2022  SARDEGNA

... Non solo spiagge

 

Per i più la Sardegna è terra di vacanze balneari, circondata da una costa meravigliosa fatta di calette, aspre formazioni granitiche dalle forme variegate e suggestive, invitanti anse sabbiose lambite da acque cristalline che, con la variazione della luce solare durante l'evolversi del giorno, assumono colori sempre diversi. Invece è anche una regione da scoprire nei suoi incantevoli ed innumerevoli borghi, città più o meno grandi, affacciate sul mare o sulle colline dell'interno. Tradizioni secolari hanno cesellato nel suo popolo peculiarità singolari che emergono nelle moltitudini di feste paesane. Dominazioni varie l'hanno disseminata di decine e decine di chiese affascinanti, specie romanico - pisane. E' per questo motivo che ho cercato di trasformare una semplice, banale vacanza, in un viaggio. Sono convinto di aver parzialmente ottenuto il mio scopo. L'intelligente soluzione di anticipare la sveglia quotidiana per raggiungere almeno la prima delle due spiagge programmate in giornata, ci ha consentito di goderne l'atmosfera incontaminata dalla folla dei turisti agostani, dedicandoci nel pomeriggio ad approfondire in parte il lato artistico culturale. La Sardegna è indubbiamente una regione in grado di deliziare il viaggiatore sotto molti punti di vista e non è affatto escluso di tornarci in un prossimo futuro.

31/7 Domenica - Partiamo all’una di notte, per raggiungere in tempo Livorno. L’imbarco è previsto per le 7.00, ma è consigliabile presentarsi due ore prima. Dopo sette ore di navigazione, con un traghetto della Corsica Ferries, sbarchiamo in Sardegna al Golfo degli Aranci, proseguendo poi verso la nostra prima tappa del viaggio: Santa Teresa di Gallura. Il nostro albergo è il Mirage, situato nella penisola di Capo Testa. E’ metà pomeriggio quando, sistemate le nostre cose, ci dirigiamo a piedi verso le vicine spiagge di Rena di Ponente e di Levante. Calda e soffice sabbia bianca, lambita da un mare incredibilmente cristallino, dai colori cangianti che spaziano dal turchese all'azzurro passando per il verde smeraldo. Il primo impatto è davvero sbalordente. Dopo una cena spartana ci dirigiamo nella punta a nord dove c’è il faro, restando davvero affascinati dalla conformazione di questa parte della penisola. E’ come se un gigantesco ciclope avesse gettato a caso, qua e là, enormi massi di granito dalle forme più stravaganti.

1/8 Lunedì – Ben riposati, e dopo colazione, partiamo verso est e la spiaggia del La Licciola, molto bella, con acqua cristallina dai colori stupendi, con solo uno stabilimento balneare. A noi però non interessa, dotati come siamo di teli mare ed ombrellone. Alle 13.00 ci spostiamo alla successiva spiaggia, La Liscia, facilmente accessibile tramite una strada asfaltata. La spiaggia è molto lunga, quindi non affollata, perché la gente si distribuisce su tutta la sua lunghezza. Alcuni tratti sono dedicati a chi pratica windsurf. Spiaggia con piccoli sassolini e acqua limpidissima. Goduta la nostra giornata balneare, torniamo in albergo, doccia e ripartiamo verso Santa Teresa di Gallura, vivace centro turistico al quale fa riferimento tutta la zona circostante, ma anche porto di collegamento con Bonifacio, in Corsica. Due piazze piene di vita e locali a profusione che propongono le specialità sarde e della Gallura in particolare. La godibilità della località è accentuata anche dalla presenza dell’incantevole spiaggia di Rena Bianca, a nord della cittadina. Per la cena optiamo per un ristorantino leggermente defilato dalle due piazze centrali, dove ordiniamo culurgiones (fagottini ripieni tipici dell’Ogliastra di cui ogni paese e città ne ha la sua versione) e zuppa gallurese (in una teglia si dispone il pane carasau, bagnato con sugo di pecora e coperto da filacci di carne, pomodori e pecorino a scaglie).

2/8 Martedì – Dopo colazione ci dirigiamo questa volta a est, alla spiaggia di Rena Maiore che impreziosisce la sua ampia spiaggia con delle belle formazioni rocciose nella sua zona occidentale. Alle 11.00 ripartiamo per la seconda in programma, quella di Marinedda, considerata una delle più belle del nord Sardegna, tra il verde chiaro delle acque cristalline e quello acceso della vegetazione circostante, immersa in un suggestivo contesto naturale. Le sue spettacolari dune sabbiose sono incastonate tra le scogliere dell’Isola Rossa e la Punta Li Canneddi. La sabbia bianca degrada dolcemente in un fondale basso. Quest’oggi ho programmato anche delle inserzioni culturali e, superato Castelsardo, raggiungiamo la prima delle tre chiese da visitare, quella di Nostra Signora di Tergu, una delle massime espressioni dell'architettura romanica in Sardegna. La chiesa e i resti dell'adiacente abbazia si trovano in un'area campestre, accessibile tramite un arco in pietra. L’interno, spoglio, presenta un interessante polittico di scuola spagnola nell’abside. Proseguiamo verso il paesino di Bulzi, nella periferia del quale è la chiesa di San Pietro delle Immagini. Bella di fuori ma la Deposizione del XII secolo di cui è famosa si conserva ora nella chiesa di San Sebastiano di Bulzi. L'esterno è caratterizzato dalla facciata in opera bi croma, arricchita da archetti in pietra calcarea chiara. Singolare è la sua ubicazione, posta sullo sfondo delle montagne e tra i prati e le rocce dell’Anglona. Tornati a Bulzi per ammirare nella chiesa locale la famosa Deposizione, non ne resto molto impressionato e così ripartiamo subito per la terza e ultima chiesa, quella di Sant’Antioco di Bisarcio. E’ una delle più grandi chiese romaniche della Sardegna. L'edificio monumentale si trova isolato su un'altura di origine vulcanica, in un sito campestre nel territorio di Ozieri. In essa vi si trovano elementi riferibili al romanico pisano, al romanico lombardo e a maestranze francesi di origine borgognona introdotte dai cistercensi. Il portico si sviluppa su due piani, quello inferiore, ricco di decori scultorei. Alla parete destra del nartece si trova una ripida scala, che conduce al piano superiore dove si trovano tre ambienti, di cui quello centrale, dotato di altare, fungeva da cappella privata del vescovo di Bisarcio. La navata centrale ha copertura a capriate lignee, mentre le navate laterali sono suddivise in campate voltate a crociera. Non vi noto la presenza di opere pittoriche o scultoree. La giornata finisce qui, e dopo essere tornati a Sassari, raggiungiamo il nostro nuovo alloggio a La casa di Ale, doccia veloce per poi raggiungere il centro cittadino. La città è per la maggior parte in stile moderno; tuttavia, il centro storico si caratterizza per le sue strette vie e per i resti delle antiche mura che un tempo circondavano la città. Sassari conta numerosi edifici religiosi, molti dei quali sono situati nel centro storico. La zona della centrale piazza Italia è frequentata da una moltitudine di persone. Al centro è la statua di Vittorio Emanuele II, dietro alla quale è il bel Palazzo della Provincia. Questa sera ci dedichiamo solo sommariamente alla visita e, dopo una pizza ci andiamo a riposare.

3/8 Mercoledì – Sveglia molto presto, alle 6.15, perché vogliamo raggiungere la spiaggia della Pelosa prima delle 8.00. Abbiamo dovuto prenotare l’entrata alla spiaggia perché esiste ora una sorta di numero chiuso (1.500 persone al giorno) per tutelare, secondo le autorità locali, l’ambiente naturale minacciato dall’esagerato flusso turistico degli anni passati. Si deve dotarsi anche di stuoie, per evitare di asportare la preziosa sabbia presente e presentarsi all’infopoint per mostrare la prenotazione e ottenere un braccialetto. La spiaggia è oggettivamente straordinaria, il basso fondale fa emergere ancora di più la gamma di colori che la luce solare produce nelle acque cristalline. La zona sud impone già di camminare per decine di metri prima di poter nuotare con comodità, ma la zona nord, dove in lontananza si staglia la Torre della Finanza, e una lingua di sabbia si erge dall’acqua incuneandosi per una ventina di metri nel mare, è adatta più per i bambini. Dopo averne goduto l’originalità per qualche minuto non vi trovo alcun motivo di rimanervi. Comunque, per oggi decidiamo di sistemarci a sud. Pian piano la spiaggia si riempie e non oso immaginare come possa presentarsi a metà mattinata, se non fossero state imposte queste restrizione. Alle 14.30 ce ne andiamo, direzione Porto Torres. Facciamo un giro della città in auto, ammirando il suo simbolo, la Torre Aragonese, che risale all'epoca spagnola (1323 d.C.) quando Don Alfonso V d'Aragona ne ordinò la costruzione con lo scopo di difendere la città. Per il resto non mi pare detenga attrazioni particolari. Un piacevole lungomare, in fondo al quale è presente una pregevole spiaggia e dove sostiamo per un gelato, per poi dirigerci verso la chiesa di San Gavino. E’ la chiesa romanica più grande della Sardegna. Vi entriamo attraverso il notevole portale del XV secolo in stile gotico - catalano. L’interno appare come un unico ambiente, retto da ventidue colonne. All’inizio della navata dx è presente una pregevole statua equestre di San Gavino (XVII secolo), ma null’altro attira la mia attenzione se non entrando nell’anticripta, dove è un anfiteatro di statue di santi, alcune di ottima fattura e scolpite dal genovese Giacomo Ponzanelli nel XVII secolo. Nella cripta alcuni sarcofagi di epoca romana. Ripartiamo velocemente tornando a Sassari e dedicandoci alla visita della città. Percorriamo la centrale via Roma fino in piazza Italia e piazza del Castello, per proseguire in Corso Vittorio Emanuele II, via dello shopping e svoltare verso il bel palazzo Ducale (oggi sede del Comune). A pochi passi da qui è l’affascinante Cattedrale di San Nicola. Resto impressionato dalla magnificenza della sua facciata in stile barocco, con una profusione di decorazioni e con un alto campanile. L’interno è ampio, ad una navata con quattro cappelle per lato e un bel pulpito marmoreo realizzato da Giacomo Gaggini nel 1840. Pregevole, sempre a destra, una tela di Carlo Maratta e una a sinistra di Andrea Lusso (San Biagio). Ma è nell’altare maggiore l’opera più insigne del Duomo: la Madonna del Bosco, dipinta da Nicolò da Voltri nel 1380. Altro pregevole dipinto è il Sant’Anna con Santi, di Giorgio Pinna Duri. Ritornati sul Corso ci inoltriamo all’interno, sul lato opposto, in Piazza Tola, zona di locali e ristoranti, dove scegliamo la trattoria l’Assassino. Ma prima, un ultima visita alla bella fontana di Rossello, costruita nel 1295, e poi restaurata in stile tardo rinascimentale nel 1605. Per cena ordiniamo dei culurgiones in bianco con pecorino e dei chiusoni alla gallurese. Come secondo del maialetto arrosto.

4/8 Giovedì – Sveglia alle 6.15 e partenza ad ovest per la Nurra, dove giungiamo molto presto alla stupenda spiaggia dell’Argentiera, un ansa di granellini fini che delizierà il nostro soggiorno balneare fino alle 13.00, quando ripartiamo alla volta di Capo Caccia dove abbiamo prenotato la visita alle Grotte di Nettuno, alle quali si giunge attraverso la Escala del Cabiron, lunga 400 metri che scende a zig zag attraverso una parete a picco alta 119 metri. Un numero enorme di turisti vi accede, sempre con una guida, e anche noi dobbiamo attendere che giunga il nostro turno, con un tasso di umidità del 98% all’ingresso della grotta, dove si aprono sale ricamate dalla natura, con stalattiti e stalagmiti e un lago sotterraneo. Alla fine del percorso ci sorbiamo la faticosissima risalita, con un sole che scioglie persino i pensieri, concedendoci poi una meritata sosta balneare alla vicina spiaggia di Mugoni. Una distesa di sabbia dalle tonalità varianti da ocra ad arancio, lunga due chilometri, alle spalle un bosco di pini ed eucalipti dove ripararti dal sole, di fronte acque color smeraldo particolarmente calme, grazie alla posizione che garantisce riparo costante. Siamo cotti dal sole e dopo una rinfrescante doccia al nostro alloggio, ci concediamo solo una pizza.

5/8 Venerdì – Per quest’oggi è prevista la seconda visita alla spiaggia della Pelosa. L’abbiamo prenotata per due giorni, prevedendo una possibile giornata di maltempo, che non è stata. Solita sveglia e consueto arrivo a Stintino in tempo utile per godere di un oretta di tranquillità, questa volta nella zona a nord, dov’è presenta la lingua di sabbia che si incunea nel mare. Alle 11.00, però, non ne posso più di entrare in mare cento metri per farmi una nuotata e ripartiamo per la vicina spiaggia di Ezzi Mannu, un paradiso naturale e selvaggio dove le acque poco profonde e cristalline assumono mille sfaccettature di azzurro, turchese e smeraldo. La spiaggia è circondata da un’oasi naturale, con gli stagni Cesaraccio e Pilo. Alle spalle della spiaggia sono presenti delle piccole dune dove è possibile ammirare la macchia mediterranea e i classici gigli bianchi. La sabbia finissima, bianca mista a frammenti di quarzo è a dir poco spettacolare e il contatto con la sabbia è piacevolissimo. Lasciamo a malincuore questo paradiso, ripartendo alla volta di Sassari e ancora più a sud, verso la prima chiesa che visitiamo, quella della Santissima Trinità di Saccargia, una chiesa in stile romanico - pisano. La facciata è a tre ordini, e preceduta dalla caratteristica bicromia a fasce di bianco calcare e nera pietra basaltica, da un basso portico, nel medesimo stile, con un tetto a capanna. L'interno della chiesa è coperto da un soffitto ligneo a capriate, mentre i transetti, accessibili da ampie arcate, sono coperti da volte a crociera in nuda pietra. Nell'abside della cappella maggiore è conservato in modo completo un ciclo di affreschi (seconda metà XII sec.), considerati i più rappresentativi tra i pochi in affreschi ancora osservabili in Sardegna. Le pitture occupano il catino con il Cristo in mandorla con serafini, angeli ed arcangeli, mentre il semicilindro absidale è suddiviso in tre fasce: nella prima si allineano la Madonna orante con i santi; quella mediana illustra alcune scene della vita di Cristo. Soddisfatti di questa visita, proseguiamo per la seconda, sita ad Ardara, la chiesa di Santa Maria del Regno, un'altra chiesa romanica che fu anche cappella palatina dei giudici di Torres. Un bel portale architravato conduce all’interno, a tre navate con due serie di colonne con capitelli scolpiti a motivi floreali. Ma ciò che caratterizza questo edificio religioso è il mastodontico retablo Maggiore, il più grande polittico cinquecentesco in Sardegna. Alto 10 metri e largo 6, si compone di trentuno tavole dipinte, separate da intagli in legno dorato, spettacolare, di Giovanni Muru, del 1515. Infine ci dirigiamo, lungo un tortuoso percorso in mezzo alle campagne isolane, alla lontana chiesa di San Pietro di Sorres, che ospita, nell’attiguo monastero, una comunità di monaci benedettini. L'aspetto esterno della cattedrale è caratterizzato dalla bicromia data dall'alternanza di utilizzo di pietra bianco dorata, arenaria, e pietra scura, basalto. L’interno è diviso in tre navate dove, quella sinistra, ospita una statua della Madonna col Bambino, risalente al XV secolo venerata col titolo di Nostra Signora di Sorres. All'altezza del terzo pilastro a destra si trova il pulpito marmoreo in stile gotico, probabilmente risalente al XIV secolo. Estremamente contenti di questa giornata piena torniamo a Sassari, completandola con una ottima cena al ristorante 2 Lanterne, dove gustiamo fregola (pasta tipica del sud che assomiglia a dei granelli di grano) con arselle (piccole vongole) e ravioli alla sassarese. Come secondo dell’asino alla sassarese bagnata da birra Ichnusa.

6/8 Sabato – Anche quest’oggi sveglia presto, per raggiungere la prima spiaggia in programma, a Bosa Marina, località che si sta preparando a celebrare una festa che, in tarda mattinata, chiuderà gli accessi verso il centro. Trascorriamo tre ore su questa ampia spiaggia che si affaccia su una baia pittoresca, a pochi chilometri dal bel borgo di Bosa, dominato dal castello dei Malaspina e da dove percorreremo poi una stradina che ci porterà ad ammirare la chiesa di San Pietro Extramuros, una delle più antiche chiese romaniche della Sardegna, databile all'ultimo quarto del XIII secolo. Il piacevole esterno non corrisponde allo spoglio interno, la cui navata centrale presenta una copertura lignea. Ripartiamo, risalendo la strada dalla quale si può meglio ammirare il bel borgo di Bosa, con le sue abitazioni multicolori e raggiungiamo la seconda spiaggia in programma, quella di Is Arenas, procedendo su una comoda passerella posizionata sulla sabbia. E’una tra le spiagge più lunghe della provincia di Oristano, caratterizzata dalle famose dune che rimangono oggi su pochi tratti, ma che rendono questa spiaggia molto suggestiva. L’acqua del mare degrada molto dolcemente, ma in molti punti della battigia si è spiaggiata della posidonia, un’alga endemica di tutto il bacino del Mediterraneo, presente nei tratti in cui il fondale marino è più pulito. L’ambiente marino di Is Arenas presenta una delle praterie di posidonia meglio conservate di tutta la regione. A volte il mare, battuto dal vento di maestrale, porta in una sola notte le posidonie che si depositano su tutti i 6 km di bagnasciuga e dopo qualche giorno se le riprende altrettanto velocemente. Ci posizioniamo su un tratto privo di alghe e godiamo del soggiorno balneare fino alle 17.00 quando ripartiamo verso il nostro nuovo alloggio sito nel comune di Tramatza, l’hotel Anfora. Una pizza e poi a letto.

7/8 Domenica – Partiamo come al solito presto per la nuova spiaggia di Sa Rocca Tunda, raggiunta la quale ci accorgiamo della presenza massiccia di posidonia in battigia, per via della quale decidiamo di soprassedere e dirigerci verso la vicina spiaggia di Putzu Idu, un sottile e arcuato lembo di finissimi granelli di quarzo lungo quasi due chilometri che separa il mare turchese dallo stagno sa Salina Manna. La sabbia di quarzo è candida e soffice. Le acque offrono, col variare della luce, suggestive tonalità dal verde all’azzurro. Il fondale sabbioso è poco profondo per decine di metri e vi restiamo fino alle 12.30 quando ripartiamo per l’altrettanto affascinante spiaggia di Mari Ermi, dalla sabbia dorata, fine e con piccolissimi ciottoli di quarzo bianco e rosa. Parte integrante dell’area marina penisola del Sinis, la spiaggia si estende per due chilometri e mezzo lungo la costa di Cabras. Alle 15.30 torniamo in albergo per una doccia rinfrescante e puntiamo l’auto verso la città di Oristano, una piacevole cittadina che ci offrirà delle meraviglie artistiche uniche all’interno dell’isola. Parcheggiamo proprio nei pressi del Duomo, affiancato dalla bella Torre Campanaria a canna ottagonale, di origini medievali e completata nel settecento dal cupolino a cipolla rivestito in maiolica. L'interno è costituito dall'unica, ampia navata, con tre cappelle su ciascun lato e ornato da alcune opere d'arte, tra le quali si trovano la statua lignea dell'Annunziata del XIV secolo, attribuita a Nino Pisano o a Francesco Valdambrino custodita nella prima cappella a destra. Essendo un estimatore del primo, sono più propenso a pensare che sia stata realizzata dal secondo. Dietro l'altare si trova il pregevole coro ligneo settecentesco, mentre sulla parete di fondo dell'abside è collocata la grande tela tonda, in cui è raffigurata l'Assunta, con una sfarzosa cornice dorata retta da angeli. Adiacente al Duomo vi è un'altra chiesa, che potrebbe sembrare anonima, e in effetti, sia l’esterno che l’interno non lasciano presagire nulla di entusiasmante, invece sono presenti due opere straordinarie. La prima è addirittura nascosta in sacrestia, dove la maggior parte dei visitatori nemmeno entra. E’ una stupenda statua marmorea raffigurante San Basilio Magno, firmata da Nino Pisano, 1368. La seconda si trova nella prima cappella della navata sinistra, il Cristo di Nicodemo, notevole scultura lignea risalente al XIV secolo, di scuola spagnola, prototipo di una serie di crocifissi (tra i quali il Crocifisso di Ollolai che ammireremo prossimamente). Ci dedichiamo ora a passeggiare per il vivace centro, dove in Piazza Roma, si erige la Torre di San Cristoforo (ciò che resta della cinta muraria della città, eretta nel Duecento) che segna l’inizio del quartiere pedonale, percorrendo il quale ci ritroviamo in una seconda bella piazza, cuore pulsante della città, e che accoglie alcuni degli edifici più belli di Oristano. Svetta al suo centro una statua dedicata a Eleonora d’Arborea, scolpita nel 1881 in onore di questa donna, chiamata “giudicessa d’Arborea”, che si batté per ottenere l’aggiornamento delle leggi cittadini, raccolte nella Carta del Logu, considerata uno dei primi esempi di costituzione. Di fronte il Palazzo degli Scolopi. Scegliamo per la cena la trattoria da Gabriele, dove gustiamo malloreddus alla campidanese (formato di pasta tipica appunto del campidanese che sta tra gli gnocchi e le orecchiette) e fregola con porcini e pecorino che accompagniamo con due calici di un vino rosso del Carignano del Sulcis di 13.5°.

8/8 Lunedì – Solita sveglia, alla quale ormai siamo abituati e via alla prima spiaggia, quella di Is Arutas, ampia e dai fini cristalli di quarzo, il cui fondale degrada dolcemente con acque cristalline. Verso le 11.00 ci dirigiamo alla seconda, quella di San Giovanni di Sinis, sabbia fine e piacevole anch’essa. Dopo un gradevole gelato ci spostiamo in una terza spiaggia lì vicino, di Torre Grande, che pur essendo ampia e lunga, lasciamo in fretta perché non ci attira il suo mare, dal colore poco invitante. L’odierna esperienza balneare termina qui e ora ci dirigiamo verso Oristano e il vicino paese di Santa Giusta dov’è presente la famosa basilica omonima, che risale al XII secolo e si presenta con la facciata in ristrutturazione. Ma è l’interno che mi interessa, dove è presente un capitello corinzio della prima metà del II secolo e il famoso Crocifisso di Ollolai. Si tratta di uno dei più fulgidi esempi di una numerosa serie di crocifissi lignei, databili tra il XV e XVI secolo, conservati in Sardegna appartenenti al "gotico doloroso" che rappresentano il Cristo nel momento più tragico e umano della sua agonia sulla croce. Ne è prototipo il famoso crocifisso ligneo "di Nicodemo",ammirato nella chiesa di San Francesco di Oristano. Torniamo quindi a Tramatza concedendoci soltanto una pizza.

9/8 Martedì – Oggi si parte prima del solito, alle 6.00, perché abbiamo un trasferimento verso sud. Raggiunta Cagliari ci dirigiamo verso est, raggiungendo la spiaggia di Solanas, che prende il nome dalla località turistica frazione del comune di Sinnai che si estende dietro la spiaggia. Il suo litorale è a forma di arco lunga circa 1 km ed è delimitata da due promontori sulla quale a sinistra domina la torre di capo Boi. L’acqua cristallina assume tonalità tra l’azzurro e il verde. Bellissima la vista dall’alto lungo la litoranea che porta a Villasimius. La spiaggia molto ampia ha una sabbia dai colori chiari e si immerge in un mare dai fondali sabbiosi che degradano velocemente. Purtroppo il meteo, che ci ha accompagnato favorevolmente fino ad oggi, e che pareva continuare a farlo ha deciso di mutare atteggiamento e dei nuvolosi neri si prospettano minacciosi. Prima che si scateni la tempesta decidiamo di soprassedere, anche se saranno solo poche gocce a contaminare il nostro futuro balneare, tanto che risolviamo di sostare alla successiva spiaggia di Mari Pintau, alla quale si accede attraverso un breve sentiero, parcheggiata l’auto sulla statale. Il cielo minaccioso non riesce a cancellare le sfumature azzurro-smeraldo che fanno da contrasto al verde delle colline attorno. Il fondo è di sassi e ciottoli granitici tondi e levigati che si immergono in acque cristalline diradandosi e lasciando spazio a finissima sabbia bianca. Le sue trasparenze lasciano vedere chiaramente il fondale sabbioso punteggiato da rocce su cui si riflette la luce solare. Vi restiamo per un po’, col solo intermezzo di qualche goccia di pioggia per poi dirigerci verso il nostro nuovo alloggio ad Assemini, un centro poco distante da Cagliari. Cena minimale.

10/8 Mercoledì – Anche quest’oggi puntiamo verso la costa est di Cagliari, in particolare la spiaggia di Porto Giunco, una lunga distesa di soffice sabbia chiarissima, con sfumature rosa derivanti da frammenti granitici, racchiusa tra una laguna e il mare di tonalità azzurra tenue, che assume un’infinità di sfumature man mano che si va al largo. Porto Giunco è una spiaggia tropicale al centro del Mediterraneo, una delle più famose dell’isola e più belle in Italia, come sancito dagli utenti di TripAdvisor, oltre che da riviste specializzate. I suoi colori hanno ispirato registi e pubblicitari che l’hanno scelta quale ambientazione dei loro spot. Verso le 11.00 lasciamo questa bella spiaggia dirigendoci alla prossima, di Simius, spiaggia cittadina di Villasimius, e che si trova immediatamente a sud-est del centro abitato della splendida e famosa località turistica, racchiusa a nord dal promontorio di Porto Luna. La splendida baia, protetta dal vento, lunga e ampia, ha una caratteristica forma a semicerchio ed è bagnata da mare cristallino e trasparente, con sfumature che vanno dal verde all’azzurro e fondale che digrada dolcemente verso il largo. Il meteo, in questa fetta di Sardegna è mutato, e dal sereno mattutino, degenera verso metà giornata al brutto, perciò decidiamo di raggiungere Cagliari e dedicarci alla visita della città. Città “di pietra, nuda e in salita, simile a una Gerusalemme bianca”, così nel 1921 lo scrittore britannico David Herbert Lawrence descriveva Cagliari, città “quasi fantastica” racchiusa tra l’azzurro del mare e le rocce di calcare bianco. Fondata dai Fenici, colonizzata dai Cartaginesi, occupata dai Romani, contesa da Pisani e Spagnoli, governata a lungo dai Piemontesi, il capoluogo sardo conserva nei palazzi, nelle chiese, nelle opere d’arte, nella lingua, il segno della sua lunga e movimentata storia. Alla sommità del colle Castello, è la cittadella fortificata con le sue bianche mura e le alte torri medioevali, a dominare lo skyline cittadino. Fra le viuzze lastricate del vecchio quartiere del Castello, sede un tempo del potere civile, militare e religioso, si respira l’aria più antica di Cagliari e si concentrano le attrazioni più interessanti. Saliamo lungo il Bastione di Saint Remy, edificato tra il 1896 e il 1902 sugli antichi bastioni spagnoli della Zecca e dello Sperone per collegare il castello alla città. Lo scenografico belvedere in stile classicheggiante in granito e calcare, comprende una scalinata ad emiciclo formata da due rampe che si uniscono in un pianerottolo da cui si accede alla Passeggiata Coperta, vasto ambiente dipinto e chiuso da grandi arcate. Proseguiamo in salita attraverso una stradina stretta che ci conduce alla celebre Cattedrale di Santa Maria, che custodisce sette secoli di memorie storiche della città di Cagliari. Costruita nel corso del duecento, in stile romanico pisano, venne elevata al rango di cattedrale nel 1258. Vi entriamo, ben sapendo che subito, in controfacciata, ci dovrebbe essere il celebre Pergamo di Guglielmo e infatti eccolo lì. Mi siedo su una panchina ed estraggo subito i miei appunti, la fotocamera e il binocolo, pronto ad immortalare questa opera d’arte ed ammirarla in ogni formella. Si tratta di un pulpito marmoreo in stile romanico risalente al XII secolo ed eseguito dallo scultore conosciuto come maestro Guglielmo, che collaborò alla decorazione del Duomo di Pisa. Proprio per la cattedrale pisana Guglielmo scolpì il monumentale pulpito, che restò al suo posto sino al 1310, quando venne sostituito con il nuovo, opera di Giovanni Pisano. Il pulpito di Guglielmo venne dunque smontato e trasferito a Cagliari, città allora sotto il dominio pisano, dove venne rimontato. In seguito venne smembrato e le due parti collocate nelle attuali posizioni. Terminato di ammirarlo in ogni sua parte ci dedichiamo alle cappelle delle navate. Nella cappella della Madonna della Mercede vi noto un bel dipinto di Giacomo Altomonte: la Madonna e Santi dell’Ordine Mercenario. Nella parete di fondo del transetto sinistro è il bel mausoleo di Martino il Giovane, mentre notevole è il paliotto argenteo che ricopre l’altare maggiore, in lamina d’argento lavorato a sbalzo e a cesello, realizzato a Madrid a metà del 1600. Notevole è anche la statua marmorea della Madonna del Monserrato e la cappella Aragonese o della Sacra Spina, edificata intorno al 1328, anno in cui gli Aragonesi presero possesso del Castello di Cagliari. In una nicchia di questa cappella vi si conserva una spina che la tradizione vuole provenga dalla corona di Cristo. Dopo questa entusiasmate visita, proseguiamo lungo vie del Castello fino alla Torre di San Pancrazio e dell’Elefante che segnano il profilo dell’antico quartiere del Castello e facevano parte del sistema fortificato edificato dai Pisani nel XIV secolo contro un potenziale attacco degli Aragonesi. Erette rispettivamente nel 1305 e nel 1307 come punti di avvistamento, le due torri gemelle sono di calcare bianco. Più avanti giungiamo all’anfiteatro romano, lasciato un po’ a degrado. Ritornando nella zona del centro cittadino noto la chiesa di San Michele, che presenta all’entrata un pulpito dedicato a Carlo V. All’interno, in sacrestia sono una serie di dipinti di buona fattura. Proseguendo la discesa verso il centro entriamo anche nella Parrocchia di Sant’Anna, che oltre alla piacevole facciata non offre al suo interno nulla che attiri la mia attenzione oltre ad un crocifisso ligneo del XIV secolo. Giungiamo infine nella Piazza Yenne, una delle più importanti della città, con molti locali e da cui partono le vie dello shopping. Percorriamo il Largo Carlo Felice su indicazione di due taxisti e raggiungiamo la via Sardegna dove dovrebbero essere presenti molti ristorantini tipici e infatti sostiamo al Su Cumbidu, dove deliziamo il palato concedendoci una fregula con bordura (con melanzane, pomodorini, zucchine e funghi) e pani frittau (pane carasau, sugo di pecora, pecorino e uovo). Per secondo un maialino arrosto e come dessert proviamo il saedas, il dolce sardo per eccellenza, un tortello fritto, dolce ripieno di pecorino. Il tutto bagnato da un rosso Donnu Mannau di 13.5°. Soddisfatti raggiungiamo l’auto e torniamo ad Assemini.

11/8 Giovedì – Quest’oggi ci spingiamo verso la costa del sud, nella località di Chia, alla spiaggia di Su Giudeu che eleggerò come la più bella spiaggia vista in Sardegna. Chia è una rinomata località turistica nel territorio di Domus de Maria, dove Su Giudeu ha qualcosa in più, un fascino particolare. Uno scenario inimitabile, spesso set cinematografico e teatro di spot pubblicitari, grazie all’incredibile trasparenza dell’acqua cristallina e la morbidezza della sabbia, un fondale basso e le dimensioni che consentono sempre uno spazio di relax. Oltre a ciò, un isolotto a un centinaio di metri dalla riva che impreziosisce il panorama e che raggiungo facilmente a nuoto, salendovi in cima e godendo di un scena marina da togliere il fiato. Alle spalle dell’arenile si distende lo stagno di Spartivento, dove ammiriamo gabbiani, aironi e fenicotteri in una scenografia da pace assoluta, e fra dune di sabbia che rendono ancora più straordinario il quadro generale. Anche quest’oggi, da uno splendente sereno si passa a nuvoloni che inquinano l’orizzonte, e prima di essere investiti dalla pioggia, verso le 13.30 lasciamo questo paradiso e ci dirigiamo ancora più a ovest scendendo alla spiaggia di Porto Tramatzu. Il tempo tiene, per fortuna, e possiamo godere per un po’ della sua sabbia, bianca e sottile, delle sfumature del mare verdi e turchesi, del fondale limpido e basso per decine di metri. Alle 17.00 lasciamo la balneazione e ci trasferiamo nel paesino di Teulada per un gelato, poco prima che si aprano le cateratte del cielo, abbattendo sulla zona un temporale furioso con acqua a catinelle. Al ritorno, la strada, che serpeggia sulle colline, impone cautela, ma basta mantenere una velocità adeguata e non si corrono pericoli, sebbene la visibilità sia davvero minima. Nei dintorni di Chia ci imbattiamo in una fila di auto infinita, sono tutti i bagnanti, sorpresi dall’acquazzone che si sono messi sulla strada del ritorno, e sarà una tortura fino a Cagliari, ma questo imprevisto non abbatterà il nostro morale. Una volta giunti al nostro alloggio sapremo che la città di Cagliari e la nostra stessa Assemini sono stati bersagliati da una pioggia torrenziale che ha creato diversi danni, specie a Cagliari, dove molte strade si sono trasformate in fiumi impetuosi. Dopo la doccia, decidiamo di raggiungere un ristorante situato in mezzo ai campi in periferia, il Sa Ruina, dove gustiamo degli ottimi spaghetti arselle e bottarga e culurgiones con pecorino e zafferano. Come secondo una costata di cavallo e il tutto bagnato da un rosso Rubia Carignano del Sulcis riserva 2018 di 14.5°. Giornata terminata alla grande.

12/8 Venerdì – Penultimo giorno di viaggio, e perciò ci dobbiamo sobbarcare un lungo trasferimento. Partenza alle 7.00 per raggiungere la prima visita della giornata ad Ottana, dove è la chiesa di San Nicola, un insigne monumento in stile romanico. L'antica cattedrale è posta su una collinetta all'ingresso della cittadina. L'interno, composto da una navata unica coperta con capriate lignee, custodisce un crocifisso ligneo cinquecentesco e, nel braccio sinistro, un polittico trecentesco, noto con il nome "pala di Ottana", opera, attribuita al Maestro delle tempere francescane, del 1340. Proseguiamo quindi verso la costa orientale, uscendo dall’autostrada nella località di San Teodoro, famosa località turistica poco a sud di Olbia. La nostra intenzione è di godere della famosa spiaggia La Cinta, già visitata anni fa, ma questa volta il flusso turistico è spaventoso, e prima di raggiungere il parcheggio ci vorrà mezzora. La spiaggia è stupenda, ampia, sabbiosa, in una splendida baia, ma il numero di bagnanti è anch’esso straordinario e mi viene quasi voglia di andarmene ma tant’è, ormai siamo qui e dobbiamo accettare il fatto che anche gli altri penseranno la stessa cosa di noi. Una lacrima virtuale mi scende pensando alle svariate spiagge caraibiche e non solo visitate in quasi solitudine! Per fortuna il meteo è clemente fino al momento della nostra partenza verso l’interno, a Berchiddu, dov’è il nostro ultimo overnight, alla casetta di Antonia. Il paesino è una matassa inestricabile di viuzze strette che mette a dura prova la mia abilità di guida, ma alla fine riusciamo a trovare la casa e, dopo esserci sistemati, usciamo a passeggiare per il paese, dove sta per iniziare un concerto di musica jazz. Ceniamo in un bar anonimo del centro con bistecca di capocollo, bistecca di manzo e patatine fritte, terminando così la giornata.

13/8 Sabato – Giorno di partenza, ma non vogliamo perderci una breve visita alla cittadina di Olbia, porta della famosa Costa Smeralda. Non vi notiamo nulla di entusiasmante se non la zona della Marina, ma una capatina alla basilica di San Simplicio è d’obbligo. Chiesa romanica dall’interessante facciata a salienti, presenta al suo interno un pregevole crocifisso e una statua della Madonna in legno policromo. Bene! E’ ora di raggiungere il Golfo degli Aranci, dove alle 12.00 ripartiremo per Livorno. La traversata verso la città toscana durerà ben dieci ore e mezzo e, una volta giuntovi, mi sobbarcherò altri 300 chilometri fino a casa. Non è stato certo un viaggio di quelli a cui sono abituato, ma ho fatto tutto il possibile per rendermelo gradevole e variegato.

 

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