranti, dalla Blachernitissa, rappresentata con le mani levate in segno di preghiera e talvolta con un clipeo sul petto con l’effige del Salvatore, alla Odigitra che, a mezzo busto, tiene il Bambino sul braccio sinistro e con quello destro indica agli uomini il Re del mondo. Si potrebbe dedicare ore alla loro contemplazione, ma questo ci priverebbe di altre visite, perciò ripartiamo verso il vicino monastero di Humor. Costruito nel 1530 è circondato da bastioni e da una torre di guardia. Gli affreschi esterni sono divisi per argomento. Il lato sinistro del muro sud rende omaggio alla Madonna, patrona del monastero, mentre sulla destra sono raffigurati i miracoli di San Nicola e sul muro nord San Giorgio. Il porticato è decorato con un dipinto del giudizio universale. L’interno è composto da cinque sale, quella centrale contiene il tesoro del monastero. Decidiamo di recarci ora al monastero considerato più bello fra tutti quelli della Bucovina, il lontano Sucevita, ma ne varrà la pena! Fondato nel 1581, fu una residenza principesca, oltre che un complesso monastico fortificato dedito alla produzione di manoscritti e libri stampati. Le mura ospitano oggi un museo dei reperti rinvenuti in loco: suppellettili ecclesiastiche in argento, libri e manoscritti. L’interno, diviso in tre sale, è straordinariamente affrescato. Nella terza è presenta una bellissima iconostasi con pregevoli icone e stalli lignei. L’esterno presenta a sud lo stupendo affresco della scala delle virtù, mentre un altro raffigura i miracoli di Gesù. E’ ora di raggiungere la nostra destinazione finale, a Suceava, una città anonima con una altrettanto anonima piazza dove non possiamo far altro che cenare in un anonimo ristorante con pizza e birra, ma è stata una giornata speciale, di alto interesse culturale. Finora il viaggio in Romania è stato condotto nel migliore dei modi, i tempi sono stati rispettati e il meteo ha aiutato con giornate soleggiate e non troppo calde. Domani affronteremo la tappa più faticosa e forse più noiosa di tutto l’itinerario, perciò torniamo presto al nostro hotel Continental. Dobbiamo infatti raggiungere la lontanissima Tulcea, e per spezzare la monotonia del tragitto mi sono inventato una deviazione in prima mattinata. Via perciò alle 5.00 verso Piatra Neamt, 120 km, dove prendiamo a ovest, direzione Bicaz, un paesino anonimo dopo il quale si sale verso le famose gole di Bicaz, lungo una strada sinuosa considerata come una delle più spettacolari della Romania. In effetti la gola serpeggia in ripide curve e sale per 5 km fra pareti a picco alte fino a 300 metri, fra massi enormi incombenti e alberi in posizioni improbabili. Dopo le gole incontriamo il lago Rosu, una località turistica circondata da foreste ininterrotte e da una natura che chiama alle passeggiate. Ritornati a Piatra Neamt ne approfittiamo per visitare la piazza principale col complesso museale della Corte principesca e la chiesa di San Giovanni, purtroppo chiusa. Niente di che, una semplice pausa prima del lungo trasferimento a Tulcea che riserva una sorpresa a Braila, dove non riusciamo a trovare la strada che prosegue fino a Tulcea, sul delta del Danubio. Infatti la strada c’era ma per continuare nella direzione prevista è stato prima necessario prendere un traghetto che ci portasse, insieme ad altri automobilisti sull’altra sponda del ramo di Danubio, per poi proseguire sino alla destinazione. Stremati, prima di sistemarci alla nostra Pensiunea Delta Dunari, telefono a Daniel Nitu, col quale via internet ho concordato una escursione di sette ore per domani nel delta del Danubio. Tutto bene, è confermato, perciò ci rechiamo contenti a cenare nella zona del porto turistico al ristorante Ivan Pescar dove gustiamo un ottimo catfish con verdure stufate e un filetto di carpa con mamaliga (polenta). Il tutto bagnato da uno Chardonnay Sambaresti del 2014 di 12.5°. Il giorno seguente è dedicato completamente alla sopraccitata escursione sul Danubio. Dopo aver attraversato  diversi paesi e aver ricevuto un gran numero di affluenti questo grande fiume si getta nel Mar Nero. Qui, a Tulcea, si divide in tre bracci: Chilia, Sulina e Sfantu Gheorghe creando un territorio in costante evoluzione di 4187 km/q caratterizzato da paludi, affioramenti sabbiosi e isolette galleggianti e popolato da 300 specie di uccelli e 160 di pesci. I canneti occupano 1563 km/q di tale superficie e rappresentano una delle più vaste distese di canne palustri al mondo. Il territorio del delta è un paradiso per il bird watching. Per tutte le sette ore esploreremo vari bracci del grande fiume solcando acque placide dove talvolta si alzano in volo egrette e aironi, cormorani e cicogne, oltre ad alcuni altri uccelli a noi sconosciuti. Strepitoso l’avvistamento di un enorme aquila che si è librata in volo dalla cima di un albero spoglio. E’ stata una bella esperienza in un ambiente unico, nonostante non sia l’estate la stagione ideale per l’avvistamento delle varie specie avicole che si dice invadano letteralmente il delta in altri periodi. Terminata l’escursione ripartiamo in auto in direzione di Costanza. La nostra speranza è di trovare nei pressi della località turistica di Mamaia una spiaggia dove poterci finalmente stendere al sole e fare un po’ di vita balneare. Saremo fortunati e ci concederemo un paio d’ore di relax per poi raggiungere la destinazione finale pernottando all’hotel Fiorentina. Doccia e quindi via in auto verso il centro cittadino. Principale porto della Romania, Costanza possiede un grazioso centro con bei palazzi tra i quali quello di Storia nazionale e Archeologia. Da qui raggiungiamo la grande moschea e, più avanti, la cattedrale ortodossa, fortunatamente ancora aperta. L’interno è ricco, ma la poca luce presente ci impedisce di apprezzarla come meriterebbe. Percorriamo poi la zona del porto dove le luci dei locali e dei ristoranti attirano la nostra attenzione. Scegliamo il Lamal, dove ordiniamo dello storione grigliato e delle cozze leggermente speziate. Finalmente una giornata, la seguente, di vero riposo. L’intenzione è quella di godere di un po’ di mare, ma le prime località di un certo richiamo turistico ci sembrano subito troppo affollate o difficili da raggiungere, così decidiamo di spingerci in quella più lontana: la spiaggia di Vama Veche, a pochi chilometri dal confine bulgaro. Certo non si può paragonare alle spiagge della Sardegna, ma è improprio far sempre paragoni. Sul Mar Nero questa è una delle più tranquille e piacevoli. Vi trascorriamo qualche ora dopodiché ripartiamo, dobbiamo tornare a Bucarest e vogliamo arrivarci in tempo per farci una buona doccia e poi uscire a cena. Il nostro hotel Liad è abbastanza prossimo al centro ma, per la prima volta da quando siamo partiti, il meteo sta cominciando a volgere al brutto e faremo appena in tempo a gustare una buon pasto al La Mama con goulash Transilvania e Sarmale, entrambi con polenta e birra locale. L’indomani è prevista la visita della capitale, da me già ammirata nel 2010. Ombrello alla mano ci dirigiamo subito verso plata Unire da cui parte il lungo viale che porta al fantastico palazzo del Popolo di Ceausescu. Un tour guidato parte quasi subito. Il giro comincia dalla straordinaria sala di fronte all’ingresso principale, pavimento in marmo come le due stupende scale, una di fronte all’altra, colonne maestose sormontate da capitelli scolpiti, un grandioso lampadario centrale e le porte laterali in legno pregiato di mogano, donato da un altro terribile dittatore contemporaneo di Caeusescu, Mobutu Sese Seko dello Zaire. Si salgono le scale entrando in altri saloni stupendi come lo squadrato salone dei diritti dell’uomo, i suoi tappeti, i legni delle pareti, il fascinoso lampadario centrale. E poi ancora la sala Nicolae Balcescu con le sue preziose colonne di marmo rosa e le sue pregiate decorazioni, la grandiosa sala dell’Unione con la sua profusione di marmi sulle pareti, pavimento e colonne, la sala Ionescu e la bellissima galleria degli Arazzi. Terminata la visita usciamo sulla Plata Constitutjei, un semicerchio di edifici governativi. E’ ora di recarci ad un monastero delle vicinanze, il Mihai Voda, risalente al 1601. Accediamo alla chiesa che possiede una graziosa iconostasi, icone e tempietti.  Da qui al monastero Antim. Vi entriamo da un bel portale di fronte al quale c’è un cortile che dà sulla chiesa. L’iconostasi in pietra intagliata, due bei mosaici raffigurante Gesù e la Madonna. Per fortuna non piove, è molto nuvoloso, è vero, ma la temperatura è ideale per la visita di una città. Proseguiamo dirigendoci verso il Palatul Patriarchal (palazzo patriarcale). Percorso un bel viale alberato, eccoci di fronte al complesso che è il cuore spirituale della Chiesa ortodossa rumena sin dai tempi della sua costruzione e residenza del suo capo, il patriarca Teoctist. Anche in questo caso sono molto grato alla sorte che mi fa trovare la chiesa aperta, lo è di rado, consentendoci di ammirarne la sua fantastica e sfarzosa iconostasi, le sue icone sparse sui muri. E un tempio con reliquario dove la gente si prostra in adorazione al santo di turno. La funzione religiosa è appena terminata, ma pare che l’ambiente sia ancora saturo di un alchimia religiosa commovente. Proseguiamo verso il centro vero e proprio dove giungiamo al nucleo dell’antica Corte principesca, in stato di abbandono, ma la chiesa è la più antica della capitale anche se gli affreschi cinquecenteschi sono sbiaditi. Passeggiamo piacevolmente per le vie centrali osservando i bei negozi e la moltitudine di locali fino alla bella chiesa Stavropoleos, risalente al 1724. Possiede un cortile costellato di lapidi e un interno con ricche decorazioni in legno. Attraverso la Calea Victoriei ci spingiamo a nord verso plata Revolutiei, Qui Ceausescu pronunciò il suo ultimo, famigerato discorso il 21/12/1989 dal balcone dell’ex Comitato Centrale del Partito Comunista. Contestato dalla folla, dovette fuggire in elicottero dal tetto. Ora l’edificio è sede del ministero dell’interno. Vorremmo visitare il museo nazionale d’arte, ma oggi non è possibile dato che il primo agosto è morta in Svizzera la regina Ana, moglie dell’ex re di Romania Michele. C’è una lunga fila fuori dai cancelli di questo ex palazzo reale, credo per la presenza della camera ardente dove è esposta al pubblico la sua salma. Corone e mazzi di fiori sono appoggiati sul marciapiede e la gente sembra profondamente commossa. Il funerale sarà celebrato nel castello di Peles, quindi la sovrana verrà sepolta nella necropoli reale di Curtea Arges. Ammiriamo la sala per concerti Ateneu Romane e l’Athenée Palace, il più famoso albergo di Bucarest. Inaugurato nel 1912, ha visto tra le sue stanze tanti intrighi e inganni delle spie internazionali che si alternavano qui tra gli anni ’30 e 40’ e quindi torniamo alla macchina per recarci in aeroporto, ma abbiamo ancora del tempo e lo impieghiamo per ammirare il Museo del Villaggio. Re Carol I fondò questo museo all’aperto del 1936 perché i cittadini di Bucarest potessero vedere come vivevano i contadini del loro paese. Portò qui, da tutte le regioni della Romania oltre 60 case, fattorie, stalle, mulini a vento e ad acqua e persino delle chiese. Passeggiamo fra i suoi sentieri ammirando la struttura della case, quelle di Maramures in special modo e poi la biserica Dragomiresti, proveniente dal nord rumeno. Bene, è ora di tornare all’aeroporto e quindi in Italia.

 

 

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